Necrologio

La poesia è ufficialmente morta. L’ho capito oggi in classe lavorando con i miei ragazzi su cosa credono che essa sia.
Generazioni di professori l’hanno ammazzata. E forse anche qualche poeta…
L’hanno sostituita con la critica alla poesia.
L’hanno resa astrusa, lontana, bizantina.
La poesia non è caviale, la poesia è la cosa più quotidiana che io conosca.
La poesia non è un abito da sera, ma un paio di jeans.
La poesia è la luce in fondo al tunnel e il buio dentro il tunnel.
La poesia è ciò che esiste tra le righe.
La poesia è il gioco più serio che io conosca.
La poesia non vale nulla e perciò non ha prezzo.
La poesia è la ghigliottina dei luoghi comuni.
La poesia è il vero soggetto della grande prosa.
La poesia è il borseggiatore della realtà.
La poesia non è fatta di parole, ma di cose. Di parole divenute cose.
Della poesia non si parla, si fa esperienza.
La poesia è pensare con la pelle.
La poesia non si critica, si impara a memoria.La poesia è un mistero e per questo oggi non è di casa.

8 commenti

  1. Pubblicato il 17 settembre 2009 at 19:53 | Permalink

    "La poesia è come una conchiglia in cui risuona la musica del mondo"

  2. Pubblicato il 18 settembre 2009 at 14:21 | Permalink

    Prof, perchè non fai uscire fuori dall'aula i ragazzi o li lasci guardare fuori dalla finestra? Basta comprendere "sensibilmente" la realtà e vedrai come si stupiranno.
    Perchè per me la poesia è stupore, bellezza, un modo di essere, sentire e agire. La poesia è scelta, gioia e dolore. È la forza che si nasconde dietro la debolezza, è silenzio…
    …è Tutto e Niente…
    Mi fermo qui.

    Ho sbagliato a dirti qualcosa sulle strategie e metodi educativi, perchè tu sai bene come fare, vedrai che presto "s'illumineranno d'immenso"
    =)

  3. Pubblicato il 18 settembre 2009 at 16:21 | Permalink

    E'la cosa più bella che abbia letto negli ultimi tempi,"attorno e dentro" la poesia stessa.

  4. Pubblicato il 19 settembre 2009 at 11:18 | Permalink

    Prof, hai visto il film Bella?

    In una scena un mendicante cieco ferma la protagonista, che è piuttosto giù di morale, e le chiede di descrivergli quello che vede.

    Un po' fredda, ma con compassione per il cieco, descrive tutta la banalità di una affollata via di New York.

    Commento estasiato del cieco: "Che bello! Potessi vederlo!"

    Ti va bene dire che poesia è "aprire gli occhi su quello che già vedevi"?

  5. Pubblicato il 21 settembre 2009 at 18:13 | Permalink

    Anonimo: grazie!

    Anonimo: grazie del consiglio. Ho fatto una cosa simile: per tutta l'estate dovevano riempire un quaderno di ciò che li stupiva. Mi sono stupito io stesso dei risultati! Continua a suggerire!

    Franca: grazie!

    Sbit: aggiunta! E ti dico di più, Chesterton diceva che le cose le vediamo bene solo quando le vediamo per la prima volta. E la poesia ci aiuta a fare questo, come hai detto tu, anche se le abbiamo viste un milione di volte. Grazie!

  6. Pubblicato il 12 ottobre 2009 at 19:55 | Permalink

    Gli occhi della poesia vedono oltre ogni dove…
    oltre ogni quando…
    La poesia, di percezioni invisibili si nutre…
    di fatte parole vive.

    ale

  7. Pubblicato il 17 ottobre 2009 at 22:43 | Permalink

    Come ci ispira la poesia.

    Ho scritto questa poesia a mia moglie, dopo 25 anni trascorsi insieme.E' il mio piccolo riassunto dei nostri 9125 giorni.

    Tu
    Un dolce sussurro…la tua voce,
    un raggio che splende…la tua luce.
    Sei tu che illumini i miei passi
    ..nel buio, non pensavo che ci fossi.
    Nell'ombra vegli sui miei sonni..
    la notte penso al giorno, ai tuoi affanni..
    Sei il sole che m'illumina la vita,
    solo con te, val d'essere vissuta.

  8. Pubblicato il 19 ottobre 2009 at 15:37 | Permalink

    Grazie per averla condivisa!

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