“Promesse d’amore” di Maria Masella – Classic 1231
Dunque era davvero amore
e non ebbrezza dei sensi
Roma, 1880. Pietro e Lea sono in bilico fra due mondi. Lui è apprendista nella bottega di un falegname, ma per questa scelta è stato disconosciuto dalla sua famiglia, appartenente alla nobiltà romana fedele al Papa e ostile agli “occupanti piemontesi”. Lei è ospite dello zio, conte per nascita ma repubblicano, ora deputato dell’opposizione. Quando un problema con una porta rende urgente l’intervento di un falegname, i due giovani si incontrano e ben presto scoprono qualcosa una nell’altro. Tutto sembra dividerli e faticano ad accettare un’attrazione così dirompente. Il loro sarà un cammino lungo e difficile, ma la vera passione sa sempre come ricompensare ogni sforzo…
Note:
PROMESSE D’AMORE è l’ultimo, avvincente romanzo di Maria Masella, già autrice per i Romanzi Mondadori di numerosi romanzi storici, tra i quali ricordiamo LE RAGIONI DEL CUORE, LEGAMI D’AMORE, SCRITTO NELLE STELLE, IL PRIGIONIERO, PER VEDERE IL MARE, UN NOME DAL PASSATO, IL CORAGGIO DEL CUORE, LA FORZA DEI SOGNI e LE VIE DEL DESTINO.
Si tratta del terzo libro dedicato alla famiglia Martelli, dopo DEBITI D’AMORE ed EREDITA’ D’AMORE, già pubblicati nella collana I Romanzi Classic – nr. 1199 e 1214 rispettivamente.
Ambientazione:
Italia, 1880
Lea Grassi ha vent’anni e ha già rifiutato diverse proposte di matrimonio. Vista la sua età è già in ritardo sulla tabella di marcia, ma di certo sua madre Francesca non la spingerebbe mai verso un’unione pratica, buona e di facciata, anzi è la prima a farle credere che il vero amore esiste, con la testimonianza della sua vita al fianco di Daniele, padre della ragazza. La zia Anna, d’altro canto, spera di vederla accasata con Angelo e per questo la invita a seguire lei e suo marito a Roma, ospiti dalla prozia Clotilde. L’entusiasmo per la capitale cresce alla vista di un garzone che le torna utile per un lavoretto a casa del prozio Michele.
“Lui non aveva niente di adeguato a un diminutivo: bel viso forte, ampie spalle e gambe lunghe. […] Lui era il primo romano degno di una seconda occhiata: gli altri erano o statue, che per quanto ben fatte erano soltanto statue, o più simili a pretini che a uomini veri. […] E Pierì, Piero, era un nome abbastanza bello, semplice e diretto. Pietro sarebbe stato meglio, con maggior carattere, ma molto più di suo gusto di quelli che aveva sentito finora.”
Lea, proprio come sua madre, è intraprendente, e il lavoro manuale la spaventa molto meno delle etichette; a dirla tutta per quest’ultime mostra una sorta di allergia… non sarebbe una degna discendente dei Martelli, altrimenti. Tuttavia, la vicinanza con il falegname accende fuochi che la ragione riesce a far sfumare; ma una frase continua a risuonarle in testa:
“Chi ci ha fatto non ci ha dato istruzioni, non erano necessarie, perché sono incise nel nostro corpo che sa cosa deve fare. Quando troverai quello giuso, il tuo corpo saprà cosa fare. Non vergognarti mai di quello che desideri”
Di conseguenza, Lea fa la sua scelta. I due giovani si amano e si scambiano delle promesse, ma qualcosa non gira per il verso giusto o quelle promesse erano vuote, come le tasche del ragazzo prima del lavoro presso lo zio di lei, il conte Vinci. Forse Pietro, dopo aver rimpinguato le tasche e aver incassato il “premio” dalla giovane Grassi, ha trovato soddisfazione… eppure Lea credeva di essere corrisposta, il vero amore non può essere frainteso.
Per Lea la vita ricomincia a Pegli, al fianco dei suoi genitori. Rivedrà più Pietro, ma soprattutto, perché non è stato in grado di mantenere la promessa?
Prima del ritorno al paese, ho sentito fortemente la mancanza di Francesca e non perché la storia di Lea non sia appassionante, tutt’altro: la ragazza ricorda, per determinazione, la Martelli. Ritrovarla a Pegli, come probabilmente ho detto nella recensione del volume riguardante Federico, zio della protagonista, è come sentirsi in famiglia. Se adoro questa serie è proprio per la caratterizzazione “originale” dei personaggi, fuori dagli schemi e dai dettami del tempo.
Il periodo storico non fa solo da sfondo alla storia ma calza a pennello con le vicende familiari di Pietro; ma se l’unione fa la forza, a confermare questo detto, la partecipazione di Vittorio Lagomarsino non sarà per nulla marginale, anche in questa storia. Un indizio importante, quest’ultimo, che vi farà già pregustare il lieto fine dopo tanti imprevisti, Santo capanno!
Ho amato particolarmente la storia di Lea e Pietro, a tratti fresca e spensierata, soprattutto nella prima parte. Se a tratti ricorda – per alcuni particolari – “Debiti d’amore”, ho molto apprezzato il lavoro svolto dal falegname in casa Vinci, per l’”ingegno”, la manualità, quindi le descrizioni e l’uso dei sensi, che come spiega Pietro A volte penso di vedere più con le mani che con gli occhi.
Ho un ultimo pensiero, o meglio la sensazione che presto sentiremo parlare di un altro Grassi, non presente in questo romanzo, ma di cui un personaggio sente molto la mancanza. Il mio bagaglio per Pegli è sempre pronto!
“Promesse d’amore” si divora e si ama grazie alla penna di Maria Masella che si tinge di intrighi e passione. Da leggere assolutamente, anche in compagnia dei precedenti “Debiti d’amore” e “Eredità d’amore”.