“Nevernight” – di Jay Kristoff

gennaio 23rd, 2020 by Redazione

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a cura di Beppe Roncari

“Nevernight” – di Jay Kristoff

 

Jay Kristoff, "Nevernight"

Jay Kristoff, “Nevernight”

Con lo sguardo fisso a Tolkien, Kristoff vede Martin e rilancia.

La trilogia dark fantasy di Nevernight, tradotta in italiano da Mondadori Oscar Fantastica, è diventata un instant best seller grazie al tam-tam generato dalla rete. “Gli Avvenimenti dell’Illuminotte”, originariamente destinati a un pubblico adulto, hanno conquistato anche quello adolescenziale, specialmente femminile, che si è subito identificato nella protagonista della storia, l’assassina Mia Corvere.

Mia ha molto in comune con Arya Stark. Come il personaggio del “Trono di Spade”, anche lei assiste all’esecuzione pubblica di suo padre, accusato di alto tradimento, e viaggia in terre lontane per unirsi a un culto di assassini. Ma qui le similitudini si arrestano. Innanzitutto perché Mia, a differenza di Arya, non è un’eroina, ma — per citare le parole dell’autore — “una stronzetta egoista e manipolatrice”. E poi perché suo padre, diversamente da Eddard Stark, non è affatto innocente e ha davvero cospirato per rovesciare la Repubblica di Itreya. La figlia di un traditore, quindi? Dipende dai punti di vista. Come spiega bene il mentore di Mia, Mercurio di Liis: «Un traditore è semplicemente un patriota dalla parte sbagliata rispetto a chi vince.»

In alcune interviste, Kristoff ha dichiarato di essersi ispirato alla congiura di Giulio Cesare per la situazione politica alla base della sua opera, chiedendosi: cosa sarebbe successo se fosse stato sconfitto? Lo vediamo nella storia: anche se il “Cesare” di Kristoff fallisce, la Repubblica di Itreya diventa comunque un Impero, solo che a guidarlo non sarà Darius Corvere l’Incoronatore, ma colui che ha sventato la sua ribellione, ossia il console Julius Scaeva, villain principale dell’opera e obiettivo finale della vendetta di Mia.

Oltre alla Roma imperiale, gli Avvenimenti dell’Illuminotte devono molto anche alla Venezia settecentesca, fra gondole, intrighi, ombre misteriose e maschere di carnevale. Ognuno dei tre romanzi inoltre affronta luoghi e personaggi topici dei racconti di avventura: una setta di assassini in una sorta di Hogwarts oscura il primo; i gladiatori e le sabbie insanguinate delle arene il secondo; i pirati e i mari in tempesta il terzo. Tutti rivisitati in chiave originale da Krystoff, che sembra aver preso davvero sul serio l’aforisma di Arthur Bloch: “Rubare idee da una persona è plagio, rubarle da molte è ricerca”.

Può sembrare strano parlare di “dark” fantasy per un mondo riscaldato da tre soli, dove il verobuio scende soltanto una volta ogni tre anni, eppure l’autore australiano sfrutta proprio quest’ambientazione per mostrarci una luce che è molto più spietata dell’oscurità, soprattutto nei confronti di una ragazzina, orfana e scampata alla morte, che trova conforto solo nelle tenebre.

In questo mondo violento, e per certi versi disperato, l’autore riesce tuttavia nell’ardua impresa di infondere un po’ di sollievo tramite l’uso dell’ironia e lo sfondamento della quarta parete. In particolare, Krystoff riesuma dal dimenticatoio l’artificio letterario delle note a piè di pagina per strizzare l’occhio al lettore o fulminarlo con battute sarcastiche, ribaltando le aspettative e dando profondità all’ambientazione.

Un’altra caratteristica che può aver contribuito al successo dell’opera è la schiettezza e il realismo con cui viene affrontata l’esplorazione della sessualità da parte della protagonista adolescente, fin dal primo capitolo del volume uno, “Mai dimenticare”. In un gioco di specchi, in cui non può esistere eros senza thanatos, Mia Corvere perde la verginità e consuma il primo omicidio a pochissime ore di distanza. A partire da qui e per tutto il resto della storia, l’autore non si volta mai dall’altra parte sul tema, mettendo spesso sotto i riflettori le pulsioni sessuali dei suoi protagonisti.

O forse sono state le adorabili creature d’ombra, come Messer Cortese, l’intangibile “passeggero” di Mia, o l’umbralupa Eclissi, cugini oscuri dei daimon di Philip Pullman, a toccare le corde più intime e segrete di tanti lettori e lettrici?

Sperando di avervi incuriositi almeno un po’, vi lascio con una citazione (che è anche un augurio) di Aelios, cronista della Montagna Silente, casa madre degli assassini della Chiesa Rossa: «I libri che amiamo, ci amano a loro volta. E proprio come noi segniamo certi passi sulle pagine, quelle pagine lasciano il loro segno su di noi.»

Posted in Fantasy, Grandi Saghe, Oscar Vault

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