Ritratto d’autrice: Eloisa James
Riproponiamo qui di seguito l’intervista a Eloisa James, originariamente pubblicata in Baciami, Annabel ( Kiss me, Annabel ) – Romanzi nr. 821, luglio 2008.
I romanzi storici Eloisa James sono stati pubblicati con grande successo, ricevendo recensioni molto positive da voci autorevoli quali “USA Today”, “Publisher’ Weekly” e “Library Journal”, mentre “People Magazine” ha addirittura sentenziato che “nello scrivere romance non si può fare molto meglio di così”.
Dopo la laurea ad Harvard, Eloisa ha conseguito un master a Oxford e un dottorato di ricerca a Yale, per poi diventare docente di Shakespeare e letteratura rinascimentale e pubblicare un libro su questo argomento. Al momento è professore associato e coordinatore del programma di scrittura creativa alla Fordham University di New York.
Nella sua veste professionale è intervenuta come opinionista sul “New York Times” scrivendo un’apologia del romance, nonché su molte altre riviste femminili e del settore, come “Romance Writers’ Report”. Dopo aver rivelato la sua fin lì sconosciuta attività di scrittrice di romance, i media e i lettori hanno trovato molto intrigante la sua doppia vita.
Figlia del poeta e attivista Robert Bly e della premiata scrittrice di racconti brevi Carol Bly, Eloisa è sposata con Alessandro Vettori, professore di letteratura italiana alla Rutgers University.
Cara Eloisa, siamo veramente felici che tu abbia accettato di essere intervistata in occasione dell’uscita in Italia di Baciami, Annabel. Grazie per questa bella opportunità che offri alle tue fan italiane. In effetti, tu hai un legame molto forte con l’Italia, vero?
Sì, è vero! Mio marito è di Firenze, quindi ogni estate la nostra famiglia trascorre un paio di mesi tra Firenze e l’isola d’Elba. Mi ritengo estremamente fortunata ad avere due città che amo e conosco molto bene, cioè New York e Firenze. Ho addirittura scritto un articolo su alcuni dei miei scorci preferiti di Firenze: se qualcuno volesse leggerlo, può trovarlo nel mio sito internet (www.eloisajames.com) tra gli Extras.
Il tuo debutto è stato abbastanza controverso e sensazionale: prima di tutto sei una delle poche autrici di romance il cui primo lavoro è uscito in hard-cover, ma soprattutto c’è “il caso” della tua doppia vita. Sì, perché tenendo all’oscuro quasi tutti, Mary Bly, studiosa di Shakespeare e professore associato alla Fordham University, per quasi cinque anni ha condotto una carriera parallela come Eloisa James, premiata autrice di romance. Ma il 16 febbraio 2005 ha deciso di fare “outing” durante un consiglio accademico. Come ci sei riuscita? È stato difficile? Come hanno reagito i tuoi colleghi e il mondo accademico?
Ho deciso di comunicarlo ai miei colleghi dopo aver ricevuto la cattedra di professore. Ho trascinato una scatolone pieno di romanzi fino al dipartimento di inglese e ho comunicato ai miei stupefatti colleghi la notizia. Si sono ripresi velocemente e hanno incominciato a scambiarsi i miei libri sulla base delle copertine, come se fossero figurine. Da quel momento in poi, mi hanno molto sostenuto, e credo che siano anche molto orgogliosi della mia doppia vita.
Nel tuo articolo A Fine Romance, pubblicato nel “New York Times”, racconti: “Mio padre stabilì che per ogni romance avrei dovuto leggere un classico […] Questa separazione tra romanzi letterari e i loro compagni illeciti ha strutturato la mia vita”. Provenendo da un ambiente culturale (Eloisa è il “prodotto” dell’università di Yale, Harvard e Oxford, (NdR)) e familiare come il tuo, conosci benissimo la Letteratura con la L maiuscola, tuttavia scrivi romance. Come ti sei ritrovata a scrivere la controparte “illecita” e anche a prenderne le difese? Come l’ha presa la tua famiglia?
La mia famiglia non ne è rimasta sorpresa. Ho passato la mia giovinezza a scrivere commedie, costringendo i miei fratelli a interpretarle: tutte commedie romantiche. Dopo essermi laureata a Harvard, ho scritto un romance, che però non è mai stato venduto. Quando, alcuni anni dopo, mi sono cimentata con un secondo, i miei familiari si erano ormai abituati all’idea. Detto ciò, mio padre, un poeta, mi ha sempre sostenuto con forza; mia madre, scrittrice di racconti brevi, ha continuato a sperare che prima o poi avrei scritto un “vero libro” fino alla fine [Carol Bly è venuta a mancare nel dicembre 2007, NdT]. Tuttora continuo a vivere divisa tra due mondi. Come professoressa di inglese, rappresento una cultura accademica che stabilisce i confini della “letteratura”. Come autrice di romance storici, scrivo romanzi che sono stati accostati a una sorta di Sex and the City georgiana, alcune volte etichettati anche come porno per intellettuali.
Eloisa James è una famosa scrittrice di bestseller. Mary Bly ha pubblicato diversi lavori accademici, un libro per studiosi e un articolo sul teatro del Diciassettesimo secolo per “PMLA”, la più prestigiosa rivista di letteratura inglese. Come riesci a districarti fra la tua carriera di scrittrice di romance e quella di studiosa nonché madre di due bambini?
Alla stessa maniera con cui ogni donna di oggi riesce a districarsi tra le centinaia di cose che le vengono richieste: cioè con un’estrema organizzazione! Adoro fare liste. Butto giù liste di “cose da fare” organizzate per i miei tre lavori: scrittrice, professoressa e madre. E quando sono impegnata con uno dei punti di una certa lista, cerco di concentrarmi su quel preciso compito. Infine, triste ma vero, non guardo la televisione: non ne ho proprio tempo!
Che cosa cercano le donne nei romance che non riescono a trovare in altri tipi di narrativa? Qual è il fascino che i romanzi rosa esercitano, quale bisogno appagano?
Penso che le lettrici vogliano una storia forte, con una relazione che catturi il loro interesse. I critici invariabilmente restringono questo interesse semplicemente al sesso, ma si tratta di un grosso errore. Di recente mi trovavo a cena con una collega, quando a un certo punto lei si volta verso sua figlia e le dice: “Vedi, cara, potresti diventare ricca mettendo su carta le tue fantasie più sconce!”. In realtà le lettrici di romance non sono alla ricerca di eccitazione erotica, bensì di una bella storia. Questo perché leggono con interesse, intelligenza e passione.
Il tuo modo di scrivere è stato descritto come unico, brillante e arguto, in grado di mescolare trame straordinarie ed eccentriche con dialoghi scintillanti, il tutto condito con uno straordinario talento nel ritrarre personaggi indimenticabili a tutto tondo, che sembrano reali. Come sei riuscita a sviluppare uno stile così peculiare e tanto personale?
La “voce” di un autore è una qualità molto misteriosa. Quando leggo l’opera di un esordiente, la cosa più difficile è riuscire a localizzare dove si trova la sua “voce”, cioè i punti da focalizzare e sviluppare nello scrivere. I dialoghi, poi, per me rappresentano una continua sfida. Una delle cose che faccio per continuare a crescere come scrittrice, è rileggere le commedie di Oscar Wilde, ogni anno: è un autore brillante e divertente, ed è diventato il mio modello di scrittore.
Per il modo con cui rendi omaggio al legame che esiste fra sorelle e amiche, i tuoi romanzi sono stati descritti come l’incontro fra Sex and the City e Piccole donne. Quanto è importante questo legame nella tua vita? Quanto hanno influenzato, le tue amiche, il modo con cui ti approcci alle tue storie?
Le mie amiche sono e sono sempre state la chiave per la mia felicità personale. Ho appena passato un weekend con le mie due compagne di stanza ai tempi del college. Le ho conosciute dieci anni prima di incontrare mio marito. Ci siamo fatte forza tra gli alti e bassi della carriera, i disastri della vita, le malattie, l’amore e il suo opposto, la morte dei nostri cari… Grazie al cielo, noi tre siamo ancora insieme. Basta dare un’occhiata al diario di una donna, anche di secoli fa, per capire che non sono l’unica a vivere esperienze simili. I miei romanzi si strutturano intorno all’amore tra un uomo e una donna in parallelo con l’amore che lega delle amiche, perché la vita è così.
Scrivi romanzi in un certo senso “corali”, e le tue eroine di solito sono un gruppo di donne che si sostengono a vicenda nella loro ricerca dell’amore e della felicità. In genere le loro storie si dipanano attraverso una serie di romanzi, lasciando che il lettore scopra a poco a poco le loro vicissitudini. Perché hai scelto di esprimerti tramite delle serie?
Per ognuno dei mie libri, io devo creare un “mondo”: i servitori, le case, gli indirizzi, i negozi, gli amici e i conoscenti e così via. Quando ho scritto il mio primo romanzo, ho scoperto che costruire questo mondo richiedeva così tanto lavoro che per me sarebbe stato improponibile scrivere un solo libro per poi rincominciare tutto daccapo! Ho iniziato con una serie di tre romanzi, poi sono passata a quattro, e la mia ultima serie, a quanto sembra, ne avrà sei!
Tutti i romanzi della serie Essex devono il loro titolo alle commedie di Shakespeare. Quanto c’è, in ciascun romanzo, della commedia originaria?
Shakespeare influenza ciò che scrivo in un milione di modi diversi: dal momento che insegno le sue opere, mi capita spesso di sentirmi echeggiare nella mente una frase che ho appena spiegato a lezione, talvolta al ounto di farla mia direttamente. E altrettanto spesso le idee per i personaggi e per le trame mi vengono da opere di Shakespeare.
A volte nei tuoi libri vengono affrontati argomenti “difficili”, come l’alcolismo in The Taming of the Duke [ Amare un duca, Romanzi n. 835, (NdR) ], eroine in sovrappeso in Pleasure for Pleasure [ Nel nome del piacere, Romanzi n. 852, (NdR) ], oppure uomini che fanno “cilecca” in Your wicked ways. Pensi che i romanzi rosa debbano essere qualcosa di più che un mero escapismo?
Certamente! I romanzi rosa sono come tutti gli altri tipi di romanzo. E non sto dicendo che “dovrebbero esserlo”, lo sono davvero. In essi si parla delle nostre paure più grandi e delle nostre più grandi speranze. Qualsiasi persona di buonsenso spera di avere una relazione duratura, intelligente e sensuale con un’altra persona. Così come qualsiasi persona di buonsenso sa che queste speranze possono venire infrante da una malattia, come l’alcolismo, o da un pregiudizio culturale, come quello sul proprio peso nel caso delle donne. Uno dei miei compiti, come autrice di romanzi, è mostrare la vita reale e non dipingerne un quadro tutto rosa: questo include parlare delle storie di persone che superano sfide di ogni genere, proprio come fa ognuno di noi.
Quali sono le tue icone romance? Come si sono evolute nel corso del tempo? Chi sono le tue autrici preferite?
Adoro i libri di Susan Elizabeth Phillips, Loretta Chase, Teresa Medeiros e Lisa Kleypas tra gli altri. Leggo molto, e molte cose diverse. Ieri sera stavo leggendo un romanzo di Nora Roberts, e mi è piaciuto veramente tanto!
Una volta hai detto: “Potrei accusare Mr. Darcy di essere un’ombra che incombe su tutti i miei eroi, e di avermi fatto trovare un marito che potrei facilmente immaginare a passeggio per Pemberley (anche se devo dire che i suoi modi sono di gran lunga migliori di quelli di Darcy)”. Quanto c’è di tuo marito (un cavaliere italiano!) nei tuoi eroi?
La chiave per scrivere romanzi è cercare di essere il più vicini possibili alla vita reale. In ognuno degli eroi che ho creato c’è qualcosa di mio marito, così come in ognuna delle eroine che ho creato c’è qualcosa di me. Nel caso del mio primissimo romanzo, in particolare, sono andata vicinissima alla verità. L’eroe di Potent Pleasure si chiamava Alexander, aveva i capelli ondulati, neri e striati di argento: cambiava umore facilmente, era intellettualmente brillante e trascorreva un sacco di tempo in Italia. Mio marito si chiama Alessandro, e anche tutto il resto è vero!
In giugno uscirà negli Stati Uniti il terzo libro della tua serie Desperate Duchesses. Ti va di dirci qualcosa su questa tua ultima serie, che sarà costituita da sei romanzi?
Adoro questa serie! Sono romanzi spiritosi, sexy e divertenti che parlano della vita di cinque duchesse, nessuna delle quali ha un matrimonio felice. Credo che sia la serie più divertente e sexy fra tutte quelle che ho scritto finora. E visto che anche Mondadori pubblicherà questi romanzi, speriamo che le lettrici italiane li apprezzeranno quanto li stanno apprezzando quelle americane!
Per concludere, c’è qualcos’altro che vuoi dire alle tue lettrici italiane?
Non ho parole per esprimervi quanto io amo il vostro paese. Sono cresciuta in una fattoria, nei pressi di una piccola cittadina rurale del Minnesota. Quando passeggio per le bellissime stradine di Firenze, o quando sento i miei bambini che chiacchierano nella vostra bellissima lingua, mi sento davvero fortunata. Grazie!
Ho ‘conosciuto’ da poco eloisa James, comperando per puro caso ‘ Paris in love’. Sono rimasta catturata dal suo modo di scrivere e dalla sua storia. Sono come rapita e attratta dal suoi romanzi. Mi piacerebbe anche leggere qualcosa di accademico scritto da lei. Come insegnante di inglese sono doppiamente interessata. E come donna, figlia di una madre morta di tumore al seno, sono addirittura ammirata per il suo modo di reagire. Complimenti!