…un treno puntuale sospeso sul mare
…una piazza elegante come una signora d’altri tempi
…una nera cioccolata in compagnia di Claudio Magris
…un bianco castello imperiale appoggiato su un mare trasparente
…un’audace lingua di pietra su cui passeggiare sospesi sul mare
…una città vecchia di vicoli stretti e dissestati
…una passeggiata con Joyce, Svevo e Saba
…una barca a vela sospesa nel nulla di un cielo lattiginoso come il mare
…un gruppo di amici dal calore familiare
…una poesia che ho sempre amato e che finalmente ha profumi, colori, volti:
Città Vecchia
Spesso, per ritornare alla mia casa
prendo un’oscura via di città vecchia.
Giallo in qualche pozzanghera si specchia
qualche fanale, e affollata è la strada.
Qui tra la gente che viene che va
dall’osteria alla casa o al lupanare,
dove son merci ed uomini il detrito
di un gran porto di mare,
io ritrovo l’infinito
nell’umiltà.
Qui prostituta e marinaio, il vecchio
che bestemmia, la femmina che bega,
il dragone che siede alla bottega
del friggitore,
la tumultuante giovane impazzita
d’amore,
sono tutte creature della vita e del dolore;
S’agita in esse, come me, il Signore.
Qui degli umili sento in compagnia
il mio pensiero farsi
più puro dove più turpe è la via.
U.Saba, in Trieste e una donna (1910-1912)
3 commenti
Una foto meravigliosa. Dalle tue parole traspare una tranquillità che merita di essere condivisa.
Grazie prof!
Carmen
I triestini sono definiti i terroni del nord: è proprio vero, confermo in toto.
Io ne sono rimasto ammaliato quest’estate, soprattutto quando papà mi fa “piazza dell’Unità è ritenuta una delle piazze più belle d’Italia.. forse la PIU’ bella”. E come potevo credergli, io, uno che viene da una città dove è impossibile che un cane seppellisca un’osso senza portare alla luce una qualche villa romana, dove la metro fa zig-zag, su e giù, aggirando siti archeologici “momentaneamente in attesa di continuare i lavori” per quanti sono, io, uno di quei romani che dicono “sì, quel luogo sarà bello ma.. non regge il confronto con Roma” (e questo ci limita un sacco, lo riconosco)?
E invece, condotti per quei vicoli citati nella poesia, siamo alfine sbucati in un gioello asburgico levigato d’aria salmastra al calar della luce, mentre una miriade di piccoli fari, per terra, sui lampioni, sui palazzi, declamavano il suo trionfo a ridosso del lungomare, dove, in lontananza, si poteva scorgere il faro.
E il castello, oh il castello!
Non riuscivo a credere che quell’opera fosse stata innalzata dal piccolo principe Max, quello del cartone di Sissi che vedevo da piccolo.
Per chi non ci fosse stato: visitatela.
Io forse ci torno la prossima settimana.
Carmen: prego. Il mare fa sempre la differenza…
exalunnomanontroppo: bentrovato! Concordo con te! E tu con me ne avevi parlato…