Ritratto d’autrice: Jocelyn Kelley, aka Jo Ann Ferguson

Jocelyn KelleyRiproponiamo qui di seguito l’intervista a Jocelyn Kelley, originariamente pubblicata in L’ombra del cavaliere (A Moonlit Knight) – Romanzi nr. 830, settembre 2008.

Forse non tutti sanno che Jocelyn Kelley è lo pseudonimo con cui Jo Ann Ferguson ha iniziato a firmare recentemente i suoi romance ad ambientazione storica, la quadrilogia dedicata alle Sorelle dell’abbazia di St. Jude e la nuova serie intitolata Nethercott Tales, dedicata a tre sorelle molto speciali decise a provare l’esistenza dei fantasmi.
Jo Ann Ferguson è un’apprezzata autrice con vent’anni di carriera e all’attivo un numero incredibile di romanzi e novelle, molti dei quali hanno ricevuto nominations a premi quali Pearl, ROMY, Romantic Times, Rom/Con e Affaire de Coeur Magazine. Due suoi regency tradizionali, The Counterfeit Count e A Christmas Bride, sono stati insigniti del premio ARTemis dall’associazione Romance Writers of America.
Autrice non solo di fiction, Jo Ann ha iniziato a scrivere collaborando a un’enciclopedia, pubblicata da Garland Press, sul periodo inglese della Reggenza. In seguito ha collaborato come co-editore a tutte e tre le edizioni del “Now That You’ve Sold Your Book… What Next?” Membro attivo della Romance Writers of America sia a livello locale sia nazionale, ha ricoperto i ruoli di presidente, direttrice e vicepresidente meritando in questo campo l’Emma Merritt National Service Award, l’onoreficenza più elevata del RWA.
È stata anche premiata con un Art Grant del Massachusetts per il suo insegnamento in scrittura creativa, materia nella quale ha istituito diversi corsi alla Brown University, contribuendo alla carriera di scrittore intrapresa da molti dei suoi studenti.
Jo Ann vive nel Massachussetts con il suo eroe – il marito Bill –, i figli e due gatti.

Vorresti fare una piccola introduzione su di te, la tua vita e la tua carriera, e sulla tua passione per la scrittura? Come hai iniziato a scrivere?

Ho iniziato da bambina, ma il mio primo romanzo è stato un tomo di seicento pagine che ho scritto quando frequentavo le scuole superiori. Non l’ho mai mandato a nessun editore, però mi ha fatto capire che potevo davvero scrivere un libro.
Per quanto riguarda la mia biografia, sono sposata e ho tre figli. La più giovane, Marianne, sta lavorando con me su un manoscritto che speriamo di mandare presto al mio agente. Prima di diventare scrittrice (nonché moglie e madre) la mia unica occupazione è stata negli uffici dell’Esercito degli Stati Uniti. Ero ufficiale commissario e mi occupavo di logistica. Si è trattato di una grande esperienza che mi ha aiutato a comprendere i miei eroi e le mie eroine del mondo militare. Il primo romanzo l’ho venduto nel 1987, ed è stato pubblicato nella primavera del 1988: quest’anno festeggio perciò vent’anni di carriera come autrice pubblicata.

Nella prima parte della tua carriera hai scritto una quantità enorme di regency tradizionali, poi sembrava che avessi abbandonato il genere, e invece a sorpresa (quantomeno per noi lettrici) esce il tuo ultimo regency a completamento della trilogia Dunsworthy. Come mai? Alcune case editrici specializzate in regency tradizionali, come per esempio la Zebra Regency, hanno sospeso le pubblicazioni di questo genere che sembra stia perdendo sempre più popolarità, come per esempio indicano i risultati dell’ultimo sondaggio tra i lettori condotto da “All About Romance”. Tu cosa ne pensi?

A dire il vero, io ho iniziato scrivendo romance storici. Ne ho pubblicato sei con la Tudor Publishing, poi sono passata ai regency tradizionali quando la Tudor ha smesso di pubblicare storici. Non ho mai abbandonato completamente i regency tradizionali, ma quando la Zebra Regency ha chiuso, seguita a ruota dalla Signet Regency, ho dovuto aspettare per trovare un nuovo editore interessato a quel genere. Da molti anni scrivo romance paranormali (firmandomi J.A. Ferguson) per la ImaJinn Books ( www.imajinnbooks.com ), e quando hanno annunciato la nascita della nuova collana “Forever Regency”, ho avuto l’occasione di accontentare tutte quelle fedeli lettrici che hanno continuato a chiedermi il regency tradizionale. “Marry Me, Millie” è il terzo libro della trilogia “Dunsworthy Brides” (“Le Spose Dunsworthy”) che la Zebra aveva iniziato a pubblicare prima di chiudere i battenti.
Il mercato del regency tradizionale è molto ristretto, tuttavia ha lettrici molto affezionate, che comprano praticamente quasi tutti i libri che escono ogni mese. È un mercato di nicchia, che si adatta meglio a piccoli editori che possono permettersi di concentrarsi su libri per un pubblico ristretto. Quando la collana Zebra Regency ha chiuso, sono stata inondata da lettere che mi chiedevano notizie del terzo libro di questa trilogia e se intendevo continuare a scrivere altri romanzi della mia serie regency mistery dedicata a lady Priscilla Flanders e sir Neville Hathaway. In questo momento sto lavorando proprio a un libro di questa serie, Gentleman’s Master, che verrà pubblicato dalla ImaJinn.

Attualmente stai usando due nomi diversi per pubblicare i tuoi libri: Jocelyn Kelley per i romanzi medievali e i paranormali storici, Jo Ann Ferguson per i romanzi storici di ambientazione regency, i fantasy romance e i contemporanei. Perché hai deciso di crearti due identità separate come scrittrice? Si è trattato di una sorta di esperimento o di specifiche esigenze editoriali?

A ben vedere, di nomi ne ho più di due! Anni fa ho scritto un racconto regency come Rebecca North, lo pseudonimo che progettavo di usare per i regency tradizionali, ma a causa di un errore sulla copertina del mio primo libro venne lasciato il mio vero nome, così andai avanti con quello. Inoltre ho scritto per la Berkley due “Quilting storici” (una serie di romanzi accomunati dal fatto che le eroine cuciono trapunte) come Joanna Hampton.
J.A. Ferguson è il nome che uso per i romance paranormali pubblicati dalla ImaJinn, e Jo Ann Brown è quello cui ricorro per il mercato inspirational. Ho provato a usare nomi diversi per separare i differenti tipi di libri.
Jocelyn Kelley è nato perché il mio editore della North American Library voleva tenere i libri delle mie dame dell’abbazia di St. Jude, con la loro componente avventurosa e briosa, separati dai miei regency tradizionali. E poiché ho accettato, il nome è stato messo sulle copertine.

Puoi raccontarci qualcosa dei tuoi inspirational romances? Forse, sorprendentemente per te, questo genere è di fatto sconosciuto in Italia. Come mai, secondo te, è così apprezzato dalle lettrici americane?

Sono nuova di questo genere, perciò non sono certamente un’esperta. Finora ho pubblicato un solo romance inspirational e si è trattato della trasposizione in romanzo del film (in uscita verso la fine del 2008) Thomas Kinkade’s Home for Christmas (“Thomas Kinkade torna a casa per Natale”). È un film delicato, adatto per la famiglia, ma per adeguarlo agli altri romanzi della serie dedicati allo stesso personaggio, Cape Light, mi è stato chiesto di aggiungere alla storia alcuni elementi legati alla fede.
Secondo me, i romanzi inspirational piacciono alle lettrici negli Stati Uniti e in Canada perché tendono a offrire una lettura delicata, commovente e semplice.
Fino a qualche anno fa, molti di essi erano ambientati in piccole cittadine del tardo ’800 o ispirati a racconti biblici. Tutto ciò è cambiato. Adesso ci sono romanzi inspirational con elementi di suspense e anche di fantascienza, non solo per bambini ma anche per un pubblico adulto. Questi ultimi non sono molto differenti dalla serie “Le cronache di Narnia” di C.S. Lewis, con personaggi sorprendenti di ogni genere, ma tutti i libri hanno un tema di base che riguarda la ricerca e la conferma della fede. Così come sono cambiati i libri, penso che siano cambiate anche le ragioni per cui le persone li leggono. Alcuni continuano a leggerli per i contenuti sulla fede, altri semplicemente perché sono belle storie con un livello di sensualità limitato o molto basso.

romanzi_830In Italia sta uscendo la tua quadrilogia medievale dedicata all’abbazia di St. Jude, ed è molto particolare la scelta del tema di questi romanzi. Si nota un’attenzione per le arti marziali, uno strano miscuglio tra Oriente e Occidente. Da dove è venuta questa idea originale delle donne guerriere? Dove ti sei ispirata?

A dire il vero, l’idea delle “Dame dell’abbazia di St. Jude” mi è venuta a New York mentre stavo camminando per Times Square per andare a un incontro con il mio agente. Intendevo fare qualcosa di diverso dai regency tradizionali, così ho deciso di prendere una direzione totalmente contraria. Volevo passare da signorine educate a donne pronte a tenere testa a qualsiasi uomo, e che fossero in grado di farlo. Mi misi a pensare alle donne più avventurose della nostra storia, e mi venne in mente Eleonora d’Aquitania. Ricordai di aver letto a proposito di come lei e suo marito raramente si vedessero, così decisi che una donna intelligente quanto Eleonora doveva avere un modo per proteggere i propri interessi. Sapevo che aveva fondato alcune abbazie. E da qui la storia si è evoluta.

Come effettui le tue ricerche storiche? A determinare la trama dei tuoi libri è l’epoca che scegli, o è piuttosto il contrario?

Per ogni romanzo storico, o regency tradizionale, faccio ricerche leggendo molti libri. Per la serie “Le dame dell’abbazia di St. Jude” non mi sono limitata a leggere. Ho frequentato un corso di falconeria, così da sapere come far volare un falco come l’eroe di One Knight Stands [secondo della serie e pubblicato con il titolo La notte del cavaliere, NdR]. Ho trascorso del tempo con un esperto di combattimento con l’asta per imparare come usarne una. Per A Moonlit Knight [pubblicato con il titolo L’ombra del cavaliere, NdR] sono andata a Poitiers, in Francia, e ho passeggiato per le strade che hanno percorso i miei personaggi. La stessa cosa ho fatto a Lincoln, in Inghilterra, per My Lady Knight [pubblicato con il titolo Mia Signora Cavaliere, NdR]. Ho parlato con le persone sulla loro storia locale e ho ascoltato i loro suggerimenti. Ho scattato molte foto e letto ancora più libri.
Una volta che decido la storia, l’ambientazione storica deve essere una parte integrante della trama. Tuttavia, per me, i personaggi vengono sempre prima.

In questo momento molte scrittrici che hanno iniziato la loro carriera con il romance storico, sembrano aver deciso di abbandonare il genere per dedicarsi al contemporaneo e al paranormale. Eppure, nei sondaggi di opinione e nei contests aperti da siti come AAR, lo storico risulta essere ancora il genere preferito dalle lettrici. Qual è la tua opinione al riguardo?

Penso che a molte autrici, me inclusa, piace provare cose differenti per far sì che il proprio lavoro continui a vendere. Ma il romance storico ha sempre avuto un mercato molto forte, perché le lettrici amano essere trasportate in un altro tempo e in un altro luogo. E io spero che continui così!

In questo momento stai iniziando una nuova trilogia dedicata al tema dei fantasmi, “The Nethercott Tales”. È un tema che sembra appassionarti, dato che ci hai già dedicato un libro in passato, A Phantom Affair, un regency per nulla banale. Perché cimentarsi con un tema così difficile, forse addirittura uno dei più complicati nella sfera del paranormale (specialmente, quando si tratta di escogitare un “lieto fine”)?

Il lieto fine di A Phantom Affair è stato uno dei più duri che ho dovuto concepire. Questo perché l’eroe era un fantasma, e non volevo che l’eroina dovesse morire per rimanere con lui. È stato molto più facile con la serie “Nethercott Tales”, perché gli eroi sono in carne e ossa. I fantasmi portano elementi di mistero e di paranormale nella storia. Nel romanzo Lost in Shadow, il fantasma chiede all’eroina di provare che un aristocratico libertino è il suo assassino… e lei accetta per provare che la teoria sull’esistenza dei fantasmi di suo padre è valida. Le cose però si complicano quando lei inizia a innamorarsi del libertino.
Nel romanzo Kindred Spirits [pubblicato con il titolo Anime Gemelle, NdR] il fantasma di un centurione romano, morto nel North Yorkshire quasi 1500 anni prima, chiede all’eroina di aiutarlo a salvare il suo discendente da una maledizione che ha continuato a colpire la sua famiglia per tutti quegli anni.

Quali sono le difficoltà che un’autrice incontra, da un punto di vista generale, quando deve affrontare il tema paranormale? E quali sono, invece, i vantaggi?

Le sfide e le difficoltà sono le stesse che affronto quando scrivo uno storico. Le lettrici sono molto ferrate sui vari elementi paranormali come vampiri, fantasmi e mutaforma, così l’autrice deve essere consapevole di quello che comunemente si sa ed essere preparata a creare un mondo e dei personaggi molto credibili, in modo da andare oltre i limiti dell’immaginario collettivo.
Il vantaggio sta nel fare qualcosa al di fuori dell’ordinario. Per esempio, quando ho scritto Luck of the Irish per la ImaJinn Books avevo bisogno di documentarmi sui lepricauni (una specie di folletti appartenenti alla mitologia irlandese) per far sì che il mio eroe sembrasse “reale”. Però il mio eroe-lepricauno era alto circa due metri ed era sexy, e solo un po’ sprezzante delle vecchie tradizioni dei lepricauni.
Quando ho scritto The Wrong Christmas Carol (sempre per ImaJinn) il nome dell’angelo era Jack, un nome non propriamente angelico. Questi accorgimenti possono far divertire molto nella stesura e nella lettura di un romanzo paranormale.

Ci sono degli autori che ti hanno influenzata o comunque ispirata, durante la tua carriera di scrittrice?

I miei autori preferiti sono Madeleine L’Engle e Elizabeth Peters. La prima mi ha insegnato che la fiction può avere il bellissimo linguaggio della poesia e continuare a essere piacevole da leggere. La seconda mi ha insegnato l’umorismo e l’importanza di personaggi forti e unici.

Ci sono, tra i libri che hai scritto, alcuni che preferisci, e se sì, per quale ragione?

A Phantom Affair è uno dei miei preferiti perché è stata una vera sfida portarlo a conclusione, ma mi sono davvero divertita nel fare le ricerche e scrivere i libri della serie “Le dame dell’abbazia di St. Jude”. E questo per me li rende speciali. È arduo scegliere un libro preferito, perché inizio a pensare: “Allora, di questo libro mi piace questo aspetto, ma che dire di quest’altro aspetto in quest’altro?”.
I miei regency mistery con lady Priscilla Flanders e sir Neville Hathaway hanno un posto speciale nel mio cuore perché combinano due generi che amo. Non avevo mai lavorato con lo stesso eroe e la stessa eroina in così tanti libri. Ne sono stati pubblicati sei, e ho firmato un contratto per altri tre. Le lettrici hanno molto apprezzato l’idea di seguire gli stessi protagonisti, così come si sono divertite a tentare di risolvere i vari misteri.

Vuoi dirci qualcosa sui tuoi prossimi progetti ?

Come ho detto, ho quei tre regency mistery su cui lavorare. Poi ho appena terminato un paranormale per la ImaJinn, con il titolo provvisorio di Under Her Spell. L’eroina è l’assistente di un mago che può fare delle vere magie. È ambientato nell’Inghilterra vittoriana. E poi c’è Kindred Spirits [pubblicato con il titolo Anime Gemelle, NdR], uscito nel marzo scorso. Inoltre ho alcuni progetti cui sto pensando, ma sono così nuovi che ho bisogno di dar loro un po’ più di tempo prima di parlarne.

Commenti
  • elena

    mi piace molto quest’iniziativa che mi permettere di leggere le interviste alle autrici pubblicate in appendici a romanzi che non ho potuto acquistare!

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