Urania 1561: Alla fine dell’arcobaleno

luglio 26th, 2010 by Admin Urania

Torna su “Urania” Vernor Vinge, teorizzatore della Singolarità Tecnologica, con il romanzo vincitore del Premio Hugo 2007. 

Ci sono molti modi per viaggiare nel tempo: uno, completamente inedito, consiste nel ritrovare la memoria dopo anni di semi-incoscienza dovuti al morbo di Alzheimer. È quello che succede a Robert Gu, sbalzato nella San Diego del 2025, dove una sofisticata tecnologia informatica costituisce ormai l’interfaccia del mondo. I vecchi, ingombranti computer non esistono più ma qualcuno pensa di inserirsi nelle nuove connessioni individuali, minando la realtà alla radice. Robert Gu si trova immischiato in una pericolosa partita dalla quale potranno salvarlo, forse, solo una ragazza di tredici anni e il misterioso personaggio che appare ad alcuni sotto la forma di… coniglio.

Vernor Vinge è nato nel 1944 e fino al 2002 ha insegnato matematica alla San Diego State University. Tra i suoi romanzi più celebri: Il mondo di Grimm (“Urania” n. 1057), Naufragio su Giri (n. 1144), Quando scoppiò la pace (n. 1012), I naufraghi del tempo (n. 1075). Inoltre Universo incostante (premio Hugo 1993) e Quando la luce tornerà (premio Hugo 2000).

Urania n. 1561 – Agosto 2010
Titolo originale: Rainbows End
Vernor Vinge, 2006
Traduzione di Flora Staglianò
348 pagine, € 4,20

Indice

pag. 5       Alla fine dell’arcobaleno di Vernor Vinge
pag. 347   Ringraziamenti
pag. 348   L’Autore, a cura di Giuseppe Lippi

[Visualizza la copertina integrale del volume.]

Posted in Urania Collana

78 Responses

  1. Riccardo Falcetta

    Mi piace! 😉

  2. Nick

    Lo attendo con molto interesse.

  3. tortellino

    Quest’uscita mi stuzzica, credo che la prenderò, sono curioso di vedere se il coniglio assomiglia a quello di Alice…

  4. lino

    Fantastica Urania!

  5. Andrea Franco

    Imperdibile, naturalmente!

  6. Koluber

    Era anni che lo aspettavo!

  7. Riccardo Falcetta (adesso Falk)

    Perchè il fantastico è ossessionato dai conigli? Cito a memoria: Carroll, Landale, Sclavi, Wachowsky Bros. Vinge. E chissà quanti altri. Sembra che i conigli arrivino a contendere il posto ai corvi. Sarebbe, questo, un argomento curioso da approfondire…

  8. Giovanni De Matteo

    @ Falk: e aggiungerei Donnie Darko e Gardumi con La notte eterna del coniglio. Interessante quesito…

  9. tortellino

    ..ed ecco uscire conigli dai cilindri degli autori… forza ragazzi, voi che conoscete molti libri, cominciate a tirare fuori questi parallelismi e scrivete che figura ricopre il coniglio nel libro.
    Che ne dite?

  10. tortellino

    ??? come mai adesso Falk? passiamo dai conigli, ai corvi e ai Falk(i)?

    ciaoo

  11. Giuseppe P.

    Brava Urania!
    Ottima la proposta di farci leggere Vernor Vinge.

  12. Giuseppe

    Ma è già uscito?

  13. Ender

    L’avevo comprato in UK perche’ non potevo tollerare l’attesa della sua pubblicazione in Italia. Vinge e’ uno dei miei scrittori preferiti in assoluto e questo romanzo non mi ha deluso. Me lo ricompro subito giusto per controllare se non mi sono perso qualche cosa nella prima lettura :)

  14. Marcello Mori

    Spero di vedere pubblicati anche altri libri vincitori, o finalisti, del premo Hugo.

  15. Falk (sempre anche Riccardo Falcetta)

    @Tortellino: diciamo che se qualcuno deve dare spiegazioni sul suo NIck qui sei tu! 😀 Scherzi a parte, Falk è il nomignolo che mi porto dietro da piccolo tra i miei amici, quando smisero di chiamarmi Il Cinese…

    @Giovanni: curiosamente proprio la rivista delle conigliette, Playboy, che con la fantascienza non c’entrava poi molto, ospitò anni or sono interessantissime selezioni di SciFi breve poi antologizzate in due volumi di Urania. Si, il discorso merita necessariamente un approfondimento, che credo tuttavia non possa prescindere da una interrogazione degli autori stessi…
    Ci organizziamo per un contributo su NEXT? :)

  16. Falk

    Lancio però un’ipotesi: può secondo voi trattarsi di psicopompe (“traghettatori di anime” un concetto, che però mi è sempre rimasto un pò oscuro, questo…). O c’è anche dell’altro?

  17. Salvatore Proietti

    Direi che quasi tutti (se non tutti) i conigli letterari sono in un modo o nell’altro omaggi all’Alice di Carroll. Le principali eccezioni, a memoria, provengono dal passato e dal presente di Toontown… :-) (fuori dalla SF, naturalmente, c’e’ la trilogia di Updike).
    Quanto al suo ruolo letterario, direi che e’ una variante del trickster, la cui controparte animale nel fantastico e’ solitamente il gatto (e qui piu’ che un elenco, ci vorrebbe un sito bibliografico di quelli sterminati!)
    Intanto, anche con Vinge continuiamo a seguire il coniglio!

  18. tortellino

    @Falk: il nick lo usavo 5 lustri fa quando giocavo con i pc, e quando facevo qualche record mi ‘taggavo’ così, per scherzare con gli amici.
    Poi un pò la pigrizia, un pò il fatto che i tortellini mi piacciono…:)

  19. Marcello Mori

    Il coniglio non è una lepre domesticata? Come il cane è un lupo trasformato in eterno cucciolo.
    La lepre era l’animale selvatico associato alle streghe (insieme alla civetta) nelle culture celto-romane. Il gatto nero compare dopo, in quanto simbolo dell’invasione arabo-islamica del mezzogiorno italo-francese.

  20. Palmer

    a me viene in mente l’albo di Dylan Dog n. 24: “Anche i conigli rosa uccidono”, che poi altro non p che la versione splatter di Roger Rabbit..!

  21. Raviolo

    Da me non è ancora arrivato, e da voi?

  22. Falk

    Siamo solo al 3 agosto, ingordi! :) 😉

  23. Marcello Mori

    A Modena deve ancora uscire, in edicola ci sono ancora “Nova Swing” e “Peste digitale”.

  24. Cristiano

    Nella zona dove abito ancora nulla (e nessuna traccia neanche di Millemondi).
    Qualcuno è stato più fortunato? Non esiste una mail o un numero telefonico al quale segnalare eventuali problemi di distrribuzione con la vaga speranza che vengano risolti?

  25. dike1127

    …qui (= paese minuscolo agli estremi confini meridionali della provincia di Firenze) è uscito stamani e l’ho comperato (ma chissà quando avrò tempo di leggerlo)
    In effetti alla mia edicolante, a dispetto del fatto che siamo nella provincia profonda, riviste e libri arrivano con una certa velocità…

  26. Marcello Mori

    L’ho comprato!
    La copertina è particolarmente bella, fascinosa direi.
    P.S.: spero di leggere presto anche “River of gods” di Ian McDonald, se non ho capito male quello che ho letto su “Il meglio della SF II” (millemondi 49). :)
    P.P.S.: comunque complimenti per la linea editoriale.

  27. Giuseppe P.

    Uscito a Roma e acquistato.

  28. giuseppe

    Acquistato e letto: abbastanza deludente.
    Ben scritto ma, francamente, ne ho abbastanza di storie ambientate in un futuro “informatico spinto”: queste realtà virtuali mi sono venute a noia (oltretutto sono basate su un “salto tecnologico” assolutamente non spiegato e incomprensibile).

  29. Raviolo

    Il libro l’ho finito. Ma mi è venuto un terribile dubbio (nonostante ho visto che la traduttrice sia una delle migliori in circolazione), vista la molteplice presenza di passaggi piuttosto oscuri e ambigui. Viene il dubbio che le spiegazioni di contorno siano state prosciugate o sforbiciate, e chiedo quindi al Sig. Lippi, è stato sforbiciato il libro? Ho notato che non solo io ho il dubbio in questione

  30. Darkyo

    @Raviolo.
    Il dubbio è venuto anche a me. Confrontando anche solo le prime pagine con l’originale inglese, è evidente che ci sono state delle sforbiciate, le quali stavolta, purtroppo, temo abbiano influito sulla “comprensibilità” del romanzo. :(

  31. Giampietro Stocco

    Ragazzi, scusate se entro come un elefante nella cristalleria, ma posso dirlo? Che palle! Io ho provato a leggerlo, Alla fine dell’arcobaleno, e mi sono annoiato a morte. Un caos di punti di vista diversi dove non riesci a raccapezzarti, un linguaggio da nerd che ti fa cadere le braccia, tanto più che a parlare è un autore di una certa età, una certa vena di humour surreale che si inserisce non appena tu sei riuscito a tirare fuori un filo conduttore, e ti smonta ogni partecipazione a una storia che si perde per mille rivoli carsici…
    Sarò io che non capisco niente, ma facendo salva la traduzione di Flora Staglianò e comprendendo i mille tormenti che deve esserle costata, io lo devo confessare: il volumetto l’ho mollato in stazione in bookcrossing. Spero di non avere fatto del male a nessuno… 😮

  32. Nick

    Intervengo anch’io nella questione tagli,preferirei anch’io che se è possibile i testi non venissero tagliati.Capisco le esigenze redazionali e la prassi e non c’è nessun intento polemico nel mio post magari si potrebbe avvisare i lettori che comprano il libro
    che stanno comprando non è in edizione integrale, non sarebbe la soluzione ma sarebbe già qualcosa;altrimenti io personalmente non avrei niente in contrario a comprare libri divisi in due parti.
    Lo feci a suo tempo con GLI ANNI ALIENI di Silveberg e con i vari Grand Masters di Pohl,non ci vedrei niente di male a farlo ancora.
    Voi cosa ne pensate?

  33. Kronos H

    @Nick
    Anche per me non è un problema avere un volume doppio. Mi andrebbe bene anche un prezzo aumentato se il numero di pagine supererebbe lo standard.

    E preferirei ad ogni modo che il lettore venisse avvisato (magari su questo blog) che il libro non è integrale (per quanto mi riguarda in tal caso non lo comprerei).

  34. Kronos H

    oops …superasse

  35. bibliotecario

    Personalmente preferirei di gran lunga, per aver romanzi su Urania fedeli all’originale, che il prezzo variasse di numero in numero e fosse legato al numero delle pagine o fosse proporzionale al costo dei diritti.
    il tutto con una decisa trasparenza sui costi da parte della Mondadori, visto che adesso col Blog avrebbero anche gli strumenti per farlo.

    In fondo una cosa simile già è in atto con i volumi Millemondi, il cui prezzo sta variando tra i 5,50 euro di “Un impero per l’inferno” e i 7,50 euro di “Il sogno del vuoto”.

    Logico, per costo dei diritti e numero di pagine che “Psychon e altri simulacri” costi 5,50 euro e che invece ” Il meglio della SF/II” costi 7,50 euro.

    Non spiegabile invece, se non con un aumento repentino dei costi dei diritti e di produzione, di cui però la Mondadori non ci fa sapere, come Millemondi48 ” L’altra faccia della realtà” estate 2009 costi 5,50 euro e Millemondi52 “Controrealtà” estate 2010 costi 7,50 euro ( all’incirca stesso numero di pagine e stessi curatori dell’antologia).

  36. 7di9

    Non sono uno che si lamenta spesso (soprattutto in Rete), ma questa storia delle sforbiciate, se vera, mi turba parecchio.
    Una risposta a tal riguardo da parte della redazione sarebbe gradita, se non altro per fugare ogni dubbio a proposito. Se i romanzi venissero davvero sottoposti a tagli, credo che sarebbe corretto informare il lettore/acquirente prima che proceda all’acquisto di un volume. In rete si trovano copie usate in lingua originale dei romanzi tradotti da Mondadori che costano più o meno quanto un volume Urania. Se i tagli ci sono, credo sia interesse (mio e, come penso, di altri lettori) saperlo prima, di modo che ciascuno possa decidere se affrontare o meno la spesa della versione tradotta (ma monca) o, in alternativa, optare per l’acquisto di una copia (completa di tutte le pagine) in lingua originale.

    Ringrazio i lettori per aver sollevato l’argomento in questione.

    Saluti.

    7

  37. Quiller

    @7di9: le traduzioni incomplete sono un fatto incontrovertibile (nei commenti all’Epix dedicato ai miti di Lovecraft trovi anche i confronti testuali), nessuno potrebbe negarlo. Non credo però che a livello ufficiale ci saranno mai delle conferme: del resto Urania è sempre stata così ed è nelle edicole da quasi 60 anni. Per quanto mi dispiaccia (e mi dispiace molto) senza aspettare bollini in copertina, personalmente faccio sempre un confronto con il numero di pagine dell’edizione originale, che grazie a Internet è sempre agevole. Purtroppo la consapevolezza che oggigiorno ci è necessaria in quanto consumatori deve estendersi anche al nostro ruolo di lettori…

  38. 7di9

    @ Quiller: ti ringrazio per le informazioni. Ho letto (tutti) i commenti al post che mi hai indicato. Che dire: riconosco la necessità (e la praticità) di certe pratiche di traduzione ed editoriali, ma continuo a essere fedele alle mie idee. Non sono un traduttore, né, in generale, opero nel settore dell’editoria. Semplicemente, da comunissimo lettore (non solo di fantascienza), penso che se un capitolo è scritto in maniera ridondante, allora anche la traduzione dovrebbe esserlo, altrimenti siamo nel campo della riscrittura (credo; non sono un esperto in materia).

    Di certo, il prossimo di Egan lo comprerò il lingua originale. Ma con grande dispiacere, visto che Urania (collana) è stato un punto di riferimento, nonché una fonte di sense of wonder non indifferente, in questi ultimi anni.

    Saluti.

    7

  39. Giuseppe Lippi

    L’era informatica e la diffusione dei blog di cui prolifera ormai la rete ha prodotto la nascita di una (noiosissima) categoria di lettori-catoni che prima comprano un romanzo in inglese e poi acquistano (a QUATTRO EURO!!!) la versione italiana per farle le pulci. Questi lettori ripetono sempre le stesse domande, evidentemente in malafede, per denigrare “Urania”, la quale fa la politica che fa – è già stato detto tante volte – per ragioni economiche, per mantenere un prezzo bassissimo. E no, l’amministrazione marketing della casa NON ci consente, al momento, di fare volumi che cambino ogni volta numero di pagine e prezzo! Ergo, come è stato detto più volte su queste colonne, per cui questa sarà l’ultima, quando un libro supera le 350 pagine viene concordata, con l’autore,una lieve percentuale di tagli MAI strutturali – nel senso che non mancano scene, capitoli o passaggi chiave – ma linguistici. Vengono, cioè, abbreviate determinate frasi e paragrafi. Il tutto per scendere di un 15% e poter uscire secondo le coordinate che ci sono state assegnate. Come curatore della collana, in astratto preferirei non farlo: m’impegnerò personalmente perché la Mondadori accetti l’idea di un'”Urania” che deve avere più pagine e, necessariamente, costare di più. Come uomo che lavora in un’azienda grande e complessa, tuttavia, so che queste scelte non sono mai facili né rapide, per cui ritengo che il compromesso attuale possa essere tollerato dalla gran maggioranza del pubblico. Agli altri rispondo solo che ogni collana editoriale è anche un prodotto e che, se appartiene indubbiamente ai suoi lettori, per il resto rimane appannaggio del produttore, cioè dell’editore. Ed è quest’ultimo a valutare l’idoneità delle varie scelte e strategie.
    Infine, agli specialisti e ai catoni faccio presente che un blog ufficiale non può venire usato per pubblicare commenti lesivi alla diffusione della collana che rappresenta e che mi rammarico profondamente per quanto è accaduto negli ultimi giorni. I velenosi commenti del Vergognoso e di Cicchetti non avremmo dovuto affatto ospitarli, soprattutto dopo le prime battute. Andate a farli sui vostri blog personali, non sul nostro. Noi non abbiamo mai mentito sulle necessità stringenti che ci costringono a fare determinate scelte. Quanto alla cultura del supermercato, mi sembra proprio quella di queste interminabili querelle.

  40. vitto

    Bravo Lippi!
    Ho inserito questo mio primo intervento proprio oggi ( ho seguito il blog quasi tutti i giorni fin da quando ha iniziato a funzionare) proprio perché anch’io non ne posso più di queste polemiche.

    Ma basta criticare questo aspetto di una collana che ha solo meriti:
    – esce da più di 50 anni nonostante il continuo calo degli appassionati di questo genere
    – ha un prezzo più che abbordabile (con l’abbonamento poi è quasi regalata)
    – ha un aspetto moderno, con copertine che spesso sono dei veri capolavori
    – pubblica con sufficiente frequenza (certo se ce ne fossero di più sarebbe meglio) materiale più che notevole, ed ha pubblicato capolavori assoluti anche recentemente
    – ha, con qualche rara eccezione, ottimi traduttori, ed aggiungo:
    bisogna ringraziare il cielo che nonostante tutto va avanti con le pubblicazioni, vedi cosa è successo ad Epix.!!

    Sono sicurissimo che di persone come me (acquisto Urania da 26 anni e da 3 anni sono abbonato) ce ne siano molte altre, anzi io penso che siano la stragrande maggioranza :
    FATEVI SENTIRE, difendiamo la pubblicazione, se finisce Urania rovinata anche da questo chiacchiericcio cosa ci rimane????

    Questo commento è stato editato dal Blogmaster alle 20.14 del 24-08-2010.

  41. XILO

    Concordo alla grande con Vitto.
    Basta con questa querelle sulle sforbiciate.
    Urania per soli 4 euro ti offre opere di Simmons, Sawier, Hamilton, Westerfeld : il meglio del meglio ai nostri giorni.
    Lippi vai avanti così, a chi non va bene si compri gli originali, e la pianti ogni 15 giorni di romperci con la solita pappardella.

  42. Nick

    Mi dispiace che avvengano queste diatribe tra appassionati,quando poi le cose possono essere dette in maniera civile(e sia chiaro,lo sto dicendo in linea generale ed a me stesso in prima persona).
    Alla fine credo che nessuno di noi voglia far diventare questo,come altri blog,una divisione tra i pro ed i contro qualcosa.
    Semplicemente c’era una richiesta di un chiarimento,sempre per quella maledetta passionaccia che ci anima.
    Ringrazio Lippi per averci dato una spiegazione.Del resto anche tra quelli tra noi che masticano un pò le lingue non per forza comprano in lingua originale,i 4 euro fa piacere spenderli per una collana nella nostra lingua,semplicemente,ripeto,forse era saltata una spiegazione,non per polemica ma per chiarimento.
    Sempre grato della vostra attenzione.

  43. Albertino

    Più che d’accordo con Vitto!!

  44. Nick

    Nel postare il commento ho dimenticato di scrivere una parte .La pubblico adesso per completezza.
    Abbiate pazienza sorry…
    ..però sempre per amore verso il genere mi piacerebbe sapre nel momento in cui spendo quei 4 euro se il libro che compro è una versione integrale o no.
    posso tranquillamente scegliere di comprarlo lo stesso ma almeno lo vorrei sapere,tutto quì.

  45. Giuseppe Lippi

    Ripeto che “Urania” NON fa tagli strutturali; non elimina nulla di vitale dai testi; concorda con l’autore la percentuale di materia “in eccesso” verbale. Quanto al perfido consiglio di mettere in copertina una dicitura del genere “testo non integrale”, si qualifica da sé: un velleitario, anti-professionale e, in ultima analisi, menzognero bollino di anti-qualità. (E no, non è vero che attaccare a suon di perfidie la casa d’altri sia democrazia informatica: è solo perdita di tempo, parlare di aria fritta.)

  46. Giovanni De Matteo

    Mi dispiace constatare ancora una volta come si sia voluto fare di tutto per inquinare questo spazio con una polemica inutile e pretestuosa, e resto ancora più allibito nel vedere come si voglia far passare per grande sforzo migliorativo quello che in fin dei conti non è altro che l’ennesimo tentativo di avvalorare la ghettizzazione del nostro genere, sostenendo la marginalità a cui da sempre vorrebbero relegarlo molti saccenti professori amanti delle Letture impegnati. Derive del tipo di quella a cui si è assistito negli ultimi giorni, approfittando del momentaneo allontanamento dal web del Curatore e della redazione, non solo hanno voluto negare quel minimo momento di stacco a chi per un anno intero dedica a “Urania” le proprie attenzioni e fatiche, dividendole con tutte le altre attività del caso, ma si connotano da sé come espressione di una ben poco trasparente attitudine a screditare il lavoro di onesti e stimati professionisti. In questo caso non posso non esprimere la mia totale solidarietà e stima a Giuseppe Lippi per le sue scelte editoriali e a Flora Staglianò, che come già accaduto con Nova Swing ha svolto con questa traduzione un lavoro egregio, condiviso dallo stesso Vernor Vinge.

    Non ho altro da aggiungere a quanto già espresso dal Curatore, ma nel seguito gli intervenuti al commentarium troveranno alcune notizie che spero possano tornare loro utili per il futuro.

    @ Vitto: il tuo commento è stato editato perché troppo lungo e per evitare che alcuni toni troppo “allegri” potessero urtare i lettori non in sintonia con il tuo pensiero. Posso capire il trasporto nell’intervenire per la prima volta in una diatriba tanto accesa, ma evitiamo di gettare benzina sul fuoco.

    @ Vergognoso & Co.: commenti come i vostri, che a) si celano dietro l’anonimato per avvelenare il clima del blog e/o b) approfittano con insistenza di ogni pretesto per complicare la vita a chi a questa collana ha sul serio dedicato la sua vita e/o c) si dimostrano palesemente privi di ogni apertura al confronto verranno sistematicamente cancellati come ormai è pratica per questo blog. E’ solo questione di tempo.

    @ Stocco: dal trattamento che sembri riservare, in questa come in altre sedi, ai libri aderenti al filone più avveniristico, speculativo e tecnologico fiorito in seno alla SF, il tuo intervento non mi sorprende affatto. Mi sembra però offensivo per l’intelligenza di chi ti legge che proprio da una persona come te, autore di fantascienza (anche hard, non dimentichiamolo) nonché professionista della comunicazione, possa venire espresso un commento tanto piatto e inconcludente intorno a quello che è apprezzato come uno dei massimi autori di SF in attività, tenuto in grande considerazione ben al di là dei confini del nostro settore.

  47. Marcello Mori

    Sono quasi a metà, ma già lo considero affascinante. I personaggi sono davvero umani, le persone con cui parli di solito.

  48. Palmer

    “I Denigratori In Faccia Agostani”, sarà l’uscita di settembre di Urania.

    Scusate il sarcasmo, ma bisogna davvero essere poco elastici per non vedere la evidente qualità complessiva di Urania che tra autori, copertine, disegni e approfondimenti offre molto più di quanto si possa trovare in libreria.
    Inoltre la politica della condensazione è un segreto di pulcinella. Lo so anche io che compro Urania da nemmeno 2 anni, figuriamoci.
    Lunga vita a Urania!

  49. SANDRO VILLANI

    Mi scusi sig. De Matteo, ho seguito per qualche ora questa sezione, c’è un grande movimento di messaggi che appaiono e poi poco dopo sono cancellati (credo da Lei). La prego di non cancellare sistematicamnete i commenti a Lei poco graditi, altrimenti leggendo i commenti uno dopo l’altro non si capiscono i vari riferimenti.
    A cosa serve il blog……, se è così tanto vale chiuderlo.
    Io per esempio sono completamente in accordo con il Sig. Vitto che ha rilanciato la palla ai contestatori del piccoli riadattamenti, VIVA URANIA, lasciatela in pace, ma per favore non banni anche me.
    Grazie
    Sandro (abbonato ad Urania sia pure con qualche pausa da 17 anni)

  50. Giovanni De Matteo

    @ Sandro Villani: non c’è niente di cui scusarsi, ma il mio compito è tenere pulita e presentabile questa “bacheca elettronica”, che è a tutti gli effetti parte integrante della percezione che un lettore occasionale di queste pagine si può formare sullo stato di “Urania” e della comunità che gravita attorno ad essa.

    La politica di “Urania” è di estrema fiducia nei confronti dei suoi lettori, ma come il caso degli ultimi giorni dimostra questa fiducia non sempre e non nei riguardi di tutti risulta ben riposta. Continuiamo a ritenere che sia comunque preferibile riconoscere spazi di libertà ai lettori che dimostrano maturità, rispetto delle altrui posizioni ed educazione, piuttosto che operare una politica cautelativa di chiusura dei commenti che, oltre a punire i disturbatori, penalizzerebbe tutti i lettori. Di conseguenza questo spazio resta aperto nella speranza che si possa tornare a discussioni sui testi e sugli autori evitando le sterili polemiche, gli insulti gratuiti, le campagne di disinformazione, ma proprio per questo sono costretto a intervenire ogni qual volta lo ritengo necessario.

  51. Rosario Conte

    Come vedete, non mi rifugio dietro l’anonimato.

    Quest’anno volevo finalmente fare l’abbonamento, ma dopo aver letto della “condensazione”, ho deciso di rinunciare. Credo a questo punto anche all’acquisto in radice.

    Oltretutto, visto il tono delle repliche della Redazione, inurbane a fronte di critiche legittime da parte di chi finanzia la collana, faccio francamente fatica a fidarmi delle rassicurazioni in merito all’assenso dello scrittore ai tagli (condensazione è solo un modo cortese di dire la stessa cosa).

    Peccato, e lo dico pensando a mio padre che comprava urania quanto meno fin dal ’68, davvero peccato tutto ciò.

    A questo punto ricomprerò tutto il Silverberg (per dirne uno) da voi editato, magari in inglese

    La politica dei tagli vale anche per la collana Urania Collezione?

  52. giuseppe

    Premesso che i “flame” sono estremamente comuni nei blog, e che quello che sembra offensivo per uno può (entro ampi limiti) non sembrarlo ad altri, credo che ci sia un punto da chiarire (almeno per me).
    Questo è un blog “ufficiale” SOLO per informare delle uscite (cioè, in sostanza, pubblicità) o ANCHE uno spazio in cui “tastare” il polso e “ascoltare” quella PARTE di lettori che usa Internet e ha piacere nell’interloquire?
    E’ chiarissimo (a me) che qualunque risposta è PIU’ CHE “superlegittima” e “taglierebbe la testa al toro”.
    Venendo alla specifico di Vince avevo letto altre cose che mi erano piaciute molto: questo romanzo l’ho trovato (personalmente) illeggibile e non credo assolutamente che dipenda dai “tagli”.

    Questo commento è stato editato dal Blogmaster alle 11.15 del 26-08-2010.

  53. Antonino Fazio

    Un romanzo può piacere o meno, ma non dimentichiamo che questo di Vinge ha vinto l’Hugo nel 2007. Qualcosa vorrà dire…
    Per il resto, credo che la reazione della redazione riguardi l’aria di scandalizzata innocenza con cui ci si mette a discutere, con puntuale ricorrenza, di questioni note e già ampiamente dibattute.
    Va da sé che, se un testo necessita di una sforbiciata, non si fanno tagli di tipo strutturale (e perché si dovrebbe?) ma si asciugano i paragrafi. Il risultato complessivo dipenderà ovviamente dai traduttori (che sono tutti bravi, ma qualche piccola differenza c’è sempre).
    Ricordiamo anche che, se un testo è ridondante, i tagli non sono riscrittura, ma editing (una volta l’editing si faceva, mentre adesso c’è questa tendenza, pessima secondo me, ad anabolizzare il testo).
    Infine, ciascun lettore fa una valutazione del rapporto qualità-prezzo. Questo è normale. Ma perché si vuole a tutti i costi informare gli altri che la nostra valutazione è, eventualmente, negativa? Una casa editrice tiene d’occhio le vendite, non i singoli pareri. Quindi queste esternazioni non hanno molto senso. Un giudizio sulla singola opera è una cosa, ma sparare sulla collana, entrando a pié pari nel blog, non è proprio il massimo dell’eleganza. O no?

  54. bibliotecario

    @ Antonio Fazio

    Quanto da te esposto è più che condivisibile, ma allora dobbiamo interrogarci su cosa si dovrebbe discutere su questo Blog.
    Personalmente poichè acquisto Urania e ogni collana sorella dal numero 1004 del 01/09/1985 e non ho nessunissima intenzione di smettere, pensavo di poter dire la mia per avere un prodotto che mi soddisfi sempre di più.
    Chiaro che se scrivessi esclusivamente per osannare gli ottimi romanzi scelti da Lippi o le splendide copertine preparate da Brambilla scadrei nell’ovvio e banale.
    Siti per e su Urania, in rete se nè trova abbastanza, ma in nessuno tranne questo si può o almeno si spera di colloquiare con la redazione.
    Su altro sito, personalmente ho scritto di aver trovato il romanzo di Vinge e l’ultimo U.C. molto buoni.
    Ma qui sul Blog non credevo fosse necessario e costruttivo riportare tali giudizzi, al contrario credevo fosse costruttivo parlare di traduzioni, numero di pagine, prezzo e desideri di noi lettori non occasionali di Urania.
    Certamente posso sbagliare ma è questo che credevo.

  55. Giovanni De Matteo

    @ Rosario Conte: Bene, hai espresso il tuo punto di vista sulla discussione. Non so fino a che punto l’hai seguita, ma i toni sono stati abbastanza alti da giustificare una risposta forte e decisa da parte della redazione. Sei libero di decidere se fidarti o meno sui chiarimenti che sono stati dati in merito all’accordo con gli scrittori. Tuttavia devo rilevare ancora una volta, come già accaduto con molti dei commenti soppressi, una sostanziale prevenzione nei confronti della Redazione: in assenza di dati certi di prima mano, in altre parole, si tende a mettere in discussione qualsiasi informazione da noi fornita. In questo senso mi chiedo davvero che senso abbia continuare su questa linea: forse si tratta di masochismo? Non lo so, ma ti ribadisco ancora una volta che le riedizioni di UC sono integrali e quando necessario contengono nuove traduzioni di interi brani. Non so comunque se l’informazione possa esserti utile avendo tu deciso di rinunciare all’acquisto dei nostri libri: colgo anzi l’occasione per informare te e gli altri utenti che volessero unirsi a questa strategia di logoramento che ulteriori interventi dello stesso tono non saranno tollerati.

    @ Giuseppe: Hai ragione sulla percezione dei toni, ma in casa d’altri si dovrebbe tendere ad adeguarsi alle regole della casa, o sbaglio? Nei giorni scorsi si è assistito invece a un’autentica invasione di gente intenzionata a imporre le proprie, e questo non è ammissibile in alcuna misura.
    Ben vengano le critiche – positive o negative, purché sempre argomentate – sui nostri libri. Ma di attacchi ad personam, come quello da te rivolto a un altro utente, lezioni di stile e di etica, polemiche inconcludenti e tutto l’assortimento venuto alla ribalta ultimamente, possiamo felicemente fare a meno.

  56. Giovanni De Matteo

    @ Bibliotecario: Il commento di Antonino Fazio testimonia che non è necessario ogni volta un intervento o un chiarimento da parte della Redazione per giustificare la condotta adottata su questo blog. Potendo vantare, in virtù dei commenti ancora pubblici e di quelli rimossi, una visuale d’insieme che purtroppo o per fortuna è esclusa ai lettori del blog, possiamo lecitamente pretendere di godere di una percezione più diretta e completa della situazione, che ci porta a sospetti più che legittimi sulle logiche che si possono nascondere dietro determinate campagne denigratorie.

    Infine, quello che credevi di poter fare su questo blog è frutto di una tua valutazione personale, ma non pone obblighi di alcun tipo alla Redazione. Se vuoi parlare dei libri pubblicati, sei il benvenuto. Se vuoi discutere degli aspetti delle nostre pubblicazioni che non attengono – come già spiegato da Lippi – alle competenze della Redazione, non sei legittimato ad aspettarti da parte nostra un’apertura al dibattito: il nostro ruolo è pubblicare libri e ascoltare il parere dei lettori, non prendere parte a processi e nemmeno giustificare di volta in volta le scelte operate.

    E questa volta spero che l’argomento sia definitivamente chiuso.

  57. Ferdinando Angeli

    Sono anni che compro urania (siamo invecchiati insieme) e tutte le uscite più recenti quali collezione, epix, millemondi ecc…recentemente ho persino recuperato il mitico n.1 dei romanzi di urania “le sabbie di marte.
    Non frequento spesso questo blog e credo che lo frequenterò molto meno in futuro, se sono vere le sensazioni che percepisco, spero di sbagliami, ad una prima veloce lettura.
    Dai post che ho letto, (non ho avuto il piacere di poter leggere ovviamente quelli cancellati), più che altro appare un risentimento della redazione ed un’operazione di cancellazione simile alla censura del dissenso.
    Bisogna fare sempre i complimenti per poter essere da voi pubblicati sul blog? Che senso ha fare un blog per raccogliere i pareri dei lettori se poi si cestinano i pareri non graditi? Anzi ci si rammarica di non averli stoppati alla fonte, perché in vacanza, cosa di cui hanno approfittato i biechi denigratori. Ma chi ha scritto certe cose non si rende conto di fare più danni, cascando nel ridicolo, di chi si voleva rimproverare?
    Posso capire “editare” le parolacce o i riferimenti personali ma il resto è censura.
    Si vorrebbe il blog di urania come
    certa informazione radio tv?
    Non credo proprio, ho speranza e fede che non sia così,anche conoscendo la professionalità e la passione che mettete nel vostro lavoro, non ultimo
    il buon Lippi.
    Con stima e affetto

    Ferdinando

  58. Giovanni De Matteo

    @ Ferdinando Angeli: grazie per il tuo commento, che mi consente di fare qualche ulteriore precisazione.

    Ancora una volta ho la sensazione che molte critiche sulla gestione dei commenti del blog (e quindi, indirettamente, sul rapporto tra la Redazione e il pubblico dei lettori) siano fondate su un equivoco di fondo. Non è il caso di invocare la censura del dissenso perché non può esistere dissenso intorno a una collana.

    Il lettore è libero di acquistare un libro, e se lo legge ha il diritto di commentarlo ma anche il dovere di farlo con cognizione e dovizia di argomenti. Gli atteggiamenti non tollerati su questo blog sono quelli di chi avanza critiche senza motivarle o si propone come portatore di una posizione popolare di largo consenso oppure come detentore di un diritto verso la collana, cosa che evidentemente non ha ragion d’essere. Il voler a tutti i costi sparare a zero contro “Urania” e il lavoro della sua Redazione sembra rispondere a ben precise logiche di disturbo.

    Infine, non ci si rammarica di non aver stoppato i commenti dei denigratori alla fonte: ci si rammarica del fatto che, approfittando dell’assenza del Curatore e del blogmaster, quei denigratori abbiano montato una questione recriminando contro il nostro silenzio, quasi che esso fosse una strategia di disimpegno dalle nostre responsabilità. Mi sembra che le risposte alle questioni sollevate stiano arrivando. So per certo che il tono sprezzante di alcuni commentatori non accenna a rientrare nei binari del rispetto, e per questo continuerò a monitorare severamente quanto accade in sede di commenti.

    Con rispetto,
    Giovanni

  59. Rosario Conte

    Scusate se reintervengo.

    Non è questione di disprezzo, affatto.

    Si tratta di chiarezza fra voi e noi, se metteste un disclaimer, anche internamente al libro, del tipo “per esigenze editoriali il testo potrebbe essere stato sottoposto a editing, nel rispetto dell’opera e con l’autorizzazione dell’autore o degli aventi diritto”, beh, non credo che nessuno potrebbe arrabbiarsi, la cosa sarebbe nota e conosciuta e ognuno potrebbe decidere fondatamente se continuare nell’acquisto, evitarlo, abbonarsi o meno.

    Per vari motivi, mi interesso di questioni editoriali, e problemi del genere si pongono da sempre per esempio nel campo del fumetto, che conosco meglio.

    Ricordo che tempo fa una nota Casa Editrice giustificava l’omissione di storie con la frase “non adatta al pubblico italiano”, come se i lettori fossero degli ottenebrati incapaci di discernimento. Adesso le omissioni, dopo nugoli di proteste, si giustificano spiegandone i motivi.

    Quello che ha creato, crea, e sempre crererà problemi, è difficilmente il fatto in sè, ma la mancanza di chiarezza nel rapporto coi lettori.

    Sia sempre lode a Urania per la sua divulgazione della fantascienza, ma se si vuole (e giustamente si esige) rispetto, è rispetto che si deve dare. Anche nelle risposte su un blog.

  60. lasec

    Nell’ambito di un dialogo tra curatori della collana e il suo pubblico vorrei sapere se il prossimo numero di Urania (il 1562, Incandescence si Greg Egan) subirà un trattamento nella gestione della traduzione analogo a quello riservato al numero 1561.

    Grazie in anticipo.

  61. Ferdinando Angeli

    Concordo su tutta la linea con Rosario Conte. Anche se io sono per il rispetto a prescindere, poi se l’interlocutore
    non mi rispetta chiudo l’inutile comunicazione.

  62. Vittorio Fabi

    Scelta molto discutibile.
    Sui diritti acquisiti (la banalissima traduzione integrale di un’opera straniera) non si può tornare indietro.
    Personalmente se devo scegliere tra un romanzo “parzialmente scremato” e nessun romanzo preferisco quest’ultima soluzione: non sono il tipo da letture sotto l’ombrellone, usa e getta.
    Spero sinceramente che si possa fare marcia indietro.

  63. Luigi

    A me pare che l’attenzione posta sui tagli “linguistici” e non “strutturali” vada nella direzione opposta a quella della “ghettizzazione” del genere fantascientifico o della marginalità del genere rispetto ad altre letture impegnate. Voglio dire: proprio perché la letteratura fantascientifica non è secondaria o marginale, proprio per questo si dovrebbero ritenere i tagli linguistici non meno importanti di quelli strutturali. Capisco le esigenze editoriali e capisco anche che una totale trasparenza con un bollino tipo “edizione non integrale” sia da un lato inadeguata (nel senso che i tagli non sono tali da giustificare una tale etichetta), dall’altro qualcosa che penalizzerebbe le vendite. Tuttavia, mi pare che l’attenzione sui tagli, benché meramente linguistici, testimonia dell’amore del genere, che non si vorrebbe ghetizzato, ma tutt’altro, trattato alla pari della letteratura c.d. colta, rispetto alla quale la politica dei tagli, ancorché minimi, non sarebbe tollerata.

  64. Giuseppe Lippi

    Cari amici, quando ho parlato di interventi linguistici non mi riferivo ad altro che a questo: sintesi di alcune frasi o passaggi. Sintesi, ovviamente, nel rispetto della struttura romanzesca stabilita dall’autore – con il quale, ripeto, agiamo di comune accordo PER CONTRATTO. Del resto, quando un’opera viene tradotta va comunque sottoposta a un adattamento da parte del traduttore, che è una “seconda personalità” incaricata di riscrivere il testo in un’altra lingua. Chi si illude che la traduzione sia sempre e comunque lo stesso testo originale, magicamente trasferito in un idioma diverso, pecca di ingenuità. Ripeto, anche la traduzione più fedele è pur sempre un modo di adattare l’opera. Un esempio clamoroso per tutti? Prendete la traduzione, integrale quanto a questo, di “Neuromante” di William Gibson, in una qualsiasi delle varie edizioni italiane. Noterete non solo le inevitabili discrepanze rispetto al testo inglese, ma anche alcuni significativi cambiamenti da un’edizione all’altra! E che dire dell’editing che i testi subiscono già nel paese d’origine? Non si finirebbe mai di elencarne i casi…

  65. Quiller

    Non sono d’accordo col curatore, perchè nell’intervento secondo me c’e’ un errore logico. “Siccome la traduzione è un adattamento, allora gli adattamenti equivalgono alle traduzioni”. Ma la traduzione è un adattamento a un’altra lingua, mentre gli adattamenti operati (in alcuni casi) da Urania sono adattamenti a un certo prefissato numero di pagine. Gli adattamenti in senso lato, che comprendono anche le riduzioni, sono una pratica ben precisa, riconosciuta e accreditata, e normalmente vengono indicati (traduzione e adattamento di…).
    Vorrei poi chiedere, se il criterio è quello del raggiungimento del numero di pagine, il perchè delle riduzioni ai romanzi della trilogia di MacLoed dell’anno scorso, che alla fine sono risultati anche di molto inferiori alle 300 pagine.

  66. giuseppe

    Apprezzo l’ultimo (pacato) contributo di Lippi e condivido parte delle sue affermazioni: è indubbio che la traduzione di uno scritto NON è identico all’originale ma mi sembra ingenuo paragonare una traduzione ad una “asciugatura” per motivi di riduzione del numero delle pagine. Questo anche con l’assenso dell’autore (o, meglio, del suo agente visto che l’autore non credo conosca l’idioma usato dal traduttore/riduttore). Comunque il punto cruciale (a mio avviso) é: informare l’acquirente dell’asciugatura? Secondo me una grande casa editrice e una persona indiscutibilmente seria come Lippi non può che rispondere si. Ogni volta.

  67. Giuseppe Lippi

    Io credo che la strada più auspicabile non sia quella della “Lettera scarlatta” ma dell’aumento del numero di pagine (e del prezzo). Certo, il nostro ultimo aumento ha scatenato le ire di un’altra legione di benpensanti, quindi non se ne viene fuori facilmente… Infine, se voi confrontaste pacatamente i testi inglesi con le nostre traduzioni vedreste che molto spesso esse sono “user friendly”: ad esempio è capitato che nel caso di Egan Riccardo Valla (o chi per lui) si sforzasse di non modificare il testo ma di arrotondarlo, inserendo – se si rendeva necessario – brevissime spiegazioni per facilitare la comprensione dei passi più ostici. Infine, va ricordato che la gran parte dei testi sono assolutamente integrali (anche se nessuno vorrà disconoscere il diritto all’adattamento da parte del traduttore. Ripeto, vedi il caso “Neuromante” che fa scuola da anni.)

  68. Giuseppe Lippi

    Aggiungo, circa il testo di Vernor Vinge: nessuna sforbiciata nel senso di mutilazione. Nessuna soppressione di informazioni. Se a tratti “non si capisce”, è perché già in inglese il testo risultava un po’ obliquo. Ricordo di aver provato una sensazione analoga leggendolo la prima volta, poi mi sono ricreduto una volta raggiunto il finale.

  69. Darkyo

    Mi spiace intervenire nuovamente, ma – nel caso del romanzo di Vinge – i tagli forse sono un po’ sfuggiti di mano e da linguistici a me paiono… quasi-strutturali.
    Riporto un solo esempio, sempre dalla prima pagina:

    – The Sunrise Plague had been based on a Pseudomimivirus.
    There were still good people at CDD. They were the same specialists who had saved
    the world in 2017. They quickly resolved the July 23 issue. Public Relations could
    now spin a more-or-less accurate statement: Yes, this Pseudomimi had evaded the standard announcement protocols.

    -E, causa della Peste dell’Alba era uno Pseudomimivirus.
    I PR poterono allora rlasciare una dichiarazione più o meno accurata: sì lo Pseudomimi era sfuggito ai protocolli standard di allerta […]

    Grazie all’opera di potatura, il lettore non sa (e non può sapere altrimenti) che l’epidemia del 23luglio è stata debellata.

    Va bene, l’asciugatura era inevitabile – ne prendo atto -, ma con questo romanzo probabilmente è stata un errore.

  70. Giuseppe Lippi

    A volte può succedere (anche in una traduzione parola-per-parola) che il traduttore “dimentichi” un passo, o che il revisore glielo cancelli per far quadrare l’impaginazione. Può darsi che in questo caso il traduttore abbia esagerato, ma i nostri lettori dell’inglese sembra che si divertano sempre più con i loro raffronti incrociati, il che mi pare un passatempo quantomeno bizzarro. Lo sapete che si può farlo benissimo anche con la più integrale dell traduzioni e farle pulci a non finire? Ripeto per l’ennesima volta: il caso “Neuromante” insegna.

  71. Antonino Fazio

    Tutti questi commenti ruotano attorno a un punto cruciale, che può essere sintetizzato da una prima domanda: quanto si modifica il testo originale dopo la traduzione? Ovviamente molto. A questo punto la domanda è un’altra: che cosa rende accettabile la traduzione? La risposta sembra essere ovvia, cioè la fedeltà. Solo che non è affatto ovvia. Perché, prima ancora della fedeltà, conta l’efficacia della traduzione, intendendo per efficacia qualcosa di diverso dalla mera trasposizione linguistica. Questo significa in sostanza che, se il traduttore è bravo, la traduzione implica sempre una certa quota di editing. Se ciò è vero, l’intervento sul testo è sia inevitabile, sia accettabile. Qualcuno si chiederà, ovviamente, chi ci garantisce che gli interventi mantengano (non dico migliorino) l’efficacia del testo? La garanzia è la stessa che ci viene offerta dal traduttore, né più né meno. Mi sembra chiaro che un romanzo che richiederebbe una vera riduzione (perché troppo lungo), o non viene preso, o viene pubblicato in due volumi, o viene pubblicato su uno speciale. Punto. Dire che, se un testo è scritto in maniera ridondante, allora anche la traduzione dovrebbe esserlo, mi sembra un modo per non tener conto del fatto che, tendenzialmente, la letteratura di genere punta all’efficacia, e non alla fedeltà filologica. Se poi ci interessa quella, ci possiamo comprare la versione originale (e, se non conosciamo la lingua, la fedeltà filologica non fa per noi). Infine, chi se la sentirebbe, in tutta onestà, di dire che il rapporto qualità/prezzo di Urania sia sfavorevole?

  72. Darkyo

    @Giuseppe Lippi

    Gentilissimo Curatore, credo che NESSUN lettore si lamenterebbe di un aumento di prezzo della collana (diciamo fino a 5.50 euro, come Urania Collezione?) se ciò comportasse un aumento del numero delle pagine, dei contenuti, delle opere pubblicabili e – non ultimo – l’integrità delle stesse.

  73. Quiller

    Vero, io che sono affezionato alle edizioni integrali non ci penserei due volte a spendere qualche decino in più. Certo che è una decisione delicatissima, anche e soprattutto in quanto è vero che per la stragrande maggioranza dei testi la foliazione attuale va già bene. D’altra parte si aprirebbero nuove possibilità allargando la scelta dei titoli da acquisire…insomma un rompicapo.

  74. Giuseppe Lippi

    Ahi, ahi, qui voi dite la vostra ma non tutti la pensano così. Ricordate il diluvio di improperi per il passaggio ai quattro euro? Comunque, non sono io a poter decidere queste cose ma il marketing della Mondadori (al quale garantisco che sottoporremo l’annoso problema).

  75. Luigi

    “Il lettore, l’animale più coraggioso e più assuefatto agli aumenti del prezzo, non nega in sé l’aumento; lo vuole, lo va perfino a cercare, sempreché gli si mostri un significato dell’aumento stesso, un ‘perché’ del pagare di più” (adattamento, a proposito di adattamenti, tratto da Nietzsche)

  76. Dario Tonani

    Se poi si riuscisse a quadrare il cerchio, in Urania, il putiferio sarebbe assicurato :-) Scusate l’infima battuta, mi è venuta così, forse per stemperare certi toni…

    Visto che oltre che di traduzioni, si parlava in generale di una foliazione pressoché standard, confermo che gli italiani vengono cortesemente invitati a stare… a misura: lo impone il bando del Premio Urania, ma anche qualcosa di simile a quei “famigerati accordi” con l’autore di cui parlava Lippi.

    In questo non vedo nulla di scandaloso né di carbonaro. Non credo si debba dimenticare che Urania è una testata (una rivista, un magazine, se volete), e non un libro tout court. Il suo formato non inganni e anche la sua storia – 58 anni! – è chiara e non nasconde proprio nulla.

    Grandissima stima a quanti in redazione – Lippi in testa – si trovano ogni giorno a doversi destreggiare anche con problemi che nulla hanno a che spartire con le proprie competenze e professionalità, e che attengono invece a scelte e politiche fatte da altri settori della casa editrice: il marketing, per esempio, ma anche la distribuzione, l’ufficio contratti e quant’altro…

    Urania, per me che sono un appassionato, è un piccolo patrimonio, un presidio là dove nessuno al momento può permettersi di arrivare, all’edicola. Ci tengo a vederla sempre migliore, ovvio, ma non ho assolutamente alcun dubbio sul fatto che ci provino ogni giorno anche dall’interno.

    Okay, ho la bocca asciutta… Ciao! 😉

  77. vitto

    Scusa Lippi,
    ma perchè non seguite il suggerimento dato da da Rosario Conte più indietro negli interventi.

    Di stampare (magari dietro il frontespizio insieme ai vari dati editoriali) appunto qialcosa di simile:
    “per esigenze editoriali il testo potrebbe essere stato sottoposto a editing, nel rispetto dell’opera e con l’autorizzazione dell’autore ecc”

    Non penso che la collana ne risenta, e così gli incontentabili non avranno più pretesti di montare una polemica dopo l’altra

    Io non avrei nessun problema ad accettare un aumento di prezzo (anche con la situazione attuale), ma mi sembra un pò assurdo aumentare il prezzo solo per accontentare gli incontentabili (visto che sanno leggere bene in lingua originale che si comprino le edizioni originali)

  78. Giuseppe Lippi

    (No, Nietzsche no! Ma siete tutti così filosofi?) Comunque direi di chiudere questo thread. Ritengo che il nostro prodotto sia, al momento, abbastanza soddisfacente anche se può essere migliorato, aumentato nel prezzo, potenziato nella grafica e arricchito nelle scelte e traduzioni. Ma… esiste un ma. Un rischio “Urania”. Oggi non vendiamo più le quarantamila copie di una volta (quando curatori e traduttori tagliavano di brutto, N.d.C.) e tutti gli esperimenti comportano un fattore incertezza. Allora chiediamoci: vogliamo un'”Urania” perfetta, cioè servita in edicola, puntuale, sempre integrale, foltissima di pagine e poco costosa, o vogliamo “Urania” punto e basta? E per quanto tempo riusciremo ancora a farla? Non vorrei sembrarvi catastrofista, ma avete notato che tranne quelle per vendita diretta, praticamente le collane di fantascienza NON ESISTONO più? Tocchiamo ferro e grazie a tutti per aver partecipato.