Intervista a Brent Ghelfi

novembre 17th, 2008 by Alessio Lazzati

Cari lettori e lettrici: come promesso, continua lo speciale dedicato al nuovo acquisto della famiglia di Segretissimo, Brent Ghelfi. La sezione Black Pps si arricchisce di un’intervista che Brent ci ha gentilmente concesso in esclusiva: nell’occasione lo ringrazio per la simpatia e la disponibilità che ha dimostrato.

Alessio Lazzati – Benvenuto sul Blog di Segretissimo Brent! Per cominciare, perché non ci parli del protagonista del tuo romanzo, Alexei Volkovoy, “Volk”: chi è? Come l’hai ideato?

Brent Ghelfi –  Grazie per avermi invitato a partecipare al blog! L’ispirazione per Alexei Volkovoy mi è venuta durante un viaggio a Mosca. Erano le quattro del mattino circa di una giornata nebbiosa e stavo osservando la Piazza Rossa da una stanza del National Hotel.

Notai un uomo con un soprabito nero che procedeva spedito verso il Mausoleo di Lenin. Sembrava sparire e riapparire mentre avanzava tra le luci e le ombre. Oltrepassò i posti di blocco e i soldati di guardia al mausoleo senza mostrare nessun documento, quindi svanì per un’ultima volta, all’improvviso, come se fosse stato inghiottito dalle mura rosse del Cremlino.n246191.jpg

Mi chiesi chi fosse. Un civile? Un militare? O forse una specie di spettro in bilico tra entrambi i mondi? Quell’uomo divenne Volk. Oscuro, violento, disperato – sotto molti aspetti, una metafora della Russia moderna.

A.L. – Viene spontaneo chiederti: sei americano, per quale motivo hai deciso di ambientare una storia in Russia? Cosa la rende così affascinate?

B.G. – L’ inizio della mia per la la Russia risale alla fine degli anni settanta, quando lessi i grandi narratori russi e conobbi i loro scrittori di racconti brevi. Il nome Volkovoy viene da un personaggio (una guardia carceraria) di un classico di Solženicyn, “Un giorno nella vita di Ivan Denisovič”.

Visitai la Russia per la prima volta all’inizio degli anni ottanta, quando ero ancora uno studente. Ne ricavai una complessiva sensazione di grigiore. Palazzi minacciosi, cittadini pallidi vestiti di scuro, corridoi dall’aria viziata, un bagno in comune con il pavimento di piastrelle coperto d’acqua stagnante, cibo dal sapore aspro.

In seguito, vi ritornai spesso, sia come turista che per lavoro. Mi innamorai della cultura e della storia. Vi erano molte cose non buone, ma tutte interessanti.. Osservai la nazione che cambiava, specialmente le grandi città. Solo di recente mi sono reso conto che la Russia è perfetta per ambientarvi delle storie. Selvaggia, strana, triste e imprevedibile.

A.L. – Il tuo romanzo ci mostra un personaggio femminile molto forte e importante, Valya Novaskaya: ci dici qualcosa in più su di lei?

B.G. – L’apparizione di Valya in una delle prime scene, quando giunge in aiuto di Volk con un fucile a pompa, e una descrizione in particolare – “I capelli decolorati sino a diventare bianchi sparano un riflesso simile a un’aura”- ha cristallizzato il personaggio nella mia mente come l’angelo custode di Volk. Valya è sicura di se, curiosa, fiera e per certi punti di vista immatura. Per usare le parole di Volk, è anche “eterea”, con una sorta di aura soprannaturale. Con la possibile eccezione del boss Maxim, Valya è il personaggio che mi è piaciuto di più scrivere subito dopo Volk.

A.L. – Il tuo romanzo appartiene a una tipologia molto moderna di thriller d’azione, in cui non esiste una netta divisione tra buoni e cattivi, ma potere e denaro sono in grado di modificare le alleanze molto rapidamente. Quanta analisi del mondo reale c’è dietro alla creazione dell’ambiente in cui opera Volk? Deriva da una effettiva conoscenza della situazione russa?

B.G. – L’ambiguità morale che permea il romanzo deriva dalla sensazione che la Russia sia sempre ad un bivio. E’ Oriente o Occidente? In pace o in guerra? Un repubblica o una dittatura? Il bene e il male non hanno contorni definiti in Russia, e ciò si rispecchia nel mio romanzo.ghelfifront.jpg

Nel corso dei miei viaggi in Russia ho potuto constatare questa ambiguità nella gente che ho incontrato: ex-interpreti dell’era sovietica ed ex agenti del KGB, veterani della guerra in Cecenia, vecchie babushkas e studenti idealisti. Stalin viene osannato e maledetto al tempo stesso da tutti loro. L’interventismo di Putin in Cecena e, più di recente, in Georgia, è visto come un bene finché può servire a fare in modo che la Russia riacquisti un ruolo da protagonista sul palcoscenico mondiale. L’omicidio della giornalista Anna Politkoskaya e dell’ex agente dell’FSB Aleksandr Litvinenko sono stati considerato con leggerezza da molta gente. Eppure al tempo stesso, in tanti sembrano aspettarsi qualcosa di meglio dai loro leader e dalla loro patria.

Volk rispecchia queste sensazioni contrastanti. Ha vissuto attraverso la trasformazione della Russia ed è sopravvissuto a una guerra in Cecenia. Ha visto il bene e il male, e si trova intrappolato in un’ambigua zona d’ombra.

A.L. – Abbiamo sempre più l’impressione che, dopo alcuni anni, la Russia stia ridiventando sempre più un scenario affascinante e adatto per le storie d’azione e spionaggio, secondo te per quale motivo?

B.G – La Russia è un paese pieno di mistero e – specialmente col suo arsenale nucleare intatto e i recenti sforzi per ricostruire la propria potenza militare – spaventoso. Terminata la guerra fredda, i romanzi sulla Russia hanno dovuto mutare per riflettere quella realtà. C’è voluto un po’ di tempo per adattarsi al cambiamento. Credo che la gente stia vedendo la Russia risorgere (cavalcando l’onda del la ricchezza generata da petrolio e gas), e si sia resa di nuovo conto di che scenario perfetto possa essere per la narrativa. Un luogo dove la storia, la cultura, la ricchezza, lo stile di vita, la religione e la politica si scontrano. Specialmente adesso che ha cominciato a riaffermarsi sulla scena internazionale, è tornata ad essere terreno fertile per il thriller d’azione e le storie di spionaggio.

A.L. – La caduta del comunismo, l’ascesa rapida del nuovo capitalismo e un immenso potere economico concentrato nelle mani di pochi (insieme allo sviluppo della criminalità organizzata, la cosiddetta maffya) avrà cambiato rapidamente e in profondità la “mappa criminale” e la società stessa: sei d’accordo?

B.G – Si. Non riesco a pensare a un’altra nazione che abbia subito un cambiamento così radicale in così poco tempo (senza che ci fosse di mezzo una catastrofe naturale o una sconfitta militare). La perestroika fallì nel suo scopo di ravvivare un’economia in crisi. Il Muro crollò. Il velo grigio dello stato sovietico è stato strappato, il rublo è andato a fondo. Il comunismo si è trasformato in un capitalismo “a mano armata” governato da ex militari, guerrieri ombra del KGB ed ex apparatchiks del Partito. La Russia è diventata un luogo in cui i giornalisti e gli oppositori politici vengono assassinati, le multinazionali occidentali vengono espulse per favorire gli oligarchi spalleggiati dal Cremlino, e le altre nazioni vengono invase per proteggere i rifornimenti di petrolio e i gasdotti.

A.L. – Tornando al romanzo, cosa deve aspettarsi il lettore da “L’Artiglio del Lupo”? E, se ne hai naturalmente,  quali sono i tuoi riferimenti come autore?

B.G. – I lettori si devono preparare per un viaggio attraverso Mosca e San Pietroburgo dei dei nostri tempi. La storia è raccontata in prima persona, al presente, cosa che trasporta immediatamente il lettore sulla linea di fuoco. A mio parere è il libro giusto per chi ha apprezzato i libri di Martin Cruz Smith con protagonista Renko e che vuole incontrare un personaggio che vive dall’altro lato della legge nella Russia moderna, e per gente che apprezza i thriller internazionali più duri, quelli che ti fanno vedere il mondo in un modo diverso.

Per quanto riguarda i miei gusti personali, apprezzo i mystery-thriller di Le Carré, Lee Child, Greg Iles, James Lee Burke, James Sallis, Alan Furst e Ken Breuen, e anche grandi del passato del calibro di Dashiell Hammett, Raymond Chandler, Jim Thompson, Chester Himes e Ed McBain. Potrei continuare in eterno con questa lista!

A.L. – So che negli Stati Uniti è già uscita la seconda avventura di Volk, già opzionata per Segretissimo: hai in programma un terzo episodio?

B.G. – Il secondo volume intitolato appunto Volk’s Shadow è uscito quest’estate e spero che lo possiate leggere presto in Italian. Il prossimo libro, intitolato The Venona Cable, vede Volk investigare sull’omicidio di un americano in possesso della decrittazione di un cablogramma della Seconda Guerra Mondiale. Per procedere nell’indagine, Volk deve scoprire perché quel cablogramma del 1943 sia ancora importante oggi.n253984.jpg

A.L. – Ok Brent, grazie della chiacchierata: qualcosa da dire hai lettori italiani?

B.G. – Sono orgoglioso di essere pubblicato in Italia. I miei nonni paterni e materni erano italiani e la vostra è una delle nazioni più belle e accoglienti al mondo. Spero che “L’Artiglio del Lupo” sorprenda ed emozioni tutti i mei lettori italiani!

Posted in Black Ops, Interviste, Segretissimo

16 Responses

  1. Il professionista

    be’ mi sembra giusto inaugurare i commenti. Finalmente anche Segretissimo ha uno spazio dove gli autori escono dall’ombra. Questo spazza vial’antico pregiudizio che gli autori di spy, soprattutto se avventurosa, marcino su un gradino più basso di certi mostri sacri del Mystery. Differenze di genere a parte la spy story si è affinata con gli anni e spesso rivela soprese, intrighi e contaminazioni inaspettate.

  2. Andrea "hawksmoor" Scatena

    Ma è già uscito? io in edicola non sono ancora riuscito a trovarlo… ho preso “The Company” da almeno una settimana, ma di Ghelfi neanche l’ombra qui da me (in quel della sperduta Ciociaria) e sono ansioso di prenderlo…

  3. Casval Som Daikun

    Bella l’intervista,sia nei toni che nel contenuto.
    Ci aspettiamo molto da questo autore.
    Piombo e furore a tutti.

  4. Il professionista

    in effetti a mIlano l’ho trovato ben distribuito i primi del mese. purtroppo alcuni edicolanti tengono solo SAS e mi dispiace perchè l’ossatura della collana sono i romanzi come questo. Purtroppo la distribuzione del prodotto da edicola è il vero punto debole del settore. Se si pubblicano bei romanzi e la gente non li trova anche pubblicizzarli diventa fatica inutile…

  5. f.t.denard

    Bellissima novità fare l’intervista all’autore sul blog! Continuate, visto che su Thrillermagazzine il bravo Fabio Novel è fermo a parecchi numeri fa.
    Una domanda trasversale: non sono riuscito a trovare nel libro cartaceo, in segretissimo cioè, l’indirizzo del Blog. Sbadatezza mia o non c’è di prammatica? Presumo ci siano anche molti lettori che non lo sanno ancora e magari si potrebbero collegare… per saperne di più.

  6. f.t.denard

    a proposito della distribuzione: io ho notato che nei supermercati che tengono libri, c’è il giallo, ma non urania o Segretissimo…in quanto alle edicole, a Treviso è abbastanza ben distribuito. Evidentemente ci sono molti lettori!

  7. f.t.denard

    vorrei fare io una domanda a Brent Ghelfi, una domanda che mi sarebbe piaciuto anche fare a Martin Cruz Smith: cosa ne pensano in Russia di questi eroi russi scritti da americani? Un’altra domanda invece alla Redazione di Segretissimo: non ci sono scrittori russi contemporanei in grado di comparire in Segretissimo? Sempre che non mi siano sfuggiti(tralasciando l’autore de ‘Il complotto’, pubblicato quanche anno fa in Segretissimo…che mi ha parecchio deluso e me lo ricordo ancora oggi)

  8. Il professionista

    il complotto me lo ricordo anche io…pazzesco….
    Guarda vent’anni fa c’era un certo Semionov che in URSS era m
    olto famoso e fu pubblicato con gran rullo di tamburi in libreria nella collna Altri Misteri…terrificante. in realtà fino a pochi anni fa in URSS ein Russia c’erano autori che imitavano lo stile degli occidentali come la Marinina nel giallo…oggi vedo arrivare un saccodi film d’ìazione girati con criteri visuali molti simili agli occidentali. Di romanzi non lo so…

  9. Alessio Lazzati

    @Denard: lo chiederò a Ghelfi nella prossima intervista quando uscirà il secondo Volk. In realtà è una domanda che andrebbe rivolta ai Russi :)

  10. Dario Geraci

    Congratulazioni ad Alessio, che ha sosteuto magnificamente l’intervista con Ghelfi. Offrire contenuti di così alto livello in cos poco tempo è assolutamente TOP CLASS.

  11. f.t.denard

    Grazie. E’ una cosa che mi sono sempre chiesto! (su cosa pensino i rispettivi ‘nazionalisti’ su scrittori come Ghelfi o Smith che scrivono di cose russe). Marinina: Purtroppo è vero, ho notato anche io che gli scrittori russi scimmiottano in maniera orribile gli occidentali, come del resto i video musicali russi, orribili, sembrano ambientati nella periferia di Chicago o Los angeles, l’unica cosa che li salva è appunto che sono in…russo, ma per un romanzo è molto più difficile, se non salva qualcosa della lingua originale, diventa del tutto piatto, anonimo. Ho letto qualche libro della Marinina, quello che mi ha spaventato o meglio dire deluso, a quanto ricordo, non so se fosse dovuto alla traduzione, è che tutto era tradotto…come lavato. Ricordo che non sembravano neppure storie ambientate in Russia, la traduzione sembrava fatta con la varechina, tutto uguale! In fin dei conti uno da un libro ambientato in un a paese straniero si aspetta anche un po’ di atmosfera, di esotismo, di parole straniere,(qualche parolaccia!), il famoso sense of wonder salgariano o alla Burroghs forse è impossibile da ricreare, ma appunto questa è la sfida!
    è vero che c’è la globalizzazione, (dai tempi di Marco Polo…) ma io ho l’impressione che quando si viaggia e si sta un po’ in un paese, ti accorge che in realtà la globalizzazione è solo un velo superficiale, per quanto esteso e che spesso gli indigeni la trasformano.
    Scusate il ritardo nel rispondere, ma ho avuto un po’ di maretta nel lavoro…:)

  12. f.t.denard

    Un’altra domanda per Ghelfi, anche se è una domanda che forse ha a che fare con il senso puritano degli americani (morte sì, sesso no). Ho notato che il sesso è pochissimo presente nel suo romanzo. COme mai? (Valya è un bel pezzo di ***,…). Uno si aspetterebbe di trovare invece ragazze molto disinibite, in fin dei conti le russe non hanno il retaggio cattolico o la mente femminista delle europee o delle americane… forse potrebbe essere questa una delle componenti dell’anima russa attuale!

  13. Alessio Lazzati

    Sono riuscito a girare a Brent Ghelfi la domanda di Denard sul rapporto coi russi, ed è stato così gentile da rispondere:

    “My network of friends in Russia who help me with story ideas and factual details tell me that they like the outside perspective American and European novelists bring to their country. The people I talk to range from former Soviet diplomats, to veterans of the wars in Chechnya, to journalists. They do tend to be better informed than the average person, so perhaps they don’t represent a true cross section. “Volk’s Game” was reviewed by The Moscow Times, favorably I think, but the reviewer decried the violence in the novel (this despite the fact that many of the story ideas were taken from actual events reported in the pages of that paper). And, although my novels are being published in Poland and the Czech Republic, I don’t have a Russian-language publisher, and I suspect that’s because of the themes of violence and corruption addressed in my books. ”

    Spero che la risposta risulti soddisfacente, un grazie di nuovo a Brent. Se serve la traduzione fatemelo sapere :-)

  14. franco beck

    per la distribuzione è un po deficitaria anche in considerazione del numero di copie che arriva in edicola. tra sas e l’altro al massimo due o tre copie, che ovviamente spariscono subito. bisogna a quel punto girare un po. Io me li faccio mettere da parte dal giornalaio. la giallistica russa non è particolarmente evoluta, mancando sostanzialmente un sistema giudiziario ed investigativo simile al nostro. la marinina ma era una criminolga della polizia,l’ho anche conosciuta, che aveva molti contatti con l’ovest e quindi riuscì a scrivere quei romanzi. Credo che bisognerà aspettare ancora un po perchè nasca un filone russo di hard boliled, o spy stories come da noi. Poi va ricordato che ciascun paese ha una sua giallistica particolare, vedi francia, germania, svezia, inghilterra e italia spesso molto più interessante di quella USA che si riproduce con dei clichè abbastanza usuali.

  15. Casval Som Daikun

    Iniziata la lettura,apprezzato molto la descrizione del sottobosco moscovita e russo in generale,il personaggio di Volk mi appassiona da subito

  16. f.t.denard

    Grazie delle risposte. Gentilissimi come sempre. Attendo con impazienza il prossimo Volk

Leave a Comment

Please note: Comment moderation is enabled and may delay your comment. There is no need to resubmit your comment.

Spam protection by WP Captcha-Free