Da “La mia storia con Mozart”, di E.E. Schmitt.
L’autore racconta il suo incontro di quindicenne aspirante suicida con la musica di Mozart:”Sì nella sala irrompeva la bellezza, tutta la bellezza del mondo; era là davanti a me, mi veniva regalata… l’unica cosa di cui ho memoria è che da quel momento sono guarito. Addio sconforto! Addio depressione! Volevo vivere. Se al mondo c’erano cose così preziose, così piene e così intense, l’esistenza mi attirava… “Avrò il tempo di scoprire tutte le meraviglie che rigurgita il pianeta?… Mozart mi aveva salvato: non si abbandona un universo dove si sentono cose così belle, non ci si suicida in una terra che dà frutti come quelli e altri frutti simili. La guarigione attraverso la bellezza. Agli psicologi non era venuto in mente di guarirmi con questa terapia. Mozart aveva inventato la cura e me l’aveva somministrata. Come un’allodola che vola alta verso il cielo, uscivo dalle tenebre, mi libravo nell’azzurro. Mi ci rifugio spesso”.
Bisognerebbe avere sempre a portata di cuore il proprio catalizzatore di azzurro (di qualunque natura sia ha sempre a che fare con l’amicizia), per quando naufraga nel grigio indistinto e piovoso di Shit City e si riduce ad un semplice muscolo striato involontario…
7 commenti
grazie prof per la risposta! ma, mi chiedo: perchè alcune persone sembrano non voler scappare da quel grigio indistinto di Shit city, anzi ci navigano, nonostante gli infiniti orizzonti messi davanti da alcuni amici? cosa è che non funziona…gli orizzonti offerti non sono abbastanza azzurri?
giuli
Bella domanda giuli. grazie. ti rispondo domani. adesso è ora della nanna e anche i prof dormono, altrimenti poi sono nervosi e se la prendono con gli alunni…
Rieccomi. Ho riflettuto sulla tua domanda giuli. Credo che a volte sia comodo rimanere nel grigio se ormai è divenuta consolidata sicurezza, piuttosto che lanciarsi in mare aperto, dove si corrono più rischi e non si sa cosa si troverà. Per esperienza personale posso dirti che alle persone per vedere l’azzurro a volte non bastano le parole di chi lo vede, bisgogna anche farglielo toccare questo azzurro e poi avere la pazienza di aspettare. La nostalgia prima o poi farà il suo corso…
era così difficile questa domanda?ci hai dovuto pensare parecchio:):)scherzo prof! Esatto, sono proprio la comodità e la consolidata sicurezza del grigio, il problema. Perchè non è facile “cambiare” il modo di vedere e di affrontare le cose, di amici che da sempre sono stati abituati a vedere così. Dovrebbero fare uno sforzo immenso. Sarebbe come abituare i propri occhi alla luce del sole, dopo aver trascorso un pò di tempo in un luogo completamente buio. All’inizio fa male guardare la luce direttamente…
Prof è difficile, perchè la gente spesso stenta a mettersi in discussione…ma vuol dire che dovrò impegnarmi di più:)
giuli
è vero, la gente stenta a mettersi in discussione. Ma se tu sorridi azzurro e la gente lo vede, a poco a poco succederà qualcosa…ci vuole tempo, pazienza, fare la strada insieme… e poi serenità, perchè in fondo la libertà è un dono e c’è chi sceglie di rinunciare all’azzurro.
me lo ricorderò. me lo ricorderò soprattutto nei momenti in cui quel grigio indistinto minaccerà le mie di giornate. grazie, perchè mi sono messa in discussione con questo post:)
giuli
Grazie a te (anche se non ci conosciamo, almeno credo) che sei disposta a metterti in discussione.