I capolavori di Urania 1605: Ossa della terra

aprile 3rd, 2014

OSSAPREVRichard Leyster si occupa di dinosauri e il suo mondo naturale è il Mesozoico, ma quando gli viene offerta l’impensabile opportunità di andarci, si imbatte in una forma di vita molto più misteriosa del previsto. Tramutatosi in investigatore, dovrà scoprire cosa si nasconde nel
passato e al tempo stesso, non fare niente che possa creare una contraddizione nel flusso cronologico. Se il sogno dei paleontologi è visitare altre epoche, Leyster dovrà tenere conto anche del fattore umano e prevenire gli scopi poco chiari di gente disposta a tutto, compresi i fanatici del suo tempo. Ma la passione per il mistero resta la più forte e Richard Leyster va…

PREMIO HUGO 2000 NELLA VERSIONE BREVE:
SCHERZO WITH TYRANNOSAUR
MICHAEL SWANWICK Nato nel 1950, vive a Philadelphia in Pennsylvania. È senz’altro uno dei maggiori autori americani degli ultimi trent’anni ma anche, paradossalmente, uno dei meno celebrati. Ha al suo attivo molti racconti e romanzi di successo e ha vinto il premio Nebula con Domani il mondo cambierà (Stations of the Tide, 1991, pubblicato in “Urania” n.”1236). Tra i suoi romanzi più noti ricordiamo anche Il tempo dei mutanti (In the Drift,1984) e L’intrigo Wetware (Vacuum Flowers, 1987). Ossa della Terra (Bones of the Earth) è un piccolo capolavoro del 2002.

EBOOK DISPONIBILE

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Urania Jumbo 39: George R. Stewart, “La terra sull’abisso”

dicembre 27th, 2022

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George R. Stewart, “La terra sull’abisso”, Urania Jumbo n. 39, gennaio 2023

George R. Stewart, “La terra sull’abisso”, Urania Jumbo n. 39, gennaio 2023

George R. Stewart, “La terra sull’abisso”, Urania Jumbo n. 39, gennaio 2023

 

Come ci comporteremmo realmente in uno scenario post-apocalittico?

Diventeremmo davvero degli esseri brutali di punto in bianco, o resteremmo le persone che siamo, solo più spaesati e alle prese con sfide quotidiane per assicurarci la sopravvivenza?

“La terra sull’abisso” (Earth Abides: the novel, 1949), vincitore della prima edizione dell’International Fantasy Award, è una pietra miliare del genere post-apocalittico.

Tra le sue pagine non troverete zombie, tribù cannibali o inferni radioattivi, ma persone come voi alle prese con il peggiore incubo che si possa mai realizzare.

Come Isherwood Williams, giovane laureando dell’università di Berkley, che mentre accade il patatrac si trova tra le montagne della Sierra Nevada, in California, al lavoro sulla sua tesi di laurea, una ricerca che l’ha assorbito completamente, tagliandolo fuori dal mondo.

Ish non ha la minima idea del virus letale che nel frattempo sta decimando la popolazione mondiale, inizia giusto a notare qualche stranezza, come il fatto che sia passato parecchio tempo dall’ultima volta che ha incontrato un pescatore lungo il fiume.

Durante una gita in solitaria viene morso da un serpente a sonagli e perde conoscenza. Quando torna in sé va a cercare la famiglia di fattori più vicina e trova il posto deserto. Allora prosegue, e inizia a trovare i primi chiari segni che qualcosa non va, come un cadavere abbandonato per la strada, pieno di mosche…

Quella che segue è l’appassionante epopea di tre generazioni di sopravvissuti, che in un mondo vasto e desolato si ritrovano a dover ricominciare da zero.

Perché… “gli uomini vanno e vengono, ma la terra rimane.”

 

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Urania Jumbo 25: Peter F. Hamilton, “Salvation: L’arca della salvezza”

ottobre 29th, 2021

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Peter F. Hamilton, “Salvation: L’arca della salvezza”, Urania Jumbo n. 25, novembre 2021

Peter F. Hamilton, “Salvation: L’arca della salvezza”, Urania Jumbo n. 25, novembre 2021

Peter F. Hamilton, “Salvation: L’arca della salvezza”, Urania Jumbo n. 25, novembre 2021

 

Grazie alla tecnologia dei portali, nel 2204 nessun luogo è lontano.

L’umanità si sta espandendo a passi da gigante nell’universo, conoscendo un periodo di grande prosperità. Ma quando i resti di una misteriosa astronave aliena vengono rinvenuti al limite dello spazio esplorato, su un pianeta a ottantanove anni luce dalla Terra, all’improvviso la galassia torna a essere troppo vasta.

La nave, schiantatasi circa trenta anni prima, racchiude un inquietante carico di persone. Nessuno sa cosa ci facessero degli esseri umani al suo interno, né quale razza aliena possa essere coinvolta nella vicenda.

La sicurezza dell’umanità traballa. Una squadra di valutazione viene scelta dalla Connexion,  l’azienda che gestisce i portali per l’entanglement, per indagare e valutare la potenziale minaccia rappresentata da quella misteriosa astronave.

Il protocollo non permette l’uso dei portali, e bisogna viaggiare “alla vecchia maniera”. Durante il viaggio, i membri dell’equipaggio di recupero si confrontano con il proprio passato. Ma uno di loro non è come tutti gli altri…

Preparatevi a tuffarvi in una space opera di portata stratosferica, nel primo romanzo di una nuova trilogia nata da quella che Ken Follett ha descritto come “la più potente mente immaginifica della fantascienza”.

Ecco cosa ci racconta il traduttore, Davide De Boni:

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Urania Collezione 199: Arthur C. Clarke, “Terra e Spazio” – volume 3

luglio 24th, 2019

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Arthur C. Clarke, "Terra e Spazio"

Arthur C. Clarke, “Terra e Spazio” – volume 3, Urania Collezione 199, agosto 2019

Arthur C. Clarke

“Terra e Spazio” – Volume 3

Urania Collezione 199

Agosto 2019

 

“Terra e Spazio” Volume 3 è la terza parte su quattro dell’enciclopedica raccolta di racconti comparsa in lingua originale sotto il titolo di The Collected Stories of Arthur C. Clarke. I primi due volumi sono usciti su Urania Collezione 197 (giugno) e 198 (luglio) e sono attualmente disponibili in formato ebook.

In questo ricco volume, che consta di ben 22 titoli, troverete anche due racconti ancora inediti in Italia.

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Arthur C. Clarke, “Terra e Spazio” – Introduzione di Franco Forte

giugno 2nd, 2019

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Arthur C. Clarke, "Terra e Spazio" - vol. 1

Arthur C. Clarke, “Terra e Spazio” – volume 1, Urania Collezione 197, giugno 2019

TERRA E SPAZIO – VOLUME 1

 

Inizia a giugno la pubblicazione di un’opera davvero monumentale, a cui noi di Urania teniamo molto. Si tratta di “The Collected Stories” di Arthur C. Clarke, un libro che ha fatto storia e che ci pregiamo di proporre ai lettori suddiviso in quattro ponderosi volumi in Urania Collezione (questo è il primo), con uscite consecutive durante l’estate (luglio il secondo, agosto il terzo e settembre il quarto e ultimo), in modo da non lasciar passare i soliti tempi biblici prima di poter avere tutta l’opera al completo. Qualcuno si chiederà perché una suddivisione addirittura in quattro volumi. Il motivo è semplice: l’originale si compone di ben mille pagine in inglese, che nella traduzione italiana superano le 1500 cartelle dattiloscritte, un’opera, come detto, davvero monumentale. Non avevamo altro modo per proporla in Urania, se non suddividendola in più uscite.

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“La Terra Spezzata” di N. K. Jemisin – terza parte

marzo 28th, 2019

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Oscar Vault

a cura di Beppe Roncari

“La Terra spezzata” – Terza parte

 

N.K. Jemisin

N. K. Jemisin

“Sono cresciuta in biblioteca” racconta di sé Nora K. Jemisin, autrice della trilogia della Terra Spezzata, che Mondadori Oscar Fantastica porta in libreria da fine aprile 2019.

Quando aveva degli impegni, infatti, invece di affidarla a una baby sitter la madre, psicologa, la lasciava nella biblioteca locale. Le estati la piccola Nora le ha passate a New York con il padre, pittore e scultore, che le ha fatto conoscere e amare Star Trek e The Twilight Zone, e con suo cugino, il futuro comico W. Kamau Bell.

Scrive da quando ha nove anni, anche se all’epoca voleva fare la fumettista, e durante l’adolescenza ha divorato libri su libri di mitologia e ha sviluppato la passione per i giochi di ruolo.

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“La Terra Spezzata” di N. K. Jemisin – prima parte

dicembre 17th, 2018

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a cura di Beppe Roncari
 

“La Terra spezzata” – Prima parte

 

N. K. Jemisin, "The Fifth Season"

N. K. Jemisin, “The Fifth Season”

“A tutti coloro che devono combattere per ottenere
quel rispetto che agli altri è garantito.”

Un terremoto. Questo è stata Nora K. Jemisin per l’establishment letterario del fantasy e della fantascienza contemporanei. Aggiudicandosi non uno ma ben tre Premi Hugo di seguito, la Jemisin, donna, di colore, e per di più attivista politica per i diritti della comunità afroamericana, ha messo la parola fine a un mondo dominato dagli scrittori maschi caucasici.

Un terremoto devastante è anche quello che incontriamo nel prologo de “La quinta stagione”, primo volume della trilogia della “Terra spezzata” che Mondadori Oscar Fantastica sta per pubblicare integralmente in Italia. Uscita prevista intorno alla metà di aprile 2019.

Che cos’è una “quinta stagione”? Ce lo spiega la Jemisin stessa: è un inverno innaturalmente prolungato, che dura da un minimo di sei mesi a un massimo di alcuni decenni, causato da sismi apocalittici o da altri cataclismi ambientali di vasta portata. Un inverno talmente lungo e oscuro da far impallidire quelli di George R. R. Martin. Un tema di agghiacciante attualità, dato l’incubo del cambiamento climatico che stiamo vivendo.

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Fritz Leiber, sfide della mente

agosto 13th, 2013

FrtizLeiberTra gli scrittori che hanno esordito all’inizio della prima Età d’oro della fantascienza americana, cioè intorno al 1939, Fritz Leiber è il più eccentrico. Anche lui ha pubblicato su “Astounding” e “Unknown”, allora riviste leader del settore, ma si è subito distinto per una voce particolare, quasi dissonante. Rispetto alla pattuglia di autori che si apprestavano a inventare la sf tecnologica, Leiber ha cantato fuori dal coro, tessendo moderni sortilegi più in linea con il mainstream letterario che con il “genere”. E quando sarebbe passato alla sf ortodossa, ne avrebbe fatto un uso disinvolto e personale, ponendo quasi dal nulla le premesse della “social sf” . Anziché celebrare le conquiste di una tecnologia titanica, o il gigantismo dell’uomo che si espande in un universo di stelle e soprattutto di macchine, preferisce mostrarne il lato in ombra. Leiber è stato un artista dei chiaroscuri, dei terrori che può nascondere l’ignoto, delle società future “stregate” perché è stregata la mente degli esseri umani. Fertile e ossessivo, dotato di un macabro senso dell’umorismo ma soprattutto di una prosa ricca e anti-banale, tesserà negli anni un vero e proprio arazzo in nero dell’America, lasciando intravedere, oltre il tessuto, le meraviglie di un cosmo a più dimensioni che normalmente ci sfiora soltanto ma che a volte prende il sopravvento su di noi. Per Leiber non sono i razzi a collegarci intimamente allo spazio, ma i nostri nervi. Le stelle nere, i vortici dell’assurdo, i mondi inesplorati non rispondono a un navigatore razionale quanto all’inconscio, di cui l’universo è un’immagine specchiata. Visto in quest’ottica, Fritz Leiber non è solo un bravo autore del fantastico o un acuto antiutopista, ma una voce degna di un Poe avveniristico. Di più, è un uomo colto nel senso in cui lo sono di solito gli scrittori europei: mentre per gli americani quella che conta è il know-how, la cultura sul campo, per il nostro il lato umanistico è importante e le sue sfide sono anche, e soprattutto, sfide della mente.

Nato a Chicago nel 1910, da una coppia di attori come Poe (suo padre, Fritz Leiber senior, è riconoscibile nel ruolo dell’altissimo prete che accompagna Charlie Chaplin alla ghigliottina nel finale di Monsieur Verdoux), il giovane Fritz Reuter Leiber non ha avuto una vita avventurosa né premature esperienze amorose. Non a caso la sua autobiografia giovanile, uscita anche in italiano nel volume La luce fantasma, si intitola Poco disordine e poco sesso precoce. Questo giovanotto alto, magro e affascinante come il padre attore, è alquanto solitario; scrive lunghe lettere a H.P. Lovecraft, dal quale riceve incoraggiamento per la sua vocazione letteraria, e gradualmente si sforza di trovare una propria voce. Pubblicherà i primi racconti fantastici su “Unknown” e “Weird Tales”, raccogliendoli più tardi nel volume dal titolo shakesperiano Neri araldi della notte (Night’s Black Agents, 1947). Non si accontenterà di spettri derivati né di imitazioni: c’è della fantascienza nei suoi terrori, ma soprattutto c’è la modernità della notte americana, l’eleganza del palcoscenico. In uno dei racconti più famosi della raccolta, “Fantasma di fumo”, lo smog e i residui tossici dell’industria materializzano uno spettro al passo con i tempi, paragonabile forse solo allo “It” di Theodore Sturgeon, e tuttavia più urbano; ne “I sogni di Albert Moreland” un uomo solo gioca, notte dopo notte, una partita a scacchi contro un avversario fantomatico che vede in sogno; dall’esito della partita dipenderà la sorte del mondo reale. Un’idea folgorante che si svolge in una dimensione onirica, del tutto al di là del banale tessuto quotidiano, eppure ricca di pathos; una dimensione notturna e pericolosa dove la tensione nasce dalla disperata solitudine del giocatore. In storie memorabili come“Ai raggi X”, la ricerca dell’ignoto va di pari passo con la rappresentazione di ambienti attuali e personaggi sofisticati. Nel 1938 Leiber aveva deciso di rielaborare una trama ideata con l’amico Harry Otto Fischer e di scrivere il racconto “Il gioiello nella foresta”, noto anche come “Due in cerca di avventure”: la prima trama ambientata nell’immaginario mondo di Nehwon che diventerà la sua creazione fantastica più duratura.

Il mondo di Nehwon (parola che rappresenta il rovescio di No When, “in nessun tempo”) è un universo magico dotato di una coerente geografia ed economia. La tecnologia è ferma a prima dell’invenzione delle armi da fuoco e nella corrotta capitale Lankhmar si muovono personaggi coraggiosi e pieni di curiosità, barbari e uomini civili, bellissime donne e poco raccomandabili negromanti. I protagonisti della serie – nota anche come ciclo delle Spade – sono due: il barbaro Fafhrd, venuto dal nord, e l’Acchiappatopi Grigio (Gray Mouser) che è il suo scudiero, amico e aiutante. Veri e propri moschettieri senza moschetto, ma con spade affidabili e personalizzate, i due amici amano, combattono e soffrono come due eroi della mitologia, mentre i maghi loro protettori e gli stregoni loro nemici si adoperano a tuffarli nelle avventure più impossibili, costringendoli a rischiare continuamente la vita. Il modello su cui è basata la figura di Fafhrd è probabilmente Conan, il gigantesco cimmero creato da Robert E. Howard; ma si cercherebbe invano un equivalente dell’Acchiappatopi Grigio nella saga del barbaro howardiano: questo personaggio piccolino, mingherlino, incappucciato di grigio e abilissimo con il fioretto, è più vicino a certi saggi e disillusi eroi del romanzo picaresco che a qualsiasi personaggio della narrativa d’azione. Perché la fantasy di Leiber non è un genere soltanto avventuroso, e proprio il Mouser serve a introdurre l’elemento beffardo o di riflessione che caratterizzerà, d’ora in poi, le loro incessanti peripezie. Al genere cui appartengono i romanzi e i racconti di Nehwon, Fritz Leiber attribuisce un’etichetta di sua invenzione: si tratta, dirà giocando con le parole, di sword & sorcery, spada e magia, un po’ come si dice “cappa e spada” per indicare i romanzi di Alexandre Dumas. (Più tardi, sull’onda del grande successo popolare di Tolkien, a sword & sorcery si preferirà la nuova locuzione heroic fantasy, entrata anche nell’uso italiano come “fantasia eroica”.) Come vedremo meglio fra poco, dopo un promettente inizio alla fine degli anni Trenta l’attenzione di Leiber verrà distratta dal genere fantasy per alcuni decenni; ma a partire dagli anni Sessanta vi tornerà con sempre più vigore, completando l’ultimo romanzo del ciclo delle Spade pochi anni prima della morte, avvenuta nel 1992: e sarà un piccolo gioiello come Il cavaliere e il fante di spade.

Nonostante il tenace attaccamento al mondo di Nehwon, il primo romanzo scritto e pubblicato da Leiber non appartiene a quell’affascinante universo (i tempi non erano ancora maturi), bensì a un filone più in voga come il thriller soprannaturale. Il titolo del romanzo, pubblicato nel 1939, è Conjure Wife e significa più o meno “La moglie strega”, ma in Italia è uscito prima come Ombre del male e poi come Il complotto delle mogli. Nel frattempo Leiber si è finalmente sposato e dalla bellissima Jonquil avrà il figlio Justin. Fritz e Jonquil vivono insieme da poco: sul giovane scrittore ex-casto, il matrimonio ha l’effetto di scatenare fantasie archetipali e Conjure Wife è la storia di un professore universitario del New England il quale scopre che la moglie è dedita alla magia, anzi che tutte le donne, all’insaputa dei maschi, sono streghe. La battaglia per il potere che esse conducono è pericolosissima, ma necessaria: molto spesso agiscono a fin di bene per proteggere o difendere i mariti. E’ un’idea scioccante, degna di essere sviluppata e messa a fuoco anche nei romanzi successivi.

L’alba delle tenebre (Gather, Darkness!,1943 ) parla di un’altra fantastica lotta per il potere. Si tratta del primo libro di fantascienza di Leiber, e mette in scena una civiltà opprimente del futuro in cui le redini della politica sono nelle mani di una strana chiesa; streghe e stregoni rappresentano l’opposizione all’ordine costituito. Si vede subito che Leiber ha tutte le carte in regola per alimentare il nascente filone della science fiction “sociologica”; oltretutto, il mercato del fantastico va gradualmente restringendosi e il nostro decide di rivolgersi alle riviste di fantascienza. Tra la fine degli anni Trenta e la fine del decennio successivo, Leiber tenta varie attività: insegnante in un piccolo college dell’Est (su cui modellerà l’università di Hempnell in Conjure Wife), predicatore, redattore. Dopo la Seconda guerra mondiale, per lunghi anni lavorerà nella redazione del periodico “Science Digest” e scriverà nel tempo lasciatogli libero dall’ufficio e da un paio di gravi crisi personali segnate da problemi di alcoolismo, ma anche dalla morte della carissima Jonquil. Nonostante tutte le difficoltà porterà a termine, a intervalli, molti importanti romanzi di science fiction: I tre tempi del destino (Destiny Times Three, 1945, una complessa storia di viaggi nel tempo), Il verde millennio (The Green Millennium, 1953, una storia di visitatori dal futuro) e Le argentee teste d’uovo (The Silver Eggheads, 1961), bella parodia dell’industria editoriale e della produzione letteraria in serie che si legge ancor oggi con piacere.

Questi romanzi sarebbero bastati a chiunque per costruirsi una solida reputazione. In realtà, altri autentici gioielli del periodo sono i numerosi e originalissimi racconti brevi usciti su riviste come “Galaxy”, “The Magazine of Fantasy and Science Fiction”, “Amazing” e “Fantastic”. Sono queste storie raffinate, moderne, a volte macabre, a stabilire in tutto il mondo la fama di Fritz Leiber, facendone uno dei grandi innovatori del genere. Né l’interesse per il fantastico viene meno: un romanzo come Scacco al tempo (The Sinful Ones, 1953) si rivela un thriller memorabile in cui un uomo e una donna scoprono di essere le sole creature “vive” in un mondo di marionette. Qui il terrore raggiunge livelli quasi astratti e l’avventura ha un ritmo incalzante, ricco di suspense.

Ma, come dicevamo, molte delle sorprese migliori vengono dagli ottimi racconti brevi. In “Brutta giornata per le vendite”, per esempio, assistiamo al dramma concentrato in poche pagine di un robot che è l’unico superstite dell’attacco atomico scatenato sull’America. In “Un secchio d’aria” la fine del mondo è vista attraverso gli occhi di un bambino asserragliato con la famiglia in un rifugio dove l’aria congelata viene resa respirabile da un processo di liquefazione, dopo che la Terra è uscita dall’orbita e si è perduta nel buio e nelle bassissime temperature del vuoto esterno. In “Prossimamente”, un’altra crudele storia americana, un lottatore di catch sfoga la propria frustrazione picchiando e torturando una ragazza che gli resta vicina proprio per permettergli di farlo. E non sono che alcuni esempi fra i tanti. Intanto, verso la metà degli anni Sessanta Fritz Leiber abbandona il giornalismo e l’editoria per dedicarsi a tempo pieno all’attività di scrittore. In questo periodo pubblica romanzi impegnativi come Il grande tempo (The Big Time, 1959; premio Hugo nel 1960) e più tardi Novilunio (The Wanderer, 1964), che lo consacrano fra i maestri del genere. Il grande tempo riprende e amplia un’idea che Leiber aveva già lanciato in una serie di racconti: quella della Guerra dei Cambiamenti, una partita mortale giocata fuori del tempo normale dalle due misteriose fazioni dei Ragni e dei Serpenti. Chi siano questi signori eternamente in conflitto non è dato saperlo: ma poiché lo scopo della guerra è proprio quello di modificare gli avvenimenti nel tempo normale, i soldati vengono reclutati fra le genti di tutti i pianeti e tutte le epoche storiche. Lo svolgimento della serie – che comprende, oltre a Il grande tempo, i racconti de La guerra e i labirinti – non concede molto al racconto d’azione fine a se stesso, anzi denota una notevole complessità di idee e una finezza stilistica che in alcuni episodi raggiunge il capolavoro. Il romanzo Il grande tempo, in particolare, sembra un’opera teatrale: è tutto ambientato in un bar fuori dell’universo in cui gli ufficiali delle varie fazioni (e delle varie epoche) vanno a riposarsi nelle pause della Guerra dei Cambiamenti, un conflitto che uccide i ricordi e la storia prima ancora che la vita spirituale e materiale di miliardi di combattenti.

Dopo l’esperimento di Novilunio, altro romanzo vincitore del premio Hugo (1964) il cui pretesto è offerto dall’avvicinarsi alla Terra di un misterioso corpo celeste, ma che è anche un affresco della società americana nel decennio di più radicale trasformazione del dopoguerra, Leiber si concede una pausa. Tornerà alla fantascienza cinque anni più tardi, con la sua ultima opera lunga in questo campo, Il fantasma del Texas (A Specter Is Haunting Texas, 1969), una satira della rivalità fra Mex e Tex, cioè i messicani e i loro vicini texani che si risolve in una scorribanda nell’umorismo nero.

Da questo momento in poi Fritz Leiber si concentra sulla narrativa fantastica: i racconti del soprannaturale che escono per tutti gli anni Sessanta su “Fantastic” e sul “Magazine of Fantasy and Science Fiction”, le nuove avventure del ciclo di Nehwon (fra cui il romanzo Le spade di Lankhmar, 1961-1968) e il romanzo del mistero Nostra Signora delle Tenebre (1975). Nei racconti del soprannaturale Leiber dipinge uno straordinario ritratto dell’America moderna: come Lovecraft aveva fatto per il New England dei primi del secolo, che è spesso il vero protagonista delle sue fantasmagorie, così Fritz Leiber disegna il panorama sensibile, evocativo e misteriosamente attraversato da presenze “estranee” della Chicago anni Cinquanta, delle spiagge californiane o di San Francisco, la città in cui finirà per trasferirsi. Così, in “La ragazza dagli occhi famelici” un nuovo tipo di vampiro ipnotizza le sue vittime da immensi cartelloni pubblicitari; nei racconti californiani “Il gondoliere nero” e “Un frammento del mondo delle tenebre” Leiber affronta un problema importante della narrativa fantastica (e che sarà largamente ignorato nei decenni successivi a base di thriller sensazionali): come si possa rendere credibile un racconto soprannaturale oggi. Il mondo radiografato in storie memorabili come “Mezzanotte sull’orologio di Morphy” è il nostro mondo e, allo stesso tempo, un universo misterioso e imprevedibile che Leiber esamina fino nelle pieghe più riposte. Ed è grazie a quest’analisi attenta, mai superficiale, che autore e lettore scoprono il volto segreto, non-ufficiale della realtà. In un universo di meraviglie e paura com’è quello leiberiano, nessuno è veramente al sicuro ma a tutti è dato giocare una leale partita con l’Ombra, o se preferite con la Metà oscura.

Il genere di Leiber non è tanto “l’orrore nel quotidiano” che verrà divulgato e spesso banalizzato nei decenni successivi; è invece un orrore meditato, elegante come un film in bianco e nero, capace di astrazioni. Per lui una realtà accettata passivamente è priva di senso, un velo mediocre; solo squarciandolo, con un’operazione che è un rito magico e artistico, si arriva a cogliere la realtà intima delle cose, il ponte gettato fra noi e l’abisso. Infatti, così come non c’è soluzione di continuità fra la mente e l’inconscio, non può esistere interruzione possibile tra il mondo interiore e il cosmo in cui si aggirano i “paramentali”, le pericolosissime entità evocate da Fritz Leiber. Si tratta di esseri reali e nel contempo psichici che rappresentano la versione aggiornata degli Antichi di Lovecraft: archetipi viventi, simboli non tanto dell’uomo razionale quanto dell’estraneità che gli appartiene, e con la quale ogni concezione troppo superficiale dovrà prima o poi fare i conti.

La stessa visione torna nel romanzo dark Nostra Signora delle Tenebre, in cui uno scrittore di San Francisco dovrà affrontare un’antica maledizione letteraria e un mostro nato dalla sua devozione per i libri. Dalle minacce future della fantascienza ai mondi della fantasy, fino alle nere distese del terrore cosmico: un autore completo come Fritz Leiber sembra fatto apposta per ricordarci che la vena di Poe non si è affatto inaridita nella seconda metà del XX secolo, ma ha dato gemme preziose che vale la pena dissotterrare.

Giuseppe Lippi

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Breve panorama della fantascienza cinese

novembre 18th, 2010

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Parlare di fantascienza cinese non è facile: se nel caso della science fiction europea e americana possiamo fare riferimento ad opere e autori che hanno contribuito a definire il genere in maniera via via più univoca (da Verne e Wells, attraverso Asimov, Heinlein, Bradbury fino a Dick, Ballard e, successivamente, Gibson), non si può dire lo stesso della sua controparte asiatica. Il genere infatti, nelle modalità in cui lo conosciamo, è legato a due fattori determinanti nella definizione della cultura occidentale (per quanto sia rischioso usare questo aggettivo): lo sviluppo del pensiero scientifico e di una società di tipo industriale. Di questo – o meglio dell’assenza di queste due istanze – dobbiamo tener conto nel parlare di di fantascienza cinese o, più coerentemente, di kehuan wenxue 科幻文学.

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I Capolavori di Urania 1642: Domani il mondo cambierà

aprile 25th, 2017

COP_urania_1642cover Il mito di Atlantide, i vari Diluvi rappresentati nella Bibbia e al cinema ci hanno insegnato che maree travolgenti possono cambiare il mondo, spazzando la civiltà faticosamente costruita dai suoi colonizzatori. Nel caso di un pianeta esterno al sistema solare, e che subisce periodicamente drammatici mutamenti nel clima, il flagello può essere visto come un’opportunità di rinnovamento, di palingenesi. Ma su Miranda si aggira un ambiguo personaggio – metà filosofo, metà scienziato – che tenta di esportare tecnologia proibita, e che bisogna rintracciare prima delle maree del giubileo; mentre l’uomo che lo insegue, un cacciatore delle tecno-esportazioni, non ha più un minuto da perdere. Torna su “Urania” un romanzo famoso e vincitore del premio Nebula, ardita cavalcata oltre la Terra che ha il sapore dell’antico mito di Oceano.

MICHAEL SWANWICK Nato nel 1950, vive a Philadelphia in Pennsylvania. Swanwick è senz’altro uno dei maggiori autori americani degli ultimi trent’anni ma anche, paradossalmente, uno dei meno celebrati. Ha al suo attivo molti racconti e romanzi di successo e ha vinto il premio Nebula con Domani il mondo cambierà (Stations of the Tide, 1991). Tra i suoi romanzi più noti ricordiamo anche Il tempo dei mutanti (In the Drift, 1984), L’intrigo Wetware (Vacuum Flowers, 1987) e Ossa della terra (Bones of the Earth), un piccolo capolavoro del 2002.

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