Ornella Albanese presenta: “Lo schiavo di Antiochia”
quando scrivo, mi piace seguire un’unica regola: non annoiarmi per non annoiare.
Questo è il motivo per cui alterno i periodi storici e faccio anche qualche incursione nel contemporaneo.
Lo schiavo di Antiochia si svolge nel medioevo, che io prediligo perché nel mio immaginario gli uomini di quell’epoca erano abbastanza liberi di seguire i loro istinti primordiali senza sottomettersi al filtro della civiltà. Vivevano in modo amplificato ed eccessivo: la religione muoveva gli eserciti, uccidere era spesso la soluzione più semplice per il raggiungimento degli obiettivi, e le perversioni trovavano spazio all’interno di castelli solitari. Anche l’odio e l’amore venivano vissuti con accesa passionalità.
Ma accanto al medioevo dominato dalla cupezza e dalle superstizioni, esiste anche il medioevo degli studi filosofici, dei codici miniati, dei musici, delle ricerche alchemiche. Un mondo di forti contrasti non facile da riportare in vita all’interno di un romanzo.
Ne Lo schiavo di Antiochia ho voluto delineare due mondi solo in apparenza contrapposti: quello della bizantina Elèni Akantos, lussuoso, raffinato, quasi rarefatto nella sua eleganza, e quello violento, crudele, carnale dello schiavo normanno che sa combattere come un saraceno.
Pensate a un mercato di schiavi all’aperto, immaginate gli odori, il rumore delle catene, le voci che mercanteggiano. Immaginate gli schiavi nudi in attesa di essere esaminati dai compratori. E infine immaginate la nobile Elèni Akantos che si avventura col suo abito di seta di Corinto in quel luogo che le appare come l’inferno in terra. L’educazione che ha ricevuto l’ha sempre protetta dalla vita reale, quella che si svolge al di fuori del palazzo aristocratico in cui vive, e lei si sente impreparata ad affrontarla. Lo schiavo che acquista dal mercante Malo ha occhi feroci e un mondo segreto, cupamente affascinante, che irrompe di prepotenza nei suoi pensieri e nella sua vita privilegiata.
Cosa succederà tra Elèni e lo schiavo normanno, all’interno di quel castello quasi demoniaco, tutto nero come se fosse stato ricoperto da una colata di lava?
Lo scoprirete pagina dopo pagina, spaziando dalla Terra d’Otranto ai deserti della Terrasanta, respirando i mille dubbi, i sospetti e le trame segrete che rendono arduo il percorso.
Cosa altro dirvi? Spero che il mio Schiavo di Antiochia vi coinvolga nella lettura come ha coinvolto me, quando lo scrivevo. E che vi regali emozioni.
Vi abbraccio tutte con affetto,
Ornella Albanese