Gente-metropolitana

La metropolitana di Shit City è un luogo dove la vita pulsa e un po’ anche puzza, ma la vita è così pulsa e puzza allo stesso tempo. Capita di vedere un giovane papà con il bimbo di 5 mesi incollato alla pancia con una di queste fasce portabimbi modello canguro e un intero vagone che partecipa ai sorrisi del bimbo e ai racconti del giovane papà sulla sveglia alle 5 di mattina e sulla gioia di sudare a causa di quel bambino incollato alla pancia, quasi che lo volesse gestare anche lui. E capita anche di sbirciare nei libri che leggono gli altri persi tra una pagina della Yourcenar e una di Pennac, con i volti che si trasformano come si guardassero allo specchio, manifestando inconsapevoli: sorrisi, incertezze, meraviglie, tristezze…

C’è anche chi ascolta musica e muove la testa, la gamba, il piede noncurante del ritmo del treno e dei fischi dei freni e dei messaggi nelle stazioni. C’è chi rilegge sms e sorride o chi li compone e sorride. Chi dorme perchè ha lavorato e chi dorme perchè non ha lavorato. Chi parla perchè è amico, fidanzato o marito. Chi si trucca perchè è in ritardo, chi si strucca perchè qualcun altro è arrivato in ritardo o non è arrivato per niente. C’è chi ha i sacchi della spesa e chi ha un cane e gli parla del mondo che vede o che non vede. C’è chi spinge, chi osserva famelico, chi si guarda nel riflesso del vetro tra un buio e l’altro alla ricerca dell’immagine da regalare alla luce. E qualcuno ogni tanto accompagna il ritmo della vita con una fisarmonica stonata.
Decisamente la metropolitana è piena di persone reali e viaggiarci dentro fa bene a fuggire dal reality in cui vogliono ingabbiarci.

11 commenti

  1. Pubblicato il 29 maggio 2009 at 16:37 | Permalink

    La metropolitana è veramente una sciola di vita, di psicologia e sociologia.

    Personalmente trovo abbia anche un certo fascino “underground”.

    Bye,
    Charles

  2. Pubblicato il 29 maggio 2009 at 16:38 | Permalink

    errata corrige: SCUOLA non sciola

    Sorry,
    Charles

  3. Pubblicato il 29 maggio 2009 at 17:47 | Permalink

    E’ il luogo dove il nostro io ed il loro tu s’incontrano e si scontrano.
    Senza conoscersi, ma già inconsapevolmente conosciuti per il solo fatto di essere lì.
    Carmen

  4. Pubblicato il 29 maggio 2009 at 18:28 | Permalink

    Quanto è vero..
    Ci ho passato una vita, soprattutto per andare a scuola e seguire le lezioni del prof 2.0 e l’ho detestata. Ma è un microcosmo che chi non ha mai vissuto da pendolare non potrà mai penetrare a pieno.

    Ogni tanto, e spero di non risultare sdolcinato o malinconico, quel mondo mi manca, così forsennato ma, se lo si riesce a gustare, paradossalmente così lontano, distante dalla frenesia del mondo che imperversa sopra.
    Poi arriva la propria fermata. E il tempo riprende a scorrere. E ti butti nella ressa.

    Un serpente metallico che arresta il tempo nella viscere di Shit City.

  5. Pubblicato il 30 maggio 2009 at 08:11 | Permalink

    Quadretto d’osservazione perfetto..prof scrive proprio bene !!

    Ma Ale

  6. Pubblicato il 30 maggio 2009 at 09:40 | Permalink

    Avevo escluso l’esistenza di una metropolitana a Shit City…forse perché è sotterranea, mi mette ansia e non permette di vedere ciò che di bello c’è al di sopra…mi dà l’idea di una “corsa contro il tempo”.
    Però è tutto vero…
    ci sono milioni di persone…ognuno di loro con la propria storia personale, sono lì accomunati dallo scopo di arrivare in “qualche luogo”…
    C’è anche chi guarda l’altro seduto nel sedile di fronte per capire un po’di sè.
    Ciao prof

  7. Pubblicato il 31 maggio 2009 at 14:04 | Permalink

    Nella metro come negli autobus o nei parchi, si incontra la piccola quotidianità di ognuno. Che c’insegna tante cose.
    Carmen…forse sarebbe meglio dire “il loro noi”…è più corretto.
    Piccolo appunto in una frase impeccabile.

  8. Pubblicato il 31 maggio 2009 at 17:34 | Permalink

    Ciao anonimo, ho scritto il “loro tu” di proposito, per sottolineare l’individualità di ognuno.
    Scrivere il “loro noi” avrebbe significato rimarcare l’appartenza ad un gruppo.
    Anche se l’appartenza c’è (la metropolitana), è il loro unico modo di essere che viene evidenziato ( c’è chi rilegge sms…chi ascolta musica… chi si trucca…ecc.), il “loro tu” appunto.
    Carmen

  9. Pubblicato il 31 maggio 2009 at 18:52 | Permalink

    Hai ragione carmen, mi hai rimesso al mio posto.

  10. Pubblicato il 2 giugno 2009 at 16:03 | Permalink

    Mi viene in mente questa preghiere letta qualche tempo fa:
    “Dall’alto di una grande scalinata della Metro, missionari in abito a giacca o in impermeabile, vediamo di gradino in gradino, nell’ora in cui c’è più folla, una distesa di teste… Cappelli, baschi, berretti, cappelli di tutte le tinte. Centinaia di teste: centinaia di anime. Noi, lì in alto. E più in alto, e dappertutto, Dio.Dio dappertutto. Subito, saliremo nella Metro. Vedremo volti, fronti, occhi, bocche. Bocche di gente sola, al naturale: alcune avare, altre impure, altre cattive, bocche avide o sazie di tutti i nutrimenti terrestri. Poche, tanto poche quelle che hanno la forma del Vangelo. E saremo arrivati. Nel buio sbucheremo all’aria aperta, e ci incammineremo per la via che ci condurrà a casa. “
    Madeleine Delbrel, Noi delle strade

  11. Pubblicato il 2 giugno 2009 at 16:14 | Permalink

    Grazie per le vostre considerazioni così ricche di umanità. Sembra che la metropolitana nasconda molta più vita di quello che si vuole credere… Sarà un caso che sia nata di pari passo con la rivoluzione industriale?

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