Il “primo” vero bacio…
Lettori del Giallo, Vi proponiamo qui di seguito un articolo di Luca Conti che ci racconta il Suo rapporto con questa Nostra storica collana. Sperando di farVi cosa gradita. Buona lettura.
Nel luglio del 1975, dopo aver faticosamente raggranellato 500 lire (avevo tredici anni, e all’epoca si trattava, per me, di una somma enorme), sgattaiolai in edicola, all’insaputa dei miei, e acquistai il primo Giallo Mondadori della mia vita, un volume la cui quarta di copertina stavo leggendo con spropositato interesse da qualche giorno, malgrado le occhiate sospettose dell’edicolante. Si trattava del numero 1379, Confessione di un presidente all’89° distretto, di Ed McBain, e da quel giorno non ho più smesso; anche se, in quell’estate piena di clamorosi rimescolamenti adolescenziali, confesso che di quel romanzo non capii un accidente se non che lo stile di McBain (autore che non avevo mai sentito nominare, neanche per sbaglio) mi piaceva da matti, eccome se mi piaceva.
Tant’è vero che, col passare degli anni e un’infinità di lavoretti extrascolastici, i cui dettagli vi risparmio, riuscii a procurarmi anche i 1378 numeri precedenti più i Gialli anteguerra (rilegati ed economici), i Capolavori, i Classici, le Primavere/Estati/Autunni/Inverni Gialli e quant’altro della Mondadori mi capitasse a portata di mano. Per non parlare degli Omnibus: il primo – qualche tempo dopo la mia prima, ardimentosa sortita – fu Le ultime avventure di Philo Vance, istigato dalla serie tv in cui Giorgio Albertazzi interpretava lo stravagante detective di S.S. Van Dine: ben 4500 lire, risparmiate una monetina alla volta, peggio di Zio Paperone ai tempi del Klondike…Perché vi dico questo? Non già per cedere alla nostalgia, visto che il Giallo gode tuttora – per nostra fortuna – di ottima salute, ma per raccontarvi come una semplice visita in edicola (che peraltro già frequentavo assiduamente per le mie regolamentari dose di Topolino, Tex e Alan Ford) possa segnare per sempre la vita di una persona. E il mio imprinting è stato poderoso, tanto da non lasciarmi più scampo.Tutto quel che mi può essere capitato in quel luglio di trentatre anni fa l’ho rimosso ormai da tempo – evidentemente non era così importante – fatta eccezione per quei cinque minuti passati in edicola, che hanno segnato una tappa fondamentale nella mia esistenza. Oggi, che mi occupo di gialli per lavoro, l’irrefrenabile passione che ho scoperto di avere nel 1975 non è mai venuta meno neanche per un istante, e non accenna a diminuire. E, all’alba dell’ottantesimo compleanno del Giallo Mondadori, non credo di poter offrire omaggio migliore a chi mi ha cambiato la vita.
Luca Conti
Popularity: 16% [?]
Posted in Extra
gennaio 6th, 2009 at 10:17
Beato te, Luca, che avevi i soldi per comprarli! A parte le battute questi sono dei bei ricordi. I mniei li ho già espressi. Mi piacerebbe conoscere anche quelli degli altri componenti della banda Mondadori.
gennaio 6th, 2009 at 16:14
che commento volete che scriva. Un precedente commento non l’ ho visto affatto. Serietà per favore
gennaio 6th, 2009 at 16:18
Laurell, il Suo intervento è poco chiaro. Argomenti per cortesia, grazie.
gennaio 6th, 2009 at 17:25
La mia prima volta è stata 32 anni fa.
Io non leggevo Tex, né Topolino, come Luca (qualche Alan Ford, sì); leggevo I Fantastici 4, Thor e Capitan America; e qualche Diabolik e Kriminal di soppiatto a casa di cugini. Ma in comune con Luca avevo la quasi cronica indisponibilità di liquidi, per cui compravo qualche fumetto, con i soldi risparmiati e il soldino domenicale che mio nonno mi elargiva dopo che gli avevo comprato il giornale.
All’età di 12 anni cominciai a leggere i primi Hardy Boys e Nancy Drew (ce l’aveva mia cugina), ma già l’anno dopo mi ero scocciato per passare a I 3 Investigatori; tuttavia, “il primo giallo vero” che lessi fu “Il Mistero delle Croci Egizie”, Classico del Giallo, n.31, prestatomi da una mia zia, innamorata di Ellery Queen, uno dei più bei Queen e uno dei più bei Gialli in assoluto che abbia letto.
Iscrivendomi al Ginnasio nel 1977, la mia Proff. di Lettere, che parlava sempre di A.Christie, mi spinse a leggerla (sono sempre stato curioso): il primo fu Poirot sul Nilo, il primo Giallo acquistato in edicola in assoluto (1978), quello con la copertina tratta dal film omonimo, se non ricordo male. E cominciai a leggere sistematicamente A.Christie e a comprarla, soprattutto in Libreria (Gli Oscar del Giallo).
Mi ricordo che comprando 2 gialli mi dettero un giochino: bisognava togliere il filo da una cosa in plastica senza tagliarlo sciogliendo un nodo più che gordiano:chi ci fosse riuscito avrebbe avuto in premio un libro, a scelta tra dei Manuali degli Oscar Mondadori. Impazzii finchè ci riuscii : mi dettero la guida teorica agli scacchi, di Capece.
Per Gialli da edicola, mi rifornivo da bancarellari (ora non ce ne sono più a Bari), e da questi comprai quasi tutto Ellery Queen (Gialli, Classici, Capolavori dei Gialli), tranne l’Omnibus “5 Misteri per Ellery”che presi nel Natale del 1980 (con prefazione – me lo ricordo ancora – di Marco Polillo), due Oscar (Il Caso dei Fratelli Siamesi e Il Paese del Maleficio), e un volume sempre Mondadori, comprato alla Standa, dal titolo “Hollywood in subbuglio” con tra gli altri, “L’origine del Male”.
Il primo Carr risale al 1980: in un negozio di fumetti e gialli usati, acquistai il meraviglioso “Il Mostro del Plenilunio”, dei Classici del Giallo Mondadori Serie Oro del 1974 (con la copertina del grande dimenticato Roger Barcilon), che tengo tuttora. Il secondo fu “Il terrore che mormora” che avevo rifiutato a 13 anni.
Fu così che cominciai anche ad amare Carr. E poi venne tutto il resto.
gennaio 6th, 2009 at 17:36
Trovo parecchie analogie con la bella storia raccontata da Luca…..ho iniziato nel 1983 con la collana Giallo Mondadori in edicola (mi ricordo pure il numero e il titolo n. 1801 “Ricatto alla città” di Peter Alding)…avevo 13 anni.
Quell’estate nella bellissima biblioteca dove ho tutt’ora la casa in montagna ho fatto razzia di gialli mondadori, classici e omnibus!!!
15 giorni d’immersione totale in quelle fantastiche storie.
Quelle storie che mi accompagnano tutt’ora….con lo stesso amore e la stessa passione
gennaio 6th, 2009 at 17:57
Il mio intervento scherzoso sul grazioso racconto di Luca è dovuto al fatto che già in altre parti del blog avevo raccontato il mio impatto “traumatico” con il giallo e mi sembrava stucchevole riferirlo un’altra volta.
Chiedere di conoscere le prime esperienze dei frequentatori del blog mi pare una cosa carina per rafforzare il nostro rapporto. Che poi non sia sempre idilliaco questo fa parte della natura umana.
gennaio 6th, 2009 at 18:07
Se Fabio dice “…Mi piacerebbe conoscere anche quelli degli altri componenti della banda Mondadori”, fa capire che Luca faccia parte della redazione. Ma il titolo del suo blog lo indica “L’Ultimo degli Indipendenti”.
E allora…Luca fa parte o no della Redazione ? Due sono le risposte : se sì, la situazione è cambiata rispetto a qualche mese fa; se no, Fabio ha mangiato troppo panettone oggi.
gennaio 6th, 2009 at 18:12
Per “banda Mondadori” intendo i frequentatori più o meno assidui di questo blog, Piero, di cui anche io come vedi faccio parte. Svegliati!
gennaio 6th, 2009 at 18:21
Io però, sposo la proposta di Fabio, modificando la domanda : “Mi piacerebbe conoscere i commenti dei componenti della redazione Mondadori”. A cominciare da Geraci, giacchè Dario l’abbiamo disponibile.In attesa di avere disponibili gli altri, per es. Mauro Boncompagni, Igor Longo, Sergio Altieri.
gennaio 6th, 2009 at 18:26
Ah, ora ho capito. Quindi farei parte anch’io della Banda Mondadori : evviva !
Grazie Fabio di tutte le belle cose di cui mi rendi edotto.
P.
gennaio 6th, 2009 at 19:21
Mi ero scordato di augurare Buona Epifania a tutti : da domani siamo a dieta (io sicuramente).
febbraio 12th, 2009 at 16:48
Caro Luca Conti, sono venuto a farle visita per ricambiare le sue continue visite. Debbo dire che la sua storia personale è davvero commovente. Mi ha commossso più che i racconti del libro Cuore. La storia di quei ragazzi, alle prese con guerre, miseri e solitudini, al confronto con la sua esperienza da ragazzo è nulla!
Sai, interessandomi di ragazzi, di ragazzi difficili e complicati, amanti del misterioso e del diabolico, come ho avuto modo di approfondire nel mio thriller capolavoro, il Discepolo, della Frilli editori, non ho potuto esimermi dal dover dare con questo semplice ed umile commento il mio contributo alla storia complicata e difficile che lei ha esposto in maniera così suggestiva nell’articolo. Veramente mi sono venuti i brividi a immaginarla con la sua somma notevole mentre l’allungava nelle mani dell’edicolante, per impossessarsi del favoloso libro. Ha fatto tutto di nascosto dai suoi genitori, caro Conti. Chissà quale angoscia, quale fremito, quale tremore nel corpo e nell’animo! Poi tutti i suoi lavori, che non si è dilungato a raccontare, ma dei quali ha fatto trapelare tutti i suoi sforzi, le sue fatiche, le sue sofferenze per raggranellare somme da investire nell’acquisto di di quelle pile di arretrati dei gialli estivi, autunnali, invernali e primaverili della Mondadori. Anche qui, mi ha sconvolto l’anima ad immaginarla provato dalla vita, una vita di privazioni e stenti per assecondare una passione che si imponeva sul suo animo da ragazzo. Ma lo scopo era elevato, alto: doveva farcela, ha voluto fortemente raggiungere lo scopo; neanche Alfieri ha dovuto soffrire così tanto per il suo “volli sempre volli…”
Oh, Conti, grazie davvero! Grazie, lei è un grande esempio per le nuove generazioni! In lei vedranno l’ideale di uomo da emulare nell’esercizio delle migliori virtù umane.
Spero di poterla leggere ancora e commentare. Magari, potrebbe raccogliere tutte la sua vita in opera omnia. Sarebbe un bene unico per l’umanità dei tempi passati, di quelli recenti e di quella che dovrà ancora fare il suo ingresso nel mondo. Ma quando l’avrà fatto, sarà certamente influenzata oltremodo dalla lettura della sua autobiografia!
Grazie ancora, un saluto di grande benevolenza!
Antonio G. D’Errico.
Ah, non si scomodi più a visitare il mio sito su may space, tanto ormai credo che con le sue facoltà lo conoscerà a memoria.
Un’altra cosa, non ha risposto ai miei fans se anche lei come loro è estasiato dalla recensione al Discepolo uscita sul numero di febbraio del Mucchio.
Grazie ancora.
Antonio G. D’errico
febbraio 13th, 2009 at 08:42
@Antonio G. D’Errico: devo dire che esercitare il Suo sarcasmo verso un frequentatore del blog competente, benvoluto e disponibile come Luca Conti mi ha davvero ben disposto verso di Lei e la Sua opera. Veramente, ha capito tutto dell’autopromozione.
febbraio 13th, 2009 at 12:54
Egregio Quailler, non era mia intenzione fare (auto)promozione. Auto è sempre fuori luogo quando trattasi di luogo umano. Neanche volevo offendere killer o Kailler presenti in questo blog. Sono spiaciuto che la mia ironia, non cercata, ma suscitata solo dalla commozione viva per una storia tanto toccante, abbia offeso la tua sensibilità e la stima verso il caro Luca Conti. Ti ricordo , però, che non era rivolta a te: il tuo dispiacere è solo un riflesso emotivo che niente ha a che vedere con la mia commozione. Sarebbe il caso che tu fossi amareggiato anche per tutto il mio disagio interiore per una commozione tanto toccante. Tu che hai animo per riconoscere la benevolenza sii benevolo con il mio stato d’animo, di profonda frustrazione per una storia umana di notevole impatto sui sensi e sulla profondità più intima della carne e dell’immateriale coscienza; che nonostante immateriale si impone con i suoi richiami e i suoi dolori. Caro Quailler, scusa se ti ho offeso e ho offeso tutti voi immensamente buoni; ma pensavo di essere entrato in un luogo libero, dove le mie emozioni sarebbero potuto essere condivise anche con tutti voi. Per quanto riguarda, invece, il mio meraviglioso capolavoro il Discepolo non si affanni a cercarlo, mi farebbe un grosso piacere se neanche lo guardasse già prima di immaginare di avere un contatto con quelle pagine che hanno struttura e stima presso altre mani più rispettose della cellulosa dei fogli e più cura nell’animo per quelle parole scelte con cura, pensate e pesate, prima di dare loro aspetto e contenuto di narrazione.
Spero che comprenda la gentilezza dei toni, la mia, in questa risposta scritta con grande disponibilità verso un interlocutore tanto sensibile, quale ti sei (auto)dimostrato, e dimostrato anche verso di me. Mi spiace se ti ho recato dolore e sensazione, scusami, per quanto ti (auto)possibile. Spero che un giorno, magari conoscendoci meglio, possiamo riconoscere di avere in comune una sola grande cosa: avere un’identità, cioè un nome e cognome che ci identificano appunto come persone, come specie specifica.
febbraio 13th, 2009 at 13:07
Ah, scusi, Egregio Be.rito Quailler, scusi per essermi rivolto a Lei facendo uso del colloquiale e amichevole Tu. Ho notato solo ora che Lei si è guardato bene dall’utilizzo di una tale persona verbale. Le chiedo vivamente scusa, e scuse sincere. Per porre riparo al mio errore di eccesso di confidenza, faccia pure conto che il mio commento precedente sia stato vergato con la più educata terza persona. Anzi, lo volga lei proprio nei termini, nei modi e nella persona giusti.
La ringrazio, cordialmente
Antonio G. D’Errico