Ritratto d’autrice: Teresa Medeiros

Teresa MedeirosRiproponiamo qui di seguito l’intervista a Teresa Medeiros, originariamente pubblicata in Il vampiro che mi amava (The Vampire Who Loved Me) – Romanzi Mystère nr. 35, febbraio 2008.

Teresa Medeiros ha scritto il suo primo romanzo all’età di ventun anni, e da allora ha continuato a conquistare i cuori sia dei lettori sia dei critici. Tutti i suoi diciassette libri sono stati bestsellers negli Usa, raggiungendo il 12° posto nella classifica del “New York Times” e il 20° e il 9° rispettivamente di quelle di “USA Today” e di “Publishers Weekly”. A oggi, dei suoi romanzi sono state vendute oltre cinque milioni di copie.

Selezionata dalla rivista “Affair de Coeur” tra le “Dieci migliori autrici di romanzi rosa”, Teresa Medeiros ha anche vinto il premio Reviewer’s Choice di “Romantic Times” per il miglior romanzo storico della categoria “Amore & risate”. È stata sette volte finalista al premio Rita, ha vinto due volte il Prism, e due volte il premio Waldenbooks per la narrativa. Un bacio da ricordare (A Kiss to Remember) pubblicato negli Usa nel maggio 2002, è stato selezionato da “Booklist”, la rivista ufficiale dell’American Library Association, come uno dei “Dieci romanzi migliori dell’anno”, mentre Una notte di scandalo (One Night of Scandal), del 2003, ha vinto il premio Times Reviewer’s Choice di “Romantic Times” come miglior romanzo storico del 2003.

Teresa è uno dei soci fondatori dell’Albo d’onore del Romance Writers of America e dell’associazione Kentucky Romance Writers, and Novelists, Inc. Vive nel Kentucky insieme al marito e a un gatto adorabile ma nevrotico, Buffy l’Ammazzatopi. Il vampiro che mi amava (The Vampire Who Loved Me) è stato pubblicato negli Usa da Avon Books nell’ottobre 2006.

Anzitutto benvenuta, Teresa, e grazie per aver accettato di venire intervistata in occasione della pubblicazione in Italia di Il vampiro che mi amava. Ci auguriamo che entrare in contatto con alcune delle tue lettrici non americane possa essere per te un’esperienza piacevole. E questo ci porta direttamente alla prima domanda: hai contatti frequenti con le tue lettrici che vivono al di fuori degli Usa?

Sareste sorpresi se sapeste quante email ricevo da tutte le parti del mondo! Recentemente mi ha contattato una lettrice slovacca, e ho ricevuto un’email da due sorelle libanesi che hanno appena scoperto le edizioni francesi dei miei libri. Internet ci ha donato una fantastica comunità globale, dove le persone che condividono i medesimi interessi possono ritrovarsi insieme. Tutti quanti noi parliamo la stessa lingua, quando si tratta dei nostri adorati libri.

Quando scrivi, pensi mai al fatto che le lettrici di altre parti del mondo possano percepire i tuoi libri in modo diverso? Non si può fare a meno di notare, per esempio, che la maggior parte dei romanzi storici sono ambientati in Inghilterra, e sono davvero pochissimi quelli di ambientazione diversa, sebbene la maggior parte delle autrici viva negli Usa. Si tratta solo di un’abitudine delle scrittrici, come se, nell’immaginario collettivo, il “romanzo storico” sia in qualche modo diventato sinonimo di “Inghilterra Regency”?

Mi chiedo spesso come i lettori appartenenti a culture diverse dalla mia possano percepire i miei libri. Dal momento che non sono in grado di leggere la maggior parte delle traduzioni, non ho modo di sapere cosa viene incluso e cosa tralasciato. Ma dopo aver incontrato su internet alcuni dei miei fantastici traduttori, mi fido ciecamente di loro! Immagino, in ogni caso, che l’umorismo e l’ironia siano le caratteristiche più difficili da rendere in una traduzione.
Penso che, per la maggior parte delle lettrici americane, le isole britanniche siano l’equivalente di un’ambientazione fantasy – sono il nostro Narnia, il regno di Oz, la Terra di Mezzo. Sono anche convinta che Harry Potter ha colpito tanto in profondità i lettori americani proprio perché la fantasia del college studentesco britannico è veramente affascinante, anche senza magia. È sufficientemente familiare da essere confortevole, ma esotica quanto basta per risultare eccitante.
Il periodo Regency, con la sua rigida stratificazione sociale e la sua morale inflessibile, risponde al medesimo bisogno da parte delle lettrici di romanzi. In una società dove un flirt innocuo può rovinare completamente una donna, ci sono abbastanza pericoli e desideri da rendere avvincente qualunque trama, o quasi.
Io stessa preferisco delimitare in modo preciso il momento storico di cui mi occupo. Ho scritto romanzi ambientati in epoca Regency, ma anche medievale, georgiana, vittoriana, un time-travel nella New York dei giorni nostri, e romanzi che hanno luogo nell’antica Irlanda e nel Far West. Per me i personaggi e le loro emozioni sono più importanti dell’ambientazione. Solitamente, prima decido personaggi e trama, poi scelgo l’ambientazione e l’epoca storica che meglio si addicono alla vicenda.

I romanzi rosa sono stati a lungo considerati da alcuni (uomini, soprattutto) come letteratura di serie B, adatta solo a donne con un basso livello d’istruzione e pertanto incapaci di affrontare opere letterarie “di qualità”. Pensi che le cose stiano ancora in questi termini, e che, malgrado tutto ciò che è stato scritto, detto e fatto nel corso degli ultimi vent’anni, i pregiudizi contro il romanzo rosa esistano ancora?

Il fatto che io adori i romanzi rosa, genere che tra l’altro resta il più venduto negli Usa, non è certo un segreto. Dal momento che sono così consapevole delle qualità positive di questo genere letterario, cerco di non sprecare la mia attenzione con i lettori che non apprezzano i nostri libri. Le nostre eroine non si limitano a stare accanto ai nostri uomini, sanno reggere il confronto con loro. E indovinate un po’?… Agli uomini la cosa piace! Noi celebriamo sia la tenerezza sia la forza della donna, e le facciamo incontrare un uomo capace di comprendere il valore di entrambe queste qualità. C’è da stupirsi che tanto la protagonista quanto le nostre lettrici si innamorino di lui?
MYSTERE_35Probabilmente l’azione più sovversiva che le scrittrici di romanzi rosa osano compiere è fare della donna l’eroina della storia. Per comprendere fino a che punto esattamente ciò sia sovversivo, provate a chiedervi se la meravigliosa J.K. Rowling avrebbe ottenuto un successo così grande a livello internazionale se il suo primo libro si fosse intitolato Harriet Potter e la pietra filosofale. Per tradizione, è il protagonista maschile che affronta tutte le imprese più eccitanti, a livello fisico ed emotivo. Certo, può anche avere un controaltare femminile come Hermione Granger in Harry Potter, ma raramente le viene permesso di varcare i limiti del proprio ruolo di confidente, di colei che aiuta l’eroe a scoprire se stesso. Nel romanzo rosa, invece, è l’eroina a raccontare la propria storia da sé.
Nei nostri libri noi creiamo donne meravigliose, ma anche uomini altrettanto meravigliosi. Negli spot pubblicitari americani, gli uomini che appaiono in TV sembrano quasi tutti essersi bloccati definitivamente all’età di quattordici anni. Ma noi rendiamo i nostri eroi degni delle nostre intelligenti e divertenti eroine. Noi non scriviamo di ragazzi. Scriviamo di uomini!

Come vivi e come percepisci il tuo lavoro di scrittrice di romanzi?

La mia fiducia nel romanzo rosa viene rafforzata ogni giorno di più dalle lettere che ricevo dalle lettrici, come per esempio quella di una donna che era appena stata sottoposta a isterectomia, e temeva che non avrebbe mai più provato desiderio sessuale per suo marito, finché non ha letto il mio romanzo Una sposa per il principe.

Scrivi romanzi storici dall’inizio degli anni Novanta, ma, a differenza di molte tue colleghe che stanno passando ad altri generi (soprattutto romanzi contemporanei), tu non sembri essertene ancora stancata, anche se cambi spesso ambientazione. Come lo spieghi, soprattutto adesso che, secondo alcune voci, il romanzo storico sta attraversando un periodo di crisi e rischia il declino, in quanto genere troppo “sfruttato”? Come scrittrice e come lettrice, cosa trovi ancora di così particolare e interessante nel romanzo storico rispetto a quello contemporaneo?

Ho sempre creduto che le voci che prevedono la morte del romanzo storico come genere siano una grossa esagerazione. Solo il mese scorso [novembre 2007, N.d.t.], l’ultimo romanzo storico di Lisa Kleypas, Mine till Midnight, è arrivato al secondo posto della classifica americana dei bestsellers del “New York Times”: si tratta di un risultato straordinario, solitamente riservato a scrittori del calibro di Danielle Steele e John Grisham.
Io stessa, un paio di anni fa, ho affrontato un periodo di transizione. Dopo dodici anni di successi con romanzi storici, continuavo a ricevere messaggi subliminali sul fatto che non avrei mai potuto fare ulteriori passi avanti nella mia carriera finché non avessi cambiato registro, finché, per esempio, non mi fossi lanciata nel suspense, o nella women’s fiction, o in qualche altro genere di maggior interesse per le masse dei lettori di narrativa. Dopo undici mesi di sofferta ricerca interiore, durante i quali ho iniziato quattro libri senza finirne nemmeno uno, ho fatto una scoperta davvero stupefacente: volevo essere una scrittrice di romanzi storici! Mi piacevo esattamente così come ero. Non soltanto non volevo essere reinventata, proprio non ne avevo alcun bisogno. Benché quel giorno possa sempre arrivare, non ho ancora esaurito tutto ciò che ho da dire in termini di romanzo storico.
Come lettrice, trovo che il romanzo storico fornisca una perfetta fuga dalla realtà, in un modo che un romanzo contemporaneo non può fare. Mi piace pensare al romanzo storico come a un regalo che una donna può fare a se stessa al termine di una giornata lunga e impegnativa, come un bel bagno caldo, o un bicchiere di vino.

I romanzi paranormali oggi fanno furore negli Usa, e anche tu, a quanto pare, ti sei lasciata appassionare da questo genere. Cosa pensi di questa tendenza? E per quali ragioni l’hai seguita, prima con i tuoi due time-travel, poi con i due romanzi sui vampiri?

Ho una mia teoria circa l’attuale popolarità dei paranormali, e cioè che le lettrici cominciavano a stancarsi di libri in cui non c’erano sfide, e gli eroi erano un po’ troppo mansueti. Si sentiva la mancanza dei romanzi storici degli anni Ottanta e Novanta, quelli del tipo “Ucciderei per te, morirei senza di te!”. Nei paranormali c’è sempre qualcosa a rischio, che sia una vita umana o il destino dell’universo, o l’anima immortale di un uomo (o di una donna). E dal momento che i rischi sono molto più elevati, la ricompensa finale può essere molto più ricca, dando al momento del “e vissero felici e contenti” un impatto ancora maggiore. E non c’è niente di più sexy di un eroe alfa che può ucciderti oppure baciarti, ma che non riesce a trattenersi dal baciarti.
Quando iniziai a scrivere il mio primo romanzo (Lady of Conquest) all’età di ventun anni, ero tanto ingenua da credere che, una volta venduto il primo libro, si potesse scrivere qualunque tipo di romanzi ci piace. Il mio obiettivo era scriverne uno per ogni genere. Sono perfino riuscita a trovare il modo, durante il primo grande boom dei paranormali nel 1996 e 1997, di scrivere le storie di due streghe che viaggiano nel tempo. Così, quando poi mi sono accorta che i vampiri stavano diventando sempre più popolari, il mio primo pensiero è stato: “Oh, perfetto! Ora posso scrivere i miei libri sui vampiri!”. Insomma, in pratica quel che faccio è starmene seduta ad aspettare finché le mode non arrivano da me.

Cosa diresti a un’ipotetica lettrice che non ha mai provato un romanzo paranormale finora (ed è il caso di molte lettrici italiane) per convincerla che vale la pena di leggere Il vampiro che mi amava?

Anzitutto, mi piacerebbe rassicurarla dicendole che c’è pochissima differenza tra i miei romanzi storici normali e il mio duetto di romanzi sui vampiri, Dopo mezzanotte e Il vampiro che mi amava. Quando ho iniziato a scrivere Il vampiro che mi amava ero combattuta, perché temevo che questo tema sarebbe stato in conflitto con i miei valori spirituali. All’inizio della mia carriera, un editore mi disse che il tema che ricorre in tutti i miei libri è “la redenzione”. C’è sempre qualcuno che ha bisogno di essere salvato, solitamente l’eroe. E in Il vampiro che mi amava, Julian è un uomo alla ricerca della propria anima nel senso letterale del termine.
Dovete anche tener presente che Julian non è morto. È un non-morto. Tra le due cose, nella mia mente ci doveva essere una netta distinzione. Non gli ho dato un corpo freddo, da far spavento. Invece, tutte le volte che Portia è nei paraggi la sua carne “brucia di una febbre soprannaturale”, e la cosa è decisamente sexy.

Con Dopo mezzanotte e Il vampiro che mi amava, tu hai di fatto realizzato un genere letterario ibrido originale, cioè una miscela di romanzo storico, romanzo paranormale e commedia romantica. Alcuni lettori hanno osservato che il tuo senso dell’umorismo e il tuo approccio alla trama richiamano spesso certe commedie sofisticate degli anni Quaranta, come per esempio Accadde una notte. Cosa pensi di questo paragone? L’ibridizzazione dei generi è un effetto che ti sei volutamente proposta di ottenere? Oppure è, piuttosto, il tuo modo personale di affrontare il genere paranormale?

Considero tale paragone un grandissimo complimento, perché adoro quei vecchi film per le loro battute spiritose e la deliziosa tensione sessuale. Ogni volta che voglio ravvivare i miei dialoghi, mi guardo un vecchio film di Cary Grant.
Sono un’accanita fan di Buffy l’ammazzavampiri, e non c’è niente che mi piaccia più di uno scrittore capace di combinare umorismo e horror. Ho volutamente dato sia a Dopo mezzanotte sia a Il vampiro che mi amava un tono scherzoso perché la gente prende il genere vampiresco con troppa serietà. Mentre scrivevo Dopo mezzanotte (quando ancora non si capisce se l’eroe è un vampiro oppure no) avevo sempre in mente L’abbazia di Northanger di Jane Austin.
Per me la cosa più divertente nello scrivere la storia di un eroe soprannaturale è stato far sì che Julian si prendesse gioco della sua stessa condizione. Nelle sue apparizioni in Dopo mezzanotte, declama le poesie di Byron sui vampiri, mentre segretamente disprezza Byron perché lo considera un ubriacone melodrammatico, e dice a qualcuno: “Quando voi donne andate in estasi pensando a quanto sono romantici i vampiri, non vi soffermate mai a pensare a piccoli inconvenienti quali l’alito che puzza di sangue, vero?”. Julian può anche aver perso la sua anima, ma non ha mai perso il suo senso dell’umorismo!

Dove trovi l’ispirazione per i tuoi libri, e come affronti un nuovo romanzo?

Si prende un pizzico di magia, una punta di disperazione… ed ecco che la trama per il prossimo libro è pronta! No, seriamente, l’ispirazione può venire da un frammento di dialogo, da un brano musicale, o anche nel guardare un film e ritrovarsi a pensare: “Hanno proprio perso una buona occasione. Io l’avrei fatto così”. C’è davvero un elemento di magia in tutto questo, ed ecco perché lo trovo difficile da descrivere. La musica sembra essere la chiave che più spesso riesce a sbloccare il mio subconscio. Se non fosse per l’ispirazione della musica, non sono sicura che avrei mai scritto dei libri.

Ci puoi dare un’idea della tua tipica giornata da scrittrice?

Inizio la mia giornata tipica facendo colazione, dopodiché controllo rapidamente le mie email. Poi mi sforzo di chiudere il collegamento a internet, esco dal mio bell’ufficio e vado al piano di sopra, al PC portatile (senza collegamento internet) che si trova in un angolo della camera da letto, e scrivo le mie 3-4 pagine quotidiane. Dopo, come premio, me ne vado in palestra ad allenarmi. (Lo so! Segretamente, sono una masochista.)
Quando però sono vicina a una scadenza, lavoro anche di notte e nei fine settimana; insomma, tutto il tempo che serve per finire il libro.

Quali sono le letture che hanno avuto maggior importanza per te, per lo sviluppo del tuo gusto letterario? Hai avuto dei modelli, specialmente all’inizio della carriera? E oggi, quali sono gli scrittori e i libri (sia romanzi rosa sia di altri generi) che preferisci?

Ho aperto il mio primo romanzo di Victoria Holt quando avevo sette anni, e non me ne sono mai pentita. Quando ne avevo quindici, scoprii Kathleen E. Woodiwiss. Nel periodo in cui iniziavo a scrivere e a pubblicare i miei primi libri, il mio trio di angeli custodi ispiratori era formato da Judith McNaught, Jude Deveraux e Julie Garwood. Stranamente, anche Stephen King è sempre stato uno dei miei scrittori preferiti. È un maestro nell’evocare emozioni, e sa scrivere di donne e bambini meglio di qualunque altro autore uomo che io conosca.
Tra i nuovi autori, ho appena scoperto la serie “Twilight” di Stephenie Myer, composta di romanzi sui vampiri destinata a un pubblico di adolescenti. Li ho adorati! Nel senso migliore del termine, sono davvero dei classici.

Per un certo periodo, hai tenuto un blog su internet (SquawkRadio: http://www.squawkradio.com/) insieme ad altre scrittrici di romanzi rosa (Eloisa James, Christina Dodd, Lisa Kleypas, Connie Brockway, Elizabeth Bevarly). Come ti è venuta questa idea? È davvero possibile l’amicizia tra colleghe scrittrici? Vi scambiate spesso opinioni e consigli sui vostri romanzi?

Ahimè, la scorsa primavera, dopo due anni, abbiamo dovuto chiudere i battenti di Squawkradio, perché rubava troppo tempo alla nostra attività di scrittrici. Però è stata un’esperienza meravigliosa, e noi sei ci scambiamo ancora email quasi tutti i giorni. Ora tendiamo a parlare meno delle nostre esperienze nello scrivere, e più di quelle editoriali. Le considero tutte scrittrici fantastiche e donne incredibili, ed è meraviglioso essere circondata da amiche dotate di tanto talento!

Nel tuo sito internet dici che, tra i libri che hai scritto finora, non ce n’è uno per il quale hai una preferenza particolare… Ma hai un personaggio preferito? Possiamo considerare un indizio il fatto che hai detto di aver pianto dopo aver terminato Il vampiro che mi amava?

Tendo ad amare i miei eroi sulla base di quanto profondamente mi sono innamorata di loro mentre scrivevo i libri. In particolare, adoro Sebastian di Heather and Velvet, Gerard di Ladro d’amore, Bill Darling di Nobody’s Darling e Gabriel di Tua fino all’alba… Ho anche una speciale predilezione per Carlotta Anne Fairleigh di Una notte di scandalo. È una scrittrice ficcanaso, con un’irrefrenabile passione per i dolci e per i gatti, e questo la rende molto simile a me.
Portia e Julian di Il vampiro che mi amava sono probabilmente una delle mie coppie preferite, perché ogni volta che entrano insieme in una stanza generano momenti pieni di umorismo e fanno davvero scintille. Devo confessare che mio marito mi ha trovato a piangere sul letto dopo che avevo terminato di scrivere il romanzo, perché “mi mancavano”. Naturalmente, ha pensato che fossi impazzita, perché soltanto il giorno prima mi ero messa a ballare per la gioia di aver finito quel lavoro.

La saga delle sorelle Cabot è definitivamente chiusa? Possiamo aspettarci altri paranormali in futuro?

Be’, non mi piace mai dire “mai”, però ho sempre pensato a Dopo mezzanotte e a Il vampiro che mi amava come a un duetto. Tuttavia a questo punto, naturalmente, comincio a chiedermi se la piccola Eloisa, una volta cresciuta, entrerà a far parte dell’impresa famigliare di caccia ai vampiri… hmm…

Ci sono altri progetti di cui vuoi parlarci?

Per Some Like It Wicked, che uscirà negli Usa nell’agosto 2008, sono tornata alle mie radici storiche classiche. La mia eroina è una vivace bellezza delle Highlands scozzesi, alla ricerca di un eroe. Ciò che trova è Simon Wescott, un affascinante dongiovanni abilissimo a usare la bocca sia per scambi di battute spiritosi sia per baci da far girare la testa. Speriamo di riuscire a pubblicare il suo seguito, Some Like It Wild, all’inizio dell’inverno 2009.

Commenti
  • elena

    Molto interessante l’idea di riproporre un’intervista che han potuto leggere solo i possesori del libro!

    sarebbe auspicabile poter avere anche una ristampa delle serie di quest’ autrice (in ordine e con copertine a tema)che molto spesso sono molto onerose sul mercato.
    dell’usato!
    Così anch’io finalmente potrei leggere

  • LadyAileen

    Concordo con Elena. Ed anche la pubblicazione di quelli che mancano. ^_^

  • Elena

    Anche io sono una fan di Teresa, che nei suoi romanzi oltre a sentimento e avventura mette anche una buona dose di ironia, e auspico che vengano pubblicati anche i romanzi che al momento non sono mai stati tradotti.

    Un’altra autrice che ho molto gradito ma che non vedo più pubblicata è Melody Thomas. Non sapevo dove altro scriverlo… ^_^

  • Morena

    Concordo con Elena in una ristampa della serie.
    Perchè non create una collana di sole ristampe?
    Morena

  • Frederica

    per Morena:

    la collana Oro è costituita da ristampe de I Romanzi.

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