Non so perché la redazione continui a portare avanti troppe saghe in contemporanea: questo costringe ad uscite molto distanziate fra loro con il risultato di vanificare l’aspetto più tipico e gradevole delle serie: il ritorno dei personaggi; personaggi di cui non si ricordano più né l’aspetto fisico, né il carattere e neppure le vicende precedenti. Donde sempre una gran confusione: difatti non siamo in presenza di classici da studiare ed approfondire, ma di romanzi di consumo, fatti per intrattenere e divertire, senza alcun bisogno di farmi sentire un’alunna pigra, che non ha letto con attenzione il libro assegnato dalla professoressa e che si becca un bel tre.
Sono andata a rivedere i giudizi che avevo espresso sui romanzi precedenti e mi pare che, in una serie non indimenticabile, questo sia il pezzo peggiore, forse anche per le ragioni di cui sopra.
Quanto alla copertina, c’è qualche sforzo di rispettare l’ambientazione cinquecentesca, ma certo la figura femminile non è attraente. E come abbia fatto la Pietra di Sangue a diventare un anello, non lo so, visto che di ciò non vi è assolutamente traccia nel romanzo.