Epix 12: I miti di Lovecraft
Dali scrittori del “Circolo Lovecraft”, un classico della weird fiction. A marzo in tutte le edicole.
Prima della notte dei tempi, prima dell’uomo e dei più antichi pianeti, Essi regnavano nel caos: i Grandi Antichi. Divinità mostruose e blasfeme crearono i mondi dall’oscurità e la vita dal sangue, e quando comparve l’uomo lo asservirono ai loro mostruosi progetti… Questo è il Libro delle storie nere per eccellenza, il Libro di sangue: è la rivelazione di Yog-Sothoth, Azathoth e il messaggero Nyarlathotep. Questo è l’incontro con il terrore dell’eternità.
Robert M. Price, nato nel 1954, ha riunito in questa antologia i racconti dei più celebri colleghi e contemporanei di Lovecraft. Da Clark Ashton Smith a Henry Kuttner, da Robert E. Howard a Richard Searight, testi inediti o poco conosciuti per offrire una carrellata completa sul mondo ribollente dei Cthulhu/Lovecraft Mythos.
All’interno, il racconto “ALT+CANC” di Marzio Biancolino.
[Clicca qui per visualizzare la copertina integrale.]
marzo 1st, 2010 at 23:51
Ottimo numero e bella copertina…
marzo 2nd, 2010 at 14:18
E’ la versione integrale dell’antologia originale? Qualcuno può rispondermi?
marzo 3rd, 2010 at 08:16
Speriamo di far uscire gli altri racconti in un volume successivo. E’ sempre spiacevole fare queste scelte, ma l’antologia originale era davvero troppo voluminosa per un numero di “Epix”.
marzo 3rd, 2010 at 12:19
Cover davvero stupefacente, a mio avviso. Bellissimo volume, da acquistare assolutamente.
Ma vi prego (preghiamo)di darci tutti i racconti dell’antologia.
Le edizioni mozzate di qualsiasi cosa come avrete capito non sono più gradite al pubblico. Cmq scelta strepitosa…
marzo 3rd, 2010 at 13:22
Si, è davvero un peccato che alcuni racconti siano stati depennati, soprattutto “Spawn of the Green Abyss” di C.H. Thompson.
Direi che comunque abbiamo di che accontentarci: al momento Urania è l’unica occasione che abbiamo per questo tipo di letteratura, se si eccettuano i piccoli editori (come Dagon press).
Speriamo che l’antologia sia ben accolta e che questo invogli la redazione a fare un “vol.II”
In ogni caso, complimenti per la scelta
marzo 3rd, 2010 at 17:29
E’ sempre bello vedere qualcosa di ‘weird’ in edicola…
marzo 3rd, 2010 at 23:03
Avrei sperato in una edizione Millemondi per completezza dell’opera.
marzo 4th, 2010 at 09:55
Il prossimo volume su Beowulf è
una novelizzazione del film La leggenda di Beowulf o semplicemente un romanzo?
Non credo che in Urania Epix venga pubblicato il poema medievale.
marzo 4th, 2010 at 11:11
Scusatemi ma le novelization proprio no… in tutto il mare magno di roba che c’è da leggere mi sembrano assolutamente inutili e didondanti.
marzo 4th, 2010 at 12:02
Ho dei dubbi su Beowulf.Invece di una novelization non sarebbe stato meglio qualcos’altro,anche un tie in sarebbe stato preferibile.
marzo 4th, 2010 at 12:51
Beowulf non sarà una novelization ma un’antologia di racconti ispirati al celebre poema anglosassone, il quale è incluso per soprammercato. Contenti?
marzo 4th, 2010 at 12:55
Sì! : )
marzo 4th, 2010 at 13:02
Molto contenti. Averci dentro anche il poema è daqvvero cosa micidiale per un economico, gli si da un valore eccezionale.
Bello sapere ogni tanto! E quando fate certe scelte vi siamo sempre enormemente grati. State prendendo una piega grandiosa, continuate acussì! 😉
marzo 4th, 2010 at 16:09
Effettivamente qualcosina più di Beowulf si potrebbe fare… Mi vengono in mente le tante cose importanti che da noi non hanno mai visto la luce. Moorcock, per esempio. Possibile che nessuno si sia accorto che manca all’appello nel nostro paese la trilogia di Count Brass, inserita nel ciclo del campione eterno? Sto parlando di un classico vero e proprio…
marzo 4th, 2010 at 18:16
oddio
Pure una antologia su Beowulf
che spettacolo!
marzo 4th, 2010 at 18:56
Comprato oggi,appena arrivato in Edicola ed ovviamente arrivato dal distributore già tutto piegato e rovinato.Lo so che non è colpa degli editori ma dei distributori però emma pork#@§|\<)Pç°@
marzo 4th, 2010 at 20:52
Questo è il mio primo commento sul blog di Urania. I miei complimenti alla redazione che si sforza di fornire testi altrimenti introvabili in italiano! Ma avevo una domanda… nessuno sa darmi qualche notizia sulle uscite di Swanwick, “Dragons of Babel” e “Cuore d’acciaio”? Altieri li aveva annunciati in un’intervista, se non sbaglio.
Grazie =)
marzo 4th, 2010 at 23:24
Ma pensa, proprio quando avevo chiesto a Giuseppe Lippi un po’ di racconti di Clark Ashton Smith e Robert Bloch!!!
marzo 5th, 2010 at 15:43
Ho letto i racconti di Howard, e una volta tanto lo scrittore texano non è mi è stato indigesto! Certo, non sono affatto maturi, ma per una mezz’oretta mi sono diverticchiato. Vediamo il resto…
marzo 5th, 2010 at 20:27
Comunque tanto di cappello ad Epix.
Bisogna supportare la testata perchè, gente, horror, weird e fantasy a questi prezzi non si sono mai visti.
Solitamente volumi del genere si trovano in pochissime copie a caro prezzo.
Viva Epix. Speriamo che duri.
marzo 5th, 2010 at 22:36
Quoto Stefano! Poi vorrei dire che ci sono vecchie antologie della mondadori che varrewbbe la pena ristampare tipo Dangerous Vision…
Zothique bisognerebbe rifarlo assolutamente…
marzo 6th, 2010 at 00:12
L’antologia su Beowulf ospiterà racconti stranieri o italiani?
marzo 6th, 2010 at 11:57
Io sono di quelli che ritengono che Lippi non stia sbagliando un colpo, ma stavolta penso che quest’uscita di Epix sia davvero troppo sparagnina…con le ricche foliazioni di Urania, pubblicare l’antologia così monca lascia l’amaro in bocca. E un secondo volume con quelli che sono dichiaratamente “seconde scelte” non so a quanti farà gola. Ma gli Epix devono essere così striminziti per forza? E sì che costano di più…
marzo 6th, 2010 at 14:16
Già Quiller.
Come detto sopra, anch’io non capisco la scelta della collocare il titolo monco su Epix, con la speranza di un successivo completamento, e non interamente su Millemondi appena ritornata trimestrale.
Non vorrei che il passaggio da Epix a Urania-Epix sia legato al problema delle rese e che ci sia stato un mescolamento di diversi titoli opzionati originariamente per altre collane.
marzo 6th, 2010 at 17:31
Non credo, lasec, che l’antologia lovecraftiana fosse in origine pensata per un’altra collana. Epix è l’unica collana al mondo (credo) che includa esplicitamente un “Weirdtalesman” (e che weirdtalesman ^_^) nel tamburino. Quindi titoli come questi le sono connaturati.
marzo 6th, 2010 at 17:47
Allora la scelta fatta è stata addirittura peggiore.
Male, molto male.
marzo 6th, 2010 at 17:48
In serata sarei passato in edicola.
Euro risparmiati.
marzo 6th, 2010 at 18:26
Mah, fossi in te comunque ci ripenserei. Il mercato non offre NULLA di paragonabile, comunque.
marzo 6th, 2010 at 19:57
Scusate, ma mi sfugge una cosa, in questi ragionamenti. Da cosa deriva l’idea che un secondo volume sarebbe formato, necessariamente, da “seconde scelte”? La “scelta” di cui parla Lippi (di fatto inevitabile) si riferisce all’aver pubblicato solo una parte dei racconti, perché il volume originale era troppo corposo. Peraltro, se davvero si fossero scelti i racconti migliori, l’operazione attuale sarebbe comunque positiva, mi pare, perché avrebbe selezionato il meglio dell’antologia originale. Ma forse sono io che non ho capito qualcosa…
marzo 7th, 2010 at 00:44
Anche io concordo con coloro che vorrebbero che fosse pubblicato anche il resto dell’antologia, cioè gli altri 7 racconti. Però capisco che questo progetto sarebbe difficile da realizzare per un numero così basso di storie.
marzo 7th, 2010 at 12:01
Spiego meglio il mio ragionamento: Lippi dice che l’opera è stata scorciata per ragioni di mole; dice anche che il secondo volume è un’eventualità, non è affatto scontato. Ecco allora che la divisione fra “prima scelta” e “seconda scelta” è proprio nel senso più letterale possibile: si è cercato di avere un primo volume forte per giustificare il secondo. Io, beninteso, il secondo volume lo comprerei: ma avrei preferito un volume più corposo subito.
marzo 7th, 2010 at 14:07
Se fosse stato possibile, un volume più corposo lo avrebbero fatto, immagino. Il Millemondi probabilmente non era adatto (anche se in passato è stato usato anche per il weird). I racconti rimasti penso siano validi. Quanto al fatto che sarebbero pochi, per giustificare un volume, o sono abbastanza lunghi, oppure esiste un’altra soluzione (sempre che il secondo volume esca, naturalmente).
Comunque, questo tipo di racconti che riprendono personaggi o “mondi” immaginati da un altro autore sono sempre interessanti. Chissà se Urania ha in mente qualcos’altro di questo genere…
marzo 7th, 2010 at 15:27
Scusate, l’edizione originale è per caso “Tales of the Lovecraft Mythos”?
Grazie.
marzo 7th, 2010 at 15:46
Penso di sì.
marzo 8th, 2010 at 23:49
@Antonio F: i racconti mi piacerebbe giudicarli sulla base dei miei gusti personali, laddove fosse possibile, non mi interessano le cernite fatte da altri per quanto competenti questi possano essere come il bravissimo Lippi.
Dico una cosa molto semplice: ormai si sa che i volumi che ewcono sul mercato anglosassone difficilmente scendono sotto un certo numero di pagine. Sono tutti o quasi volumi corposi. Mi chiedo allora se non abbia più senso adattare la nostra offerta alla mole dei nuovi libri e non i nuovi libri alle vecchie modalità della nostra offerta…Urania era diventata mensile ANCHE per offrire volumi più corposi, o sbaglio?
Tagliare un libro è ormai operazione anacronistica. A questo punto Preferirei Urania come Bimestrale
in modo che possa fare volumi integrali. Ricordiamoci che il pubblico di oggi è molto ma molto piu attento ed esigente di quello di ieri. Secondo me si dovrebbe fare di tutto per tenerlo in massima considerazione con scelte piu oculate in tal senso (cura delle traduzioni, titoli non stereotipati, integralità delle traduzioni, distribuzioni decenti, servizi di evasione arretrati a prezzi normali, interattività delle scelte con sondaggi e risposte aiquesiti dei lettori). Altrienti anche il confronto su quato blog rischia di ridursi a mere lodi o critiche in merito a quanto ci viene proposto…
Cmq a parte alcuni punti elencati sopra sono un estimatore del lavoro di Lippi e Altieri. Perciò ritengo che si possa e si debba migliorare ciò che non va. R
marzo 9th, 2010 at 08:18
Ottima iniziativa! I racconti non sono proprio eccellenti, ma ci sono tanti buoni spunti e per gli amanti di Lovecraft questo è comunque un bel regalo. Il racconto finale “Per Arkham ad astra” di Fritz Leiber, poi, è il miglior tributo alla memoria di HPL che abbia mai letto.
Ho però una perplessità: il racconto “La musica delle stelle” è attributio a Duane W. Rimel che, per quanto ricordo, è uno degli pseudonimi che Lovecraft usava fingendo ipotetiche collaborazioni: come mai il racconto non è stato pubblicato direttamente a nome di HPL?
Spero veder presto pubblicato anche il secondo volume che completa la raccolta originale.
marzo 9th, 2010 at 08:39
@Riccardo Falcetta: il limite il limite di pagine di Urania, che arriva anche a 300 e passa pagine, tutto sommato mi sta anche bene. Quello che non digerisco è l’esilità di Epix, il cugino “ricco” (per il prezzo di copertina) ma gracile.
@Massimiliano Pullo: a me Rimel risulta come persona reale, autore sotto psudonimo anche di opere erotiche. A quanto ricordo delle collaborazioni di HPL, quello che c’era di fittizio era casomai l’apporto del collaboratore, che spesso forniva solo uno spunto. Però erano tutti veri corrispondenti di HPL.
marzo 9th, 2010 at 11:06
@Quiller: forse però sarebbe il caso, come facevo notare, di adeguare gli spazi e le modalità al mercato anglosassone visto che è il riferimento assoluto delle collane. Altrimenti diventa quasi invalidante per la selezione e la proposizione delle opere. Questo sarebbe un discorso interessante da afrontare coi diretti interessati.
marzo 9th, 2010 at 11:13
Confermo la risposta del Quiller,la maggior parte delle collaborazioni di HPL erano quasi completamente farina del suo sacco,il buon Lovecraft per motivi alimentari spesso si adattava a scrivere racconti per persone prive di talento,esemplare il caso di Adolphe De Castro,che il più delle volte si limitavano a fornire solo piccoli particolari, avolte ance solo una piccola scena su cui Lovecraft ricamava l’intero racconto.Nel ricchissimo epistolario di HPL si trovano molte gustose descrizioni di queste collaborazioni.
marzo 9th, 2010 at 13:17
Se il volume in questione è la traduzione di “Tales of the Lovecraft Mythos” dimentichiamoci il seguito dato che il volume italiano dovrebbe riportare quasi il 70% dei racconti.
marzo 9th, 2010 at 13:36
I restanti si potrebbero recuperare in appendice ai prossimi volumi di Epix. O c’è da sperare in una edizione completa da libreria visto che negli ultimi tempi di pubblicazioni lovecraftiane ce ne sono e tante (vuol dire che tirano).
marzo 10th, 2010 at 20:06
Tutto è possibile. In effetti, se nell’edizione italiana ci sono 13 racconti su 20, a meno che i restanti sette non siano particolarmente lunghi, la loro pubblicazione richiede un escamotage. Potrebbero essere inseriti in un’antologia nella quale confluiscano altri racconti, tratti da altre raccolte similari (ce n’è un’intera serie). Un’idea stuzzicante sarebbe quella di pubblicarli insieme a racconti scritti (appositamente) da italiani….
marzo 11th, 2010 at 16:04
Ma stuzzicanti di cosa?
Sarebbe veramente una bella antologia fatta da seconde scelte e autori italiani.
Ma siamo ancora negli anni 60?
La prossima volta perchè non tradurre e tagliare così salviamo ancora più spazio?
Purtroppo la frittata è stata fatta e le uova sono rotte. C’è poco da aggiungere.
marzo 11th, 2010 at 22:37
Ognuno ha diritto alle sue opinioni, ma per quanto mi riguarda gli italiani non sono autori di serie B. Per il resto, devo ancora capire perché i 7 racconti esclusi dall’antologia dovrebbero essere necessariamente delle seconde scelte. Per giunta, se fosse vero (l’ho già fatto notare) perché l’aver scremato il meglio sarebbe una frittata? Io ringrazierei di aver avuto i pezzi migliori. O forse in questo ragionamento c’è qualcosa di sbagliato?
marzo 11th, 2010 at 23:01
inizialmente non avevo intenzione di comprare questo volume, ma ad inizio mese ho comprato e iniziato a leggere “i racconti del necromicon”, così ho preso anche questo volume e in due giorni l’ho finito: MERAVIGLIOSO!!!!
sono rimasta un po’ delusa dalla copertina (avrei preferito una foto del cosmo, più in linea con lo stile di Lovecraft, a mio parere) e dal racconto finale, non perchè fosse brutto, ma perchè si discostava troppo dal resto dell’antologia.
spero sinceramente che anche i restanti racconti vengano pubblicati, non importa in che modo: in un volume più corto, con altre storie di Weird Tales che non facevano parte dell’antologia originale, con parte del carteggio di Lovecraft con gli autori delle due antologie, con dei racconti dello stesso Lovecraft…
infine beowolf: NON VEDO L’ORA!
finalmente un grande classico della storia della letteratura fantastica inglese sarà nelle mie mani!
da qualche parte devo avere ancora gli estratti della mia antologia inglese delle superiori con su parte del poema!!!!
marzo 12th, 2010 at 10:43
Scusa Antonino, la definizione di seconde scelte l’ho tirata in ballo io e quindi provo a chiarire ulteriormente quello che intendevo. Le ho chiamate seconde scelte perchè LO SONO, nel senso più letterale del termine. Lippi ha fatto una scelta di quali racconti pubblicare in questo EPIX. E’ la PRIMA scelta. Quelli che non sono stati scelti la prima volta, come li vogliamo chiamare?
marzo 12th, 2010 at 23:57
Scusa Quiller, il problema non è la definizione, ma il modo in cui è usata da lasec. O si suppone (anzi, si dà per scontato) che Lippi ha scelto il meglio (ma allora, dove sarebbe la frittata di cui parla lasec? Lippi ci ha dato, appunto, il meglio); oppure si intende l’espressione “seconde scelte” in senso del tutto neutro: “seconde” perché non sono prime. Ma allora, di nuovo, dove sarebbe la frittata?
marzo 13th, 2010 at 04:30
Se non bastano i 7 racconti rimasti.IMHO si potrebbe aggiungere qualcosa di Derleth buon autore ingiustamente sottovalutato che pur non raggiungendo il genio di HPL ha
del suo da dire (es.Solar Pons)oppure qualcosa di Henry Kuttner.
marzo 13th, 2010 at 11:15
Intervengo con ritardo e me ne scuso con gli amici. Personalmente ho sempre inteso lavorare nel senso dell’integrità e completezza dei volumi, ma in questo caso la mole dell’antologia non ce lo permetteva assolutamente. Anche la divisione in due parti non sembrava fattibile perché ne sarebbero derivati due volumetti smilzi. Imprecando contro la sorte, ho deciso per quello che mi è sembrato il male minore, ma capisco che dal punto di vista del lettore il compromesso puzzi di bruciato o peggio. Mi rendo conto, inoltre, che avremmo potuto aggiungere un altro paio di racconti e che persino il calcolo “aritmetico” ci ha traditi. Tra le varie proposte che leggo qui sopra, ne troveremo senz’altro una che faccia al caso nostro per la seconda metà dell’antologia, integrandola con materiale inedito (e reinserendo l’introduzione di Robert M. Price, che a quel punto avrà senso compiuto). Mi scuso con tutti gli appassionati per le manchevolezze di questa edizione e darò aggiornamenti sul procedere del Progetto Ali Membranose, come lo chiameremo in codice fra voi e me.
marzo 13th, 2010 at 15:27
Di fronte alla promessa di ravvedimento operoso , non si può che accogliere le scuse. Grazie per la sicerità, viva il Progetto Ali Membranose, e un cordiale Cthulhu Fhtagn.
marzo 14th, 2010 at 12:24
Lippi posso dirtelo: sei tu qui l’essere mitologico. E non certo per la promessa fatta, ma per l’umiltà e l’accortezza con la quale ti confronti coi lettori. Cosa che negli altri blog (Segretissimo e Giallo non hanno curatori e questa cosa sarebbe interessante approfondirla) non avviene, o non avviene troppo facilmente!
Grazie di cuore, davvero!
marzo 15th, 2010 at 23:13
Progetto Ali Membranose !!!! Che scelta di titolo evocativa …… Caro Giuseppe sei un grande. Suggerimento : vogliamo deciderci a rendere giustizia per una volta a AUGUST DERLETH ? Ti sembra giusto che in Italia non vi sia un volume, dico uno, dedicato alla sua produzione Weird. A chi dobbiamo il traghettamento di Lovecraft da Weird Tales ai giorni nostri ? Un pò di riconoscenza please. I suoi racconti, seppur derivativi, non hanno nulla da invidiare rispetto a quelli del Maestro.
marzo 16th, 2010 at 09:43
Di Derleth c’è un’antologia particolarmente bella, MR GEORGE & OTHER ODD PERSONS, che mi piacerebbe portare su Epix. Comincerò presto la caccia ai diritti.
marzo 16th, 2010 at 10:12
Appoggio la richiesta per Derleth, magari con un bel profilo che mi aiuti a capire se il suo strenuo presidio dei Miti fosse dettato da passione o interesse economico…
marzo 16th, 2010 at 15:28
Grazie Giuseppe !!!!! @ Quiller : direi passione ! Che interesse ci sarebbe nel creare una micro casa editrice per pubblicare le opere di uno scrittore misconosciuto ( all’ epoca ) ? Solo per passione, penso.
marzo 16th, 2010 at 16:51
Il giudizio su Derleth non è affatto unanime. Ricordo di aver letto una lettera all’agente di uno scrittore (forse Bloch, non ricordo) in cui lo si diffidava dall’usare i nomi lovecraftiani nello scrivere racconti. Insomma, non lasciava “giocare” anche gli altri. Lo si accusa anche dell’improprietà di dichiarare “collaborazioni postume” con HPL quelli che erano propri racconti tratti da spunti epistolari o frammenti. Insomma, il discorso merita approfondimento.
marzo 16th, 2010 at 20:12
Dal libro che cita Lippi è stata tratta anche una serie televisiva negli states. Ma sapete dirmi se ve n’è una versione italiana?
marzo 17th, 2010 at 09:00
Per il progetto “Ali Membranose” bisognerebbe considerare anche il fatto che le nuove generazioni non conoscono o hanno difficoltà a leggere il “weird” pubblicato in italia perchè il materiale è diventato ormai raro. Quindi, non siate egoisti e fate leggere e conoscere anche a noi questo genere, soprattutto quello degli scrittori meno noti.
marzo 17th, 2010 at 09:44
Ho appena letto nell’intervista a Giuseppe Lippi che sono in programma due volumi sulle storie d’orrore di REH. E’ magnifico! Casualmente ci stavo pensando prima di leggere l’intervista e spero che verranno pubblicati tutti i racconti horror sia seriali su Cthulhu, su De Montour il lupo mannaro o sul Texas che singoli escludendo quelli eroici. Un volume di questo tipo non è mai stato pubblicato nel nostro paese (per consultare la bibliografia potete cliccare sul mio nome) e sono ancora molti i racconti horror inediti.
Se sono questi i prossimi progetti di Epix allora l’ingranaggio inizia a girare velocemente.
marzo 19th, 2010 at 12:31
Perché non integrare la seconda parte dei Miti lovecraftiani con una riproposta di alcuni racconti italiani del passato sulla scia del Maestro di Providence(penso in particolare ad una serie di opere brevi di Riccardo Leveghi, difficilmente reperibili)? Dal cassetto dei desiderata butto lì qualche altro grande nome che mi piacerebbe leggere in futuro su Epix (o Urania Epix): Jean Ray, William Hope Hodgson (Carnacki!), C.A.Smith, Robert Aickman, una selezione dello Sturgeon “nero”… Un in bocca al lupo ad una collana che da tempo mancava in Italia (dall’epoca gloriosa degli Oscar Horror e del mensile Horror da edicola) che mi auguro possa raggiungere la meravigliosa Urania Collezione nel cuore degli appassionati!
marzo 21st, 2010 at 22:32
VIVA “ALI MEMBRANOSE”
marzo 21st, 2010 at 22:35
(scusate, il messaggio di prima è partito troppo presto…)
sono davvero felice di leggere della decisione definitiva di pubblicare anche il resto dell’antologia!
e, dato che sono una della “nuova generazione”, sono aperta a tutto quel che proviene da Weird Tales ^_____________^!
marzo 27th, 2010 at 13:12
Mi associo a chi depreca i tagli. Potevano andare bene nell’Italia degli anni ’50. Ora, che il lettore di fantascienza italiana, nonostante il proliferare del genere, quando si rivolge a Urania e prodotti affini debba continuare a subire le “scelte” di altri, lo trovo svilente, triste, indegno. Mi sento personalmente irritato ed oltraggiato da questo genere di decisioni prese a monte, e in assoluto silenzio. GIà, perchè se non fosse per questo blog, non sarebbe nemmeno venuto fuori, che mancano una decina di racconti, tra cui la stessa introduzione del curatore dell’antologia. Poteva, anzi, andava scritto che questa antologia non era la pubblicazione integrale dell’edizion USA. Ovviamente non l’avrei comprata, ma ora che ho ben compreso che i giochetti sporchi di vent’anni fa non sono venuti meno, in casa Urania, smetterò di comprare Epyx. E l’anno prossimo non rinnoverò l’abbonamento ad Urania.
marzo 27th, 2010 at 13:51
@GBB: ritengo che tu sia un pò troppo intransigente. Pubblicare una parte di un’antologia non originale, i cui racconti furono peraltro scritti per tutt’altra destinazione, è infinitamente meno grave, secondo me, rispetto a tagliare, condensare o alterare il testo di un romanzo (o anche solo di un racconto). Il fatto di non aver pubblicato in questa fase l’intro di Price, è in realtà un segno di rispetto: sarebbero stati costretti a tagliare le parti in cui parlava dei racconti non pubblicati. La parzialità della pubblicazione comunque è ammessa nella postfazione di Lippi che è stata anche pubblicata sul blog. Quanto al subire le scelte, mi sembra ovvio che qualsiasi redazione o editore effettui le sue scelte, e il lettore, comprando il libro, le “accetta” più che “subirle”, così come il lettore americano accetta le scelte di Robert M. Price quando compra “Tales of Lovecraft Mythos”.
PS: ma davvero sei convinto che ci sia una proliferazione del genere fantascienza in Italia? Mi sembra che la scelta in libreria o edicola sia a un minimo storico…
marzo 27th, 2010 at 15:55
@Quiller: quelli che pubblicano, da ultimo, al di fuori della cerchia Mondadori, hanno da tempo abbandonato il vizio delle forbici. Non mi persuade la spiegazione ufficiale: l’impossibilità di pubblicare il libro nella sua integralità, per ragioni di “spessore”. Ho molti Urania di oltre 250 pagine. D’accordo con te che sia meglio questo che “condensare” un romanzo, cosa che peraltro persone con voce in capitoli mi hanno detto sia successo ancora di recente (vedi i romanzi di Simmons, che a quanto risulta tendono ad essere ancora oggi pesantemente sforbiciati). In un’epoca in cui persino le banche hanno dovuto imparare ad essere trasparenti, e quando si compra un prodotto in saldo ci deve essere un’etichetta lunga un chilometro, mi pare doveroso che l’avvertimento trattarsi di una pubblicazione parziale dall’originale dovrebbe essere segnalata in copertina, e non in un passaggio della postfazione, che non a caso mi era sfuggito.
E’ un dovere di serietà verso il lettore / consumatore. Solo così le scelte degli editori possono essere “accettate” e non “subìte”, come sostieni.
Sì, sono intransigente, perchè sono davvero stanco che ci sia chi si preoccupa di pensare per me.
marzo 27th, 2010 at 18:47
Sbaglierò, ma non mi risulta che ci siano editori che hanno la bella abitudine di scrivere sulla copertina: “Attenzione: questa antologia (o romanzo) non è l’edizione completa dell’originale”. Di norma, è piuttosto la dicitura “edizione integrale” a garantisce che il libro in vendita sia un’edizione completa.
La questione del “pensare” per conto di altri, comunque, che cosa c’entra? Come ha fatto notare Quiller, una traduzione completa dell’antologia di Price avrebbe significato “subire” solo le scelte di Price, anziché (in parte) anche quelle di qualcun altro. Di certo non avrebbe significato che le scelte sui racconti sarebbero state demandate ai lettori. La scelta del lettore, lo sappiamo, è quella sull’acquisto. Direi l’acquisto singolo, peraltro: se poi esce un volume inperdibile che faccio, ci rinuncio per coerenza? E ancora, che c’entra Urania Collana in questo caso?…
marzo 27th, 2010 at 18:52
Mi scuso per i refusi: “garantisce” sta per “garantire”, e “inperdibile” è, ovviamente, “imperdibile”.
marzo 27th, 2010 at 19:44
Eh, caro GBB, anch’io mi sono lamentato per le poche pagine di questo Epix, ma credo davvero che l’intera antologia non ci sarebbe proprio entrata.
A quanto ne so, comunque, i tagli propriamente detti sono cose del passato
La vera notizia, quindi, sarebbe quella di Simmons tagliato: ne hai certezza? Per quali romanzi? Sono incredulo perchè la tendenza e quella di spezzare i suoi romanzi in più parti, e se li avessero tagliati sarebbe stato controproducente.
marzo 27th, 2010 at 21:15
GBB: ti invito a portare prove a sostegno delle tue insinuazioni e non perché stai scrivendo su un blog della “cerchia Mondadori”, ma perché in generale ci faresti una figura migliore, invece che lanciare accuse indiscriminate (oltretutto, la redazione di “Urania” con l’ultimo Simmons non c’entra proprio per niente).
Inoltre: la funzione di questo blog è quella di informare i lettori. La parzialità del volume era stata espressa nella postfazione e ribadita qui. Lo stesso curatore è intervenuto per confrontarsi con i lettori e valutare, nel caso di una richiesta massiccia, l’opportunità di integrare la pubblicazione in futuro.
Insistere quando già ci sono state ampie rassicurazioni in merito risponde a una logica che continua a sfuggirmi.
marzo 28th, 2010 at 09:26
MI rivolgo a tutti coloro che hanno difeso le scelte editoriali del curatore della collana Epyx.
– non posso essere più specifico, per cui mi spiace per la figura “non bella” che faccio limitandomi ad alludere al tema dei tagli sui libri pubblicati in Urania: non voglio danneggiare la fonte di questa informazione; se volete fare una prova, prendetevi un’edizione originale di uno qualunque dei romanzi pubblicati da Urania e provate a fare confronti diretti;
le mie non sono accuse indiscriminate, sono opinioni. Non sono abbastanza dentro la redazione di Urania per sapere quanto centri con le scelte editoriali in genere della Mondadori, per cui mi limito ad affermare che, come lettore di Urania ultratrentennale, mi sono stufato di fare scoperte del genere, anche a distanza di tempo. Per questo, in un paese libero, eserciterò l’unico vero potere di voto che mi rimane: quello di non comprare. E quindi smetterò di comprare Urania ed Epyx. Punto;
– cerchiamo di essere seri: so bene che se acquisto un’antologia con scelte operate da un curatore, mi rimetto al suo lavoro “scolastico” di compilatore; tra l’altro ero curioso da tempo, per quell’antologia, ed ho esultato, quando l’ho vista pubblicata da EPYX, salvo poi la mazzata arrivata dopo, quando ho confrontato l’edizione italiana con quella americana. Come in tanti campi merceologici è stato imposto da tempo di esprimere chiarezza all’acquirente, non mi sembra peregrino pretendere che nel retro della copertina sia inserito un disclaimer, che assicura l’aderenza all’originale oppure il fatto che si tratta di un’edizione condensata. Sarebbe davvero un segno di minima civiltà, in un paese come il nostro, dove siamo abituati a ricevere la cultura proveniente dall’estero nella versione “rimasticata”, riveduta e corretta, pronta ad essere recepita dal nostro mercato vessato da pigrizia mentale.
– continuo a dire che la scusa delle dimensioni del prodotto finale non sta in piedi. Chissà come mai tutte le altre case editrici che pubblicano tascabili, riescono a tenere prezzi analoghi a quelli di Urania (vedi Piemme) e a non sforbiciare i volumi che pubblicano… e nonostante questo, quando necessario, arrivano anche a 400 / 500 pagine… chissà come faranno mai (e chissà come ha fatto Urania a tenere insieme il Millemondi 49, con le sue oltre 700 pagine).
marzo 28th, 2010 at 09:57
Aggiungo solo più questo, poi lascerò perdere la discussione, perchè temo non approderà a nulla di concreto.
Ho trovato un modo per offrire una prova tangibile di quello che dico. In Amazon è possibile leggere le prime pagine dei libri. Ho fatto la prova con “La fortezza dei cosmonauti”, di Ken MacLeod (“Cosmonaut Keep”, 2000). L’edizione paperback originale è 50 pagine più lunga di quella nostra (dimensione dei caratteri, direte voi? Ok). Se confrontate il testo originale, noterete le sforbiciature di cui parlavo… Una frase di commento qui, un pezzetto di dialogo là… Un 10/15% di parole in meno, insomma, che guarda caso coincide proprio con quella differenza di pagine nella conta finale…
Lascio a chi fosse interessato fare altri esperimenti.
marzo 28th, 2010 at 10:57
Sui presunti tagli non sono in grado di pronunciarmi, ma metto sotto forma di domanda la mia (ignorata) osservazione: c’è qualche editore che scrive sulla quarta: “attenzione, non corrisponde all’originale”, o invece è vero che in generale gli editori scrivono “edizione integrale” quando vogliono far sapere che la versione pubblicata è completa?
Quanto all’agognata corrispondenza di un’antologia all’originale, la rivendicazione, di fatto, può solo riferirsi essenzialmente all’idea che si vorrebbe più materiale allo stesso prezzo, che infatti mi sembra essere il senso dell’ultimo post di GBB. Legittimo? Certo, ma siamo sicuri di poter trovare altrove, e a prezzi minori, le stesse cose di Epix e di Urania? Cose diverse, e anche pregevoli, a prezzi diversi, certamente, ma Urania ed Epix non hanno analoghi, mi pare.
marzo 28th, 2010 at 12:05
Caro Antonino, la tua osservazione non l’avevo ignorata, anzi, se leggi bene quello che ho scritto, ti ho risposto. Ma lo ripeto: è vero che al momento tutto quello che ci si può aspettare è la dicitura “versione integrale”, ma ho anche espresso una riflessione aggiuntiva, che qui amplio: siccome non sono molti gli editori attuali che “riducono” e condensano le opere che traducono, non sarebbe affatto male che, analogamente a quanto si pretende in altri settori merceologici, si esigesse che in quarta di copertina, ad esempio, venisse inserito un disclaimer con specificato che si tratta di una versione “tagliata”.
La mia non è la pretesa di avere di più allo stesso prezzo. La mia è una pretesa di carattere culturale: se viene importata in Italia un’antologia pubblicata all’estero, mi aspetto che venga proposta nella sua interezza. Questo perchè altrimenti mi si impedisce di trovare l’opera nella sua integralità (dal momento che si ostacola la pubblicazione da parte di altri editori). E’ una questione di approccio mentale, e di serietà culturale, di rispetto verso gli autori e verso i lettori.
marzo 28th, 2010 at 12:08
GBB, mi hai incuriosito e ti devo proprio dare ragione: la traduzione di “La fortezza dei Cosmonauti” è un abile condensato dell’originale. La cosa mi delude profondamente, perchè come dicevo in un altro post ero convinto che fossero cose del passato. Penso che, ad esempio, con “Luce Nera” sia andata anche peggio, vista la disparità del numero di pagine.
Che dire, mi sento un pò preso in giro…caveat emptor dunque, dovrò aggiungere il check sul numero di pagine prima di comprare un Urania…che tempi bui!
marzo 28th, 2010 at 12:48
Quiller, mi fa piacere aver trovato uno strumento di verifica che mi ha evitato di dover rivelare le “mie fonti”. Che tuttavia, ancora in tempi recenti, mi avevano assicurato che in Urania si danno disposizioni di accorciamento del 10 / 20% rispetto agli originali. Motivo? Francamente non lo so, suppongo che sia quello di stare in un tipograficamente “comodo” limite di 250 / 300 pagine.
A completamento del discorso, aggiungo infine che il paperback USA di “Tales of the Lovecraft Mythos” misura 400 pagine in tutto, che non mi sembra uno “spadellamento” insopportabile, per il formato Epyx, e che il volume costa $7,50, vale a dire praticamente lo stesso prezzo del nostro “dimagrito” volume italiano… Lascio a voi ogni ulteriore considerazione sul punto.
marzo 28th, 2010 at 13:15
GBB: sono andato a confrontare anch’io le due versioni e ho notato le “omissioni” a cui tu ti riferisci come a dei “tagli”. Si riferiscono, per quel che ho potuto vedere, ad azioni che nulla aggiungono alla scena, alla caratterizzazione e al contenuto del libro. E mi sembrano tutti di quella forma di riempitivo che è invalsa nel mondo anglosassone per raggiungere le famigerate 140.000 parole che mediamente formano oggi un libro (consultare a questo proposito il blog di Charles Stross: Why books are the length they are, utile anche per indagare altri risvolti delle dinamiche editoriali). Sono insomma circonlocuzioni usate in luogo di espressioni più immediate, e lo si evince bene dal seguente esempio.
Cosmonaut Keep, or. di Ken MacLeod (pag. 3)
Later, when the sky’s color had shifted from green to black, the white glow would reach almost to the zenith […]. At least, it would if the squall-clouds scudding in off the land to the east had cleared by then. […] The clouds were blacker and closer than they’d been the last time he’d looked, a few minutes earlier.
La fortezza dei cosmonauti, tr. di Marcello Iatosti (pag. 9)
Più tardi, quando il colore tutt’intorno sarebbe sfumato dal verde al nero, quel candido bagliore sarebbe asceso fin quasi allo zenit […]. Nuvole permettendo. […] Le nubi erano sempre più nere e vicine.
Indubbiamente, in questo esempio assistiamo a un’asciugatura della prosa, ma il punto è: questa asciugatura comporta una perdita di concetto, ritmo, azione o anche solo atmosfera rispetto alle intenzioni originarie dell’autore?
A mio modo di vedere, si tratta di un’operazione anche piuttosto banale di pulizia del testo. Non è una novità che i traduttori italiani di lungo corso abbiano sperimentato all’atto pratico la variazione di scrittura imposta agli scrittori anglofoni dal mercato, a partire dagli anni ’70 in avanti. Questa conoscenza dei trucchi di scrittura si sposa all’opportunità di ripulire il testo dal riempitivo richiesto dall’editore inglese o americano, ma assolutamente superfluo ai fini dell’economia della storia e della scrittura. E non dimentichiamo che l’editore italiano ha pur sempre il diritto di operare le proprie scelte di editing sul testo, che sospetto non sarebbero tanto diverse da quelle degli editori americani o inglesi a parità di condizioni editoriali (ovvero, senza quello stringente limite delle 140.000 parole imposto agli scrittori).
Mi sembra insomma cosa ben diversa dai tagli operati da Fruttero e Lucentini, con interi passaggi omessi e riscritti per le ragioni più varie, tra cui il presunto rispetto per i gusti dei lettori (e quindi via scene di sesso o violenza).
marzo 28th, 2010 at 16:49
Caro De Matteo, ecco perchè sono persuaso che questo dibattito non porterà da nessuna parte. Perchè alcuni, come mi pare sia anche tu, sono “convinti in partenza”, e dunque, anche di fronte all’evidenza, continuano a trovare ragioni (che tradiscono un inquietante suono di arrampicata sui vetri) per giustificare quello che io considero un malvezzo. Ho molta stima di MacLeod, e come di lui di molti altri autori anglosassoni che scrivono sf. Se non fosse così, non comprerei i loro libri. Per cui voglio essere libero di giudicare da solo se la loro prosa è ridondante oppure no. Non mi va di sedermi comodamente nella poltrona dei pigri, a leggermi il concentrato benevolmente preparato per me e premasticato a vantaggio della mia mente acritica da qualcun altro. Ci sono altre case editrici e altri traduttori che non si prendono questo genere di libertà. La parola scritta è una componente di una forma culturale, e va rispettata, nella sua integralità.
A tacer del fatto che suona davvero buffo e anche un pelino paradossale che per giustificare quella che io considero una discutibile prassi editoriale (che sospetto di natura più commerciale che tipografica), tu faccia leva accusando addirittura l’autore del romanzo di fare uso di un’altrettanto deprecabile (ma in questo caso non dimostrata, se non rimestando nell’opinabile) pratica commerciale.
Ti ringrazio comunque per il confronto.
marzo 28th, 2010 at 17:05
GBB: non mi sto arrampicando su nessuno specchio e ti ho portato la testimonianza di un grande scrittore come Stross, che non a caso parla della lunghezza dei libri in relazione alle storie serializzate, caso in cui ricade questo di MacLeod. E inoltre parlo dopo essermi confrontato a più riprese (essendo curioso di questi aspetti) sulla faccenda dell’adattamento con amici che praticano il mestiere del traduttore per vivere.
L’adattamento di un testo non può seguire una corrispondenza 1:1 tra originale e traduzione. E le ragioni vanno al di là delle differenze sintattiche e semantiche della lingua di partenza rispetto a quella di arrivo. L’adattamento è anche una questione di resa nelle due lingue, di efficacia espressiva, di ritmo. E se permetti, il testo tradotto da Iatosti è decisamente più efficace di un adattamento fedele quale potrebbe essere questo mio tentativo:
Più tardi, quando il colore tutt’intorno sarebbe sfumato dal verde al nero, quel candido bagliore sarebbe asceso fin quasi allo zenit […]. Almeno, se solo le nubi temporalesche che si muovevano velocemente dalla terraferma verso est si sarebbero diradate per allora. […] Le nubi erano più nere e vicine di quanto fossero l’ultima volta che le aveva guardate, pochi minuti prima.
Che risulta più lungo e ferraginoso senza aggiungere alcunché alla mia visione della scena.
Poi, chiaramente, ognuno resta libero di farsi l’opinione che ritiene più opportuna.
marzo 28th, 2010 at 17:27
@GBB
Una cosa è auspicare che in quarta di copertina venga specificato, sempre e comunque, “versione integrale” o “versione ridotta”, altra cosa è prendersela con un singolo editore che non lo fa, senza citare qualcun altro che invece lo fa (se c’è: in questo senso dicevo che la mia osservazione è stata ignorata).
E’ inoltre diverso sconciare un testo (traducendolo male o sforbiciandolo malamente) dal ripulirlo a livello di editing (come precisa De Matteo) o “estrarre” dei racconti da un originale più ampio. Il rispetto assoluto dell’originale (inteso come un’operazione filologica, piuttosto che come presunto segno di serietà culturale,
considerando la tendenza anglosassone all’ipertrofismo del testo) è cosa benemerita, ma che va contestualizzata rispetto al tipo di pubblicazione. Pensi davvero che si potesse far uscire senza problemi un Epix di 400 pagine? Allo stesso prezzo del volume americano, poi? Non credi ci sia qualche piccola differenza di mercato?
marzo 28th, 2010 at 20:41
Beh, Giovanni, secondo me chiamarle omissioni o asciugature anzichè tagli mi sembra giocare con le parole, come dire “efficientamento” anzichè “licenziamenti”. E’ una forzatura dire che il prodotto finale è meglio dell’originale: tu presumi che l’editor italiano (che poi è il traduttore, il lavoro di editing o adattamento non gli è nemmeno riconosciuto, c’e’ scritto proprio “traduzione”) dia l'”interpretazione autentica” (per ricalcare un recente decreto) delle intenzioni dello scrittore.
Tornando al testo, più avanti trovo una frase (da punto a punto) completamente espunta (ecco un altro eufemismo) dal testo italiano.
No, non ritengo che sia una bella prassi editoriale: è poco trasparente e non rispettosa del lavoro originale. Meglio di F&L? Forse, ma sono gradazioni di grigio.
marzo 28th, 2010 at 21:57
Il lavoro originale può anche essere, su alcuni punti, ridondante, farraginoso e quant’altro; una buona e fedele traduzione deve, appunto, restituirci tutto ciò. Insomma, il traduttore non può scrivere “meglio” la creazione (per quanto discutibile) di uno scrittore. Dei tagli editoriali non ne parlo nemmeno.
marzo 28th, 2010 at 22:39
Signori, scopro adesso che l’Italia è un paese non solo di navigatori, santi, poeti e allenatori, ma anche di traduttori. Non si finisce proprio mai, eh?
Vi lascio con una massima carpita proprio oggi dal blog di uno dei migliori traduttori italiani di genere (nel suo caso, polizieschi e noir):
«In materia di traduzione, certe volte l’accuratezza è sinonimo di infedeltà.»
La disse Franz Liszt, che di mestiere faceva il compositore. Lui però era ungherese.
marzo 28th, 2010 at 22:53
Non so a cosa si riferisse Liszt, ma secondo me trovandosi a leggere dei libri tagliati a sua insaputa, sarebbero girati i magiari zebedei anche a lui
marzo 29th, 2010 at 13:45
Sapete, a leggere quello che scrive qualcuno vien da pensare che Urania & C. pubblichi libri talmente dozzinali da poter essere tagliuzzati di un tot di frasi, oppure spurgati di un tot di racconti, senza che nessuno se ne debba lamentare. Ho sempre pensato di comprare libri buoni quantomeno come quelli pubblicati da altre case editrici, che vendono tascabili di oltre 400 pagine a meno di cinque euro, senza tagli.
marzo 29th, 2010 at 16:59
Franz Listz è un romantico e, come e noto, in fatto di fedeltà la cultura romatica aveva idee tutte sue.
marzo 29th, 2010 at 17:57
A leggere certi interventi, a me vengono in mente delle domande. Ad esempio questa: quali editori e quali libri? (ovviamente buoni, ovviamente di fantascienza, ovviamente a meno di 5 euro, ovviamente con più di 400 pagine, ovviamente senza “tagli”…)
Più in generale, ritengo che gli interventi circostanziati valgano più di quelli “impressionistici”. Non a caso, Quiller ha reagito, giustamente, nel momento in cui GBB è passato dalle opinioni ai “fatti”. Tuttavia, il post di De Matteo, certamente circostanziato, non ha ancora ricevuto alcuna risposta che contenga delle contro-argomentazioni.
marzo 29th, 2010 at 19:07
A mio avviso la traduzione-esempio di De Matteo potrebbe non sembrare lunga e farraginosa ma semplicemente corretta da un punto di vista del respiro. Certamente non aggiunge nulla rispetto ai concetti.
Insomma, c’è sempre un problema di restituzione filologica: un editor può chiedere a tutti i suoi scrittori di” allungare il brodo”, ma ognuno di questi lo fara secondo il proprio stile. E questo stile va restituito.
marzo 29th, 2010 at 19:26
E’ vero Antonino, libri con tutte quelle caratteristiche non ci sono da nessuna parte, credo che in altri messaggi ci si riferisse a libri di qualsiasi genere (in particolare thriller).
La risposta di De Matteo non mi ha soddisfatto per nulla, però.
Il primo dato che ci fornisce è questo: gli scrittori di genere conformano le loro creazioni alla domanda del mercato (direi nulla di nuovo). In questo momento gli si chiede di scrivere tanto, e loro lo fanno (tanto ma non troppo). Da noi il mercato è diverso e allora si decide di tagliare, immagino perchè si ritiene che un aumento dei costi legati alla stampa del 10-15% sarebbe insostenibile (ma in prezzo di copertina, quanto sarebbe? 5-6%? io ci sto!)
Quello che trovo indigeribile è il fatto che non si dica: “Non possiamo fare altrimenti, accontentatevi”, ma che i tagli vengano addirittura presentati come una cosa buona e migliorativa (ma allora perchè vengono praticati solo nel nostro orticello?), citando un esempio che però è opinabile.
Ma poi perchè devo opinare? Tu traduci tutto, e decido io!
Si vuol far passare l’idea che quei tagli facciano parte di un normale lavoro di traduzione, ma non è così…
marzo 29th, 2010 at 21:27
@GianniT “E questo stile va restituito”
Assolutamente sì: lo stile va restituito, non necessariamente le lungaggini.
@Quiller “E’ vero Antonino, libri con tutte quelle caratteristiche non ci sono da nessuna parte, credo che in altri messaggi ci si riferisse a libri di qualsiasi genere (in particolare thriller).”
D’accordo, quindi erano affermazioni fuori luogo.
“La risposta di De Matteo non mi ha soddisfatto per nulla, però.”
A me sì, perché il suo esempio è illuminante. La frase “di quanto fossero l’ultima volta che le aveva guardate, pochi minuti prima” è assolutamente ridondante.
“Quello che trovo indigeribile è il fatto che non si dica: ‘Non possiamo fare altrimenti, accontentatevi’.”
Dimentichi che questo è proprio ciò che è stato detto a proposito di questo numero di Epix.
“Si vuol far passare l’idea che quei tagli facciano parte di un normale lavoro di traduzione, ma non è così…”
Questa è la tua impressione, ovviamente, e hai il diritto di esporla. Ma non prendiamola per oro colato. L’esempio fornito da De Matteo, ripeto, è convincente. Possiamo chiedere a qualche traduttore, magari…
marzo 29th, 2010 at 22:15
Mannaggia, Antonino, mi fai davvero faticare. Ho trovato un (secondo me) bel controesempio all’inizio di “Dark Light” (Luce Nera). Chiedo scusa se riproduco brani senza permesso.
Originale:
Stone stepped behind the straw-mat screen where he’d left his clothes and began unpicking the fastenings of his down-quilted jacket and trousers. Most pilots flew in nothing but a breechclout, but modesty and frailty were allowed for in test flying. Only men had to be tough enough to bare their skin to the high-altitude winds.
“So how do you know that, Slow Leg? Did the gods make it, and tell you in a dream?”
“I saw it with… my own vision!”
Slow Leg guffawed at his own joke; Stone laughed politely. He untied his long fair hair and shook it out, ducked into his knee-length blue silk tunic and stepped into the matching trousers, strapped on the sloping compressed-bark wedges of his sandals, and emerged from behind the screen. When he met Slow Leg’s eyes again he noticed, as he had so often in the past, the subtle, swift shuttering — something as quick and involuntary as the nictitating membrane flicking across the eyes of one of the snake people — that signaled the sudden shift in the basis of their conversation. Slow Leg’s literal stance shifted: He stopped leaning against the log and took a step back, and hooked his thumbs in his belt.
“Vision,” he said, tapping beside his eye. “There was a name written on the side of the ship, and I read it.”
Traduzione (pag 13)
Pietra passò dietro il paravento di paglia intrecciata dove aveva lasciato i vestiti e cominciò a disfare i lacci dei calzoni e della giacca imbottiti di piume. Si sciolse i lunghi capelli biondi, infilò tunica e pantaloni di seta azzurra e, quando ebbe calzato i sandali di corteccia pressata, uscì da dietro il separè.
Gamba Lenta si scollò dal pilastro e infilò i pollici dentro la cintura.
“C’era un nome scritto sulla fiancata della nave, e io l’ho letto.”
Ecco, qui lo zelo dimagrante (un bel 50% a occhio) mi fa perdere informazioni sui costumi e la fisiologia dei personaggi.
Avrei preferito una traduzione dell’originale. Tu no?
Poi faccio notare una differenza notevole di approccio. Lippi ha detto “accontentatevi”, De Matteo ha detto che “corto è meglio”.
marzo 30th, 2010 at 00:27
Qui mancano 7 righe su 12, tra cui uno scambio di battute tra i due personaggi, il che rende perplesso anche me. Il testo mancante potrebbe essere stato perso incidentalmente, oppure no. Il romanzo è lungo 260 pagine, nell’edizione italiana. Può darsi che il traduttore abbia dovuto sfoltirlo leggermente, per farcelo stare. Ciò detto, Lippi ha parlato di “male minore” a proposito de “I miti di Lovecraft”, mentre De Matteo parlava dell’esempio di GBB, che riguarda (guarda caso) un altro romanzo di MacLeod. La mia conclusione è salomonica: la traduzione, in alcuni casi, asciuga il testo, mentre in altri casi è possibile che ci sia un problema di trasposizione da un testo originale un po’ debordante, rispetto a un formato che non può superare un certo numero di pagine. Se così è, vale ancora il concetto di male minore.
marzo 30th, 2010 at 08:26
Signori, mi sembra che si stiano facendo questioni di lana caprina, se mi passate l’affermazione (e mi preme sottolineare fin d’ora che non voglio essere offensivo). Dite che il mio riferimento ad altre case editrici che utilizzano analogo formato per altri generi è “fuori luogo”?
Può darsi, ma visto l’approccio analitico che state utilizzando in questa discussione, provo a fare anch’io un po’ di esercizio di retorica, e rifletto. Mi state forse dicendo che la fantascienza è l’unico genere lettarario, così negletto in Italia, da dover necessariamente spingere i propri lettori ad accontentarsi di edizioni ridotte (lasciamo perdere per un momento le questione sul “come” e sul “quanto” ridotte, e diciamo solo ridotte e basta, tanto sappiamo tutti a cosa ci stiamo riferendo)?
Perchè mai le case editrici che pubblicano “thriller” o “fantasy” a cinque euro (e magari anche a meno, tipo Newton Compton) non dovrebbero lavorare di forbici anche loro? Non vi siete mai posti il dubbio che forse la fantascienza letteraria in Italia continua ad essere così di “basso profilo” commerciale perchè la maggiore casa editrice del paese continua a passarla per tale? Forse se i romanzieri che Urania, a quanto pare, pubblica un tanto al chilo, meriterebbero una maggior attenzione. Forse un’edizione polposa, con copertine accattivanti, introduzioni, un minimo di battage pubblicitario, otterrebbe maggior successo (a lungo andare, e sottolineo il concetto: non si può necessariamente pensare di fare il botto al primissimo colpo e poi ripiegarsi in un angolo a piagnucolare)? Qualche anno fa Urania aveva provato a cambiare veste editoriale, puntava ad allargarsi ai giovani, imitava le splendide e variegate edizioni anglosassoni, che occhieggiano sempre con accattivante malia sugli scaffali delle edicole degli aereoporti, ed è un piacere afferrare, contemplare, soppesare quanto sono promettenti, spesse, con quelle loro copertine ben disegnate, i bordi colorati… mannaggia). Urania ci ha provato, ma una popolazione di occhialuti appassionati con pancetta, sono pronto a scommettere, ultraquarantenni, è insorta: proprio loro, che pionieri avevano contribuito a comprare la prima e unica “rivista” di fantascienza in Italia, lungimiranti, ora dimostrano retrivia, miopia, un tradizionalismo da brividi… No, per carità, lasciatemi stare la copertina bianca (che diventa tutta bella polverosa e cincischiata in meno di quindici giorni), lasciatemi stare le belle strisce rosse, che fanno tanto segnale stradale o pacchetto di sigarette, lasciatemi quei preziosi cerchi (guai a pubblicare illustrazioni a tutta pagina, i cerchi, signori, i cerchi, anche se il Grande Non Vedente se n’è andato ormai da tempo, lui che dei cerchi aveva fatto una ragion d’arte). Ma per favore, signori. E sarebbero questi gli appassionati del futuribile, dell’avvenire? Occhialuti e anziani collezionisti, che si preoccupano solo di avere sullo scaffale una bella linea uguale di libri imbustati (già, imbustati, perchè senno la polvere se li ingrigisce per benino), e poco importa se in quei volumetti tutti irregimentati mancano, tutte insieme, qualche migliaio di pagine di arte, che qualcuno ha pensato bene di tirar via, perchè in fondo, signori “nerd” d’altri tempi, la vostra mania per la fantascienza non merita il rispetto che gli appassionati del thriller, dell’horror, o del sano romanzo di letteratura, hanno già ottenuto da tempo, magari disposti a spendere un euro, o forse anche, sciuponi, un euro e cinquanto in più a volume, ma consapevoli che le loro opere sono integre… integre come l’autore le ha pensate e volute.
Scusate la provocazione, spero la prendiate come tale, ma sappiate che ognuno è prigioniero del mondo che si costruisce intorno. Il valido signor Lippi (che mi sia consentito dire, rispetto profondamente: nello scrivere questo e nell’allinearmi alle affermazioni di altri, che come me sono stufi dei tagli, mi piace pensare che il Curatore debba subire direttive che arrivano dall’alto, e non sia lui stesso ad accondiscendere a mantenere viva una versione “edulcorata” della prassi condensatrice dei suoi predecessori) dovrebbe prendere nota di questi malumori. Mi pare ovvio, rileggendo tutta questa fila di commenti, che l’antologia sui lovecraftiani sia stato un fiasco, magari non come vendite (gli auguro di no), ma di consensi. Non pensino gli editori che il fatto di aver venduto, comunque, il quantitativo di copie preventivato li metta al riparo da un crollo futuro, magari non nel prossimo numero, magari tra due… L’idea che per poco che siano, quei cinque euro vengono spesi per comprare un’opera che non è la traduzione integrale dell’edizione americana, è un’idea fastidiosa, che si insinua nella mente del “collezionista”, e scava, scava, scava, facendo riflettere e sollevando sempre più dubbi.
Qualcuno alla fine potrebbe pensare che sia meglio avere qualche volume “condensato” in meno, e qualche opera pregnante in più, proposta nella sua interezza.
Scusate la noia. Sono pronto alle forche caudine.
marzo 30th, 2010 at 09:32
Va detto, ad onor del vero, che la Mondadori ha trovato una soluzione di compromesso con Urania Collezione che possiede testi, a quanto mi risulta, integrali. Questo non accade per esempio con i Gialli. Dobbiamo ricordarci che Urania è un prodotto comunque popolare, rivolto alla massa. Chi compra, senza un’assidua continuità, un Urania non si pone problemi di interezza del testo. Con questo non voglio giustificare nulla, sia ben chiaro.
marzo 30th, 2010 at 10:24
Per quanto riguarda Epix, non mi disturba molto il fatto che non ci siano tutti i racconti, anche perché il buon Lippi ha promesso che saranno pubblicati in una successiva antologia, proprio per questo ho acquistato i Miti di Lovecraft.
Sono rimasto invece deluso nel sapere che la bella trilogia di MacLeod che ho appena terminato di leggere è stata “ritoccata”. Credevo che questo fosse un retaggio del passato. Il buon Matteo ha difeso la traduzione dicendo che così diventa più scorrevole ed ha preso ad esempio un paragrafo in cui l’originale risultava più prolisso. Non credo sia compito della traduzione “abbellire” il testo, secondo quali criteri poi? Sia come sia e giriamola come vogliamo, questo per me è il “condensato” di un romanzo. Sarei molto più felice spendere qualche euro in più ma avere la certezza di una traduzione integrale.
Giriamola come vogliamo, questo per me è “condensazione”
marzo 30th, 2010 at 10:51
a GianniT: ma se Urania fosse davvero un prodotto popolare, non avrebbe problemi di sopravvivenza editoriale, e quindi potrebbe permettersi anche il lusso di qualche numero “in perdita” (ovvero, più pagine allo stesso prezzo); inoltre dicendo che Urania pubblica narrativa popolare, ricadiamo in una posizione che il lettore di fantascienza contemporaneo (e anche lo scrittore di questo genere) forse si auguravano di essersi lasciati alle spalle, e cioè la collocazione come “sub” letteratura, non degna della narrativa mainstream, quando invece molti scrittori di fantascienza, all’estero, sono considerati autori con la “A” maiuscola, e ricevono un’attenzione non inferiore a quella riservata agli altri narratori.
marzo 30th, 2010 at 10:56
a Kronos: ti faccio notare che il buon Lippi ha promesso un secondo volume solo dopo che ci si è accorti che mancano dei racconti presenti nell’edizione originale. Nel messaggio del 3 marzo, dopo che era stata rilevata l’incompletezza dell’antologia, ha scritto “Speriamo di far uscire gli altri racconti in un volume successivo”. All’inizio si trattava di una mera speranza. Solo in un momento successivo è stato ufficializzato il “progetto Ali Membranose”, e cioè la pubblicazione di una seconda parte.
marzo 30th, 2010 at 12:19
oops, l’ultima frase è stata “cancellata” male…
marzo 30th, 2010 at 12:25
Io, personalmente non considero la fantascienza una sub lettura. Semmai è chi taglia i testi a farlo.
marzo 30th, 2010 at 18:49
@GianniT: io decido se comprare Urania mese per mese, in base all’interesse che mi suscita il volume, ma sono comunque sensibilissimo all’interezza del testo, tanto che d’ora in poi verificherò sempre la discrepanza tra pagg originali e tradotte prima di comprare.
Volevo poi precisare che ritengo che i traduttori in questo caso non siano solo incolpevoli, ma addirittura ammirevoli nel riuscire a restiruirci comunque un testo di piacevole lettura. Credo infatti che dovendo ridurre facciano un lavoro in più (spero solo che li paghino in base alle pagine originali e non a quelle ridotte )
marzo 30th, 2010 at 18:57
@Darminor
L’espressione “fuori luogo” è da intendersi in senso letterale: se qui si parla di Epix e di Urania, che c’entrano i thriller?
A parte questo, se ce l’hai con la casa editrice e non con il Curatore, che ti auguri “prenda nota”, perché poi sottolinei che “il buon Lippi ha promesso un secondo volume solo dopo”, mentre prima “si trattava di una mera speranza”? Dovrebbe esserti chiaro che l’interesse mostrato dai lettori per i racconti esclusi dall’antologia non possa che supportare le sue buone intenzioni (che c’erano già, chiaramente).
By the way, non mi riconosco nel tuo (gustoso) ritratto, se non altro perché non ho la pancetta, e mi viene da chiederti (amichevolmente): ma tu, piuttosto, come sei?…
Quanto ai “condensati”, dubito che qui circoli un’idea un po’ vaga di cosa sia un vero condensato (avete presente i libri del Reader’s Digest?)
marzo 30th, 2010 at 19:27
@Quiller: anch’io decido in questo modo. E concordo anche nel fatto che i traduttori bisognerebbe solo ringraziarli. Le politiche dei tagli le decidono altrove.
marzo 31st, 2010 at 01:10
premetto che tanti libri di quelli citati non li ho letti.
premetto anche che per tante cose ho più esperienza in fatto di manga che di libri.
aggiungo anche che sono una che detesta dover aspettare i seguiti delle opere che ama, ma che ha ugualmente apprezzato la scelta della mondadori di pubblicare spezzati i libri delle “cronache del ghiaccio e del fuoco” e di averli anche ripubblicati in edizioni uguali agli originali (anche perchè infilare in borsa un tomo di circa 1000 pagine e leggerlo in metro non è comodo per nulla).
dopo queste premesse, in risposta a tutte queste polemiche (inutili, aggiungo) mi sento di dire che il lavoro di traduttore non è facile e per diverse ragioni:
– dipende dalla lingua dalla quale si sta traducendo
– dipende dall’edizione che si sta traducendo
– dipende dalla volontà della casa editrice estera e dell’autore, dai quali l’editore italiano compra i diritti
– dipende dallo stile personale di ogni traduttore; perchè ci sono i traduttori “letterali”, che a costo di rendere fedelissima la traduzione creano delle frasi assolutamente poco italiane; perchè ci sono i traduttori “liberi” che pur di rendere scorrevole la lettura si prendono piccole libertà.
parlando delle affermazioni di Lippi (mi perdoni per la confidenza), è normale che non possa far promesse del tipo “fra due mesi avrete in edicola il resto del volume” e per svariate ragioni: primo bisogna vedere se sono stati acquistati i diritti di TUTTI i racconti (e trattare per i diritti d’autore talvolta può essere lunghissimo e complicato), secondo bisogna comunque pensare al discorso vendite, se non fosse andato bene il primo volume, perchè rischiare con un secondo?
è naturale che, avendo a disposizione i commenti su questo blog e i dati delle vendite, abbia manifestato una maggior sicurezza nel farci la promessa di una seconda pubblicazione.
in più ritengo che non sia piacevole dover effettuare certe scelte su cosa pubblicare e cosa no.
infine, scusate la nota polemica, ma se le edizioni italiane sono tanto scarse e deplorevoli: ma perchè non comprarsi i volumi in lingua originale?
io, se voglio leggermi qualcosa di inedito qui, faccio un bell’ordine su e**y o su un qualunque negozio di libri on-line!
marzo 31st, 2010 at 15:11
Non credo che queste siano polemiche. Stiamo semplicemente discutendo con vari punti di vista. Un blog, in fondo, a questo serve.
marzo 31st, 2010 at 15:14
Tra l’altro non tutti conoscono l’inglese o leggono dall’originale con scorrevolezza.
aprile 1st, 2010 at 08:15
Se tutti potessero leggere l’inglese e non aver bisogno di valide traduzioni, l’editoria italiana sarebbe morta al 75% almeno.
Sicuramente voglio sperare che questo non passi per un serio argomento a favore delle traduzioni sintetizzanti di cui stiamo discutendo.
Lo so che nel nostro Paese l’espressione di opinioni di segno contrario, non importa quanto ragionevoli, oggettive e motivate siano, viene ormai automaticamente classificato come “fare polemica”. Un modo per stigmatizzare negativamente il pensiero degli altri quando non è conforme al nostro, che tradisce solo autoritarismo e scarsità di argomenti, ma anche un pelo di miopia, dal momento che si dimentica che il confronto dialettico, purchè civile e ragionato, è il principale motore non solo della democrazia, ma anche della crescita, sociale e soprattutto individuale. Scusate tutti se mi permetto di ricordare in modo didascalico e logorroico, quello che dovrebbe essere una consapevolezza condivisa dalla generalità; purtroppo alle volte ho l’impressione che in un’era di sguaiate e furiose contrapposizioni di stampo politico/televisivo, si stiano perdendo di vista le regole fondamentali e comuni del vivere civile.
Ad Antonino, che chiede: “By the way, non mi riconosco nel tuo (gustoso) ritratto, se non altro perché non ho la pancetta, e mi viene da chiederti (amichevolmente): ma tu, piuttosto, come sei?”, rispondo: anch’io non ho la pancetta… In compenso i libri imbustati sì…
aprile 1st, 2010 at 09:16
Credo che tutti gli intervenuti abbiano avuto modo di esporre la propria opinione sulla materia del contendere. Che si tratti di tagli, “traduzioni sintetizzanti” o di ciò che in gergo tecnico per specialisti viene definito “traduzione”, saranno i lettori a deciderlo, anche alla luce delle argomentazioni che sono state espresse in maniera più o meno valida.
Qui è bene ribadire due cose. In prima battuta, l’adattamento da una lingua a un’altra non è una questione di mera trasposizione, con buona pace per le campagne denigratorie scatenate da qualcuno che evidentemente ha una conoscenza molto limitata dei meccanismi editoriali; in seconda istanza, nessuno, nella redazione di “Urania” o su questo blog, retrocede la letteratura fantastica e men che meno la fantascienza a subgenere o altra categoria assimilabile.
aprile 1st, 2010 at 12:20
A De Matteo: “In prima battuta, l’adattamento da una lingua a un’altra non è una questione di mera trasposizione, con buona pace per le campagne denigratorie scatenate da qualcuno che evidentemente ha una conoscenza molto limitata dei meccanismi editoriali; in seconda istanza, nessuno, nella redazione di “Urania” o su questo blog, retrocede la letteratura fantastica e men che meno la fantascienza a subgenere o altra categoria assimilabile” –
Se ti riferisci ai miei interventi, come pare, ti confermo che in effetti sono un semplice (ancorchè pretenzioso) lettore, e come tale ho la semplice pretesa di ottenere trasparenza, prima di tutto, in modo da sapere subito, prima ancora di aprire il libro, che cosa sto comprando. La traduzione è un sacrosanto lavoro, che si sottopone, esso pure, insieme a quello di chi scrive l’opera, al giudizio (ed alla critica) dell’utente finale: a mio modesto parere, una traduzione che smagrisce di oltre il 10% (minimo) il lavoro originale, non è una buona traduzione, anche se rende le idee in un buon italiano.
aprile 1st, 2010 at 21:55
A mio modo di vedere il bilancio della discussione è stato positivo: anche se dopo le dolorose fasi del “rifiuto” e della “collera”, i lettori sono venuti a conoscenza della pratica delle “traduzioni non integrali”. La mia profonda avversione per questo meccanismo editoriale l’ho resa ampiamente nota, insieme ad altri, e credo che abbiamo fornito elementi per far considerare la possibilità di avere traduzioni “integrali”, di gran lunga le più diffuse nel panorama editoriale.
gennaio 17th, 2012 at 12:18
Salve,
ho saputo soltanto ora, a quasi due anni di distanza, dell’esistenza di questa interessante raccolta.
Dubito di poterla trovare ancora in edicola. Qualcuno saprebbe dirmi dove potrei averne una copia?
dicembre 24th, 2014 at 11:09
A suo tempo questa è stata la migliore fa le uscite Epix.