L’uomo che cadde sulla terra

Oggi ho fatto lezione su questo simpatico articolo apparso qualche settimana fa. Ve lo giro perché merita la lettura.

“Gli spot della classe dirigente”

di R.Chiaberge
(supplemento culturale del Sole 24ore del 21.09.08)

Una sera come tante davanti alla tivù, aspettando il Tg1 delle otto. Dopo il quiz di Carlo Conti parte la raffica degli spot. «Mi sento gonfia» geme una ragazza ingrugnata, accarezzandosi la pancia. «Anche io avevo l’intestino pigro» la conforta l’amica, flessuosa e sorridente. «Ma ora prendo Fibrivia, lo Yogurt con Bifidus. Prova anche tu. Un barattolo di Fibrivia al mattino e in quindici giorni ritrovi la tua naturale regolarità». Stacchetto, e alle due bionde con problemi di stitichezza subentra una famigliola riunita intorno al desco. La mamma vuota nella pentola una confezione di pasta: «Non si può aspettare. Le nuove Lumacotte cuociono in sei minuti!». Esultanza generale. Altro stacchetto, ed ecco l’acqua minerale Sgorghina, che scendendo nelle viscere «lava via i batteri cattivi». Si resta in cucina anche nello spot successivo, dove una voce maschile esalta le virtù del burro Panzanò: «Il 75% di colesterolo in meno nel vostro frigo». Poi è il turno di Del Piero, con l’ex-miss e la suora che fanno «tanta plin-plin». «Puliti dentro e belli fuori». E infine, dulcis in fundo, il primo piano di una tazza (non di quelle dove si beve): un flacone di plastica spruzza un liquido blu, e la ceramica torna candida e splendente. Il ciclo si è compiuto, e siamo pronti per digerire le cattive notizie del telegiornale, i tonfi delle Borse, le bizze dei piloti, l’ultimo attentato a Islamabad, l’ubriaco al volante che travolge la pensionata.Se un marziano cercasse di capire gli italiani dagli spot televisivi, come faceva David Bowie in quel magnifico film, «L’uomo che cadde sulla terra», ne ricaverebbe l’impressione di un popolo intento solo a mangiare e andare di corpo. Tra yogurt miracolosi, rotoloni che non finiscono mai, ragù con sapore di ragù, detersivi per lavare i contenitori del ragù e dentifrici che garantiscono una bocca pulita al 100% dalle tracce di ragù, sembriamo afflitti da un’ossessione per tutto ciò che avviene nel nostro tubo digerente, dalla deglutizione fino allo smaltimento finale. Pare che la nostra intera esistenza si svolga nel perimetro compreso tra la cucina e il bagno, con una tappa in sala da pranzo (sempre ovviamente, col cellulare acceso a portata di mano).

Ora, che grazie al carobenzina e al tracollo dell’Alitalia la mobilità territoriale si sia ridotta ai minimi termini, è comprensibile. Ma se ci resta soltanto la mobilità intestinale, allora ha ragione chi dice che siamo finiti nella «plon-plon» fino al collo, e nessuno spot ci può salvare.

3 commenti

  1. Pubblicato il 21 gennaio 2009 at 22:04 | Permalink

    mi sa che lo attacco in cucina!
    Valeva proprio il tempo di leggerlo.

  2. Pubblicato il 21 gennaio 2009 at 23:46 | Permalink

    Un post molto significativo.
    Un lessico familiare contemporaneo.

    In effetti, se un marziano arrivasse sulla terra vedendo questi spots, non noterebbe differenze fra un lago ed un uomo… entrambi sono alimentati da un immissario e, quando sono troppo pieni, sfociano in un emissario…

    Mi hai incuriosito. Devo cercare quel film col magico "White Duke", David Bowie!

    Bye & Tnx,
    Charles

  3. Pubblicato il 25 gennaio 2009 at 17:39 | Permalink

    Del resto il nuovo imperatico categorico, il perno della vita morale del nostro tempo è:
    “Chi la fa l’aspetti.
    Chi non la fa …Guttalax.”

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