Dietro le Quinte di “Furore Nero” – di Secondo Signoroni

novembre 10th, 2008 by Alessio Lazzati

Continuano le collaborazioni illustri: questa volta tocca a Secondo Signoroni apparire su queste pagine con un articolo di approfondimento, un vero e proprio “dietro le quinte” del suo ultimo romanzo: “Furore Nero”. Da oggi, inserirò questo tipo di articoli in una nuova categoria: “Black Ops”.

 

Mi sono divertito quando ho scritto Furore Nero, mi sono divertito a creare una città inesistente e che pure doveva sembrare credibile, affondata nella geografia e nella storia di luoghi reali. Weissenhausen è un po’ il compendio di tutto ciò che il colonialismo ha lasciato in eredità alla terra d’Africa, di buono e di cattivo, di brutale e d’ arrogante. I buoni maestri possono averle regalato i treni e gli antibiotici, quelli cattivi si sono volontariamente dimenticati alle spalle gli Amin Dada, i Bokassa e le cave sature di spazzatura pericolosa. Sono sicuro che luoghi simili a quelli esplorati da Costa esistano davvero, la maggior parte ignorati, altri difesi con la violenza e la prepotenza di poteri corrotti, poteri generati da intrallazzi estranei allo stesso continente.

 

Un idiota molto informato e molto pagato, di quelli che fanno ascolto nei salotti di certe reti, ha recentemente pontificato che se l’ Africa sprofondasse la finanza internazionale nemmeno se ne accorgerebbe: Dario Costa può solo augurasi che qualcuno rubi un po’ meno! Mi è piaciuto farlo agire sullo sfondo dei mitici Altipiani, quasi un omaggio al grande cinema avventuroso americano degli anni ’50, riprendere situazioni (…e me lo si conceda anche qualche fotogramma!) del vecchio e caro mondo della celluloide e calarle al centro di un problema vergognoso e attuale quale il traffico clandestino dei residui tossici e radioattivi, che tutti producono e nessuno vuole. Mi è piaciuto anche rievocare e ricostruire il mondo un po’ insabbiato di chi pretende di fermare la realtà al tempo della propria giovinezza e di temere il fatidico: nulla sarà più come prima!

 

Weissenhausen con le sue case bianche circondate dalle piantagioni, i lumi a petrolio e le ordinate stradine con i lampioni di ghisa ( ce ne sono di curiose a Windhoek e a Swakopmund in Namibia) è tutto questo e Costa, tranquillo come suo solito, assapora fino in fondo questa atmosfera fra l’irreale e il demodè,…salvo mettersi in caccia quando è la sua stessa vita ad essere minacciata, quand’è la verità ad essere nascosta dal sangue e dall’orrore delle stragi. Fedelissimo al principio secondo il quale chi salva il lupo spesso condanna l’agnello, non si pone il problema se è il caso di abbandonare il rilassante giardino della pensione luterana per sporcarsi invece abiti e scarpe nelle boscaglie, oppure di imbracciare il fucile per smascherare chi tenta di metterlo prima fuori pista e poi… fuori gioco.

 

Rileggendolo mi sono domandato se non sia stato un po’ troppo duro nel descrivere o trattare certe crude situazioni, ma posso assicurare che quanto accadde a Stanleyville negli anni ’60 e in tutto lo Shaba negli anni ’70 ad opera di nazionalisti neri e di legionari bianchi mi ha concesso un abbondante margine di credibilità. E quanto sta succedendo proprio in questi giorni dalle parti di Goma, con le milizie di Laurent Nkunda impegnate ad ammazzare gente e a far scappare civili sotto gli occhi di 17.000 caschi blu dell’ONU non mi rende certo ottimista su come possano concludersi certe partite nel cuore di tenebra del Centro Africa.

 

In Furore Nero Costa la scampa ancora una volta, anche se gli resta l’amaro in bocca per non aver posto tutti i responsabili di fronte ai loro atti criminali: dopo tutto il corrotto Kinasi Nakara mette finalmente le mani sulla vallata e pone fine all’esistenza dell’enclave bianca, si vendica di tutto e di tutti e infine spiega freddamente e chiaramente come il potere possa rendere legale e moralmente accettabile anche ciò che non lo è. In sintesi non convince il buon maresciallo di essere stato completamente all’oscuro dei fatti che hanno originato tutta la tragedia.

 

Dario Costa la spunta, ma rimedia una lussazione alla caviglia che lo costringerà per qualche tempo a servirsi d’un bastone,… arnese che lo accompagnerà anche nelle pericolose strade di Cartagena e nelle foreste colombiane, dove i traffici di cocaina vanno di pari passo con le brutte intenzioni, con gli Squadroni della morte, con Vedove Nere d’ogni specie tanto affascinanti quanto letali, con gl’intrallazzi e le mire del potere politico strettamente collegato alla realtà del narcotraffico. Gli sarà molto utile perché, come al solito, appena giunto in albergo riporrà la pistola in cassaforte. E’ fatto a modo suo e non se la sente di cambiare ora che è vicino alla pensione e spera soltanto di tornare a comandare una tranquilla stazione dell’Arma in riva al lago Maggiore.

 

 

Posted in Black Ops, Segretissimo, Segretissimo Foreign Legion

5 Responses

  1. Casval Som Daikun

    Tutto quanto è stato scritto qua e nel romanzo corrisponde perfettamente all’idea che ho io dell’Africa sfruttata a nostro uso e consumo.
    Fa piacere anche apprendere che la nuova avventura del M.llo Costa è gia in cantiere.
    Un’ultima considerazione:Sulle sponde del Lago Maggiore attendiamo volentieri un Costa come comandante di stazione dei CC.

  2. Il professionista

    bentrovato a Secondo…forse lui non lo sa ma fui il primo e più entusiasta lettore “interno” di Scarlet tanti anni fa..e prima ancora (ero piccolo…) di Petrosino…che andrebbe ripubblicato

  3. Dario Geraci

    Grandissimo Signoroni, ecco un altro sostenitore.

    Un plauso ad Alessio Lazzati per l’importante lavoro che sta compiendo sul sito di Segretissimo.

  4. AgenteD

    Leggo con gioia e gratitudine questo intervento di Signoroni, mi fa piacere che si sia divertito a scrivere il romanzo perchè immagino che lo sforzo per raccogliere tutta la documentazione necessaria a realizzarlo sia stato non da poco…
    P.S. Spero però che quel Costa continui ad andare in giro per il mondo a deliziarci con le sue avventure: per la pensione c’è sempre tempo…

  5. Alessio Lazzati

    Devo ringraziare apertamente Signoroni per aver condiviso con noi quest’articolo, al tempo stesso trailer e backstage che involglia sicuramente a (ri)prendere il volume.

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