I voti non sono il giudizio universale!

A 14 anni la scuola è l’universo. Il mondo la classe. Il paradiso le vacanze. L’inferno i professori. I voti? Il giudizio universale.
Perché?

Perché papà e mamma rompono.
Perché i prof rompono.
Perché la bella figura con i compagni.
Perché, tra lezioni e compiti, sono otto ore al giorno.
Perché ci tengo.
Perché il motorino, le vacanze…

Comunque sia i voti sono investiti di un valore quasi assoluto. Come se il voto fosse un voto definitivo sulla vita e non semplicemente su un compito o un’interrogazione. E’ pur vero che a 14 anni le sfide della vita sono ordinariamente quelle della scuola, quindi un voto può acquisire questa valenza esistenziale: quanto valgo, lo dirà il voto che prendo.
Ritengo salutare ridimensionare la valenza del voto. Non perché io voglia una scuola senza voti: balle che hanno distrutto il sistema scolastico in passato e riempito di ignoranti le aule del nostro parlamento. I voti ci vogliono eccome! Ma i voti sono relativi ad una prova e giudicano quella prova, non la persona. Se prendi quattro in un tema non è la tua persona a valere quattro, ma il modo in cui scrivi o la tua mancanza di conoscenze (cattivo studio). Se prendi nove in una interrogazione non sei il migliore uomo o donna sulla faccia della terra, ma sei uno che ha studiato ed esposto bene, ma magari nella vita reale sei un farabutto.
I voti a 14 anni si prendono per “assoluti personali”, perché sono carichi dello sguardo degli adulti significativi e invece portano con sé solo indicazioni precise e circostanziate: esponi confusamente, non ricordi certi aspetti importanti, argomenti con chiarezza, hai studiato accuratamente. Solo così il voto (dettagliato e dichiarato dal prof!) è utile a migliorarsi, altrimenti è un bollino sulla persona, come quello blu della banana chiquita. Ma una persona è infinitamente più di una interrogazione o di un tema o di una banana…
Spesso sono i voti impressionistici e incerti dei prof a determinare questo stato di cose.
Occorre pretendere i voti dagli insegnanti: voti pubblici, voti chiari (non i 6 con tre meno che non si sa se sprofondino già nel 4…), voti dettagliati, voti a penna.
Il prof non giudica te, ma il tuo modo di lavorare.
E a volte la sfortuna ci mette la sua parte…Raccontatemi i vostri traumatici voti da giudizio universale…

ps. Su questo tema interessanti le idee di una collega, il cui post ho scoperto dopo aver scritto il mio… Scuola 2.0 a lavoro!

30 commenti

  1. Pubblicato il 25 novembre 2008 at 20:07 | Permalink

    Vorrei vedere un giorno gli alunni dare un voto agli insegnanti,sul modo di insegnare,di interessare,di coinvolgere,di capire le difficoltà!
    Come vorrei!!!Ne ho conosciuti di insegnanti che calcolavano i millesimi, incuranti della volontà,delle difficoltà,totalmente indifferenti alle Persone che avevano davanti!Prese solo a giudicare,a mettersi “in cattedra”giudici supremi,a sputare sentenze sui presunti caratteri(loro sanno già dalla prima occhiata chi hanno davanti)ignoranti sui reali problemi,pronti a puntare il dito sulla famiglia e sull’educazione!
    Purtroppo gli insegnanti hanno in mano il futuro e dunque la vita dei figli amati,cresciuti,educati ,in base alla loro luna del momento affidiamo ciò che abbiamo di più prezioso!
    Un altro desiderio,se mi è concesso ,sarebbe di fare volantinaggio davanti alle scuole con questo post!Per incoraggiare allievi scoraggiati e per certi insegnanti…
    N.B.Quello che lei dice è quello che noi diciamo da anni ai nostri figli ai quali non “rompiamo”in nessun modo!

  2. Pubblicato il 25 novembre 2008 at 20:08 | Permalink

    Grazie Prof! Mi è piaciuto moltissimo questo post perchè, guardandomi indietro (nei miei 23 anni di vita), vedo esattamente questo nella mia vita da quattordicenne persa in un mondo dove la prima cosa che pensi la mattina è ‘come mi guarderanno oggi quando entro in classe?’ e ‘oggi consegnano il compito di mate: la prima cosa che faccio è guardare il voto in rosso, non gli errori o altro… QUANTO VALGO PER TE PROF DI MATE? Quindi quanto valgo, CHI SONO?????’
    Come dice una canzone: “Went to school and I was very nervous, noone knew me, noone knew me; Hello teacher tell me WHAT’S MY LESSON, LOOK RIGHT THROUGH ME, look right through me”…
    Così vorrei passarvi un’esperienza che mi ha segnato la vita. A 14 anni mi ero appena trasferita dall’emisfero australe a quello boreale, da una delle 3 città più grandi del mondo (San Paolo) ad un buco nelle Marche (Fermo). Piena crisi adolescenziale, acuita dalla crisi del trasloco in quel luogo provinciale e ostile.
    Mi iscrissi al liceo classico. Ma mi trovavo male a Fermo, in classe (tutti si conoscevano da una vita, io ero la strana, la diversa, in fondo… l’esclusa), a casa… smisi di studiare, o meglio non iniziai mai. Avevo tutti (assicurato, TUTTI) DUE. Se mi chiamavano all’interrogazione rispondevo ‘Impreparato’. ‘Olivari almeno provaci’ e io più arrabbiata ‘Impreparato’ senza alzare lo sguardo nè dire una parola in più.
    Passarono mesi di pianti, grida, ribellione contro i miei genitori (incolpavo loro della mia sofferenza nello stare a Fermo), etc.
    Cambiò poco grazie ad un aiuto MOLTO esterno, anzi ESTRANEO direi, ma provvidenziale: l’unica persona che mi mostrò un po’ di sincero affetto.
    Così un giorno studiai. Era ancora il primo quadrimestre, ma se continuavo così perdevo l’anno, ero in una situazione molto peggio che disastrosa. Il ‘pagellino’ era tutto stelline…
    Studiai, e ricordo ancora benissimo cosa: storia dell’arte, Skopas, Prassitele e Lisippo.
    Strano ma vero la prof quella mattina mi chiamò. Ricordo ovviamente che sedevo sempre all’ultimo banco. Si meravigliarono tutti che andai all’interrogazione, alzandomi mentre mi faceva spostare al secondo, dritto davanti a lei. Con quasi nulla sicurezza di me attesi le domande, a testa bassa iniziai a rispondere, e feci l’interrogazione.
    OTTO E MEZZO. Non ci credevo. Non ci credeva nessuno. La prof mi disse: ‘Vedi Olivari che ce la puoi fare?’
    Da quel giorno – ripeto, DA QUEL GIORNO – iniziai a pensare …’forse non sono poi così stupida’… e a credere UN POCHINO in me.
    Per chi vuole sapere come andò a finire l’anno… presi i libri in mano, con grande fatica iniziai a studiare. Persi il latino ed il greco (dopo un semestre di grammatica non studiata!) ma dovevo ‘salvarmi’ e non ce la facevo a fare tutto. Recuperai ogni materia, con buoni se non ottimi voti, tranne le insufficienze in latino e greco che andarono sparendo negli anni, fino al mio conquistatissimo otto e mezzo scritto in greco in III liceo, tutto mio, tutto tutto mio. Il voto più alto che presi mai in una versione di greco. La mia piccola conquista.
    Grazie Prof.

  3. Pubblicato il 25 novembre 2008 at 20:10 | Permalink

    La cosa che più amo della mia meravigliosa famiglia sta proprio nel fatto che non ha mai dato peso ai voti che ricevevo a scuola,cattivi o buoni che fossero.Si,forse dipenderà dal fatto che non ho mai dato loro nessun tipo di problema da questo punto di vista,ma adoro ricordare un colloquio che ebbe mia madre con la professoressa di greco,al ginnasio;quest’ultima,dopo aver decantato le mie qualità,volle testare quanto detto e aprì a caso il registro: un bel 4 ad un test sull’imperfetto;allora,un pò imbarazzata,con nochalance aprì il registro in un’altra data,e di nuovo: 4,secondo test sull’imperfetto per chi,evidentemente,non aveva brillato nel primo.La prof.,con una irresistibile “R” moscia,cercò di dire qualcosa,,ma non potè fare a meno di scoppiare in una fragorosa risata assieme a mia madre.
    Naturalmente stessa cosa feci io quando mia madre mi riportò l’episodio una volta a casa.
    Ciao,Claire.

  4. Pubblicato il 25 novembre 2008 at 20:35 | Permalink

    Quanto è vero quello che scrivi! Purtroppo però per la mia esperienza molti usano i voti come frecciatina personale o per fare davvero del male o anche per valutare davvero la persona. Suona abbastanza catastrofico,ma mi è successo direttamente.
    Ho avuto l’esperienza di un’insegnante che era convinta che “più si soffre, più ci si rinforza” e si sentiva quindi in dovere di dare il minimo possibile, per temprarci. E’ stato un anno terribile, soprattutto a livello personale perchè, a quel punto, non erano più i voti a preoccupare,ma me stessa. Mi chiedevo perchè non ce la facevo, ero depressa e triste. Piangevo quasi tutti i giorni per scene umilianti vissute a scuola o la sensazione di non farcela. L’incoraggiamento sono stati altri 2, altri 3. Una compagna ha preso addirittura 1/5. A questo punto è davvero il voto a valutarti e non pensi che è solo un compito,ma che qualcosa non va.
    Fortunatamente i miei genitori mi sono stati molto vicini e mi hanno aiutata e sostenuta fino al cambio classe, che è stato come rivivere di nuovo. Queste persone dimenticano davvero di avere di fronte una persona e non un semplice compito o interrogazione da valutare. Magari valutassero solo il compito o l’interrogazione in sè!!!
    Ho avuto anche l’esperienza di chi dava voti a seconda della simpatia, degli acquisti nel suo negozio, di quanto teneva il nipote al pomeriggio… E’ inutile lottare e passare ore e ore a studiare quando ti rendi conto che hai risposto a tutto benissimo e allora ti frega con la domandina finale e ti dà 5, e la tua vicina fa scena muta, ripete la domanda girata e prende 9…

    I voti non hanno valore,ma perchè allora bisogna faticare così tanto?
    Perchè non posso studiacchiare e arrivare al 6, studiare seriamente e arrivare al 7, impegnarmi al massimo e prendere 8?

    Per non parlare poi delle esperienze terribili che hanno vissuto i miei fratelli!!! Uno di loro addirittura ha preso 0— in una verifica di matematica (non lasciata in bianco, ma svolta sbagliata). Questa è stata davvero una presa in giro! Come si fa a mettere tre meno dopo uno zero? Ancora uno e raggiungeva il meno 1? La media (perchè naturalmente si fa media matematica e non si guardano miglioramenti o progressi personali…) come si può alzare? Prendendo 12+++?

    Ho scritto questo qualche tempo fa:
    http://paroleinvolo.spaces.live.com/blog/cns!A7595C1F6C4E9687!312.entry
    Scusate…forse sono andata fuori tema, ma è ciò che ho pensato dopo aver letto il commento anche se non è strettamente legato ai voti!

  5. Pubblicato il 25 novembre 2008 at 22:34 | Permalink

    A 14 anni credevo che la tempra morale fosse andare bene a scuola, prendere buoni voti. Volevo essere bravo agli occhi dei professori, agli occhi dei miei genitori, agli occhi dei miei amici, ai miei occhi. Poi ho capito che non è così che vanno le cose… e a riguardo c’è una citazione che mi piace fare:

    “…credo che la tempra morale sia trovare una sola cosa di cui t’importa davvero, quella cosa che per te significa più di ogni altra cosa al mondo, e quando la trovi combattere per essa, rischiare tutto, anteporla a tutto il resto: il tuo futuro, la tua vita, tutto quanto e magari le cose che farai per ottenerla non saranno troppo pulite, ma questo non ha importanza, perché nel profondo sai che il gioco vale la candela… questa è la tempra morale secondo me.”

    Il voto ti fa credere qualcosa che in realtà non c’è… la vita al di fuori è un’altra cosa, ed è più appagante di quanto tu possa credere.

    Naturalmente in quinto ginnasio me ne sono accorto, e anche il mio professore di latino e greco.

    Vi lascio con ‘This Year’s Love’.

  6. Pubblicato il 25 novembre 2008 at 22:37 | Permalink

    Bel post.
    In Svezia non danno voti fino alla fine delle medie.

  7. Pubblicato il 26 novembre 2008 at 15:42 | Permalink

    vanda: adesso formulo la scheda valutazione per il docente. Comunque a proposito di prof ignari del mondo dei ragazzi, credo che sia importante per che loro sperimentino così che il mondo è spesso anche ingiusto e incoerente. Non è un principio educativo masochista, intendiamoci. Se si può evitare meglio, ma sta di fatto che è inevitabile…

    aleoli e claire: grazie per i pezzi autobiografici.

    alice: il principio più si soffre più ci si rinforza vale solo se la sofferenza è motivata, non a prescindere. Immagino che molti di noi ricordino quanto sia stato salutare prendere qualche batosta! Purché fosse motivata e giusta.

    Palms: la scuola è un territorio neutro per mettersi alla prova. Le materie non sono certo il senso della vita, ma il tentativo di imparare a dare un senso alla vita. Vedo la scuola come laboratorio, apprendistato, acquisizione di autonomia: imparare ad imparare. Dissento dalla citazione per quanto riguarda i mezzi poco puliti per raggiungere il proprio fine: la crisi mondiale in cui versiamo dipende da questo… E non è certo bello per le famiglie che non arrivano a fine mese. Non sarei drastico in assoluto sul voto: il voto riguarda una cosa che c’è. Il modo in cui hai lavorato. Questo nel mondo del lavoro è la normalità: si valuta quello sai fare o non sai fare.
    Il tuo prof di greco e latino la sapeva lunga…

    anonimo: come funziona?

  8. Pubblicato il 26 novembre 2008 at 18:12 | Permalink

    Per fare una cosa buona a volte ne devi fare anche una cattiva. Non c’è solo bianco e nero.

  9. Pubblicato il 26 novembre 2008 at 18:17 | Permalink

    Lo pensavano anche coloro che hanno speculato gonfiando i bilanci e causando la crisi attuale…

  10. Edo
    Pubblicato il 26 novembre 2008 at 19:10 | Permalink

    In Svezia non si danno voti fino ai 13 anni,praticamente fino alla fine delle nostre medie.
    L’istruzione e il metodo di apprendimento sono totalmente diversi,per esempio ad ogni ora di scuola c’è un piccolo intervallo di 15 minuti per far riposare il cervello.
    Non si inizia la scuola fino ai 7 anni perchè il cervello non è ancora sviluppato abbondantemente.
    Ai Professori si dà del tu e li si chiama per nome.
    Queste sono poche delle specialità della scuola svedese, l’ho letto su Focus di Novembre, c’è un bel articolo…

  11. Pubblicato il 26 novembre 2008 at 19:19 | Permalink

    E tu che ne pensi?

  12. Edo
    Pubblicato il 26 novembre 2008 at 20:12 | Permalink

    Beh…
    Allora, trovo giusto l’intervallino tra un’ora e l’altra,magari non di 15 minuti,ma di 5 puo’ più che bastare.
    Dare del tu al prof è giusto secondo me, trovo un pò assurdo dare del lei,sono persone con le quali si passano 5 o 8 anni della propria vita; magari ogni prof potrebbe decidere su questo.
    Sulla vicenda dei voti sono favorevole, ma comunque si dovrebbe sempre studiare… i voti sono la causa dello stress!
    … E lei Prof 2.0?

  13. Pubblicato il 26 novembre 2008 at 21:30 | Permalink

    La mia idea è più personale ed egoistica. Se una persona è disposta a perdere il proprio orgoglio o la propria bontà per qualcosa che ama davvero, be’, ha la mia approvazione.

  14. Pubblicato il 27 novembre 2008 at 07:50 | Permalink

    Tratto da “I pirati dei caraibi”:
    Nel caso in cui per perseguire la giusta rotta serva un atto di pirateria , può darsi che la pirateria stessa sia la giusta rotta.

    Però caro Palms è molto labile il confine fra la giusta o la sbagliata “rotta”!
    Perdere la propria bontà implica qualcosa verso gli altri ,che non si possono dimenticare e ignorare pur di raggiungere la meta,secondo me…
    Per l’orgoglio perderlo è normale,basta che un genitore vada a “parlare” con un insegnante per dimenticarsi cos’è!

  15. Pubblicato il 27 novembre 2008 at 08:02 | Permalink

    Gent.Prof. dico sempre ai ragazzi che nei dolci ci vuole un pizzico di sale perché siano più buoni,come nella vita,si apprezzano di più le proprie fortune se si ha ,ogni tanto una difficoltà!Ma se si mette una manciata di sale allora è un disastro!E’ vero che il mondo può essere ingiusto,ma nel mondo della scuola ci sono personaggi che “spargono sale” con soddisfazione,risultando dannosi e deleterei per la vita di un allievo!

  16. Pubblicato il 27 novembre 2008 at 09:09 | Permalink

    Edo: tu studieresti senza i voti? Lo stress di cui parli lo vedi come sfida o come paura?

    Palms: spero di non trovarmi mai in questa situazione con uno dei tuoi figli… Perché so che avrei l’approvazione del padre e allora potrei far loro qualsiasi cosa, se è per raggiungere il mio obiettivo…

    vanda: siamo d’accordo sul pizzico di sale e sui maledetti “salatori” ambulanti…

  17. Pubblicato il 27 novembre 2008 at 10:08 | Permalink

    Prof 2.0: sono d’accordo sul fatto che non può essere tutto facile,ma in quel caso non c’era proprio niente di motivato tant’è che su 28 studenti iniziali in meno di due anni se ne sono andati (andati e non bocciati) in 9… Quando un’insegnante arriva a dire ai genitori che la figlia ha un grave problema perchè gli vuole troppo bene e sta bene in famiglia e se per caso succedesse qualcosa poi ci starebbe davvero male… è normale? Non voler bene alla famiglia perchè se..?

    Palms: non sono d’accordo. Perdere il proprio orgoglio uno può anche fregarsene,ma la bontà no! Sarò ancora legata a valori antichi e magari considerati stupidi,ma se cominci a lasciar perdere la bontà perchè tu e solo tu vuoi qualcosa, a prescendere da quanto lo vuoi, come può andare decentemente il mondo? Non dico che tutti debbano essere buoni e bravi, ma se tutti pensassero solo al loro obiettivo e lasciassero perdere la bontà sarebbe un bel problema! Però è solo la mia opinione…

  18. Pubblicato il 27 novembre 2008 at 13:44 | Permalink

    Credo che avrei paura perché vorrebbe dire che tu li ami sopra ogni altra cosa, e questo è alquanto… pedofilo. Ma sono sicuro che non è questo il messaggio… o almeno, spero.

  19. Edo
    Pubblicato il 27 novembre 2008 at 14:39 | Permalink

    Ci possono essere non i voti ma le domande in classe per vedere se uno ha aperto il libro.
    Da una parte studierei,ma dall’altra forse meno (lo ammetto).
    Poi alla fine del quadrimestre e alla fine dell’anno si dovrebbero svolgere dei test, con voto per valutare se uno ha studiato…
    Secondo me con questo metodo la scuola diventerebbe un piacere, non si studierebbe solo per avere un bel voto,ma anche per farsi una propria cultura.
    Lo stress lo vedo sia come paura sia come sfida…

  20. Pubblicato il 27 novembre 2008 at 15:37 | Permalink

    Palms: l’ironia è un’ottima scappatoia. Ma in fondo essere al di là del bene e del male è un infantilismo da cui prima o poi, per forza di cose, si guarisce. Stai bene.

    Edo: molto interessante! Grazie mille!

  21. Pubblicato il 27 novembre 2008 at 15:39 | Permalink

    Alice: naturalmente nel caso che racconti entriamo in un terreno che non ha neanche bisogno di essere commentato, rasentando il patologico da parte del prof.

  22. Edo
    Pubblicato il 27 novembre 2008 at 16:16 | Permalink

    Di niente Prof 2.0

  23. Pubblicato il 27 novembre 2008 at 17:18 | Permalink

    E così andare aldilà del bene e del male è un infantilismo? Amare a tal punto da trasgredire le regole di mamma e papà di presidi e professori, di tutori della legge è infantile? Peter Pan ha ragione.

    ‘Non fare il cretino, resta bambino’.

  24. Pubblicato il 27 novembre 2008 at 17:36 | Permalink

    Palms: non mi sembra di aver mai parlato di regolette da quattro soldi. Me lo attribuisci tu. Parlavo di speculatori e gente capace di distruggere la vita degli altri per i propri biechi fini: dai kamikaze ai pedofili. Leggi le cose come pare a te. é infantile pensare di potere avere tutto e subito e si salvi chi può, proprio come fanno i bambini. ma la realtà è un’altra. questo è infantilismo. Sei troppo intelligente per non averlo capito.

  25. Pubblicato il 27 novembre 2008 at 21:08 | Permalink

    Palms: credo che una risposta come la tua sia solo un modo per sfuggire. Scommetto che sei uno dei tanti che non crede che in una famiglia si possa andare d’accordo! Perchè è una cosa così incredibile per tutti? Non dico che sia facile, bisogna fare dei piccoli sacrifici, ma perchè rovinare tutto con stupide crisi adolescenziali per motivi ridicoli? Perchè non provare a creare un rapporto serio, di sostegno,aiuto e amore che possa migliorare la vita e sapere che per qualunque problema c’è qualcuno che ti aiuterà?
    E comunque si, penso che “trasgredire le regole di mamma e papà di presidi e professori, di tutori della legge”, come dici tu, sia davvero infantile. Non è più costruttivo chiedersi perchè ci sono quelle regole e discuterne anzichè trasgredirle per principio? Se un rapporto è basato sulla fiducia non c’è bisogno di arrivare, ti fidi semplicemente del consiglio dell’altro.
    In casa mia non ci sono regole, quindi non ti potrei dire se trasgredirei, ma penso che sia molto più importante un rapporto che porta a parlare INSIEME dei temi che si affrontano; non a chiedere un permesso,ma valutare le possibilità di ciò che si vuole fare.

  26. Pubblicato il 27 novembre 2008 at 22:20 | Permalink

    Evidentemente non mi sono spiegato. Perché io parlo d’amore, non di ‘trasgressione per principio’. Proprio perché si è inquadrati si è consapevoli che trasgredire è un ‘male’… ma farlo per qualcosa che si reputa superiore non ha prezzo. Sapere di star commettendo qualcosa che va contro i nostri stessi principi, contraddirsi per qualcosa che è semplicemente troppo importante da poter essere circoscritto a delle regole di base, è qualcosa di magico.

  27. Pubblicato il 28 novembre 2008 at 10:54 | Permalink

    Caro Palms in teoria quello che dici è ammirevole,ma se intacchi gli altri,la loro libertà,incolumità pensiero, allora no,assolutamente!Permettimi di dirlo “da mamma” come dico sempre ai miei figli”Ognuno si cucina la PROPRIA minestrina!”nel senso che ognuno decide della PROPRIA vita ciò che vuol fare e come lo vuol fare.Senza imporre agli altri le sue scelte!Nella nostra famiglia siamo molto democratici e ognuno ha sempre scelto,già da piccoli, amici, scuola ,letture , hobby, abbigliamento , ecc.ecc. per sé,parlandone con noi genitori o con i fratelli,se voleva.
    Se un bambino o ragazzo vuole uscire senza giacca accetterà di prendersi il raffreddore!
    Spero che quello in cui metti tanto amore faccia cambiare in meglio qualsiasi cosa a cui tu ti riferisci,ma senza intaccare gli altri!Se è vero amore deve essere una buona cosa!

  28. Pubblicato il 29 novembre 2008 at 16:03 | Permalink

    Palms: è magico essere fedeli a sè stessi e a ciò che si ama.

  29. Pubblicato il 29 novembre 2008 at 19:58 | Permalink

    Vi propongo una diversa prospettiva: i voti diventano il giudizio universale per la loro unicità. La mia esperienza è che dei voti non mi importava granché (NB andavo bene a scuola, questo magari falsa un po’ la cosa), perché godevo della stima onesta dei miei familiari.

    Se facevo bene mi approvavano e mi esprimevano la loro stima, se facevo male mi riprendevano, con chiarezza, senza mai farmi dubitare del loro affetto ma spiegandomi bene dove era lo sbaglio, come potevo migliorare e aiutandomi se era il caso.

    A questo si aggiungevano le mille occasioni per cimentarmi: con gli amici, con i lavori manuali, con altri ambienti di socializzazione diversi dalla scuola…

    In questo modo i voti di scuola non erano la prima valutazione che ricevevo (nemmeno la prima obiettiva, perché una famiglia che approva qualsiasi cosa del figlio, compresi gli sbagli, non serve a nulla) e venivano da “giudici” di minore importanza.

    Cresciamo insicuri perché troppo protetti o troppo soli, e quando arrivano i voti di scuola forse li ingigantiamo a giudizi (terribili!) sulla nostra esistenza perché sono gli unici. Suggerirei ai genitori di “giudicare” di più, e correttamente.

  30. Pubblicato il 30 novembre 2008 at 10:58 | Permalink

    Sbit: scopro di aver toccato un tema più caldo di quanto credessi e la tua riflessione mi servita molto. L’idea di coinvolgere i genitori in questo modo non mi era mai balenata in mente. Grazie mille!

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