Visti con il Professionista/22 – Face off

novembre 22nd, 2010 by Alessio Lazzati

VISTI CON IL PROFESSIONISTA:I CLASSICI DEL CINEMA DI SPIONAGGIO

FACE OFF

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A cura di Stephen Gunn

Forse non è il miglior film di John Woo in assoluto ma di certo la sua escursione più convincente nella spy-story. Una vicenda di spionaggio anomala, certo, con un risvolto futuristico che, soprattutto al momento dell’uscita nelle sale, poteva lasciare perplessi. Ma Segretissimo ne pubblicò anche una non malvagia novelization che copriva quei buchi che l’azione incalzante lasciava all’immaginazione. Sì, perché John Woo è stato, nei decenni tra l’80 e il ‘90, incondizionato re dell’azione e mentore di autori di tutto il mondo dediti al filone. Con Face off, sua terza prova sul suolo americano, si conclude la parabola al fulmicotone del cinema d’azione made in Hong Kong. Poi, come al solito, la macchina produttiva americana si è impadronita di talenti e storie, assorbendo il manierismo ma non l’anima e una vastissimo repertorio che ha radici nel cinema del Kung Fu ma che si era espanso ad altre categorie si è gradualmente inaridito. Siamo in un’epoca pre 11 settembre in cui è ancora vivo il mito del terrorista apolitico, al soldo di chiunque e disposto a ogni nefandezza per denaro e gusto personale. In pratica la fotografia di Castor Troy che vediamo nella prima scena seguire da dietro un mirino telescopico il suo avversario di sempre Sean Archer, integerrimo agente dell’FBI e amorevole papà. Debolezza che gli costerà, per errore, la vita del figlioletto Michael . Da quel momento la cattura di Troy diventa un’ossessione per Archer che si tuffa nel lavoro distaccandosi dalla moglie Eve e dalla figlia Jamie altrettanto traumatizzate ma costrette a vivere con un fanatico cane da caccia che, a volte, mette paura ai suoi stessi uomini. “Riprendere fiato? Riprenderemo fiato quando avremo preso Castor Troy!” tuona Sean con qualche ragione dagli uffici di Los Angeles del Bureau. Troy, infatti, ha appena piazzato un ordigno chimico al Centro Congressi travestito da prete. Ma la tematica cara al regista dell’identità dei ruoli tra avversari, spunta nelle battute iniziali del film. Ognuno di loro ha un punto debole nell’affettività. Per Troy è il fratello Pollux. Costruttore di ordigni geniale, il fratello minore del terrorista è vagamente ritardato, un imbelle. Castor lo tratta rudemente ma gli allaccia le scarpe e sarebbe disposto a tutto pur di proteggerlo. Disgraziatamente Pollux, ansioso di mostrarsi all’altezza, commette un’imprudenza che porta Archer sulle tracce del gruppo. Una scena d’azione e inseguimento funambolica in cui, come al solito, le armi sono usate in maniera fantasiosa e l’alternanza di accelerazioni e rallentamenti si trasforma in una danza. Castor è in coma e l’incubo sembra finito. Sean può tornare a casa e cercare di recuperare il rapporto con la moglie e la figlia, compito non facilissimo. Ma incombe sempre l’ultima missione. Un dischetto trovato tra i bagagli di Pollux rivela l’esistenza dell’ordigno di cui ormai solo Pollux, rinchiuso in un carcere quasi fantascientifico, conosce il segreto. E Pollux parlerebbe solo con il fratello… una squadra speciale offre ad Archer un incarico di massima copertura ed è in questa fase che si dipana l’intreccio più propriamente fantastico e anche l’idea forte del film. In una clinica di cui nessuno sembra saper nulla un chirurgo è in grado di sostituire la faccia di Troy a quella di Sean e poi rimettere le cose a posto. Solo per pochi giorni, assicurano. Ma l’idea stessa di acquisire le fattezze dell’assassino del figlio ripugna Sean. In breve tempo torchia i superstiti della banda di Castor. Qui facciamo conoscenza di Dietrich (un luciferino Nick Cassavetes) e soprattutto di Sasha(Gina Gershon) amante di Troy e madre del piccolo Adam che, lo spettatore impiega poco a capirlo, è figlio del terrorista. Purtroppo anche con i metodi più brutali , Archer non riesce a cavar nulla ai terroristi. Non gli resta che sottoporsi all’operazione e farsi rinchiudere in carcere con Pollux. Lo stratagemma di per sé riesce con una certa facilità e, in breve, Sean/Troy scopre l’ubicazione della bomba. Ha , però, un’amara sorpresa quando tenta di contattare le autorità. Castor si è risvegliato dal coma, ne ha preso le sembianze e la posizione (anche in famiglia) e ha intenzione di trovare lui stesso l’ordigno e diventare un eroe nazionale. In questo modo libererà il fratello e potrà spazzar via la concorrenza preparando il terreno per un ritorno alla grande. Non prima però di essersi preso una sadica vendetta sul nemico costretto in carcere con il suo volto. Certo il confine con il fantastico è labilissimo ma anche tradizione dello spionaggio avventuroso mettere in scena meccanismi e operazioni al limite della credibilità. Dal finale del romanzo Si vive solo due volte a L’uomo allo specchio, il tema del doppio poi è sempre stato un classico della narrativa avventurosa d’intrigo.

Comincia così una partita di mosse e contromosse saltuariamente interrotta da piccoli capolavori d’azione. La sequenza dell’assalto alla roccaforte dei complici di Troy in cui il bimbo figlio del terrorista passa incolume tra miglia di colpi, scintille, scoppi e calcinacci con Over The Rainbow che suona nell’auricolare è da manuale. Emergono tutti tratti caratteristici del cinema di Woo dal mexican stand-off a due o anche a quattro, il volo delle colombe, lo scambio tra buono e cattivo e l’iconografia cattolica che è uno dei tratti fondamentali del regista istruito a una scuola religiosa di Hong Kong. Sul piano narrativo Archer cerca di convincere la moglie Eve di essere se stesso pur con il viso del suo nemico. Evade dalla prigione e stringe un patto con Sasha promettendole la salvezza per il suo bambino. Nel frattempo Troy ha causato l’infarto del suo capo e si candida come prossimo direttore dell’FBI. La morte di Pollux, ucciso da Sean, scatena una nuova ondata di rancore personale ed è nella cornice del funerale del vecchio direttore dell’FBI che si consuma un ultimo atto al piombo che forse esagera in un lungo e forse non completamente giustificato inseguimento in motoscafo ma culmina con un corpo a corpo di rara violenza. Ricordiamo che siamo in un’epoca in cui anche nel cinema d’avventura americano prevale il buonismo e la crudezza di certe immagini è linfa nuova proveniente dall’Oriente. Di fatto il film, che si conclude con un consolatorio ritorno alla normalità completato dall’adozione del bimbo ormai orfano di Troy, soprattutto visto ad anni di distanza si conferma un buon thriller spionistico d’azione, una summa per il pubblico occidentale di quanto di meglio la produzione orientale poteva offrire. Woo aveva già dimostrato di poter lavorare secondo le procedure americane (nel primo film Usa Hard Target gli avevano messo accanto Sam Raimi perché ne mitigasse gli eccessi…) e ripropone il suo repertorio servito da attori di qualità, aderenti alla parte come poche volte. Insomma crea un grande spettacolo che forse non soddisfa i puristi dello spionaggio classico ma di certo pompa adrenalina tra gli appassionati del filone avventuroso. Di fatto Woo ha una visione molto manichea del mondo e gli sfuggono qui (come in Broken Arrow anche questo novelizzato su Segretissimo e Mission Impossible 2) le reali ambiguità che sono i codici della spy story. Dopotutto alla produzione interessa solo il Woo maestro dell’azione e, al pubblico che ne ha seguito l’epopea gangsteristica orientale, interessa farsi una scorpacciata di piombo, di rallentatore, di effetti visivi. Un peccato perché Woo ha una personalità artistica variegata e lasciato un po’ più libero, o meglio consigliato da sceneggiatori di valore, avrebbe potuto creare storie di spionaggio avventuroso memorabili. Un James Bond diretto da lui forse non sarebbe stato male, non pensate?

SCHEDA TECNICA. Genere: Agenti d’assalto

Face-off(id) USA 1997, durata 104’- regia di John Woo da una sceneggiatura di Mike Werb & MichaelColleary.

Interpreti: John Travolta: Sean Archer – Nicholas Cage: Castor Troy – Joan Allen: Eve Archer – Gina Gershon: Sasha – Nick Cassavetes: Dietrich. prodotto da Touchstone e Paramount il film è disponibile in versione widescreen in varie collezioni.

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7 Responses

  1. Casval Som daikun

    Come dimenticare Gina Gershon ,bella e maledetta,e anche Nicolas Cage,in grande forma,nel duplice ruolo di cattivo e buono,mentre Travolta rende meglio nella parte del cattivo un pò pazzo,come in Broken Arrow e Codice Swordfish.

  2. Stefano

    Direi che Travolta se l’è cavata bene anche in From Paris with love! Comunque, bello Face off: a me era piaciuto un sacco.

  3. il professionista

    forse una delle prove migliori del Woo americano.. la novelization fu pubblicata su Segretisismo.
    Gina gershon grandissima.

  4. STEFANO GEROSA

    Film stupendo. Anche secondo me Travolta è decisamente più efficace nella parte “cattiva”…..

  5. Giulia

    Quoto un James Bond diretto da Woo! Poi anche per me Travolta ha un talento naturale per i ruoli da villain, ancora meglio quando deve interpretare il cattivo divertente e un po’ fuori di testa…

  6. il professionista

    ricordo quando uscì. Finalmenteun quarantenne tosto(Travolta9 al cinema..gli anni passano per tutti ma Jhon resta un grande…

  7. Kurt Dehn

    Da non dimenticare nemmeno il “villain” del film Punisher del 2004

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