Il ritorno di Campion (1206)
Dopo tre anni al fronte, Albert Campion torna in licenza nella sua casa di Londra. E nel suo letto trova ad aspettarlo, sorpresa macabra, il cadavere di una donna. È subito chiaro che la sconosciuta non è morta lì. Infatti vi è stata portata da Lugg, il fedele valletto di Campion, e da lady Carados, madre di Johnny, celebre eroe della RAF. Ma perché lo hanno fatto? E chi è la misteriosa vittima? Campion non ha scelta se non mettersi a indagare…
Margery Allingham (1904-1966) è una delle più famose scrittrici britanniche della detection novel del periodo d’oro. Studiò alla Perse High School for Girls di Cambridge e al Polytechnic of Speech Training. La sua narrativa è caratterizzata da ingegnosi intrecci, ma soprattutto da una vasta gamma di ambienti e personaggi, fra cui ricordiamo il detective dilettante Albert Campion.
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Posted in I Classici del Giallo, Le collane del Giallo
ottobre 29th, 2008 at 13:32
Una bella riscoperta. Un romanzo ormai sconosciuto in Italia (l’originale, “Coroner’s Pidgin”, è del 1945; da noi è stato tradotto nel 1948 e mai ristampato) di una scrittrice molto trascurata ma di grandi qualità.
La Allingham, tra l’altro, ha sempre saputo mescolare bene il giallo classico con robusti elementi d’azione e di spionaggio, ed è un’autrice che può piacere a tutti.
ottobre 29th, 2008 at 13:49
Assolutamente la mia prima scelta del mese!!!!
ottobre 29th, 2008 at 14:45
In anteprima assoluta, ecco la voce “Albert Campion” così come appare sul Dizionario delle Letterature poliziesche”:
CAMPION, Albert
Personaggio creato nel 1929 da Margery
Allingham. Inoffensivo, un po’ strambo,
con i capelli biondi, gli occhi cerulei stravolti
dietro gli occhiali e una propensione
alle osservazioni insulse, Albert Campion
nasconde dietro un’apparenza insignificante
un intelletto brillante, una grande
autorita` e una temibile forza fisica. Campion
– si tratta di uno pseudonimo – cerca
di nasconderlo, ma appartiene a una nobile
e rinomata famiglia (forse reale); del
resto non agisce che nell’ambiente dell’aristocrazia o dell’alta borghesia (che Allingham dipinge con ironia spesso acre).
Non somiglia al classico detective privato,
presentandosi piuttosto come ‘‘procacciatore
d’affari’’, perfino vantandosi –
si direbbe soprattutto a fine di provocazione
– di immischiarsi in intrallazzi loschi.
Dichiara in “Look to the Lady”: «Io
cerco una soluzione alle delusioni delmio
prossimo, in cambio di un po’ di soldi».
Protettore degli innamorati e grande propiziatore degli affari di cuore, ha per domestico un ex scassinatore di cassaforti,
personaggio imponente e di lugubre
aspetto, Magersfontein Lugg. I due sono
una sorta di calco rovesciato della coppia
Jeeves/Bertie, inventata da P.G. Wodehouse.
Altro abituale comprimario, Stanislaus
Oates di Scotland Yard (in seguito
sostituito da Charles Luke), spesso entusiasta
o seccato dagli interventi di Albert.
Agli esordi, Campion e` una modernizzazione
parodica della Primula Rossa della
Baronessa d’Orczy, inglese d’aspetto indolente
che, in incognito, si trasforma in
eroe. Avendo accompagnato l’autrice per
tutta la sua carriera, e` invecchiato con lei,
e` maturato e ha innegabilmente perduto
quel fascino burlesco degli esordi per
farsi talvolta da parte in favore dell’intreccio
o di avversari particolarmente interessanti
come il Jack Havoc di “Tiger in
the Smoke”.
A cinquant’anni, cosı` e` descritto in “Hide
My Eyes”: «Aveva portato a tale livello
l’arte di passare inosservato, che il suo
peggior nemico non si rendeva conto della
sua presenza che troppo tardi. […] In gioventu`
veniva descritto spesso come il giovanotto
che risolveva i fastidi, ma attualmente
lo si sentiva talvolta dire umilmente
che era piuttosto il vecchio che i
fastidi li portava». In realta`, l’interesse
dei racconti dipende dal grado di follia
che l’autrice vi instilla, come in “The
Crime at Black Dudley” o in “Look to the
Lady”. Questa progressiva ‘‘perdita di candore’’
non e` stata sempre compensata dall’ingegnosita` degli intrecci: per esempio,
“Flowers for the Judge” e “The Fashion in
Shrouds” sono molto tediosi. Le storie
guardano talvolta allo spionaggio, come
in “Traitor’s Purse”, che evoca un’ennesima
minaccia tedesca in Inghilterra,
mentre gli ultimi titoli, come “Tiger in the
Smoke” e “The Mind Readers”, rigettano
ogni idea di fantasia in favore di un certo
realismo.
Oltre a diciotto romanzi (da “The Crime at
Black Dudley”, uscito nel 1929, a “Cargo of
Eagles”, completato nel 1968 dal marito
dell’autrice), Albert Campion e` stato protagonista di molti racconti, per lo piu`
enigmi trattati in chiave umoristica.
Bibliografia:
The Crime at Black Dudley, 1929 (La lunga
notte di Black Dudley, 1984); Mystery Mile, 1930 (L’isola, 1937); Look to the Lady, 1931 (Il segreto della torre, 1985); Police at the Funeral, 1931 (La polizia in casa, 1936); Sweet Danger, 1933 (Dolce pericolo, 1948); Death of the Ghost, 1934 (Morte di un fantasma, 1935); Flowers for the Judge, 1936 (Corte d’assise, 1937); Dancers in Mourning, 1937 (La danza sull’abisso, 1938); The Case of Late Pig, 1937
(La talpa, 1976); The Fashion in Shrouds,
1938 (La parte del destino, 1940); Traitor’s
Purse, 1941 (L’amnesia del signor Campion,
1978); Coroner’s Pidgin, 1945 (Il ritorno di Campion, 1948); The Tiger in the Smoke, 1952 (Un’ombra nella nebbia, 1989); Hide My Eyes (Tether’s End), 1958 (Il testimone di cera, 1967).
ottobre 29th, 2008 at 18:51
@Luca: esaustivo è dire poco
ottobre 29th, 2008 at 19:11
Aggiungo un particolare sul suo metodo di indagine descritto da lui stesso “Purtroppo non sono come quei cani che scovano la selvaggina al fiuto; la mia mente non lavora come una macchina calcolatrice che prende i fattori a uno a uno mentre compie il suo lavoro. Io assomiglio piuttosto a quei tipi che vanno in giro con il sacco e il bastone per frugare dappertutto. Raccolgo tutte le cianfrusaglie che trovo, e quando torno a casa per fare colazione vuoto il mio bottino e lo riordino”.