Orizzonti

Franco Brambilla: le Forme del Dopodomani

gennaio 21st, 2009

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L’opera di Franco Brambilla che possiamo apprezzare di mese in mese sulle copertine di “Urania” e “Urania Collezione” sarà oggetto di una mostra dedicata alle visioni ora angoscianti, ora surreali, ora paradossali, dell’artista milanese, nello spazio ChiamaMilano del capoluogo lombardo in Largo Corsia dei Servi, 11 (non lontano dalla fermata San Babila della Linea 1 della Metropolitana). L’evento si terrà domani giovedì 22 gennaio a partire dalle ore 18.30 e, per gli interessati che non potranno essere sul posto per apprezzare le composizioni del nostro copertinista, potrà essere seguito anche in streaming, cliccando su: http://www.ustream.tv/channel/associazione-illustratori. L’ingresso allo spazio ChiamaMilano è gratuito.

Ricordiamo che il sito ufficiale di Brambilla è http://francobrambilla.com/.

Qui l’annuncio di Silvio Sosio su Fantascienza.com.

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Fantascienza in TV: istruzioni per l’uso

gennaio 17th, 2009

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Alcune considerazioni a freddo sulla serata di Tempi Dispari dedicata a “Urania”, sulla fantascienza vista (scritta, letta) dall’Italia, e sulla sua presunta crisi. Con interventi di Giuseppe Lippi, Silvio Sosio, Donato Altomare e Dario Tonani.

Come annunciavamo su queste pagine nelle segnalazioni del programma, la serata di martedì è stata nel suo piccolo un vero evento per tutto il mondo della fantascienza italiana. Con questa locuzione voglio abbracciare tutti gli appassionati: chi la fantascienza la scrive, chi la legge, chi ne vorrebbe di più, chi la vorrebbe diversa. Dal mio personale punto di vista è stato un onore essere invitato tra gli ospiti di Tempi Dispari, parte di uno schieramento di autori come prima non si era ancora visto sui canali TV. Ai nomi già menzionati (Donato Altomare, Pierfrancesco Prosperi, Dario Tonani, oltre al sottoscritto), si è aggiunto anche Alberto Costantini, vincitore del premio Urania nel 2002 (con Terre accanto) e di nuovo nel 2005 (Stella cadente). Una concentrazione simile, se da un lato ha inevitabilmente penalizzato gli autori nella loro esposizione, obbligandoli a condensare i rispettivi interventi in tempi molto ridotti (procedendo per semplificazioni, secondo l’inevitabile logica televisiva), dall’altro ha sicuramente fornito uno spaccato ampio, variegato, efficace se non esaustivo, di quello che è oggi la fantascienza in Italia.

Con ogni probabilità a molti di noi sarebbe piaciuto approfondire il discorso, non per addentrarci nelle nostre rispettive opere ma piuttosto per esplorarne meglio il background culturale. Per dimostrare che in Italia la fantascienza non esiste da ieri sera, per rendere giustizia agli sforzi individuali e collettivi e alla passione disinteressata che hanno sempre nutrito l’anima del genere, oggi come ieri come ieri l’altro. Raccogliendo i commenti dei diretti interessati dalla rete, in sostanza è questo comune sentire che emerge. Leggi tutto »

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Clarke, visioni dall’oceano dello spazio

dicembre 23rd, 2008

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Ospite d’eccezione su Urania Blog, la giornalista del “Manifesto” Silvana Natoli con un ritratto di sir Arthur C. Clarke (già apparso sulle pagine del supplemento culturale del quotidiano, “Alias”), di cui potete attualmente trovare in edicola nella collana “Urania Collezione” l’antologia Spedizione di soccorso.

Se fosse esistita una collana editoriale dal titolo “gli incontri che ti cambiano la vita”, Clarke avrebbe certo scritto di Kubrick (2001: Odissea nello spazio, anno di grazia 1968). Lui è già autore di romanzi importanti e quando Kubrick gli chiede un’idea, appena un’idea, per un “proverbiale buon film di fantascienza”, Clarke rispolvera un suo vecchio racconto, “La sentinella” (1948), che narra la scoperta sulla Luna di una piccola piramide, messa lì da qualche civiltà aliena, a guardia e in attesa. Di cosa? La figura enigmatica della sentinella-piramide e la domanda senza risposta, mostrano che Clarke ha compreso il desiderio di Kubrick. Poi, la genialità di Kubrick muta uno spazio, la Luna, in un contro-spazio, Giove, e la piramide in monolito, facendone la figura di una nuova mitologia, dove il massimo di futuro si genera dal passato più remoto, l’astronave dalla clava primitiva.

Simak, in Anni senza fine, vede già prefigurato nell’arco e nella freccia, segno di morte e di guerra, il destino di estinzione dell’Uomo. La clava sembra invece spingere l’Uomo in alto, verso le galassie e la gloria, ma lo prepara ad un altro genere, più sottile ed inquietante, di estinzione. I veri protagonisti del film, con Giove, il più misterioso ed alieno dei nostri pianeti, sono Hal e il Bambino delle Stelle, due mutanti…

E’ questo, soprattutto, che Clarke e Kubrick hanno in comune, d’essere refrattari al “troppo umano”. Sono i mondi che li affascinano, e gli esperimenti al limite del possibile. Come nel bellissimo Incontro con Rama (1973) di Clarke, mondo-astronave che viaggia tra le stelle, alieno ed enigmatico come il monolito, imprendibile dagli uomini. Anche Rama è una domanda senza risposta. O come nell’esperimento di città del futuro (La città e le stelle, 1956), luogo iper-tecnologico e claustrofobico, alienità costruita dall’uomo, dove il tempo è circolare e la vita sterilizzata. Poi Clarke ha moltiplicato le Odissee, ma i cicli sono sempre pericolosi: se la prima è notevole perché clona il film, il resto della quadrilogia è mediocre. Si può anche ipotizzare che Kubrick sia il genio e Clarke il talento, secondo la mirabile definizione di Carmelo Bene, per cui il talento fa quello che vuole e il genio quello che può. Tra le idee più interessanti delle varie Odissee vi è il racconto di una missione congiunta di russi e americani, alla ricerca del monolito, la dedica ai sovietici Alexej Leonov, cosmonauta e Andrej Sakharov, scienziato e premio Nobel: il tutto nel 1983, in piena guerra fredda… E tra le idee più divertenti, l’invenzione della prima Cattedra Virtuale e delle prime Guide Turistiche ai Sistemi Solari.

Clarke è un esperto scienziato, laureato in matematica e fisica al King’s College di Londra, membro della British Interplanetary Society, autore di studi pionieristici sulla comunicazione intersatellitare, premiato con numerosi riconoscimenti scientifici. Quando lo scrittore e lo scienziato in lui, non si giustappongono e non prevarica la tentazione didascalica, quando la sua intelligenza scientifica si traduce in narrazione e visione, la scienza funziona come una condizione di possibilità. Gli permette di spostare costantemente i confini e di moltiplicare la domanda-tipo della fantascienza: “e se…?”.

La credibilità di cui Clarke ha goduto nella comunità scientifica ha riguardato, in maniera inseparabile, il suo lavoro di fisico e quello letterario. Anzi, è tra scienziati ed astronauti che ha avuto i lettori più entusiasti. All’epoca del film con Kubrick non erano neanche iniziate le missioni verso Giove e nessuno aveva ancora immaginato quel gigantesco pianeta e i suoi terribili e inquietanti satelliti, Europa Ganimede e Callisto. Nel ’70 gli astronauti di Apollo 13 raccontano di avere battezzato “Odissea” il modulo di comando e d’aver ascoltato, durante il viaggio, “Zarathustra” di Richard Strauss. Quando il modulo Falcon di Apollo 15 scende sulla Luna, gli astronauti regalano a Clarke la mappa in rilievo della zona di atterraggio, con l’iscrizione: “Ad Arthur Clarke dall’equipaggio di Apollo 15, con molti ringraziamenti per le sue visioni dello spazio”. L’università dell’Illinois si è spinta fino ad organizzare feste di compleanno di Hal… Ma l’omaggio più importante è avere dato il suo nome all’Asteroide 4923, scoperto nel 1981. Lui dichiarò che avrebbe preferito l’Asteroide 2001, ma che ahimé, “era stato assegnato a un tizio di nome Einstein…”.

Tutta l’opera di Clarke è disseminata di invenzioni, a volte estrapolate dalle ricerche scientifiche, a volte anticipatrici e profetiche: i wormhole, visualizzatori del tempo; il sistema di propulsione a mini-buchi neri; il vuoto che non è vuoto, ma ribollente di energie; gli ascensori spaziali, ispirati a vari progetti di anelli intorno al mondo e torri orbitali. Quando, con la navetta Atlantis (1992) si progetta un piccolo reale passo verso l’ascensore spaziale, l’equipaggio lo annuncia in conferenza stampa esibendo il romanzo di Clarke Le fontane del paradiso (1979). Che è il vero romanzo dello Sri Lanka, dove Clarke ambienta una storia doppia e sdoppiata tra il presente tecnologico e il passato mitologico dell’isola: un ascensore spaziale, costruito nel cuore dell’antica Ceylon, si eleva costeggiandone la montagna più alta, lo Sri Pada, la cui cima raggiunge i 2240 metri, e la sua storia si intreccia alle antiche leggende e mitologie della Montagna Sacra.

Nello Sri Lanka Clarke si è trasferito fin dal 1956, affascinato dall’oceano e dalla biologia marina, cui dedica due libri, “I guardiani del mare” (1957) e “Le porte dell’oceano” (1963). L’acqua ha un posto speciale tra i temi fondanti della fantascienza, con i mondi d’acqua di Lem (Solaris) e Ballard (Il mondo sommerso) per esempio e persino con il mondo di sabbia di Herbert (Dune) nonostante, e proprio perché, essa manca del tutto: “nella lingua di Dune la parola ‘annegato’ non esiste”. In Clarke l’attrazione per l’acqua è antica, anche Rama a suo modo è un oceano che viaggia tra le stelle, un oceano cilindrico con l’acqua che sale verso l’alto anziché cadere, e rotea circolarmente. Ne La città e le stelle, in un remoto futuro, nel lago (acqua) che è il cuore della vecchia Terra appare, come sospeso, un grande pesce argenteo: sembrava, scrive Clarke “l’essenza della forza e della velocità. Qui, incorporate nella carne viva, c’erano le linee slanciate delle grandi astronavi che avevano solcato i cieli della Terra”.

In quest’isola Clarke si costruisce una casa e vi resta fino alla morte. E’ un’isola selvatica, giungla e savana, acque indomabili e tsunami: “E’ singolare – scrive – udire l’Oceano Indiano sferzato dai monsoni ruggire a pochi metri dalla mia finestra…”. E’ il suo “oriente” personale, ma non ha niente a che vedere con le piccole mitologie occidentali, con i turismi esotici. Come per altri artisti, e scienziati e filosofi, l’oriente è un necessario spaesamento del pensiero. Il confronto con una cultura e sensibilità altra (eterotopia), con un sistema simbolico differente, decentra la propria visione delle cose, incrina il senso, rimette in gioco l’intelligenza, la rende impermeabile agli assoluti, soprattutto religiosi: “la religione – scrive Clarke – è un sottoprodotto della paura, una reazione a un universo misterioso e spesso ostile (…) e la paura conduce alla crudeltà. Il solo sapere che è esistita l’Inquisizione dovrebbe indurre chiunque a vergognarsi di appartenere alla razza umana”. L’assoluto è una risposta, che si crede veritiera e definitiva, e le risposte, scrive Herbert, “sono una presa pericolosa sull’universo. Sradica le tue domande dal loro terreno, e ne vedrai penzolare le radici. Altre domande!”.Silvana Natoli

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UOR vs. UAN: Scontro finale!

dicembre 8th, 2008

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Tra Concorde, esorcismi e paradossi temporali, la caccia del Quid che differenzia l’Urania n. 1 Originale dalla sua Ristampa Anastatica si appresta a giungere al suo capitolo finale. Ma sarà davvero l’ultimo?

Avevamo già annunciato nei giorni scorsi il terzo episodio delle avventure del Custode a caccia della verità sull’annosa diatriba che si svolge intorno alle differenze tra l'”Urania” n. 1 originale (UOR) e la sua ristampa anastatica (UAN). La sua ricerca si appresta a giungere al capolinea, ma per superare le prove dell’Avversario il nostro Fantabancarellaro si è visto costretto a chiamare in aiuto un ospite d’eccezione, uno specialista che si fa chiamare: Padre Vegerrin.

Avanzando nelle nebbie del tempo, infidi tranelli rischierebbero di attirare in trappola lo sventurato indagatore ad ogni passo. Ma se l’indagatore è il Custode e si avvale dell’apporto del Catalogatore per eccellenza, per quanto perigliosa la ricerca non potrà che approdare a un risultato che è una conquista per tutti i curiosi e gli appassionati di “Urania” e della sua storia.

Quello che segue è un resoconto scanzonato dell’avvincente opera di ricostruzione che il Custode ha condotto tra misteriosi giochi a premio, minacce del Maligno e vuoti temporali. Fino alla Verità Ultima.

Almeno per il momento.

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Kurt Caesar e le prime copertine di “Urania”

dicembre 6th, 2008

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Giuseppe Festino, uno degli illustratori storici della fantascienza italiana (come dimenticare i suoi lavori per Robot e per la nostra “Urania”?), si è lanciato nell’impresa di “documentare le fonti di ispirazione” usate da Kurt Caesar per le sue copertine.

Kurt Caesar, al cui stile Festino si è sempre richiamato nel suo lavoro, fu il primo copertinista di “Urania”. Si sa che nella sua opera “Caesar si ispirava abbondantemente alle copertine originali dei titoli che illustrava, ma integrando l’immagine con figure e disegni ripresi da altre fonti. Essenzialmente le fonti accertate sono, oltre alle edizioni originali, le riviste inglesi, americane, francesi, italiane e tedesche degli anni dal 1940-1955″.

Festino sarebbe interessato a consultarle ed eventualmente acquistare le riviste di suo interesse. Chi avesse materiale disponibile o conoscesse biblioteche, possibilmente lombarde, con raccolte di riviste del periodo, potrebbe dare una mano preziosa nella riscoperta di questo grande artista del passato. Per eventuali contatti, prego di far riferimento all’indirizzo e-mail di Ernesto Vegetti, che ci ha girato personalmente l’appello: e.vegetti [AT] virgilio.it.

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UOR vs. UAN: come difendersi dai simulacri

novembre 24th, 2008

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“Urania” ha una storia altrettanto fantascientifica delle trame che ci ha presentato nel corso di questi suoi 56 anni di vita. Come si spiegherebbe altrimenti l’esistenza di 2 (ma sono davvero 2?) numeri uno?

La ricerca della Verità è un proposito ammirevole. Quando è mossa dalla passione per una intera letteratura e per il suo vettore di propagazione, ecco che questa ricerca assume sfumature perfino religiose. Anche le insidie però si moltiplicano se abbiamo a che fare con una collana che, fin dal suo varo, costituisce la Macchina del Tempo per l’appassionato italiano di fantascienza.

Una lunga diatriba si è sviluppata negli anni attorno alle caratteristiche del leggendario numero 1 dei Romanzi di “Urania” (nome in codice UOR) del 1952 e quella della sua riedizione in versione anastatica (contraddistinta dalla sigla UAN) che seguì molti anni dopo. Il discorso verte sulle peculiarità che permettono di distinguere tra di loro le due edizioni e presuppongono uno scavo storico nel lungo percorso editoriale della collana. Un’operazione non priva di sorprese, come si scopre spingendo ai limiti l’audacia bibliofila.

Il Custode della Fantabancarella ci conduce alla scoperta della Verità sulla vicenda, nel terzo capitolo delle sue gesta (ma invito i più curiosi a recuperare, dalla stessa pagina, le puntate precedenti). Una tappa indispensabile sul sentiero dell’Illuminazione, del cui traguardo daremo prontamente notizia ai lettori non appena diventerà di dominio pubblico. Intanto, buona lettura!

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Fondazione presenta: concorso “Immagini di Fantascienza”

novembre 23rd, 2008

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo:

Concorso “Immagini di Fantascienza” – Sesta Edizione 

La fanzine Fondazione, in amichevole collaborazione con URANIA, Uraniasat, Webtrekitalia, Kultunderground, Centro Studi Agorà, bandisce la sesta edizione del “Concorso Immagini di Fantascienza”, riservato ad opere grafiche inedite di fantascienza che quest’anno dovranno essere ispirate al romanzo Il dono di Svet di Donato Altomare, vincitore del premio Urania 2007 ed edito da Mondadori nella collana URANIA n. 1540, novembre 2008 (immagine di copertina di Franco Brambilla). La premessa del romanzo Il dono di Svet è disponibile, per gentile concessione della redazione di Urania e dell’autore, sul sito Uraniasat.

Tutte le opere, in bianco nero o a colori, dovranno pervenire in supporto cartaceo (massima dimensione di ogni foglio corrispondente al formato A3), per un massimo di Otto Tavole. Nel caso in cui venissero inviate immagini digitali su supporto cartaceo (conservando il file originale in formato TIFF o JPG a 600 dpi) sarà obbligatorio presentare anche gli originali. Le tavole dovranno essere corredate da indirizzo, numero telefonico e liberatoria. Gli elaborati non verranno restituiti. Termine ultimo per la presentazione delle opere: 15 febbraio 2009, farà fede il timbro postale.

La partecipazione è gratuita. Tutte le opere verranno valutate da una giuria che proclamerà il vincitore in una rosa di tre finalisti. La premiazione avverrà nel corso di una manifestazione dedicata alla SF in data che verrà successivamente comunicata. L’opera vincitrice sarà premiata con una illustrazione originale di Franco Brambilla, una targa e verrà pubblicata da Fondazione. Tutti i finalisti riceveranno in premio il volume Vlademir Mei Libero Agente di Donato Altomare. Un portfolio di opere del vincitore verrà preso in esame (senza nessun obbligo) per la trasposizione del romanzo in fumetto dalla casa editrice Tomato Farm. Le opere pervenute saranno esposte alla Galleria “Tina Modotti” ad Acerra (NA).La giuria si riserva il diritto di non assegnare il premio, qualora nessuno degli elaborati venisse ritenuto meritevole o il numero dei partecipanti risultasse insufficiente. Le opere inviate non saranno restituite.

Giuria:
Donato Altomare
Franco Brambilla
Claudio Chillemi
Emilio Di Gristina
Antonino Di Mari
Enrico Di Stefano
Rosaria Leonardi
Carlo Recagno
Ernesto Vegetti

Fondazione SF magazine
fondazionesf@tiscali.it

Le opere dovranno essere inviate a:
Rosaria Leonardi
via Marconi n. 36
95028 – Valverde (CT)

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2001: Odissea nello Spazio – Dizionario ragionato

novembre 11th, 2008

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E’ uscito un nuovo volume che si confronta con il film di fantascienza per eccellenza, il capolavoro di Stanley Kubrick oggetto ancora oggi, a quarant’anni di distanza dalla sua uscita nelle sale, di disamine e approfondimenti critici. A curarlo è il nostro Giuseppe Lippi.

Questo libro racconta 2001 a quarant’anni dal Sessantotto, anno-simbolo della sua uscita. E lo fa attraverso 200 voci alfabetiche illustrate da fotogrammi del film, disegni tecnici e ricostruzioni in 3-D (alcune delle quali originali). Si consulta come un dizionario, ma i singoli articoli e contributi ― di Michel Ciment, Lorenzo Codelli, Jean-Paul Dumont, Carlo Fruttero e Franco Lucentini, Alexander Walker ― si possono leggere autonomamente, per il puro piacere della scoperta. Un tout-2001 arricchito dalla riproduzione di tre pagine manoscritte di Stanley Kubrick, da una filmografia, bibliografia, discografia e dal cast completo del film.

Abbiamo chiesto all’autore del volume, storico curatore di “Urania”, di parlarcene lui stesso.

Vi prego di scusare l’invadenza, in un blog che dovrebbe essere dedicato solo a “Urania” e collane gemelle, ma ho deciso di accogliere la cortese richiesta del nostro webmaster X e sono qui ad annunciarvi la pubblicazione del mio volume 2001 Odissea nello spazio: dizionario ragionato (Le Mani). Libro che in fondo una voce dedicata a “Urania” la contiene, che tratta di fantascienza da molti punti di vista e che io definirei un viaggio d’esplorazione… in un sistema solare di carta.

A volte, nei primi esperimenti di animazione cinematografica veniva usata una pellicola cartacea con centinaia di disegni in successione: la proiezione, effettuata con opportuni apparecchi, dava l’illusione del movimento. Oggi, nell’epoca dell’home video, l’odissea kubrickiana può essere rivista da molte angolazioni, ma il tradizionale supporto del libro offre la possibilità di lasciare l’animazione alla fantasia di chi legge: la parola scritta diventa né più né meno che una variante stilizzata dell’immagine.

E tuttavia, quali parole sarebbero state le più adatte? Avendo bisogno di un criterio che fosse, allo stesso tempo, un’idea, ho pensato alla formula  del dizionario. In fondo, di monografie critiche o storiche su 2001 ne esistono già parecchie: non mi sembrava il caso di aggiungere altra carne a un fuoco che oltretutto, dovendo propagarsi nello spazio, si sarebbe estinto in men che non si dica. Il dizionario, invece, avrebbe goduto di un costante interscambio d’ossigeno con il lettore, lo avrebbe incuriosito e guidato attraverso l’avventura del film come una sorta di motore di ricerca.

Il progetto iniziale contava una cinquantina di voci, poi salite a cento. In fase di scrittura sono raddoppiate: nel libro finito esistono circa duecento voci ordinate alfabeticamente. E’ chiaro che il nostro Dizionario può essere sfogliato in cerca di una precisa informazione o letto seguendo percorsi che ognuno vorrà formare da sé, poiché costituisce un “insieme”. Tanto per fare un esempio, si può cominciare con la voce ARGOMENTO e continuare poi con SCENEGGIATURA, LAVORAZIONE, EFFETTI SPECIALI, MUSICA, CRITICA. Naturalmente, non esistono solo voci tecniche o strettamente correlate alla produzione; essendo 2001 un’opera tra le più ricche, d’accordo con l’editore abbiamo ritenuto di inserire un certo numero di aperture su temi generali come ASTRONAUTICA, CIBERNETICA, EVOLUZIONE, EXTRATERRESTRI, SPAZIO, SCIENZA e TEMPO. Questa parte è affiancata da alcune voci di carattere sociale come DONNE, SESSANTOTTO e SESSO. D’altra parte, il gourmet vi rintraccerà l’articolo sul CIBO, il classicista quelli sul MITO e l’ODISSEA, mentre l’appassionato di cabale potrà interrogarsi sulla misteriosa sigla CR M114.

Il testo è accompagnato da un certo numero di illustrazioni: Franco Brambilla, l’esperto copertinista di “Urania”, ha ricostruito i mezzi spaziali del film in una serie di modelli 3-D; i disegni di Marcello Piu illustrano alcune riprese particolarmente difficili nella CENTRIFUGA e nell’astronave DISCOVERY. Altre voci ancora riguardano i cineasti coinvolti nell’impresa, da KUBRICK in poi, e i personaggi di 2001 come David BOWMAN  e il computer HAL. Non vengono trascurati i soggetti di quella vasta “natura morta” (animata dalla magia dei trucchi) che si presenta ai nostri occhi con l’accompagnamento del Bel Danubio blu: la STAZIONE SPAZIALE  con il corteo di navette ARIES e ORION.

Fuori della sezione alfabetica, infine, il libro raccoglie alcuni significativi contributi di scrittori: un articolo spaziale di Carlo Fruttero e Franco Lucentini più tre interventi di Michel Ciment (il biografo di Kubrick), Lorenzo Codelli e Jean Paul Dumont. Tra queste pagine s’insinua lo stesso Stanley Kubrick con un documento originale riprodotto fotograficamente, come il lettore vedrà.

L’Odissea nello spazio viene dunque rivista alla luce di una lanterna magica fatta con l’inchiostro, per scoprire, quarant’anni dopo, come possa essere ancora gustata nei molteplici linguaggi che essa ha contribuito a creare.

Grazie e alla prossima!
G.L. 

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Se ne va Michael Crichton, maestro del techno-thriller

novembre 6th, 2008

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Lo scorso 4 novembre si è spento a Los Angeles all’età di 66 anni lo scrittore Michael Crichton. A darne la notizia è stato il suo sito web ufficiale, che parla dell’esito improvviso di “una coraggiosa lotta privata contro il cancro”.

Classe 1942, Crichton si era distinto nel thriller rivelando sempre una grande attenzione per il dettaglio scientifico e tecnologico. Sceneggiatore e  regista, oltre che autore di bestseller venduti in 150 milioni di copie, negli ultimi trent’anni è stato insieme a Stephen King uno dei maggiori artefici dello sdoganamento dell’immaginario fantascientifico verso il pubblico di massa. Un’impresa resa possibile dalle caratteristiche della sua scrittura, capace di irretire il lettore con le doti di un grande affabulatore, anche quando a essere trattata era la più ostica delle materie.

Non è facile quantificare la portata del suo lavoro nella nostra percezione del mondo e dei suoi cambiamenti. Nel romanzo Crichton ha spaziato dal tema del controllo del Terminale Uomo (The Terminal Man, 1972) alle questioni ecologiste di Congo (1981), dal contatto extraterrestre di Sfera (Sphere, 1987) ai dubbi bioetici correlati alla clonazione, esplorati nel celebre Jurassic Park (1990) e nel suo seguito, Il mondo perduto (The Lost World, 1995), entrambi arricchiti da suggestive digressioni sulla teoria del caos. Negli ultimi anni i suoi lavori erano diventati sempre più controversi, continuando a sfidare le frontiere della scienza (come la nanotecnologia e le biotecnologie, in PredaPrey, 2002), tornando alla ricerca genetica (Next, 2006) o avanzando un personalissimo punto di vista sul global warming in Stato di paura (State of Fear, 2004). Ma Crichton aveva raggiunto risultati di tutto rispetto anche nelle ricostruzioni storiche, con La grande rapina al treno (The Great Train Robbery, 1975) ambientato nell’Inghilterra vittoriana e Mangiatori di morte (Eaters of the Dead, 1976), un’epopea semi-mitologica attorno all’anno 1000 vissuta dalla prospettiva di un poeta arabo ospite di una comunità di vichinghi.

Laureato in medicina ad Harvard (1969), mentre muoveva i primi passi letterari Crichton si cimentava anche nella carriera di cineasta. Il suo esordio dietro la macchina da presa è del 1973 con Il mondo dei robot (Westworld), piccolo film di culto con un Yul Brinner nel ruolo di androide omicida, protagonista di una caccia all’uomo che aveva come sfondo un parco giochi a tema chiamato Delos. Come sceneggiatore aveva lavorato alla trasposizione di molti suoi romanzi divenuti film di successo: si pensi al kolossal di Steven Spielberg Jurassic Park o a Sol Levante (con Sean Connery, dal suo romanzo del 1992 Rising Sun). Come produttore e autore televisivo Crichton è stato anche artefice del successo mondiale di E.R. Medici in prima linea. Al momento della scomparsa, stava lavorando alla sceneggiatura del remake di Westworld.

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Rassegna stampa: 24-10-2008

ottobre 24th, 2008

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Una nuova recensione a firma di Giampaolo Rai è uscita su Fantascienza.com. Oggetto della sua disamina critica è stato questa volta il capolavoro di Fritz Leiber Il grande tempo, l’Urania Collezione attualmente in edicola.

Intanto nel mondo anglosassone tiene banco una discussione sulla rilevanza e le peculiarità della fantascienza. E il dibattito arriva anche in Italia, sempre sulle pagine di Fantascienza.com. La parola, adesso, ai lettori.

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