S. Gunn – Il Professionista: Dossier Phoenix

luglio 27th, 2018 by Alessio Lazzati

Stephen Gunn – Il Professionista: dossier Phoenix – N° 1642 – agosto 2018

COP_segret_1642_cm_coverUna linea di sangue unisce la Corea del Nord e un gruppo di industrie europee che forniscono tecnologia militare vietata dall’embargo. Il Professionista e la sua squadra si trovano alle Meteore, in Grecia, per controllare il recupero di un’agente infiltrata. La ragazza, amante di un generale coreano, è una violoncellista in tournée. Sebastian Miller, asso della DSE, dirige in via ufficiale l’operazione. Poi qualcosa va per il verso sbagliato. Accusato ingiustamente, Miller si suicida. Ma è davvero così? Seguendo una labile traccia, Chance svolge un’indagine parallela che dai doppi giochi di Vienna lo porterà in Polonia e infine in una base della quale nessun governo vorrebbe ammettere l’esistenza. È lì che si decide il destino del mondo. Spionaggio e guerra su tutti i fronti in una missione di scottante attualità.

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47 Responses

  1. calca10

    ..spettacolo!!!non vedo l’ora ci sia in ebook..ho anche controllato prima su Kobo ma non c’era ancora!!!2 mesi di fila con il Prof, che estate!!!
    grande Stefano!

  2. mario

    Un’altra stupenda avventura da leggere…( ed un’altra bellissima copertina da ammirare )

  3. il professionista

    pronti sul campo…a breve il dietro lequinte

  4. nostalgico

    Prenotato in ebook.

  5. ernesto

    speriamo che almeno questo il mio edicolante non se lo perda costringendomi poi a diventare matto per trovare gli arretrati su internet, proprio oggi mi è arrivato Legione Straniera, non vedo l’ ora di leggerlo

  6. il professionista

    buone notizie, Ernesto, almeno spero. a Castiglione delle Stiviere e a Padova mi dicono che è già uscito. a me sono arrivate le copie autore, quindi fisicamente c’è…spero che la distribuzione faccia il suo lavoro con puntualità e precisione. Intanto bella cover

  7. il professionista

    Finalmente in edicola anche a Milano (e presumo nel testo d’Italia) Dossier Phoenix. LA FORZA DELLA SCRITTURA
    Ho scritto la prima versione di Dossier Phoenix un anno fa, in un periodo in cui avevo qualche preoccupazione. Perché, in caso non ve ne foste accorti, il nostro mondo purtroppo non è quello del Professionista e noi, persone normali, narratori che giocano all’avventura siamo esposti come tutti al Vita viera che, ahimè, non è quella dei nostri eroi.. Siamo esseri umani. Tutto a posto comunque. Però, in quei giorni in cui un pochino d’ansia ce l’avevo, decisi di fare la cosa che mi riusciva meglio. Buttarmi nella scrittura di un nuovo romanzo. Per la verità ne uscirono due, l’altro, Black Sand, lo leggerete più avanti ma sono stati scritti uno in fila all’altro. Hanno assorbito i miei giorni e mi hanno infuso coraggio, energia, assorbendo la mia mente e cancellando i pensieri negativi. Certo, poi c’era tutta la parte tecnica e creativa da mettere a posto. Ma anche quello fa parte del divertimento. Mi sono davvero immerso in questa vicenda e poi è successa una cosa bellissima. La scrittura stessa mi ha fortificato, mi ha aiutato e riempito di energia e voglia di condividere con i lettori le mie emozioni. Lo so che lo dico ogni volta, ma alla fine uno sente che l’ultimo romanzo che ha scritto è sempre il migliore. Di certo Dossier Phoenix, che è una vicenda autoconclusiva ma che ha un filo con la successiva, mi ha totalmente preso. Volevo scrivere una storia attuale e, al momento (anche adesso…) il problema della Corea del Nord era su tutte le pagine. Però, sapendo che ad alcuni dei miei lettori l’Oriente piace ad altri meno, ho concepito una spy story che, almeno nella fase iniziale seguisse tracciati tradizionali. Si comincia, come molte volte, in media re, come insegnava il buon Edward S. Aarons creatore di Sam Durell. Lo scenario lo vidi molti anni fa ma fu anche utilizzato in un epico episodio di James Bond (Solo per i tuoi occhi) e persino nel primo numero di Martin Mystere… insomma le Meteore, la Grecia, era uno scenario nuovo, interessante e spettacolare. Poi si continua a Vienna con una classica caccia alla talpa. Lo so: il personaggio di Minou vi solletica. È Scarlett Johansson in Ghost in the Shell che vidi proprio in quei giorni. Poi ci sono un sacco di altri riferimenti, Vienna che conosco piuttosto bene e, giusto per inserire qualcosa di nuovo anche la Polonia che è un territorio raramente praticato dal Prof. Poi naturalmente c’era la Corea, la Russia al confine. Mi è piaciuto raccontare questa storia che mescola il classico Tradecraft della spy story con la battaglia, il combat che, stando anche alle letture e ai film che vedo è diventato ormai un elemento portante e apprezzato dal pubblico. E da me. Quello che volevo sottolineare è che alla fine la narrazione è una cosa che si ha dentro, e che ti viene in aiuto quando ne hai bisogno. Sì, anche per noi autori di romanzi popolari e d’evasione. Il mestiere più bello che c’è. Buone vacanze e buone letture!

  8. Fabio

    È il primo romanzo dell’autore che leggo. Stile piacevole e scorrevole, descrittivo al punto giusto e non si perde nelle scene d’azione. Anche se si tratta dell’ultimo capitolo di una saga che prosegue da ventitre anni non ho avuto difficoltà a leggere, anche grazie alle opportune presentazioni di ogni personaggio.
    Sicuramente acquisterò anche gli altri.

  9. nostalgico

    Comincio l’ebook in questo preciso momento.

  10. il professionista

    benvenuto Fabio trai lettori e gli amici. in effetti ogni episodio è autoconclusivo anche se esiste una continuity. buona lettura

  11. il professionista

    Nostalgico: e adesso siamo amici anche su fb!

  12. il professionista

    così, giusto perché si sappia. anche Dossier Phoenix resta saldamente primo in classifica negli ebook più venduti da amazon e con ottime recensioni. Grazie a voi lettori

  13. andrea DC

    A breve anche io lo leggerò, il Prof. è sempre sinonimo di avventura!

  14. il professionista

    buona lettura

  15. nostalgico

    Te lo meriti, Prof: questo libro è veramente valido (e x dirlo io che mi dicono tutti essere superesigente…).
    Era tempo che fossimo amici anche su FB 😉

  16. il professionista

    e detto da te che sei un cultore di Segretissimo è un complimento doppio. grazie

  17. Fabio

    Ho terminato oggi la lettura e rimarco le mie impressioni iniziali. Non vedo l’ora di avere tra le mani Black Sand, che a quanto ho capito è il prossimo della serie.

  18. il professionista

    grazie Fabio, sì Black Sand è il prossimo della collana degli inediti

  19. nostalgico

    La missione: esfiltrare Yeung Park Sun, agente coreana della Sezione 8 in possesso di preziose informazioni su un intrigo che affonda le sue radici nella Corea del Nord. Purtroppo qualcosa va storto, l’operazione finisce a gambe all’aria e Chance Renard (il Professionista) con la sua squadra si ritrovano con un cadavere inaspettato tra le mani e un’unica certezza: tra di loro c’è una talpa.
    È questo l’inquietante inizio di DOSSIER PHOENIX, ultima fatica di Stephen Gunn (l’italianissimo Stefano Di Marino), dalla cui penna è uscita la figura del Professionista oltre 20 anni fa, ex membro della Legione Straniera ed ora mercenario freelance della DSE. Al suo fianco un team di agenti ben caratterizzati (su tutti spicca l’agente Miller) e anche una vecchia conoscenza x chi segue non solo questa serie, ma che in passato ha letto quella di Vlad scritta da Xavier le Normand (altro nom de plume di Di Marino): Antonia Lake, la mangiauomini “con labbra e seni pneumatici” che ha sotto 2 attributi così.
    La narrazione scorre veloce, senza tempi morti, fatta da frasi e capitoli non eccessivamente lunghi; i personaggi rimangono subito in mente e le scene d’azione sono ben descritte, specialmente quelle dei combattimenti corpo a corpo (evidentemente l’autore, che ha una gran competenza in materia, ha tenuto ben presente che l’arma + pericolosa ed efficace rimane sempre e comunque il corpo umano). È sicuramente l’avventura ideale x poter iniziare a conoscere la figura del Prof pur non avendo mai letto le precedenti. E poi come si può abbandonare un libro che ti trascina nell’azione + scatenata fin dal suo incipit fulminante: “Il fuoco raggiunse il serbatoio della benzina. L’auto esplose con un fracasso che annullò ogni senso x una decina di secondi”?
    Consigliatissimo.

  20. il professionista

    grazie… per è una grandissima soddisfazione che questo episodio vi sia piaciuto

  21. Fabio

    Concordo con Nostalgico. Probabilmente le migliori scene d’azione che io abbia mai trovato in un romanzo.
    Una domanda: i romanzi che vengono pubblicati nella collana ‘special’ e sono sottotitolati ‘il professionista story’ sono le ristampe?

  22. il professionista

    Fabio. Sono le ristampe accompagnate, come si legge in copertina , da romanzi inediti. un po’ più brevi per ragioni di paginazione ma credo abbastanza divertenti. sono ambientati all’epoca del romanzo ristampato e raccontano avventure mai pubblicate.

  23. Fabio

    Perfetto, grazie per la delucidazione.

  24. nostalgico

    Una curiosità: x quale ragione in queste raccolte viene sempre omessa la lista dei personaggi? È una scelta editoriale che non ho mai capito.

  25. il professionista

    Questo non lo so. devi chiederlo alla Redazione. penso sia una questione di paginazione

  26. il professionista

    Una bella recensione su MIlano Nera a cura di Patrizia Debicke http://www.milanonera.com/dossier-phoenix/?subscribe=success#blog_subscription-3

  27. andrea DC

    Iniziato da poco, come sempre il Prof. e Antonia regalano bei momenti… La storia mi sta appassionando, è coinvolgente e poi Stefano è un grande narratore, non c’è altro da aggiungere, se non che lo consiglio!

  28. il professionista

    grazie e buona lettura. giusto per darvi qualcosa da leggere del Prof anche a settembre un piccolo saggio sulle spy stories viste e lette quest’anno.
    Buona giornata. SPYCRAFT: tutto quello che dovete sapere sulla spy story al cinema, nei romanzi, nei fumetti e in tv. Parola del Professionista!
    Noto con grandissimo piacere che lo Spionaggio, al cinema, nei romanzi, sulle tavole dei fumetti, quest’anno ci ha regalato molte soddisfazioni. Mi pregio di aver fatto la mia parte, ma, come già in altre occasioni mi è capitato di osservare, scrivere spy stories non è da tutti. Forse più che in ogni altro genere è necessario ogni pochi mesi non solo dare un’occhiata al panorama geopolitico ma anche a tutto ciò che è uscito per cogliere indicazioni sui cambiamenti e le nuove tendenze. Non so dicendo che il narratore deve lasciarsi comandare dal gusto, dalla moda e neppure dall’naturalità (MAI dai diktat del marketing!). Tanto più che si lavora sempre con diversi mesi di anticipo e quello che può sembrare l’ultimo grido oggi, domani magari è venuto a noia. E poi uno deve rimanere fedele a se stesso. Ma osservare bene il territorio e trarne qualche indicazione fa parte di quello Spycraft che, inteso nello spionaggio vero è la tecnica del mestiere pura e semplice, ma nel nostro ‘lavoro’ (sì, perché se è un divertimento va affrontato con perizia e dedizione come un lavoro, in pratica non è un giochino che uno ci prova, poi passa ad altro se non gli riesce!) è una componente essenziale della costruzione del racconto. Osservando da una parte la situazione politica internazionale, dall’altra l’evoluzione tecnologica e il suo impatto sulle storie e la vasta produzione di quest’anno credo si possano trarre alcune conclusioni. Come al solito io non vi insegno nulla, vi faccio partecipi della mia esperienza, poi vedetevela voi. Partiamo dal cinema che ci suggerisce alcune idee che sono legate al medium ma possono avere rilevanza sulla narrazione scritta perché sappiamo che c’è uno stretto legame tra romanzi e film non solo in termini di ispirazione reciproca ma anche di pubblico. Quest’anno abbiamo visto sia al cinema che in direct to video un discreto numero di titoli, quasi tutti di buona qualità. La prima osservazione riguarda il ‘passo’ del racconto che si è fatto sempre più rapido. La cura nelle scene d’azione, nella scelta delle ambientazioni, nel taglio dei discorsi nelle parti recitate è compatibile con i tempi sempre più rapidi di fruizione del prodotto. Che oggi la maggior parte dei thriller cinematografici abbia un risvolto spionistico deriva in parte dal fatto che si presume che il pubblico sia giovane (probabilmente fruitore di videogames) e comunque abituato a una maggiore rapidità e spettacolarità. Da qui una maggiore cura nell’uso delle armi, nelle coreografie di combattimento e inseguimento. In quest’ultimo caso noto con piacere che il semplice CGI è stato reintegrato con l’uso dei vecchi stunt, per mantenere un livello di realismo più sostenibile anche nei momenti più spettacolari. Un esempio sono le cascades dell’ultimo MI-Fallout in cui c’è sicuramente una parte elettronica ma rispetto al precedente tutto sembra più vero, più verosimile anche quando il tasso di realismo sfiora l’assoluta improbabilità. Equilibrio difficile che, sulla pagina, va tenuto sempre molto da conto. Da qui necessità di conoscere armi e mezzi, di concentrarsi sul dettaglio per aggiungere verosimiglianza senza cadere nell’infodump. Una cosa: nella realtà i droni sia di osservazione che di combattimento stanno assumendo un’importanza preponderante. Nella finzione lo spettatore vuole vedere l’eroe che fa le cose, non che le guarda al computer o le comanda a distanza. Per cui mi sembrano buone le trovate di Stratton (preso dai romanzi di Falconer) in cui il drone è usato come arma ma, alla fine è il confronto diretto che ne annulla l’efficacia. Valgono tutte le osservazioni fatte in passato in altri scritti sul linguaggio del romanzo che non è l’immagine televisiva o cinematografica ma di fatto il racconto deve procedere rapidamente, per scene brevi ed emozionanti. Le informazioni vengono dai dialoghi e devono essere centellinate. Seconda osservazione. Più volte abbiamo assistito a una predominanza di ruoli femminili forti. Atomica Bionda, Red Sparrow e Codice Unlocked sono gli esempi che mi vengono alla mente con maggiore facilità. È un segno dei tempi e va benissimo così. Però ricordiamoci che la spy story è comunque un genere maschile. Le serie con personaggio femminile hanno sempre avuto difficoltà. Dominika Egorova, Red Sparrow, è al centro di lunghi e complicatissimi romanzi di spionaggio (che a me piacciono molto) scritti da un uomo. È un caso un po’ unico di buona resa del carattere femminile scritto da un uomo. Di fatto il film ha molti pregi ma risulta piuttosto lento e si basa sulla fisicità di Jennifer Lawrence che non assomiglia molto al personaggio descritto da Matthews. Non so se avrà altri capitoli cinematografici, ma sicuramente nei romanzi avrà dei seguiti. Atomica Bionda è un personaggio secondario di una serie a fumetti sulla Guerra Fredda della quale il vero protagonista è il personaggio che nel film è interpretato da James McAvoy. Intuizione visualmente brillante anche perché ancora una volta la fisicità di Charlize ‘spakka’ tutto. Ma quanti episodi potrebbe reggere? Nei romanzi a parte Modesty Balise (che è ricordata più per il fumetto in cui era rappresentata come femmina prorompente che per il film, che era una presa in giro, o i romanzi dello stesso O’Donnell che forse ho solo io e pochi altri). La storia del genere è avara di personaggi femminili portanti. Anche di autrici. Ricordo Evelyn Anthony che tra l’altro scrisse un romanzo One Shot, Il Seme del Tamarindo, che divenne un bellissimo film di spionaggio e amore con Julie Andrews. Ma non ebbe seguiti. Palma Harcourt scriveva discrete storie sulla Guerra Fredda ma non ebbe mai un grande successo. Stella Rigminton ha avuto un momento di gloria quando fu nominata capo dei Servizi dell’MI6 perché a qualcuno ricordava la M di Judi Dench, come scrittrice (l’ho anche tradotta) non ha raccolto grandi successi. Pantera Nera, Sylviette Carbisseau era originale. Una nera liberal al servizio della CIA negli anni ’70 ma con priorità appunto da donna nera e progressista. La scriveva un uomo, Jean Patrick Manchette. Non ha avuto una stagione molto lunga. Così anche Olivia che era scritta da un uomo, Jean Laborde. E Anche Fathom che qualcuno ricorda al cinema con il corpo di Raquel Welch era quasi una parodia (il romanzo pubblicato nei Rapidi Mondadori) era di un uomo. Caso da segnalare in edicola: Nightshade di Cappi/Trrent che vanta più di quindici episodi ma che, nel tempo, ha fatto posto a coprotagonisti maschi quali Carlo Medina. La stessa Antonia che i lettori gradiscono molto è stata protagonista di un solo romanzo poi, come è giusto, ha un ruolo, spesso importantissimo e in grado di risolvere situazioni spinose, ma da comprimaria accanto al Professionista. Alla fine nei romanzi e nei film di spionaggio abbiamo sempre avuto donne decise, intraprendenti, sexy e intelligenti, giocattoli sessuali solo per necessità e non certo indifese. Ma ritengo che in un serial sia un po’ azzardato affidare loro il controllo totale della storia. Ne è un esempio Carrie Mathison, protagonista della fortunata serie Homeland ispirata a una serie tv israeliana che però alla sesta stagione ha sinceramente un po’ annoiato con i suoi problemi di doppia polarità e una troppo marcata attenzione per vicende familiari che non sono spionaggio, ciò quello che il lettore/spettatore cerca. Un personaggio femminile interessante è Lady S e non poteva essere diversamente visto che il suo ideatore è Ian Van Hamme, uno dei miei Maestri e indiscusso re del fumetto spionistico (XIII, Largo Winch e altri). Lady S verrà ristampata a breve con la Gazzetta dello Sport nella collana che oltre a Largo ospiterà anche un’altra serie spionsitica francese (sempre ideata da Van Hamme) Wayne Shelton. Non fatevela scappare. Parliamo un po’ dei temi che sono emersi dalla produzione di quest’anno. La cronaca si allontana e devo dire era un po’ ora. Dopo dieci anni e più che assistiamo a storie (filmate e scritte) con fanatici islamisti pronti a far saltare il mondo, cominciavo a non poterne più. Primo perché mi pareva di vedere il telegiornale e non un film o un libro ma anche perché ormai credo che si sia detto e fatto di tutto. Ho un po’ l’impressione che, come quando ci fu il crollo dell’URSS per qualche tempo di storie spionistiche sulla Guerra Fredda non ne voleva più sapere nessuno. Ovviamente un inserimento intelligente, originale e ben strutturato non è vietato. Non per nulla le ristampe di SAS (a 5 anni dalla morte di de Villiers) presentano ancora un notevole interesse come Vespaio in Angola. Ma attenzione, oggi che certi fatti sono superati dalla storia, l’interesse sta nella costruzione del libro. Una cronaca di tipo giornalistico non è quello che veramente ci interessa. Se posso l’allusione alla situazione in Corea del nord in Dossier Phoenix tuttora disponibile in edicola e in ebook regge una storia di impianto spionistico più ampio. Non per nulla Invece mi pare proprio che certi stilemi della Guerra Fredda, il gioco delle spie, in Europa, la minaccia russa siano tornati di moda. Ovviamente teniamo conto di quello che abbiamo detto sul ‘passo narrativo’. Mi sembrano assenti proposte di romanzi simil Le Carré (Charles Cummings scrive libri così, A Divided Spy, ma credo che li leggo solo io). Persino il miglior autore(secondo me sulla piazza) cioè Danile Silva, pur rifacendosi a uno schema che strizza l’occhio a Le carré ha sviluppato una sua formula che non disdegna l’azione e il suo protagonista ‘tosto’ Gabriel Allon, proprio non vuol saperne di starsene dietro a una scrivania(ultimo romanzo uscito: The Other Woman) E al cinema c’è una voglia di rivisitazione ma con spirito moderno. Ok, il Ponte delel spie era un bellissimo film, ma era più un ritratto sui valori dell’America che una spy classica, benché alcune sequenze fossero davvero buone. Niente ideologia, niente psicologia pesante. Avventura ma, come accade in certe riprese del Bellico, spirito moderno. La Guerra Fredda (e qui torniamo a Red Sparrow, Atomica Bionda e anche alla bella serie Le Bureau des Legendes che però mi pare non abbia su suscitato grandissimi entusiasmi pur essendo ottima) si ripropone nelle ambientazioni e nelle situazioni ma deve avere un piglio un po’ più sostenuto, adattarsi ai tempi. Sempre immarcescibile la figura del protagonista forte che riassume in sé (magari coadiuvato da una squadra) varie figure professionali dello spionaggio. Insomma è una narrativa pulp, d’avventura e vuole un eroe. Lo dimostra il successo di serie tv come Shooter che riprende un film ma soprattutto un libro che Segretissimo pubblicò (bei tempi!) Una pallottola per il presidente di Stephen Hunter. Nei fumetti la riproposta di Cannon di Wallace Wood e di Dennis Cobb SS018 di Magnus e Bunker è un segno abbastanza chiaro. Aspettiamo con ansia la nuova serie tv di Strike Back che ha alle spalle solidi romanzi di Chris Ryan. Nel frattempo Sullivan Stapleton(interprete delle ultime 4 stagioni) lo rivediamo in tv con Blindspot che ha i toni della spy story e al cinema con Renegades commando d’assalto he sarà un filmetto ma è originale e divertente. Ce ne fossero di romanzi così… Così come ogni eroe ha bisogno di un antagonista che sia tale. Non un piagnone pieno di dubbi. Un cattivo-cattivo. Torna la figura del terrorista professionale che alla fine degli anni ‘80 funzionava benissimo e funzione ottimamente anche oggi. Solomon Lane, il Ghost di American Assassin quasi rubano la scena ai loro nemici ‘buoni’. Il duello ‘buono contro cattivo’ funziona sempre. Soprattutto se il cattivo non è un agente, uno strumento di altri ma un’entità fuori controllo, un rinnegato, uno che può fare di tutto. E così anche la lotta tra vari servizi si intreccia con gruppi privati. Più che terroristi oggi si dà la caccia a chi finanzia il terrorismo, il disordine sociale. Io credo ci sia spazio anche per nostalgici neonazisti che, si sa, son sempre nemici per tutti. E tra i romanzi (per lo più in lingua straniera) che ho letto numerosissimi se il super agente è sempre una certezza, spesso è un rinnegato anche peri suoi, vittima di giochi e controgiochi, deciso, violento a vote, sempre al centro della vicenda, ma meno funzionario di una volta. Non c’è da meravigliarsene considerato il poco affidamento che danno le Grandi Potenze anche oggi. Insomma un cowboy solitario. Un mercenario a sua volta. Gli esempi sono molteplici, vi invito a leggere i romanzi di Berenson, di Kaplan di Ryan (che resta sempre molto ancorato alla formula ex SAS), persino di Mark Greaney e di quel Joshua Hood pubblicato a prezzo altissimo da Mondadori ma in realtà un’agente segreto che a volte diventa un militare e stupidamente lanciato come un sequel di American Sniper… Purtroppo devo dire che Jason Bourne affidato a Lustbader (che pure una volta era uno dei miei preferiti) non ha veramente più nulla del personaggio di Ludlum né di quello cinematografico. Troppo lunghi, con continuity che vanno avanti da dieci anni… fatico a seguirli. Ho ritrovato con piacere un autore che avevo tradotto per Segretissimo e Sonzogno, Brad Thor con la sua formula iperpatriottica ma lanciato a un prezzo troppo alto per un romanzo che sarebbe stato bene su Segretissimo per paginazione e prezzo. E poi come si fa a lanciare una serie dal 14 episodio dicendo che è una novità? Il cambio degli apocrifi di Clancy non mi convince completamente ma si legge. In ogni caso anche se il numero di pagine è sempre vastissimo, l’azione passa dalla fantapolitica a singole missioni dedicate a Jack Jr e al Campus. Non mi esaltano ma sono da tener d’occhio. Su James Bond non posso, purtroppo dire nulla. Rimandato tutto, non sappiamo come si evolverà a serie cinematografica. Io continuo a essere un fan del personaggio ma ho timore che siamo giunti a un capolinea. Da quel che sento tra i fan c’è una voglia di tornare a formule di cinquant’anni fa con battaglioni finali e gadget conditi con umorismo inglese. Però secondo me varrebbe solo per quel personaggio. Il reboot io lo trovo riuscitissimo ma ormai è già vecchio. Come dicevamo il tempo non aspetta. Nei fumetti (bellissimi quelli della Dynamite) si segue una linea tradizionale, forse un po’ dura nei disegni ma a metà tra gli ultimi film e i romanzi originali. Quelli apocrifi con alternanti risultati seguono la via del romanzo ‘d’antan’, ambientato negli anni Cinquanta e scritto di conseguenza. Piacevoli ma, inevitabilmente, datati. Per il resto in Italia sembra vietato parlare di fumetti di spionaggio per timore che si urtino sensibilità politiche o razziali e mi sembra una stupidaggine, mentre dalla Francia arrivano serie ormai decennali con protagonisti forti e trame complesse, sostenute sempre da disegni di qualità. Ecco, le trame. Se è vero che il passo accelera il plot deve mantenere una sua complessità anche a rischio di perdere un po’ di verosimiglianza. Lo insegnava Ludlum (quello vero…) e ne sono convinto anche io. Le storie di maggior interesse sono quelle intrecciate con continui capovolgimenti di fronte, spie e controspie come si diceva. Dopotutto lo spirito del gioco è il depistaggio. E, raccontato con brio, anche un semplice pedinamentoo uno ‘scambio a sfioramento’ può diventare avvincente come una sparatoria. L’importante è saperlo descrivere…

  29. James

    Me lo sono letto con calma. Che bello, quando parla un cultore della materia, io resto sempre assorto.
    Sogno una rubrica televisiva su questi temi, 30 minuti settimanali su storia e attualità del genere, con interventi autorevoli di questo tipo.

    Solo un’osservazione sull’infodump: ma è davvero così grave per un autore spendere due righe, dico due, per passare un’informazione al lettore senza che debba necessariamente allestire un dialogo, talvolta surreale, per es. sulla pasta e fagioli semplicemente perché è funzionale che noi si conosca la ricetta?

  30. Fabio

    @James: sarebbe anche sufficiente ripristinare le rubriche che si trovavano nelle ultime pagine dei vecchi numeri di Segretissimo.

  31. il professionista

    no, un po’ di informazioni tecniche ci vogliono sempre per rendere verosimile l’azione. l’importante che non diventi il manuale della manutenzione della mitragliatrice, a meno che non sia necessario

  32. nostalgico

    Totalmente d’accordo su tutto, ma soprattutto sul discorso Ludlum (quello vero): anche un semplice pedinamento può essere avvincente, ma bisogna saperlo descrivere. Appunto…

  33. James

    Grazie, Prof. Lo chiedevo perché mi è capitato di leggere in giro certi dialoghi!

  34. Max

    Grazie Stefano per le informazioni e gli spunti sempre preziosi.

    A me Le Bureau è piaciuto tantissimo, mi ha soddisfatto meno, anzi mi ha proprio deluso, il reboot di Strike Back su cui nutrivo grandi speranze.

    A livello letterario mi piacerebbe sapere cosa pensi di tre serialità che hanno a volte contiguità spy: il Victor di Wood, John Rain di Eisler e Quarry di Max Allan Collins.

  35. il professionista

    peccato il nuovo Stike Back, le prime 5 stagioni erano ottime. lo vedrò comunque. Eisler lo conosco, le storie con Rain sono ottime, perfette per Segretissimo, ora pubblica con Amazon. Wood mi piace ma lo leggo in inglese, le traduzioni italiane sono pessime. Non mi è piaciuto invece Quarry malgrado consideri Collins un ottimo autore, vedi i remake di Hammer

  36. Max

    Grazie Prof,
    forse Strike Back mi ha deluso proprio perché le serie precedenti mi avevano “viziato”…

  37. il professionista

    per dirne una quando inizio a scrivere un nuovo Prof mi riguardo sempre una delle vecchie stagioni di SB per darmi la carica

  38. il professionista

    devo ammettere che questo post sta diventando sempre più interessante. mi pare giusto hce il blog sia un punto di incontro ‘civile’ tra appassionati anche fuori dal topic del post. che ne pensate della serie di telefilm shooter?

  39. Rey El Asesino Molina

    Le avventure del Professionista sono una garanzia e il frutto di un lavoro che negli anni non ha mai smesso di mostrarci la tua grande passione!

  40. il professionista

    grazie, io credo che nella maggior parte dei casi gli autori italiani inquesti anni in cui la produzione si è affievolita all’estero, dopotutto GDV è morto 5 anni fa,abbiano fatto un lavoro ottimo a sostegno della testata

  41. nostalgico

    Confermo, Prof! Senza te, Signoroni e Torrent/Cappi (giusto x citare 3 firme storiche della Legione che leggo sempre volentieri, senza nulla togliere alle new entry), SEGRETISSIMO avrebbe navigato in acque ben + tempestose di quelle che ha conosciuto.
    (No, non mi sono ammorbidito, sono sempre severissime e quando devo legnare non mi tiro certo indietro, ma lo stesso vale quando devo riconoscere dei meriti).

  42. il professionista

    mi fa piacere che tu lo dica, perché sei un lettore ‘vero’ e severo oltre che competente. il lavoro mio e della legione è unico. questo formato ormai non esiste sul mercato mondiale. ci sono ottimi autori stranieri ma tutti sulle 700 pagine. il nostroè un lavoro di passioe e competenza. non da poco

  43. Max

    Non ho ancora visto la serie di Shooter (ho Amazon Prime Video e non Netflix :-) ), darò un’occhiata a breve alla nuova serie su Jack Ryan.

    A proposito di Shooter, sarebbe bello vedere pubblicati (o in alcuni casi ri-pubblicati) i libri di Stephen Hunter, la serie degli Swagger (nomen omen) padre e figlio merita una riscoperta.

  44. il professionista

    unter è uno dei miei autori preferiti. oltre a Una pallottola peril presidenteche poi è il romanzodi Shooter, Segretissimo pubblicò anche Senza tregua, un lungo romanzo veramente bellissimo che era stato pubblicato in Altri misteri

  45. il professionista

    chiedo venia, Max, Conto alal rovescia

  46. il professionista

    così, giusto per andare un po’ off topic e perché mi piace parlare di spionaggio in generale vi propongo questo articolo uscito in rete. che ne pensate?http://www.giornalepop.it/assomiglia-al-fumetto-di-james-bond/

  47. Nicola. B

    Per Il Professionista @09:32 Sarebbe possibile ripubblicare il romanzo di Hunter,SENZA TREGUA ? Grazie, Nicola.

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