Il bello del lavoro

Fine trimestre. Periodo di bilanci: lavoro. Ho lavorato gomito a gomito con tante persone. Mi fermo a riflettere: chi mi ha dato di più, chi mi ha insegnato di più, chi mi ha fatto crescere di più? Sono le persone che voglio ringraziare in modo particolare.
Scorrono volti e nomi precisi: Massimo, Aldo, Paola, Marcello, Valentina, Carlo, Luca, Alessandro, Armando, Marco, Cristian, Gabriele, Lorenzo, Luigi, Emanuela, Pietro, Sirio, Saverio… Tutte persone che il lavoro mi ha messo accanto; la parte principale del lavoro, la parte più appassionante: le relazioni. Mi chiedo cosa abbiano in comune persone umanamente e professionalmente così diverse, ma che mi hanno fatto crescere umanamente e professionalmente. Trovo la risposta in una battuta de Il giovane Holden, quando il confuso Holden alla ricerca della vera maturità si sente rispondere dal suo professore che: «Ciò che distingue l’uomo immaturo è che vuole morire nobilmente per una causa, mentre ciò che distingue l’uomo maturo è che vuole umilmente vivere per essa».Ecco cosa hanno in comune tutte queste persone: vivono umilmente per una causa. Non cercano sé stessi nel lavoro, ma – attraverso il lavoro fatto bene e con passione – donano sè stessi e i loro talenti, mettono in comune risorse, cercano il bene comune, servono gli altri. Solo questo trasforma il quotidianissimo ripetersi del lavoro giornaliero in un’avventura senza pari: il cuore umile degli uomini e delle donne maturi.

ps. ah se governassero!

3 commenti

  1. Pubblicato il 27 dicembre 2008 at 21:30 | Permalink

    Sono d’accordo: il bello del lavoro sono i rapporti umani. Anche io nel mio lavoro – se così si può definire – sto a contatto con moltissime persone, ognuna diversa dall’altra. Alcune sono mature, altre no. Eppure è anche per merito di quelle immature che sono cresciuta (non del tutto ma posso definirmi “sulla buona strada”) . Quindi mi sento in dovere di ringraziare moltissime persone (escludendo quelle “esterne “ dalla scuola” . L’elenco però sarebbe troppo lungo, quindi mi limito a dire GRAZIE a tutti i miei compagni e, soprattutto, ai miei professori. GRAZIE. GRAZIE a tutti. E, anche se non ha senso dirlo, GRAZIE al “lavoro” (che nel mio caso è solo la scuola!).

  2. Pubblicato il 1 gennaio 2009 at 12:51 | Permalink

    Silvietta: meno male che qualcuno ancora ringrazia!

  3. Pubblicato il 2 gennaio 2009 at 15:10 | Permalink

    Prof, è il minimo che io possa fare…

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