John W. Campbell
John W. Campbell, garanzia di fantascienza
Ogni volta che i nostri lettori dicono di voler leggere “sf e solo sf”, senza contaminazioni fantasy, al riparo da impiastri horror et similia, essi non lo sanno, ma dovrebbero correre al più vicino ufficio della SIAE e versare le competenze dovute a John W. Campbell jr. Era l’unico uomo al mondo che fosse in grado da vivo (e lo è tuttora in spirito) di garantire solidità nell’approccio al futuro, naturalezza nell’ingresso in un mondo che non ci appartiene ma che erediteremo un giorno, riservatezza nel trattamento dei dati. Senza Campbell e la sua rivista “Astounding Stories” – poi ribattezzata “Astounding Science Fiction” e infine “Analog” – non avremmo avuto la prima età d’oro della science fiction americana, quella che in Italia fu definita “fantascienza tecnologica”. In realtà, la sf pubblicata su “Astounding” dagli scrittori della scuderia Campbell era anche un genere sociale, proiettato all’utopia e al suo contrario, la dystopia popolare, ma in seguito questo fatto venne messo tra parentesi perché negli anni Cinquanta un’altra testata, “Galaxy”, si sarebbe specializzata così bene nei temi della social sf da far sottovalutare il precedente apporto campbelliano.
John Campbell assunse la direzione di “Astounding”, il mensile pubblicato a New York dalla Street & Smith, nel 1937. Succedeva al fondatore della testata Harry Bates, un uomo d’azienda buono per tutti i generi del pulp nonché abile scrittore in proprio, e a F. Orlin Tremaine, artigiano del giornalismo popolare che aveva aiutato “Astounding” ad emergere dall difficili acque del fallimento Clayton, il suo primo editore. Nonostante una curiosa idiosincrasia personale (sembra che Tremaine comprasse ottimi racconti senza leggerli, e in seguito permetteva ai suoi redattori di condensarli prima della pubblicazione: è capitato alle Montagne della follia e a L’ombra calata dal tempo di Lovecraft), intorno al 1937 fu nominato direttore editoriale della Street & Smith. Questa promozione lasciò vacante il suo posto che venne ricoperto dal giovane Campbell, un’altra scoperta tremainiana. Nato nel 1910 a Newark, New Jersey, Campbell avrebbe voluto studiare al MIT perché le scienze erano sempre state la sua passione, ma la prestigiosa scuola di tecnologia del Massachusetts lo bocciò per non aver superato l’esame di tedesco. (Come occuparsi di fisica e non conoscere la lingua di Hermann Oberth?) Lo studente respinto provò a lenire la cocente delusione mettendosi a scrivere fantascienza e indirizzandola un po’ a tutte le riviste, compresa “Astounding”. Anzi, fu proprio su quella pubblicazione – per lui fatale, ormai – che diede il meglio di sé, producendo fra l’altro tre dei racconti proposti in questo volume: “Twilight” (“Crepuscolo” o, nella nostra edizione, “Sette milioni di anni”: novembre 1934); “Night” (“Notte” ovvero “Alla fine del tempo”: ottobre 1935) e “Who Goes There?” (“Chi va là” o anche “La cosa da un altro mondo”: agosto 1938).
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