Intervista a Dario Tonani

gennaio 19th, 2010 by Alessio Lazzati

Questo mese doppia intervista. Dopo Alberto Custerlina, è la volta di Dario Tonani “rubato” a gli amici di Urania e presente questo mese su Segretissimo con un suo racconto: “Il fuoco non perde mai”.

Salve Dario, benvenuto su Segretissimo! La prima domanda è quasi obbligatoria: da Urania a Segretissimo, dalla fantascienza all’action/adventure/Spy. Com’è avvenuto il passaggio?

Grazie del benvenuto, confesso che questo sconfinamento di genere e di testata mi fa molto piacere. In realtà era un po’ che ci giravo intorno. Anche nell’ambito della fantascienza cominciavo da tempo a muovermi in territorio borderline: poliziotti, killer, fuggiaschi… C’era sempre però la passione di fondo che mi spingeva a muovermi attorno ai binari dell’“idea futuribile”, della speculazione sul nostro domani, se non addirittura del fantastico. A un certo punto è stato come per un mancino cominciare a scrivere con la destra, ti butti, decidi di punto in bianco di provare a non usare più l’altra mano, di smettere di attingere a quello che fino a quel momento era stato il tuo repertorio abituale. Non è stato affatto traumatico, anzi mi ci sono divertito un mondo. E l’ho rifatto! Il passaggio è stato molto più naturale di quanto pensassi, e devo dire che hanno influito anche gli stimoli di tanti amici autori provenienti proprio dal campo di fuoco dell’“Italian Legion”; e naturalmente di Sergio Altieri in primis. Un grazie anche a loro.

Già Infect@ comunque, pur essendo un romanzo di fantascienza, presentava elementi «da Segretissimo»: la mala, l’oggetto che tutti vogliono caduto nelle mani sbagliate (o giuste, a seconda). Cosa ci prepari per il futuro? Ulteriori fusioni di generi o nuovi cambi di direzione?

“Infect@” era effettivamente il segnale di una losca deriva. Il successivo “L’algoritmo bianco” per molti versi è stato un sintomo ancora più grave. Nel primo Urania avevo sperimentato il punto di vista di un’indagine poliziesca, nel secondo quello di un killer professionista. Quando si mettono l’una contro l’altra queste due “facce” ci si accorge di avere per le mani una moneta nuova. E al momento voglio continuare a muovermi a cavallo di questi due generi, diversi ma attigui. Cos’ho in cantiere? Sto ultimando l’editing di “Infect@ 2” che consegnerò in Mondadori entro fine mese. E poi ho molte altre idee, dibattuto dalla voglia di contaminare come ho fatto finora, ma anche di provare vie meno spurie completamente diverse. Chissà…

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Senza anticipare nulla, questo racconto ha, accanto ai protagonisti umani, un aereo a tenere la scena. È una tua passione?

Sì, gli aerei mi piacciono molto. E poi abito a un paio di chilometri in linea d’aria dall’aeroporto di Linate e sono cresciuto con i velivoli sulla testa. In più, nel tragitto casa-lavoro passo a pochi metri dalle piste di atterraggio, in un punto in cui gli aerei sono così bassi che ti viene istintivo insaccare il capo… Mettiamoci anche che percorro ogni giorno 60 chilometri di tangenziali e che gli aerei sopra a Linate, in decollo o in atterraggio, li vedo praticamente da ogni angolazione. Batti che ti ribatti, mi è venuta l’idea di scrivere la storia di un executive che per un’emergenza atterra proprio su una strada trafficata. Quando si passano ore in coda si finisce per avere le fantasie più astruse: tutto sommato quella di trovarsi un aereo che ti sbarra la via è forse la meno inconfessabile. Ho pensato: poi, però, bisogna toglierlo di lì, ed è venuto fuori “Il fuoco non perde mai”, una storia in salsa hardboiled con un diluvio d’acqua e di pallottole.

Quali sono le tue più grandi influenze come autore, hai dei modelli a cui ti ispiri? Trai ispirazione anche da cinema, musica e altri media?

Modelli tanti, come ogni scrittore che sia anche un lettore vorace e onnivoro. Riconosco debiti nei confronti Richard K. Morgan, Chuck Palanhiuk, Michael Marshall Smith, Jeff Noon, Maurice G. Dantec, passando ovviamente per un certo Philip K. Dick, tutti autori che hanno sparigliato le carte e saltato gli steccati fra i generi. Ma confesso che a cambiare di più la mia scrittura sono stati proprio il cinema e la musica. Alle volte, quando scrivo, mi scopro a mimare i gesti che devo far compiere ai miei personaggi e questo mi aiuta a trovare la parole giuste per descriverli. Anche i dialoghi devono suonarmi bene “a orecchio”, per cui spesso li recito a voce alta. Quanto alla musica non esco mai di casa senza il mio iPod, anche se quando scrivo voglio silenzio assoluto. Alla prossima allora!

– Illustrazione di Franco Brambilla

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5 Responses

  1. franco Brambilla

    Evvai Dario! Qui un po’ di immagini Spy and Mystery che ho fatto negli ultimi anni:

    http://francobrambilla.com/section/48062.html

  2. Kurt Dehn

    Interessante questo sconfinamento di Tonani.
    Ora lo aspettiamo per racconti più lunghi

  3. Dario Tonani

    @ Franco: grande, sapevo anche del tuo “sconfinamento”, ma non che avessi raccolto organicamente tutte le tue cover spy & mistery. Bellssime!

    @ Kurt: grazie, incoraggiamento graditissimo! :-)

  4. Kurt Dehn

    Dario, percorro tutti i giorni quel tratto autostradale… ora non sarà più la stessa cosa! 😉

  5. Dario Tonani

    @ Caro Kurt, è quello che volevo: un po’ di sana paranoia… :-)

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