Terapia antidepressiva: la bellezza

Da “La mia storia con Mozart”, di E.E. Schmitt.
L’autore racconta il suo incontro di quindicenne aspirante suicida con la musica di Mozart:”Sì nella sala irrompeva la bellezza, tutta la bellezza del mondo; era là davanti a me, mi veniva regalata… l’unica cosa di cui ho memoria è che da quel momento sono guarito. Addio sconforto! Addio depressione! Volevo vivere. Se al mondo c’erano cose così preziose, così piene e così intense, l’esistenza mi attirava… “Avrò il tempo di scoprire tutte le meraviglie che rigurgita il pianeta?… Mozart mi aveva salvato: non si abbandona un universo dove si sentono cose così belle, non ci si suicida in una terra che dà frutti come quelli e altri frutti simili. La guarigione attraverso la bellezza. Agli psicologi non era venuto in mente di guarirmi con questa terapia. Mozart aveva inventato la cura e me l’aveva somministrata. Come un’allodola che vola alta verso il cielo, uscivo dalle tenebre, mi libravo nell’azzurro. Mi ci rifugio spesso”.

Bisognerebbe avere sempre a portata di cuore il proprio catalizzatore di azzurro (di qualunque natura sia ha sempre a che fare con l’amicizia), per quando naufraga nel grigio indistinto e piovoso di Shit City e si riduce ad un semplice muscolo striato involontario…

7 commenti

  1. Pubblicato il 19 maggio 2008 at 19:58 | Permalink

    grazie prof per la risposta! ma, mi chiedo: perchè alcune persone sembrano non voler scappare da quel grigio indistinto di Shit city, anzi ci navigano, nonostante gli infiniti orizzonti messi davanti da alcuni amici? cosa è che non funziona…gli orizzonti offerti non sono abbastanza azzurri?
    giuli

  2. Pubblicato il 19 maggio 2008 at 21:56 | Permalink

    Bella domanda giuli. grazie. ti rispondo domani. adesso è ora della nanna e anche i prof dormono, altrimenti poi sono nervosi e se la prendono con gli alunni…

  3. Pubblicato il 21 maggio 2008 at 10:13 | Permalink

    Rieccomi. Ho riflettuto sulla tua domanda giuli. Credo che a volte sia comodo rimanere nel grigio se ormai è divenuta consolidata sicurezza, piuttosto che lanciarsi in mare aperto, dove si corrono più rischi e non si sa cosa si troverà. Per esperienza personale posso dirti che alle persone per vedere l’azzurro a volte non bastano le parole di chi lo vede, bisgogna anche farglielo toccare questo azzurro e poi avere la pazienza di aspettare. La nostalgia prima o poi farà il suo corso…

  4. Pubblicato il 21 maggio 2008 at 11:08 | Permalink

    era così difficile questa domanda?ci hai dovuto pensare parecchio:):)scherzo prof! Esatto, sono proprio la comodità e la consolidata sicurezza del grigio, il problema. Perchè non è facile “cambiare” il modo di vedere e di affrontare le cose, di amici che da sempre sono stati abituati a vedere così. Dovrebbero fare uno sforzo immenso. Sarebbe come abituare i propri occhi alla luce del sole, dopo aver trascorso un pò di tempo in un luogo completamente buio. All’inizio fa male guardare la luce direttamente…
    Prof è difficile, perchè la gente spesso stenta a mettersi in discussione…ma vuol dire che dovrò impegnarmi di più:)
    giuli

  5. Pubblicato il 21 maggio 2008 at 11:32 | Permalink

    è vero, la gente stenta a mettersi in discussione. Ma se tu sorridi azzurro e la gente lo vede, a poco a poco succederà qualcosa…ci vuole tempo, pazienza, fare la strada insieme… e poi serenità, perchè in fondo la libertà è un dono e c’è chi sceglie di rinunciare all’azzurro.

  6. Pubblicato il 21 maggio 2008 at 12:19 | Permalink

    me lo ricorderò. me lo ricorderò soprattutto nei momenti in cui quel grigio indistinto minaccerà le mie di giornate. grazie, perchè mi sono messa in discussione con questo post:)
    giuli

  7. Pubblicato il 21 maggio 2008 at 13:33 | Permalink

    Grazie a te (anche se non ci conosciamo, almeno credo) che sei disposta a metterti in discussione.

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