“Coraline”, la favola nera di Gaiman, diventa un film
Da venerdì 19 giugno in tutte le sale italiane esce il film Coraline e la porta magica tratto dal bestseller internazionale, tradotto in 30 lingue, Coraline, la fiaba noir di Neil Gaiman.
La protagonista è Coraline, una bambina che, usando le parole dell’autore, «passa attraverso una porticina da un mondo dove i genitori la ignorano a un altro dove tutti hanno i bottoni al posto degli occhi e – apparentemente – la adorano.»
Una storia capace di emozionare e spaventare grandi e piccini. Anzi, a detta di Gaiman sono proprio i genitori ad avere più paura «qualche genitore mi ha detto: “Ho finito di leggere Coraline ieri alle tre di notte. Mi sono alzato subito e sono andato ad accendere tutte le luci di casa. Tu sei pericoloso e dovrebbero rinchiuderti!”»
(FONTE: L’intervista rilasciata a Il venerdì di Repubblica)
Il film, diretto da Henry Selick, lo stesso regista di The Nightmare before Christmas, è il più costoso film in stop-motion 3D nella storia del cinema e ci sono voluti ben nove anni per la sua realizzazione, vista la complessità della tecnica che combina anche effetti stereo 3D.
Il 1º capitolo di Coraline
Il figlio del cimitero, l’ultimo romanzo di Neil Gaiman uscito per Mondadori
ottobre 13th, 2009 at 2:46 pm
Ripensavo da un po’ ad un film di animazione visto quest’estate nella rassegna cinematografica all’aperto a Sassari: Coraline e la porta magica.
La storia è semplice ma niente affatto banale: Coraline, una bambina dall’intelligenza vivace e dal brio tipico dell’età, trascurata dai genitori impegnati nelle incombenze lavorative, decide di esplorare la vecchia casa nella quale si sono da poco trasferiti. È una casa un po’ arcigna e misteriosa piena di finestre, scale e anfratti che solleticano la sua sete di avventura.
Nel suo vagare tra un soppalco, una veranda e un corridoio, l’attenzione di Coraline viene catturata da una misteriosa porta la cui sagoma emerge chiaramente dalla carta da parati e… decide di scoprire cosa si nasconde.
Nonostante i divieti materni, la sua curiosità viene soddisfatta dal suo spirito verso l’avventura: con un trucco si impossessa della chiave e attraversa il tunnel ombelicale che la separa da quella porta. In effetti le si apre un mondo fantastico: oltre la porta c’è un’altra casa molto più gioiosa di quella che ha lasciato, dove ci sono le copie dei genitori ma molto più attenti e premurosi di quelli della vecchia casa e, soprattutto, le si spalanca un mondo nuovo.
È come un paese dei balocchi dove tutto è possibile, tutto ciò che è desiderio primario è realizzabile: gioco, allegria, cibi proibiti ai bambini, funambolismo, e nessuna noiosa regola che rallenti la realizzazione delle proprie immediate aspirazioni.
Per Coraline è tutto fiabesco e non si capacita quasi di come sia possibile una tale realtà parallela a pochi passi dalla vita meno rosea che affronta tutti i giorni. Il massimo dello stupore la coglie quando la copia della madre oltre la porta magica le propone di rimanere lì per sempre ma a patto di un piccolo sacrifico: rinunciare ai propri occhi al posto di due bottoni.
Solo allora Coraline si rende conto che tutti i personaggi oltre la porta hanno bottoni cuciti al posto degli occhi…
Inorridisce, cerca di scappare e tutto improvvisamente diventa un incubo.
L’Italia ha attraversato da tempo quella porta magica, ha rigettato il senso del dovere, del sacrificio, delle conquiste lente, dell’onestà, del rigore, per farsi catturare dalle magie dei balocchi oltre la porta magica.
La fantasia è un prezioso congegno che ci aiuta a entrare nell’età adulta ma gli Italiani l’hanno sposata solo per cambiare la realtà, per trasformarla in avanspettacolo, cabaret…
Hanno preferito il doppio a una vita fatta di impegno, dedizione, coraggio. Si sono fatti sedurre dal sortilegio del fatuo, dall’inconsistenza dell’irreale dove sembra tutto facile, ma non si rendono conto del prezzo altissimo da pagare: enormi bottoni al posto degli occhi.
Penso che noi Invisibili siamo ancora al di qua di quella porta magica, che la nostra grande forza stia nel renderci conto che ce la possiamo fare a resistere alle sirene che cantano dello sfavillante mondo oltre quella porta.
Sappiamo che non paga la dimensione del disimpegno, dell’arroganza, della seduzione del male in cui i colpevoli e i nemici sono sempre gli altri e tutto ciò che non ci piace e colpa di alleanze e complotti.
La vita ha un prezzo: spesso la solitudine delle proprie scelte, quelle più difficili, ma fatte ad occhi aperti, i propri.
Irene Melis