Breve panorama della fantascienza cinese

novembre 18th, 2010 by Moderatore

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Parlare di fantascienza cinese non è facile: se nel caso della science fiction europea e americana possiamo fare riferimento ad opere e autori che hanno contribuito a definire il genere in maniera via via più univoca (da Verne e Wells, attraverso Asimov, Heinlein, Bradbury fino a Dick, Ballard e, successivamente, Gibson), non si può dire lo stesso della sua controparte asiatica. Il genere infatti, nelle modalità in cui lo conosciamo, è legato a due fattori determinanti nella definizione della cultura occidentale (per quanto sia rischioso usare questo aggettivo): lo sviluppo del pensiero scientifico e di una società di tipo industriale. Di questo – o meglio dell’assenza di queste due istanze – dobbiamo tener conto nel parlare di di fantascienza cinese o, più coerentemente, di kehuan wenxue 科幻文学.

In Cina il genere porta con sé una certezza e un dubbio,quest’ultimo dipendente dalla prima: chiara e indiscussa è la consapevolezza della science fiction come genere straniero, importato e non autoctono, epifenomeno di un (doloroso) processo di colonizzazione economica e relativa commistione culturale. Il dubbio conseguente riguarda la sua definizione, resa più vaga e nebulosa dall’incontro con i generi tradizionali della letteratura cinese, come il racconto del soprannaturale e del fantastico e la novellistica popolare sulle arti marziali (rispettivamente zhiguai 志怪, chuanqi 传奇 e wuxia xiaoshuo 武侠小说). Le conseguenze di tale “flessibilità” arrivano fino ad oggi, quando, da parte del pubblico meno specializzato, all’etichetta kehuan wenxue viene associato ogni genere di opera di stampo fantastico, dalle traduzioni del Signore degli Anelli e Harry Potter alla letteratura che si rifà a personaggi e ambientazioni tradizionali e scevre da influenze esterne. Questo fenomeno di “stemperamento” del genere è visto, in seno all’attuale dibattito in rete e sulla carta (con in testa la rivista “Science Fiction World”, Kehuan Shijie 科幻世界 ), in chiave negativa perché causa di declassamento della sf propriamente detta e dei suoi autori, nonché dell’allontanamento dagli ambienti della letteratura “alta”.

Lo sviluppo della science fiction cinese segue grosso modo le linee dettate dal suo modello occidentale, linee che vanno inevitabilmente ad intersecare le vicende politiche e sociali del paese, con conseguenze spesso nefaste; a rischio di cadere in semplificazioni eccessive, è possibile suddividere il percorso della kehuan wenxue in quattro grandi fasi che risulteranno immediatamente evidenti a chiunque abbia una generale conoscenza della storia politica della Cina del Novecento: vi è un lungo periodo di gestazione e “infanzia” letteraria che va dagli ultimi anni della dinastia Qing (che si estingue nel 1911), comprende tutto il primo periodo repubblicano (non ancora socialista) e si conclude con la fondazione della Repubblica Popolare nel 1949. E’ un periodo questo di relativa libertà, ricco di innovazione: la nascita di una science fiction autoctona si inserisce come fenomeno collaterale in un più generale processo di modernizzazione che aveva preso piede in Cina fin dai primi incontri con le potenze occidentali e che, con il collasso del sistema imperiale durante la seconda metà del diciannovesimo secolo, è andato progressivamente ad intensificarsi, culminando nella rivoluzione dello xinhai 辛亥 nel 1911 e con la fondazione della Repubblica cinese. Cruciale in questo periodo è il ruolo delle traduzioni, attraverso le quali il pubblico viene per la prima volta a conoscenza della letteratura europea, di Verne e di Wells. A dedicarsi a questa attività di traduzione e appropriazione letteraria si dedicano nomi illustri del pensiero riformista cinese del periodo, dal filosofo Liang Qichao agli scrittori Lu Xun e Mao Dun, i quali riconoscono il potenziale grande impatto sociale del nuovo genere e, di conseguenza, conferiscono alla fantascienza una posizione di rilievo nel dibattito letterario. Queste traduzioni vengono subito prese a modello (quando non proprio come calco) dagli scrittori cinesi: opere come Colonia lunare ( Yueqiu yuemindi xiaoshuo月球殖民地小说) e Le avventure del signor Faluo (Faluo xiansheng tan 法罗先生谭), pubblicate da Xu Nianci 徐念慈 sotto diversi pseudonimi nel 1904 e considerate fra i primi lavori di fantascienza cinese, si rifanno direttamente ai modelli, rispettivamente, del Viaggio al centro della Terra di Verne e delle Avventure del barone di Munchausen di Raspe (il nome “Faluo” nel titolo della seconda opera significa letteralmente “vantarsi” o “raccontare esagerazioni e vanterie” e potrebbe suggerire traduzioni dal gusto datato come “Le avventure del signor Fanfarone”). Degli stessi anni sono opere come Cronache dell’Apocalisse e Cronache future delle guerre nel cielo (Shijie mori ji 世界末日记 e Kong zhong zhangzheng weilai ji 空中战争未来记) di Bao Tianxiao 包天笑. Si tratta pur sempre di una fantascienza “debole” , in cui non è ancora sviluppato un discorso organico sulla scienza, ma quest’ultima viene usata semplicemente come pretesto per sviluppare racconti del fantastico. La letteratura di questo periodo, a causa del frequente ricorrere ad oggetti magico-scientifici, è stata anche definita “fantascienza degli utensili”). Particolarmente degna di nota in questo periodo è Città di gatti (Mao cheng ji 猫城记) di Lao She 老舍 ( di cui è ancora possibile trovare un’edizione a cura di Edoarda Masi per Garzanti), satira del 1924 sull’immobilità e fossilizzazione della società cinese a cavallo fra le due rivoluzioni del 1911 e del 1949, opera che accenna alla letteratura della distopia nel dipingere un’ipotetica Cina del futuro, in cui gatti oziosi popolano le macerie di quella che fu la Cina moderna.

Nell’ottobre 1949 viene fondata la Repubblica Popolare Cinese e il riassestamento economico, sociale e culturale successivo alla fondazione della nuova Cina avrà conseguenze determinanti nello sviluppo e nella maturazione del nostro genere letterario. Non c’è racconto o romanzo che non parli della società in cui è prodotto, in maniera esplicita oppure nascosta, e a ciò non fa eccezione la fantascienza: questo genere parla sempre, anche se in maniera figurata e trasposta, del presente. Quando la fantascienza non parla del proprio tempo, parla di ciò che nel proprio tempo è in gestazione: è una proiezione dello zeitgeist. In questa seconda fase la letteratura fantascientifica cinese è in sintonia con l’immaginario dell’utopia socialista che fa da modello all’azione politica degli stessi anni. I punti di riferimento si spostano: non è più l’Europa del capitalismo decadente ad essere presa a modello (se non altro letterario), ma l’Unione Sovietica, con la quale la nuova repubblica cinese stringe da subito forti legami. La funzione social-educativa del genere viene enfatizzata: la fantascienza diventa il mezzo di diffusione e divulgazione del linguaggio scientifico, di educazione delle masse tramite la letteratura. In viaggio per il sistema solare (Manyou taiyangxi 漫游太阳系) di Zhang Ran 张然 è un caso esemplare (ma forse non così interessante alla lettura) di questa tendenza “didattica” : il protagonista del racconto si addormenta una notte d’autunno per ritrovarsi a viaggiare nello spazio, prima sulla Luna, quindi sulle macchie nere del Sole, su Marte (pianeta rosso utopico abitato da una razza d’uomini) e infine su Urano. La vicenda termina a metà del libro, i cui capitoli finali sono invece dedicati, al pari di un manuale, alla descrizione dei pianeti del sistema solare, senza più alcuna pretesa narrativa. I primi due decenni della nuova repubblica (almeno fino al 1966) costituiscono nel loro insieme un periodo fiorente, in cui l’entusiasmo successivo alla fondazione della nuova Cina socialista coinvolge l’immaginario dei nuovi scrittori di fantascienza orientandolo verso la produzione di una letteratura dell’utopia di stampo sovietico che andrà a fare da contrappeso alla corrente del realismo socialista sostenuta in quegli stessi anni dalle autorità. Marte, il pianeta rosso, diventa proiezione delle paure dell’individuo di fronte alla nuove sfide e difficoltà di una società in cui le differenze di classe sono state superate. In questo senso, non possiamo certo dire di trovarci di fronte ad una letteratura ingenua e acritica, ma piuttosto ad una produzione fortemente legata ed attenta alla società da cui nasce. Di quest’impronta sono i lavori di Zheng Wenguang 郑文光, come ad esempio “Seconda Luna” (Di er ge yueliang 第二个月亮) e I costruttori di Marte (Huoxing jianshezhe 火星建设者). Ai paesaggi sterminati e immaginari di Zheng Wenguang si contrappongono i racconti di Chi Shuchang 迟叔昌, che vedono l’utopia scientifica applicata agli aspetti particolari della società cinese, dalla medicina all’agricoltura, dall’allevamento allo sport, dipingendo un futuro in cui la tecnologia sconfigge morte e malattia, balene vengono allevate inenormi vivai nell’oceano (Allevamento di balene, Dajing muchang 大鲸牧场 ) e si producono e consumano maiali grandi come elefanti (L’elefante dal naso tagliato , Gediao bizi de daxiang 割掉鼻子的大象). Anche in questo periodo i confini del genere rimangono elastici, andando ad includere senza difficoltà opere meno vincolate al discorso scientifico, vicine a immaginari più tradizionali e a trame “fantastiche” più che “fantascientifiche” : è il caso di autori come Wang Guozhong 王国忠 e Tong Enzheng 童恩正.

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Nel 1966 viene lanciata la Grande rivoluzione culturale proletaria, un tentativo di restaurazione dell’ortodossia marxista-leninista della durata di un decennio, rivolto a tutti gli strati della società cinese e dall’effetto devastante per ogni genere letterario: il controllo e la censura si fanno più stretti e la pubblicazione di materiale non perfettamente aderente alle linee dettate dal partito, quasi impossibile. È soltanto a partire dal 1976, con la morte di Mao Zedong e la progressiva eliminazione della Banda dei quattro, che l’onnipresente morsa ideologica si allenta e gli scrittori riprendono a respirare. Paradossalmente gli autori di fantascienza ne usciranno più maturi e forti: il racconto fantascientifico diventerà uno dei molti mezzi con cui le generazioni cresciute nelle difficoltà del decennio appena passato elaboreranno le sofferenze subite. Vengono affrontate nuove tematiche, ci si interroga su quale ruolo debba avere la scienza in una società esasperata dall’ideologia, su che significato si debba dare alla parola progresso quando ad uno sviluppo dei mezzi non corrisponde uno sviluppo etico morale. All’interno della corrente della “Letteratura delle cicatrici”, anche la fantascienza, pur da una posizione marginale, porterà un contributo. Gli anni fra il 1978 e il 1983 rappresentano il periodo d’oro della fantascienza cinese, un periodo in cui gli scrittori sono incoraggiati a parlare di scienza in linea con la nuova linea politica del “socialismo di mercato” di Deng Xiaoping; in questi anni vengono pubblicati importanti lavori come Raggio di morte sull’isola di corallo ( Shanhudao shang de siguang珊瑚岛上的死光) di Tong Enzheng, Volo verso il Sagittario (Feixiang renmazuo 飞向人马座) e, soprattutto, L’immagine speculare della terra” (Diqiu de jingxiang地球的镜像) di Zheng Wenguang, nel quale gli orrori della rivoluzione culturale vengono descritti dalla prospettiva di una razza aliena che decide di studiare la società cinese grazie ad un ologramma della Cina. Nello stesso tempo il dibattito sul rapporto fra uomo, scienza e politica viene alimentato da racconti quali Religione, ragione, prassi (Zongjiaolixing-shijian 宗教-理性-实 践) di Yan Jiaqi 严家其 e Moonlight Island (Yueguang dao 月光岛) di Jin Tao 金涛.

La situazione cambia improvvisamente nel 1983, quando il governo decide di arginare le nuove libertà e i voli della fantasia (e della ragione) degli scrittori di fantascienza, lanciando una nuova campagna contro le presunte derive borghesi della società ed etichettando il genere come “inquinamento spirituale” colpevole di “andare contro il partito e il socialismo” e di “diffondere credenze pseudo-scientifiche”. La pubblicazione di racconti di fantascienza viene così proibita. Una reazione di tal fatta nei confronti di un genere (apparentemente) d’evasione come la science fiction attesta un fatto molto rilevante: siamo ormai davanti a una forma espressiva completamente matura e a generazioni di scrittori consapevoli del potenziale di questa letteratura e dei contributi che può portare al dibattito culturale intorno ai temi più rilevanti nella società cinese contemporanea. Al “bando” del 1983 seguirà un periodo di latenza di quasi dieci anni, un intervallo in cui l’ingerenza della politica è forte e, di conseguenza, ogni tentativo di pubblicazione e diffusione di materiale “non consono” viene scoraggiato. È soltanto nei primi anni nuovo decennio che il genere rifiorisce: nel 1991 la rivista Kexue Wenyi 科学文艺 (“Arte e letteratura scientifica”) cambia il proprio nome in Kehuan Shijie 科幻世界 (“Il mondo della fantascienza” o “Science Fiction World”) e decide di ospitare nella provincia del Sichuan la prima”Convention internazionale della fantascienza” (a cui seguirà quelladel 1997), riportando con forza sulla scena letteraria un genere finora bistrattato. Attualmente “Science Fiction World” rappresenta il più importante punto di riferimento e centro di diffusione di questa sottocultura: con una diffusione di circa 500.000 copie ogni mese ed un bacino di milioni di lettori (il 70% delle copie vendute viene condiviso da dozzine di lettori che non possono permettersene l’acquisto), questa rivista ospita i lavori di Han Song 韩松, Xing He 星河 , Wang Jinkang 王晋康 , Liu Cixin 刘慈欣 e Ye Yonglie 叶永烈, cioè alcuni fra i più importanti autori dell’ultimo decennio, un periodo in cui ad una sempre più fiorente produzione di racconti corrisponde un attivo dibattito sulla ricerca di uno stile “cinese” della letteratura di fantascienza.

L’esponenziale crescita economica successiva all’apertura della Cina ai mercati internazionali, con la conseguente rapida modernizzazione e “tecnologizzazione” della società, o almeno di quella parte di essa che vive nelle metropoli, ha generato un tipo di sf multiforme che sembra aver condensato in pochi anni le diverse correnti e stili sviluppati in Europa e Stati Uniti negli ultimi cinquant’anni: dalla fantascienza sociale degli anni 50′ all’ innerspace della corrente new-wave successiva, fino al cyberpunk e alle derive fantasy. Nanotecnologie, telecomunicazioni, genetica, realtà virtuale, ecologia, nonché la reazione dell’uomo (post)moderno a tutto ciò, sono i temi affrontati dagli scrittori di questi anni, all’interno però di una cornice di pensiero ancora positiva e fiduciosa nei confronti della scienza e della tecnologia, quella cioè di una società tecnologicamente sempre più avanzata ma pur sempre giovane. Attualmente, le traiettorie del genere in Cina sono quelle che portano verso l’appropriazione di uno stile “nazionale”: da una parte attraverso l’enfatizzazione del valore sociale, della funzione divulgatrice di questa letteratura, dall’altra riallacciandosi ai modelli della letteratura cinese tradizionale (i già accennati chuanqi e zhiguai) e rivalutando i contribuiti occidentali e sovietici ma cercando di affrancarsi da essi. Mezzo d’evasione in un paese ancora guidato dal pugno di ferro di un unico partito, ma allo stesso tempo letteratura strettamente ancorata alla realtà nei suoi sviluppi più moderni, la fantascienza cinese non potrà che assumere un ruolo sempre più rilevante nella globale crescita del genere.

                                                                                                                                                               Lorenzo Andolfatto

Posted in Orizzonti

One Response

  1. Giuseppe P.

    Un articolo veramente interessante con tante notizie che ad un appassionato di SF non può che far piacere.
    Il misterioso mondo della SF cinese a noi del tutto sconosciuto, con i suoi milioni di lettori, si appresta in un futuro non lontano a svelarci i suoi propositio e le sue aspettative.
    Bene anche le cover che accompagnano il testo.

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