I miei alunni sono in Grecia. Io in classe, solo (lezioni regolari per gli eventuali presenti tra i non partiti: nessuno). Correggo i loro temi. Una specie di rito silenzioso, durante il quale me li immagino sedersi accanto a me, con i loro occhi spalancati e i loro volti intimiditi da qualcuno che legge la loro anima scritta su un foglio protocollo, che suona non solo burocratico, ma anche minaccioso. Passo con ciascuno di loro il tempo della correzione e attraverso quelle righe mi raccontano il (loro) mondo. La scrittura è un atto di fiducia: ci si mette in gioco, si scopre qualcosa e la si rivela a qualcuno. Correggere i temi è una delle mansioni più serie di un prof di italiano. E così passo il tempo con loro in un’aula vuota, con i loro errori di sintassi, con i loro slanci, con le loro paure, con le loro certezze… Ognuna delle loro vite scritte entra dentro di me che ho il terribile compito di giudicare e dare un voto: non alle vite, ma al modo in cui esse si raccontano.
Non è raro portare a casa perle come queste:”Sincerità e verità sono due parole strettamente collegate l’una all’altra; sono come il pesce pagliaccio e l’anemone di mare, svolgono una simbiosi mutualistica, dipendono l’uno dall’altra”.
“In realtà, il vero motivo per cui cerchiamo di camuffarci, non è il desiderio di voler sembrare migliori, ma il terrore che qualcuno, vedendo il nostro vero io, possa giudicarlo insignificante”.
Oggi la classe è vuota. Loro sono in Grecia.
Oggi la classe è piena. Loro sono con me, nei i loro scritti.
9 commenti
Sei fortunato.
Ciao prof., sarebbe bellissimo se questi affondi nella personalità dei tuoi alunni li facessero spesso anche i genitori, ancorchè logorati da mille pensieri e azioni di ordine pratico. Il prof e il genitore, scambiandosi le loro idee, potrebbero crescere molto e allearsi per far uscire da ogni piccolo uomo o donna il meglio di se.
Una persona che non accetta se stessa è solo una persona che vuole migliorare.
Anonimo,bisogna capire – forse – ciò che intendiamo per miglioramento e ciò che percepiamo come bruttura.
ape: lo so, per questo faccio questo mestiere…
isabel: “allearsi”, parola chiave!
anonimo: hai ragione. Spesso è come dici, ma non sempre.
ape: precisazione necessaria, che sarebbe bello argomentare.
Proooooooooof!!
Mi vergogno a dirlo, ma leggendo questo intervento mi sono messa a piangere. Ci è mancato tantissimo e spesso ci veniva in mente quanto sarebbe potuta essere una gita mille volte migliore con lei ad accompagnarci. Anche se, ad ogni modo, lei ci è riuscito ad accompagnare con il suo “wow!” che ripetevamo sempre. Sentire la mancanza di un professore non credevo potesse essere una cosa possibile, ma invece adesso non vedo l’ora che arrivi lunedì per andare a scuola e raccontarle tutto (cosa parecchio imbarazzante xD). Scappo a letto che sono stanchissimaaaaaa! A lunedì prof, e complimenti per il post! Mi e ci è mancato troppoooooo!
Stelletè*
Stelletè: piangere non è qualcosa di cui vergognarsi. Significa avere il cuore sensibile e non è certo un difetto… Grazie per quello che scrivi, ma ti avverto ci saranno momenti in cui non vi mancherò per niente… 😉
“In realtà, il vero motivo per cui cerchiamo di camuffarci, non è il desiderio di voler sembrare migliori, ma il terrore che qualcuno, vedendo il nostro vero io, possa giudicarlo insignificante”.
Non avrei saputo dirlo meglio. Io nom mi piaccio e così cerco di sembrare ciò che non sono. Ma forse non mi nascondo diero un’altra me stessa solo perchè non sono soddisfatta di quella vera: probabilmente la paura di essere giudicata, e quindi, di poter deludere le persone che reputo migliori, prevale sul mio buon senso (forse troppo poco…).
Mi seno sciocca d ammettere tutto ciò. E mi sento ancora più sciocca perchè a volte, ammettendo questo con me stessa, mi metto a piangere. Così, senza motivo. E in quei momenti non mi sento sensibile, ma olo piccola, stupida. Vorrei tanto non essere così…
Il primo passo è accettarti così come sei! è così bello. i tuoi ti amano così.