Quando consegno la traccia del tema in classe si leva un diffuso e lamentoso grido: “ma è difficile!”.
Chi l’ha detto che scrivere sia facile?
Chi l’ha detto che a scuola si venga per risolvere problemi facili?
Chi l’ha detto che sia divertente solo ciò che è facile?
Chi l’ha detto che la scrittura sia scrittura di conoscenze facili?
Chi l’ha detto che facile sia imparentato con felice?
Chi l’ha detto che una vita felice sia una vita facile?E quando alla fine del tema hanno scoperto qualcosa di nuovo attraverso il viaggio che è la scrittura, allora ti ringraziano.
La scuola non serve a coccolare, per quello bastano le mamme.
Quello che ti chiedo è reagire al difficile della vita come una sfida, come una scoperta di risorse nuove, non come uno sconfitto che non ci ha neanche provato. Nulla che valga la pena è facile.
I gol più belli sono i più difficili. I quadri più belli sono i più difficili. Le imprese più belle sono le più difficili. I passi di danza più belli sono i più difficili.
Oggi è il tema ad essere difficile ed è facile accettare e vincere la sfida. Risultato: un bel tema, un bel voto, una bella scoperta.
Domani?
ps. lamentarsi è un sport nazionale che toglie energie e responsabilità. Non ha mai prodotto bei temi…
12 commenti
Dissento.
C’è sempre la cattiva idea che difficile sia uguale a bello, sopratutto nelle arti. Eppure le musiche più belle scritte nella storia (e ovviamente, non parlo di musica classica, che richiede sempre accurati studi) sono spesso le più semplici, ma perchè talmente ispirate da giungere subito al cuore. Idem per fotografia, pittura e cinema.
A volte si perde l’ispirazione nei tecnicismi…
E anche nei problemi più difficili da risolvere spesso la soluzione è ovvia quanto facile (vedi per esempio i problemi dell’Italietta in cui viviamo)… che poi per un motivo o per un altro non si applichino sono altri dettagli.
La vita non è facile… perciò non sempre renderla ancora più difficile porta a buoni risultati…
Phil Rouge: grazie del tuo intervento, molto interessante. Credo che per la condizione umana il semplice sia sempre un traguardo raggiunto attraverso difficili percorsi. La semplicità sublime di certe musiche ha dietro secoli di travagli e il percorso faticoso di un autore. In Mozart tutto sembra semplice, ma sappiamo bene cosa c’è dietro quella semplicità. Sono s’accordo con te nel non soffocare l’ispirazione nei tecnicismi, ma il fatto che la soluzione sia semplice o ovvia non significa che non sia difficile da raggiungere: altrimenti come dici tu l’italietta avrebbe già risolto.
La vita non è facile, e il mettersi alla prova sulle piccole cose è palestra per vivere, non per complicare ulteriormente la vita, almeno credo. D’accordo con te sul fatto che la difficoltà non deve essere un’arbitraria e insensata imposizione di alcuni sadici, e a volte questo a scuola succede…
Phil Rouge: io e te ci conosciamo?? ;-)…
Credo anche io nella bellezza della semplicità ma in termini di meta da raggiungere non di presupposto da cui partire.
Considero l’esempio più “semplice” (non per questo banale) con cui spiegarmi: una persona la si può ammirare per la bellezza esteriore che ispira dolcezza in chi la osserva ma si incomincia ad amarla solo conoscendola, solo attraverso un percorso di scambio reciproco del proprio essere che porta inevitabilmente a rivedere se stessi con gli occhi di chi si ama e ad acquisire gli strumenti (in questo caso una profondità del sentire l’altro) per vivere semplicemente l’amore: non si può dire di amare per quanto ci si senta ispirati, bisogna vivere l’esperienza della “rivoluzione dell’amore”, dello sconvolgimento intimo… e questo è un percorso difficile. Sei d’accordo?
@Prof 2.0
lascia stare Mozart, nel mio commento ho specificato che non mi riferivo alla classica 😉 Per il resto, pienamente d’accordo
@Paola
Tesoro… sull’amore lo sai come la vedo… il “vivere l’esperienza dello sconvolgimento dell’amore” è un percorso del cuore… non del cervello (sebbene, cinicamente è sempre una parte del cervello che stimola l’amore con reazioni chimiche, ma non sviliamo la cosa please!!! XD)
La maniera migliore è lasciarsi andare… Solo eliminando le imposizioni, i pregiudizi, le strutture che il nostro cervello ci impone (a causa della nostra educazione, o del nostro passato o quel che vuoi…) si riesce a vivere sul serio… si libera la mente e si conoscono tante cose, sopratutto di sè stessi… a patto che naturalmente sia un atteggiamento condiviso (altrimenti si generano contrasti…). Ma io penso sia la maniera migliore per vivere l’amore… e ho ancora molto da imparare anche su questo fronte ma vabbè! 😛
Fine Off-topic 😀
Phil… credo che eliminare le strutture mentali, che ci appartengono quali prodotto del nostro vissuto, significherebbe in qualche modo resettare la nostra memoria e quasi annullare noi stessi… “vivere senza farsi problemi” è il miraggio del relativismo assoluto incontro a cui la nostra umanità sta avanzando e non è affatto aderente alla realtà. La realtà è complessa, sfaccettata, variegata: di fronte ad essa l’aproccio non può essere superficiale perchè vuoi o non vuoi ogni azione porta ad una conseguenza… ciò non significa che bisogna calcolare le proprie azioni ma ponderarle rispetto al contesto, credo sia necessario, anche se difficile.
Che ne pensi?
Non hai capito molto dei miei messaggi… Intendevo solo dire che bisogna evitare seghe mentali. Punto… si ingabbia il cervello nel ragionamento e si dimentica il problema… stop. E comunque il mio commento precedente si riferiva ai problemi di una coppia, non era certo a carattere generale.
E sai benissimo che sono distante anni luce dal prendere la realtà con superficialità ed eliminarne le sfaccettature… o almeno dovresti saperlo… ma vabbè
ok, ok, poi ne parliamo.
Divertente dove porta un semplice commento su una traccia di tema… Chi l’avrebbe detto?
Prof., ma dove insegni? Se per privacy non puoi dire il nome della scuola (non te lo chiederei) almeno la regione d’Italia (sempre che insegni in Italia)…sai qui con la scelta delle scuole bisogna darsi da fare anche se siamo ancora piccolini ;-)))
A presto.
Fioridiarancio
Fioridiarancio: mandami una mail e te lo dico. A presto
“La scuola non serve a coccolare, per quello bastano le mamme!”
E chi l’ha detto che la scuola non è come una mamma? Se non sbaglio, le mamme non hanno solo il “compito” di coccolare i figli, ma hanno soprattutto quello di educarli e di farli crescere. E il compito della scuola qual è? Beh, di educare i ragazzi, se non sbaglio. Quindi non vedo perché la scuola non possa essere paragonata ad una mamma.
D’altronde, le coccole a volte sono dure, difficili. Perché coccolare i propri figli, i propri alunni, non significa solo riempirli di baci, abbracci, carezze, ma significa aiutarli a crescere “guidandoli” verso la propria strada. E per farlo, spesso l’unico modo è sottoporli a prove complesse. Come nel caso dei temi difficili, che si rivelano molto più utili e costruttivi di quelli semplici.
Io personalmente preferisco che la mia prof mi lasci un tema che mi porti a riflettere e a confrontarmi com me stessa, piuttosto di dover svolgere un compito semplice, che non mi servirà a nulla.
Grazie a tutti i prof che coccolano i propri alunni sottoponendoli a prove difficile. Grazie mille a tutti…
Però tu ci sei arrivata dopo anni di scuola. Loro sono all’inizio. A poco a poco…