“Le mie parole raccontano, non vogliono arrestare, semmai sognano di trasformare.”
«Saviano non doveva avere la scorta». Così si era espresso pochi giorni fa il capo della squadra mobile di Napoli Vittorio Pisani.
Da lì la reazione della magistratura napoletana, primo tra tutti il procuratore aggiunto, Federico Cafiero de Raho, che si allontana dalle dichiarazioni di Pisani per ribadire i motivi della scorta a Roberto Saviano: «Saviano è enormemente esposto. Ha smosso le coscienze e diffuso una conoscenza che era di pochi, diventando un emblema della lotta alla camorra. Colpire lui significa depotenziarlo. È il testimone di una battaglia civile in cui tanti si riconoscono.» E’ intervenuto anche Raffaele Cantone, amico personale di Roberto, ex pm oggi in Cassazione, minacciato anch’egli dai Casalesi durante il processo Spartacus insieme allo stesso Saviano e alla giornalista Rosaria Capacchione: «Considero Vittorio Pisani uno dei migliori investigatori d’Italia. Ecco perché resto meravigliato dalle sue valutazioni. Non tengono conto di come la situazione di pericolo di Saviano sia stata più volte vagliata e sempre ritenuta molto grave. Gomorra ha fatto compiere un salto di qualità nella lotta alla camorra anche sul piano della consapevolezza dell’opinione pubblica e ha dato molto fastidio alle organizzazioni criminali»
Oggi finalmente è lo scrittore napoletano ad intervenire su La Repubblica per dire la sua, per difendersi nuovamente da chi cerca di screditarlo agli occhi della pubblica opinione. E ribadisce ancora una volta lo scopo delle sue inchieste giornalistiche e dei suoi romanzi: «Io non sono un poliziotto, né un carabiniere, né un magistrato. Le mie parole raccontano, non vogliono arrestare, semmai sognano di trasformare.»
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