Tutti vogliono essere felici. Ogni creatura sulla faccia della terra tende alla felicità.
E allora da come riempiamo questo termine ormai stanchissimo dipende molto, troppo.La felicità nella nostra epoca è un concetto da poter misurare. Quantitativo. La felicità non misurabile non esiste. Allora sostituiamo con un altro termine la felicità misurabile, quantitativa: successo. Oggi è felice o crede di poterlo essere chi ha successo. Il successo è massimamente quantificabile, misurabile, in termini di share, di pubblico. Per questo la tv è il luogo principe della felicità… Quanti leggono il mio blog? Pochi, molti. Da questo dipende la mia felicità. Quanti sguardi provoca il mio vestito, la mia bellezza? Quanti applausi la mia performance? Quanto guadagni il mio lavoro?
Di conseguenza, in base alla quantità, si pensa di poter determinare: intelligenza, bellezza, bravura, ispirazione… di una persona. Ma la quantità è frutto dello sforzo, della fatica, della tensione produttiva, della lotta per superare gli altri. Allora la felicità si riduce allo sforzo prodotto, alla tensione. Ci si concentra sullo sforzo per ottenere e, senza accorgersene, ci si perde la verità delle cose, la loro semplice pienezza: non scriviamo libri, non lavoriamo, non ci facciamo belli, per tenere alto il consenso attorno a noi. Questo avvelena libri, lavoro, bellezza… Scriviamo libri, lavoriamo, ci facciamo belli per amore ai libri al lavoro alla bellezza e per amore alle persone che serviamo con i nostri libri, con il nostro lavoro, con la nostra bellezza. Solo così nei casi di fallimento, insuccesso, bancarotta rimarremo sereni. Perché anche se quelle cose ci vengono tolte la felicità non dipende da esse, ma dall’amore che ci mettiamo: il bene che compiamo fa la felicità, non lo sforzo.
Fallimento e felicità sono compatibili. Tutta questione d’amore. Come sempre…
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C’è una felicità oscura e una felicità chiara, ma l’uomo incapace di assaporare la felicità oscura, non è nenache capace di assaporare quella chiara
G. von Le Fort
9 commenti
Mi fa molto piacere vedere che stavamo scrivendo nello stesso momento coniderazioni attinenti la felicità, di cui è alla disperata ricereca l’uomo di oggi,cercando di aiutare gli altri a capire se vanno dietro a quella fittizia centrata sulle cose o a quella vera centrata sull’amore,
sempre grazie per gli spunti di
riflessione che mi offri,
Baffopapà
La felicità è reale solo se condivisa…
che difficle questione…quanti significati alla parola felicità, ma qual è quello vero? epicuro diceva serenità, platone sapienza, aristotele sostanza, agostino fede..io la immagino come l’ebrezza del pensiero, in un momento di solitudine, ,quando appoggiata con una mano su un muro , sorrido senza motivo..
Felicità: è un bicchiere di vino, con un panino la felicità… Così dicevano Al Bano e Romina. Forse per questa filosofia sono poi arrivati a separarsi.
Al (Capone)
baffo: telepatia familiare…
anonimo: only shared…
giada: quella che descrivi è una conseguenza. Ma da dove nasce?
Al: abbassare la luce per fare pace… Si erano dimenticati di questi versi.
non c’è una causa precisa..se no sarebbe gioia..bisogna forse gustare a pieno la vita per essere felici..ma è solo un’ipotesi..
Felicità dice pienezza. Sono d’accordo.
il problema è: come fare?
Qualche ingrediente per esperienza personale:
– vivere nel presente e goderselo nei minimi dettagli, anche quando il presente è “brutto”
– avere molti amici e coltivare le amicizie
– frequentare la bellezza: arte, letteratura, natura…
– darsi con generosità a chi ha bisogno di noi