A me questo basta

Ieri (oggi) sono rimasto a parlare con un amico su una panchina di Shit City fino a tarda notte.
L’aria era tutta orecchie. L’erba del parco silenziosa e quasi profumata. Le voci della gente si erano nascoste da qualche parte nella via lattea. Il tempo non si è fermato, si è semplicemente messo da parte, per tre o quatto ore.
Sono momenti in cui le persone diventano trasparenti.
E la solitudine dei numeri primi sembra solo un’eccezione e non la regola di questo nostro mondo così affollato e così solitario allo stesso tempo.
Non mi pentirò mai di perdere il sonno per due categorie: le persone e i libri (che sono persone).
Un anticipo del paradiso che si affaccia su questa terra sotto forma di vita vera.
A me questo basta.

5 commenti

  1. Pubblicato il 24 maggio 2009 at 13:39 | Permalink

    Molto bello. Dalle mie parti non ci sono panchine in un parco verde, ma un silenzioso muretto sul lungo mare assolve lo stesso compito. Anzi, forse sarebbe meglio farci un salto più spesso.

    Ciao Prof.

  2. Pubblicato il 24 maggio 2009 at 17:42 | Permalink

    Prof,se il contenuto e lo stile del libro che stai per pubblicare sono del livello di questo breve ma intenso post, allora ci siamo proprio, sarà un gran bel libro,
    (nonno)Baffo

  3. Pubblicato il 25 maggio 2009 at 07:41 | Permalink

    Una notte piena di stelle a Shit City: gli amici!!!Attraverso di loro passa la luce dell’infinito che illuminano il nostro cuore e ci aiutano ancora a sperare. E’ anche per questo che quando guardiamo in alto dovremmo sempre ridere…
    Condivido pienamente la frase nell’immagine. Credo proprio che prima o poi te la “ruberò” perchè questa mi mancava!!
    Thanks =)
    Ciao prof

  4. Pubblicato il 25 maggio 2009 at 08:55 | Permalink

    All’Anonimo di cui sopra: io l’ho già “rubata” senza il suo permesso, penso che essere suo padre me ne dia la facoltà,lui mi perdonerà sicuramente.
    Sarà senz’altro oggetto di un
    prossimo post sul mio blog,grazie Prof,e a ben rendere !
    (nonno)Baffo

  5. Pubblicato il 25 maggio 2009 at 14:52 | Permalink

    A (nonno) Baffo racconta:
    Credo che lei abbia tutti i diritti per (cambio il termine) “prendere in prestito” la frase…
    Onestamente, neanch’io ho chiesto il permesso ed ho solo fatto una comunicazione…=)

    Penso che alcune parole si conservino bene nel cuore…lì nessuno le può “rubare” ma possiamo condividerle insieme ad altri, quindi…si “regalano”!! In questo modo non c’è bisogno di essere perdonati…=)

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Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori “una specie non protetta che speri si estingua presto”.

Cosí, quando arriva un nuovo supplente di Storia e Filosofia, il protagonista si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva.

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