“A colui che attende giunge ciò che attendeva, ma a chi spera capita ciò che non sperava”.
Mamma E.R.
Più che di felicità, oggi abbiamo bisogno di speranza.
La speranza è la qualità imprescindibile per una vita 2.0.
Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori “una specie non protetta che speri si estingua presto”.
Cosí, quando arriva un nuovo supplente di Storia e Filosofia, il protagonista si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva.
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9 commenti
Ma felicità e speranza si escludono? Perchè chi è felice di solito non spera, o meglio non ha niente da sperare, se non che la felicità duri per sempre. Chi spera invece lo fa perchè non è felice e quindi spera di esserlo? Come dice il mito di Pandora, in un mondo perfetto non ci sarebbe bisogno della speranza…o no? Non so bene cosa pensare. Mi piacerebbe essere davvero felice e non aver bisogno di sperare…
Quando sei felice speri che la felicità la raggiungano anche gli altri e ti adoperi perché questo avvenga…Non si smette mai di sperare :)…Almeno questo è quello che penso io
Scusate l’intrusione…Il tema sollevato è molto interessante
Sarò pessimista purtroppo, perchè penso che la felicità piena non esiste…il concetto di felicità è ampio e ognuno lo intende come vuole perchè abbiamo delle esigenze e priorità diverse.
Fortunatamente rimane la speranza, quell’energia vitale che ti permette di andare avanti, ti dà la forza per riuscire a trovare ciò che si cerca e vivere in modo forse migliore, il momento presente.
Forse è in questa “attesa” che risiede la speranza…e siccome siamo sempre in attesa…non si smetterà mai di sperare.
Poi c’è la preghiera…che è come imbucare lettere nella cassetta della speranza…
Prima o poi il Postino verrà a ritirarle…
Ciao prof
Anche io come Laquintafiglia creco che sia un tema molto interessante.
Cia sarebe molto da approfondire.
I posts che ho letto mi hanno fatto ricordare una poesia di Eugenio Montale:
Felicità raggiunta.
Felicità raggiunta, si cammina
per te sul fil di lama.
Agli occhi sei barlume che vacilla,
al piede, teso ghiaccio che s’ incrina;
e dunque non ti tocchi chi più t’ama.
Se giungi sulle anime invase
di tristezza e le schiari, il tuo mattino
è dolce e turbatore come i nidi delle cimase.
Ma nulla paga il pianto del bambino
a cui fugge il pallone tra le case.
Bye,
Charles
cregralfma la frase è farina del sacco di mamma e.r.? mi pare di averla già sentita…
I contributi si fanno interessanti. Io credo che oggi di felicità ce ne sia persino troppa, ma di speranza ne vedo poca in giro…
Anonimo: la frase è di Eraclito, o attribuita a lui, ma Mamma e.r. me l’ha insegnata e per me è come fosse sua!
Forse ho un concetto di felicità un po’ diverso…
la mia felicità risiede nel mio cuore e non ha bisogno che di persone che amo e mi amano per essere vera.
Di questa felicità non ce n’è mai abbastanza…
e non credo che possa essere troppa.
E sorvolo volontariemante sul surrogato di felicità che ci suggeriscono da ogni parte e che non ha niente a che vedere con la felicità vera.
In quanto alla speranza: e se la vera felicità risiedesse anche nella speranza?
La troppa felicità che c’è in giro è il surrogato delle vita vera. A quella mi riferivo. Ritengo solo che la speranza sia ancora più radicale, perchè a volte la felicità, anche quella vera può mancare o essere incompleta. Solo la speranza la restituisce.
Vero vero vero.