Dario Tonani, biografia dell’algoritmo bianco

marzo 9th, 2009 by Admin Urania

Ritorna l’autore di Infect@ con due storie del nostro futuro prossimo, anzi immediato. Ecco il profilo di Tonani tracciato da Giuseppe Lippi.

Milanese, classe 1959, Dario Tonani si è laureato alla Bocconi in Economia Politica, ma ha scelto di dedicarsi a tempo pieno alla scrittura. Tanto da intraprendere la carriera di giornalista professionista, che lo ha portato a lavorare nelle redazioni di importanti testate specialistiche come “Quattroruote” e “Ruoteclassiche”, dove attualmente è in forze. Grande appassionato di science fiction, fantasy, horror e thriller, è autore di Infect@, noir fantascientifico pubblicato nell’aprile del 2007 su Urania n. 1521 e giunto secondo all’edizione 2005 dell’omonimo premio. In quel romanzo ipotizza l’avvento di una nuova, devastante droga da assumersi per via retinica attraverso speciali cartoni animati “dopati” – i +toon – in grado di sovrapporsi alla realtà e di interagire con l’ambiente circostante. Nella stessa Milano del 2025 descritta nel romanzo, “cartoonizzata” e multietnica, è tornato con una serie di storie brevi, la prima delle quali – “Velvet Diluvio” – è apparsa su Urania nel numero di ottobre 2007. Oltre al ciclo dell’Agoverso, incentrato sul killer Gregorius Moffa e presentato appunto nel distico L’algoritmo bianco, ha pubblicato altri tre romanzi brevi e una cinquantina di racconti in antologie (per Mondadori, Stampa Alternativa, Addictions, Puntozero, Comic Art, Delos Books), riviste varie e quotidiani nazionali. Nelle edizioni Mondadori era già comparso due volte prima di Infect@: nel 1998 all’interno del Millemondi Strani giorni con il racconto “Garze”, poi pubblicato in Francia, e nel 2003 nello Speciale Horror In fondo al nero con “Necroware”. Con le sue storie ha vinto numerosi concorsi, tra i quali nel 1989 il Premio Tolkien, due volte il Premio Lovecraft (1994 e 1999) e tre il Premio Italia (1989, 1992 e 2000). Sposato, con un figlio di 14 anni, vive e lavora nella periferia del capoluogo lombardo, a due passi dagli stessi luoghi che descrive nei suoi romanzi. Attualmente alterna la scrittura del seguito di Infect@ con quella di racconti anche extra-sf, uno dei quali, intitolato “Il fuoco non perde mai”, uscirà a breve nel Giallo Mondadori.

[Per la sua bibliografia completa si rimanda al Catalogo della SF, Fantasy e Horror a cura di Ernesto Vegetti.]

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59 Responses

  1. economia e guadagnare per tutti » Blog Archive » Dario Tonani biografia dellalgoritmo bianco

    […] Fonte Il Blog di Urania […]

  2. Nicola Verde

    Grande Dario! Leggerò con grande piacere il tuo nuovo lavoro, dopo aver letto non solo Infect@ ma tutta la tua produzione precedente. Lo sai: ti considero uno dei migliori autori di fantascienza (e non solo italiani!).
    Nicola

  3. The Babe

    Salve… mi sento in dovere di muovere una piccola critica… parto dal presupposto che Tonani è un autore che tutto sommato mi piace; ho appena concluso il suo Algoritmo Bianco, devo dire che non mi ha soddisfatto e soprattutto mi ha lasciato ancora il solito sapore in bocca: un tipo di fantascienza cupa, piena di delinquenza e di scenari semi-apocalittici, il solito taglio più o meno alla Gibson, più che altro buio e deprimente… stesso atteggiamento l’ho riscontrato, con le debite minime differenze, negli altri autori italiani (Altomare, De Matteo) che ultimamente abbiamo letto in Urania… Ma insomma, niente di allegro e ottimistico, per una volta? Solo gangster, scene viste e riviste in libri o film alla “STrange Days”, un domani peggiore dell’oggi, tanto sangue e dolore… Da quant’è che su Urania non ci si fa una bella risata con un autore italiano, o si cominci a pensare al futuro con rinnovata speranza…? Credo sul serio che tra un po’ se non si inverte la tendenza finiremo col ricevere l’Oscar per la Depressione e, come immediata conseguenza, che il lettore decida di cambiare opinione, sia in Italia che eventualmente all’estero. A presto!

  4. franco Brambilla

    Grande libro! Ha superato di molto le aspettative che mi ero fatto dal brief. Azione, sequenze adrenaliniche, trovate geniali e una buona dose di humor nero, anzi nerissimo. Una Milano e un mondo sicuramente “alla Gibson” ma più fresco se non altro perchè descritto da un autore nostrano e non tradotto distrattamente dall’inglese.

    Cinematico! Ancora, ancora!

  5. Dario Tonani

    @ The Babe: innanzitutto, grazie per il suo commento, che mi sembra tutt’altro che una “piccola” critica… Lei ha senz’altro ragione sulla cupezza/tossicità/pessimismo di certa SF di ultima generazione, tenga però presente che la fantascienza – molto più di altri generi – ha la tendenza a guardare con grande spirito critico al presente, e non fa sconti a nessuno. Se spesso descrive e ipotizza derive nere della scienza, della tecnologia e del progresso in generale lo fa perché non è rinuciataria. Forse s’illude di essere un urlo che venga ascoltato. Se da Gibson in poi sta ancora urlando è perché qualcuno – noi! – si rifiuta di ascoltare i suoi allarmi. Nel piccolo caso specifico del mio Algoritmo, non crede poi che l’ambientazione “malata” sia in tono con le idee e le paure espresse nella storia? Il suo è uno spunto molto interessante e meriterebbe un ampio dibattito. A risentirci (se vorrà ancora leggermi, spero di sì :-))

    @ Franco: che dire? Non tirarti indietro: tu, con la tua splendida copertina, sei parte della tossicità dell’insieme… Grazie mille del tuo feeback, non sai quanto apprezzato!

    Ciao

  6. Dario Tonani

    @ Nicola Verde: uno sterminato grazie anche a te!

  7. HelRick

    Ho acquistato ma non ancora letto il libro di Tonani, ma ho letto la sua intervista e devo dire che l’esperimento sul piano della struttura che lega le sue storie mi intriga parecchio, come studioso/appassionato delle forme di dispiegamento narrativo. Non vedo l’ora di leggerlo e poi magari urgerà una bella chiacchierata con l’autore. Questa del dialogo tra autori appassionati studiosi case editrici è una delle cose piu entusiasmanti che il moderno mondo delle comunicazioni globali permette.
    Un grande in bocca al lupo all’autore per i suoi progetti futuri e un grazie al solito bravo Brambilla per il mitico dogo artgentino in copertina. il mio è uno Staffordshire ma insomma siamo dalle stesse parti! :)

  8. Dario Tonani

    @ HelRick: aspetto il tuo commento e molto volentieri la bella chiacchierata che mi proponi. Concordo sull’utilità/bellezza di questo incrocio di voci. Grazie dell’in bocca al lupo, che metto in tasca subito, in attesa di vedere se me lo confermerai anche a lettura ultimata… :-) Brambilla è stato davvero bravissimo, colgo l’occasione per ribadirgli i miei complimenti per la copertina! Quanto al Dogo Argentino, vedrai, ha fatto anche lui la sua parte… 😉
    Ciao

  9. Il Blog di Urania » Blog Archive » Tonani a Tempi Dispari

    […] del consueto appuntamento settimanale con la letteratura e i libri, il conduttore intervisterà Dario Tonani in collegamento dallo studio di Milano. L’intervento dell’autore è previsto verso le […]

  10. Giuseppe Lippi

    Una precisazione doverosa: il libro di Tonani è decisamente nero, sono d’accordo anch’io, ma questo non è che UN filone della fantascienza prodotta attualmente. Urania non intende né incoraggiarlo né deprimerlo: si limita a osservare che ci sono oggi alcuni autori (maschi, non più giovanissimi e non alle prime armi) che si identificano con la violenza, il sangue e talora la tortura. Tutto questo, se fatto bene come in Tonani può essere accettato, ma il rischio di saturare il lettore di fantascienza c’è. Sono invece in disaccordo con Dario quando dice che si scrivono certe cose per lanciare un urlo di allarme. Personalmente non lo credo: si scrivono perché ad alcuni fra noi piace scriverle e leggerle. La fantascienza e il fantastico, però, hanno molte altre corde e Urania non rinuncerà a suonarle.

  11. The Babe

    Sono contento che la mia piccola “protesta” sia stata presa in considerazione da Lippi. Non è certo per attaccare nessuno, siamo tutti sulla stessa barca e vogliamo solo il bene della fantascienza nel nostro Paese… ma come dice giustamente Lippi il rischio di saturare il lettore è senz’altro concreto e, per quanto mi riguarda, ci siamo abbondantemente arrivati… Urania, la fs italiana ha ora bisogno di una svolta!

  12. Luca A.

    Perfettamente d’accordo con TheBabe!!a quando il nuovo Doug Adams italiano? :)

  13. IlBascoSullaMontagna

    Mi rincresce di brutto andare contro Tonani.é un autore straordinario e adoro il suo Infect@……Ma quanto si sta dicendo é tt molto vero!

  14. il professionista

    Io intervengo più da autore noir che esperto di fantascienza. Soprattutto mi piacciono i libri e le storie ben raccontate. Di certo il libro di Dario lo è. Personalmente trovo nella svolta nera della fantasciena, italiana ma non solo, il sentiero che più ritengo affine al mio gusto. E, vi assicuro, non sono un depresso cronico. Alla fine la fotografia dell’ambiente degradato, la malavita portata all’estremo, la cupezza di certe soluzioni visive (sì, perchè anche con la parola si evocano immagini) è più vicina al mio sentire e non credo solo al mio. I tempi cambiano e, con tutto il rispetto per predilezioni e nostalgie, anche la SF come il thriller diventa specchio di qualche tipo di malessere che cicirconda. Mi spingo più in là, l’enfasi sul lato dark mi pare catartica. Poi ci sarebbe da affrontare un’altra tematica perchè è proprio nell’immaginario oscuro che da anni si sta realizzando una commistione tra generi che trovo più che positiva. Dario, ti aspettiamo alle prossime- speriamo imminenti- prove.
    Stefano

  15. Giovanni De Matteo

    Due semplici considerazioni da lettore, tenendo fermo il fatto che la posizione di Lippi in merito all’apertura a tutte le strade possibili mi trova più che ben disposto:

    1. Se i lavori di Dario continuano a essere pubblicati (limitandoci solo alla SF si parla di 3 apparizioni negli ultimi 2 anni, con ben 4 diversi titoli – a quale altro autore italiano era riuscita un’impresa simile?) una ragione ci dovrà pure essere. La bravura di Tonani come autore è ormai riconosciuta. Sarebbe stato giusto (ammesso e non concesso che questo filone esista in Italia, al momento) escludere qualcosa di suo per far spazio a un’ipotetica fantascienza ottimista?

    2. Ammesso e non concesso che questo filone esista OGGI in Italia, appunto, non è che magari se non se ne contano in giro così tanti esemplari quanti di fantascienza – diciamo così, ma evitiamo fraintendimenti – “nera” (o, meglio, hard-boiled), è perché forse non ha ancora raggiunto quella maturità che invece è facile riconoscere al filone contaminato con il noir?

    Ciò detto, per i miei gusti personali io mi trovo perfettamente allineato a quanto sostenuto da Dario – in merito alla scrittura – e dal Professionista – per quel che concerne la lettura. Di certo non mi dispiace Douglas Adams, ma farei attenzione a non confondere l’ironia con l’ottimismo. E in effetti di ironia ce n’è anche nella penna di Dario, a quanto ci è dato leggere tra le righe de L’algoritmo bianco. Se poi Dario si preoccupa di fotografare una naturale evoluzione della situazione globale in cui siamo immersi fino al collo, vogliamo forse fargliene una colpa? E’ per caso colpa sua (o nostra, va…) se tutto sta andando a rotoli?

    Nel mio piccolo non posso fare altro che augurarmi di leggere molti altri lavori come questi di Tonani, che non si preoccupano di calcare i toni quando si tratta di trasfigurare il mondo attorno a noi in chiave futuristica e futuribile. E quando verranno pubblicate opere di SF gioiosa, ottimista o anche solo semplicemente umoristica, saranno altrettanto benvenute se sapranno farci fare due risate. Non per questo rimuoveranno il dato di fatto che dobbiamo ringraziare soprattutto Tonani se, nel 2007, la fantascienza italiana ha confermato di poter tenere testa alla fantascienza internazionale.

    X

  16. The Babe

    Perfettamente d’accordo con voi sulla bravura di Tonani… a qaunto mi risulta, nessuno di noi l’ha mai messa in dubbio! Io stesso, anzi, ho cominciato il mio intervento ammettendo che Dario è un autore che mi piace e che sicuramente ha qualcosa da dire e lo fa molto bene: il punto è un altro, e da questo mi sembra ci stiamo allontanando… E cioè che allo stato attuale si pubblica “solo” fantascienza di questo tipo! DI questo, una grande rivista come Urania dovrebbe sicuramente tenerne conto se non vuole perdere parte del suo pubblico (me per primo); per quanto riguarda il resto… bè, qualche libro di fantascienza per così dire “nera” non ci dispiace affatto… ricordiamo un po’ tutti che il troppo, in ogni caso, storpia…

  17. il professionista

    concordo pienamente con il punto 2 dell’intervento di Giovanni che, a mio vedere, fornisce nella stessa domanda la sua risposta.
    Questa discussione è simile a quella che si sviluppa nel thriller e mi sembra indicare una notevole predilezione degli autori italiani verso questo genere di atmosfere e temi..

  18. Dario Tonani

    Sbaglio o i punti che emergono dalla discussione sono due distinti: Fantascienza “nera/cupa/pessimistica/cruda” (specie in abito italiano) e contaminazione tra generi (a prescindere che uno sia il noir)?

    Un conto, però, è esprimere un giudizio su un autore o su un libro che possono piacere o non piacere, un altro è dire che la fantascienza “dark” sta rovesciandosi su Urania in dosi massicce e persino preoccupanti. Onestamente – e qui si può chiedere conforto a Giuseppe Lippi – non mi sembra proprio.

    L’offerta di storie, temi e idee di Urania in tutte le sue declinazioni è estremamante variegata. Il punto è, semmai, che tra le sue mille anime la SF (soprattutto quella contemporanea) ne ha anche una “dark”, con derive di “realismo” e di crudezza notevoli.

    Come hanno ricordato The Babe e Brambilla citando Gibson, non è una strada solo di oggi. Prima ancora del cyberpunk c’era la fantascienza distopica, che ha maestri assolutamente indiscussi, da Orwell in poi.

    Gli italiani scrivono troppa SF di questo tipo? E solo questa? Direi proprio di no. Mi vengono in mente parecchie storie ucroniche o di incroci temporali: Ricciardiello, Masali, Fabriani, Costantini, Grasso, lo stesso recente Altomare. E che dire poi di Evangelisti? L’ibridazione col noir è storia recentissima, circoscritta all’ottimo De Matteo e al sottoscritto…

    Comunque trovo questa discussione molto interessante e ringrazio tutti i partecipanti, anche per le splendide parole che hanno avuto nei mie confronti. Se il mio “Algoritmo” ha prodotto questo risultato prendo volentieri qualche critica :-) Io sono qui…

    Ciao

  19. il professionista

    Noi pure… vai Dario continua così…

  20. Giuseppe Lippi

    Per quanto mi riguarda, ho solo detto che la fantascienza italiana non è e non sarà mai solo sangue e atti sessuali coercitivi (stupro). La fortuna di Dario è fuori questione, e non c’entra qui; ma la fantascienza non è fatta solo di carne, è fatta anche e soprattutto di idee. Stefano, poi, attacca gli avversari di gusto a tutto spiano, dicendo che sono dei nostalgici. E’ un peccato. Io starei attento a non scadere nel sottoprodotto, piuttosto…

  21. The Babe

    E’ proprio questo il punto, Dario. L’hai implicitamente affermato tu stesso; è da un po’ di anni (4-5?) che gli autori italiani si sono gettati unicamente sul dark… e non dimentichiamo che proprio quell’Altomare che tu hai nominato nel suo ultimo romanzo ha virato proprio su un mondo dilaniato da un’esplosione atomica, in cui regnano rivoluzionari che sembrano più reietti umani dediti alla delinquenza e al sangue…: insomma, la stessa pappardella bella pronta a cui abbiamo già assisito e che (a mio modesto parere!) sta cominciando a stufare un po’… bisognerebbe cambiare ed essere più vari, possibilmente. In ogni modo, ho semplicemente espresso il mio punto di vista e ho avuto modo di vedere che altri lo condividono. Non c’era alcuna intenzione di fare polemica… A Lippi e gli altri il compito di tirare le somme :)

  22. Dario Tonani

    @ The Babe: guarda che non mi sono mica offeso, ci mancherebbe. 😉 Anzi, un sano dibattito è quanto di meglio potesse produrre il mio libro. Ma mi sembra di aver detto che nella SF italiana la “deriva dark” è molto recente: tre anni?

    Se si escludono Giovanni De Matteo e Nicoletta Vallorani, che ho dimenticato nel mio precedente intervento e che ha scritto – anche lei – storie contaminate con il noir, la fantascienza italica si è dimostrata molto più incline all’ucronia. La stagione “ucronica”, a dire il vero, è stata piuttosto lunghetta e ha avuto un grandissimo pregio: sdoganare l’ambientazione italiana, prima considerata una sorta di tabù. Credo che tu mi stia dicendo che certi “gusti forti” stancano più di altri “un po’ più rotondi”… :-)

    Ciao

  23. bibliotecario

    @ The Babe
    Onestamente i gusti son gusti e ognuno ha i suoi.
    Io non sono assolutamente stanco di una fs italiana alla Tonani o alla Evangelisti, chiamiamola pure cruda, dark o pessimista. Contaminata dal noir o dall’ucronia.
    I lavori degli autori italiani ultimamente pubblicati da Urania sono a mio parere di piacevolissima lettura.
    Inoltre i romanzi proposti fin ora su Urania non mi sembrano certo poco vari.
    Solo quest’anno abbiamo avuto:
    Robert J. Sawyer, Joe Haldeman, Dario Tonani e il mese prossimo Ken MacLeod, per me già bastano per dire che il 2009 sarà un annata da ricordare.

  24. The Babe

    @ bibliotecario

    Appunto.. i gusti sono gusti; ci sarà pura una parte di lettori degna di nota che la penserà come me, no? :)

  25. The Babe

    Ah, dimenticavo: io parlavo di fantascienza italiana in particolare, non certo degli autori anglosassoni a cui hai fatto riferimento… Ciao

  26. donato

    Beh!, sono stato più volte tirato in ballo e voglio intervenire anche perché sono un po’ stupito dal discorso.
    Premetto che concordo appieno con The Babe, la fantascienza ha bisogno di positivismo, gli americani se ne sono accorti di recente, ma io (e pochi altri) lo vado urlando da anni, per questo sono perplesso. Penso che l’unica critica di Mater Maxima che mi è stata fatta è che ‘termina bene’, penso a E la padella disse… una antologia di racconti ironico-umoristici proprio alla Adams, penso allo scanzonato e irriverente Vladimir Mei e agli svariati racconti dove l’amore fa da padrone. Che poi Svet abbia ‘virato’ verso il catastrofico non sono tanto d’accordo. La situazione post-catastrofe è un artificio narrativo per raccontare storie, null’altro. Resto sempre e solo un narratore.
    Dario segue la sua strada, è bravo nel percorrerla, lo conosco e lo stimo come autore da una vita, non scriverei mai come lui e lui non scriverebbe mai come me. E’ questo il bello della varietà di autori. Lo stesso si può dire di Di Matteo (che scrive cosa bellissime in ambientazioni che non sono certo vicine alle mie), di Grasso, di Fabriani e di tanti altri che seguono la propria ispirazione.
    Giuseppe fa una cosa sacrosanta: lui resta un osservatore della realtà fantascientifica italiana. Si scrive in un certo modo e di conseguenza si pubblica in un certo modo. Un osservatore asettico che sta facendo molto per la FS nostrana. Penso non abbia spazio a sufficienza, altrimenti farebbe molto di più.
    Non bisogna però perdere d’occhio le altre collane non di Mondadori per avere il polso generale della situazione.
    Molti storceranno il muso, ma sono certo che, a lungo andare, il positivismo in FS si farà largo e ricatturerà quelle frange di lettori che hanno abbandonato il genere forse perché diventato troppo…. realistico.
    don

  27. Dario Tonani

    Sono molto contento dell’ingresso di Altomare nel dibattito (grazie Donato, la stima – lo sai bene – è assolutamente reciproca). Segno che l’argomento scalda. Bene! Gli autori di SF riconoscibili sono tre e ce n’è un quarto (con una militanza letteraria lunghissima) che viene da altri lidi. Positivismo vs cupezza, allora? Solarità contro dirty visual :-) Scherzi a parte, non c’è un uno “contro” l’altro, ma solo un bel modo di confrontarsi intorno a quello che vorremmo leggere o scrivere.

  28. Dario Tonani

    E poi, scusate, c’è un arbitro d’eccezione: Giuseppe Lippi, che può benissimo portarci il termometro di quanto si scrive e si pubblica all’estero. Della presenza o meno di dibattitti analoghi sull’identità della SF locale…

  29. Giuseppe Lippi

    Sì, il dibattito procede in modo sempre più interessante e dati i talenti coinvolti, non potevca che essere così. Alcune mie osservazioni, fin troppo sintetiche, riportate negli interventi precedenti, volevano alludere a una situazione generale, a quel “disincanto” dei tempi e crudezza dei toni che fa prediligere ad alcuni scrittori la via dark. E’ il fenomeno nel suo complesso a darmi da pensare, non tanto l’opera di questo o quell’autore specifico. Il dark è diventato, negli ultimi vent’anni e forse più, la categoria privilegiata di fumetti, videogiochi e film d’azione. Credo che nell’ispirazione della fantascienza italiana recente l’hardboiled c’entri meno del filone dark nel suo complesso, e la cosa (a distanza di tanto tempo) mi spinge a farmi delle domande. Così mi chiedo, perché dall’America ci è venuto tutto questo bisogno di buio, di mostri e di crisi? Naturalmente non alludo soltanto ai motivi socologici, ma a quelli artistici. E perché certe angosce made in USA hanno avuto il potere di contagiare anche noi in Europa? Non è che stiamo perdendo qualcosa? Non è che corriamo il rischio di dimenticare che fino a ieri eravamo tutto un altro popolo? Nella scelta dark c’è, secondo me, una motivazione che non è stata ancora esposta in modo esauriente, anche se ieri sera, durante una piacevolissima cena con Dario Tonani, Giovanni De Matteo, Franco Brambilla e mia moglie Tata, proprio Dario abbia provato a dare una prima risposta non superficiale…

  30. Stefano

    A quelli che desiderano una Fantascienza più ottimistica:a parte che non capisco cosa voglia dire;nel migliore dei casi mi sembra la stessa inezia di chiunque la voglia pessimistica,cioè un malinteso desiderare cose che con lo scrivere hanno poco a che fare,perchè lo scopo della scrittura è lei medesima.
    Rilevo solo che quando simili considerazioni tengono banco siamo già sulla strada di prodotti scadenti,e non mi riferisco ad alcuno dei nomi citati sopra,perchè o non li conosco o li conosco troppo poco.
    Per parafrasare Gramsci bisogna vedersela sempre e solo coll’ottimismo della volontà e il pessimismo dell’intelligenza.No?
    E se allora i tempi che corrono lasciano davvero poco spazio all’ottimismo,non credo che sia comunque un buon argomento di discussione.

  31. Giuseppe Lippi

    Ecco il nocciolo della questione: per quanto mi riguarda, non credo che “i tempi che corrono lascino davvero poco spazio all’ottimismo”. La felicità è nella testa di chi crea, l’infelicità idem. Per il resto, ho l’impressione che noi non subiamo tanto l’impatto del mondo che ci circonda – con le sue atrocità che nessuno vuol mitigare – quanto delle mode culturali e artistiche. Per questo m’interessa il fenomeno dark, anche se in negativo; è una postura, un atteggiamento formale che ha poco a che fare, o relativamente a che fare, con i massimi sistemi del mondo. Dei quali noi siamo, in gran parte, non poco ignoranti…

  32. donato

    E’ assolutamente vero, siamo sommersi dal dark. Ed è bene porsi delle domande come hanno fatto Lippi, Tonani e altri che hanno la fortuna di potre chiacchierare di ciò. E tentare una risposta. Farlo è già un enorme passo avanti.
    Per quanto cerchiamo di estraniarci nello scrivere facciamo sempre parte di una società e una cultura che ci tempesta ogni giorno di pessime notizie, tanto che il negativisto diventa norma. Perché? E’ un semplice problema di pigrizia.
    E’ molto più semplice distruggere che costruire, la vita è caos, opporsi al caos è ‘contro natura’, faticosissimo. Lasciarsi irretire da ciò è umano, ultraumano è tentare di reagire. Ma il discorso diventa troppo impegnativo.
    Purtroppo la conseguenza è che il mondo va a rotoli.
    Non ci deve quindi sorprendere se i film e i romanzi e i giochi e i fimetti e i telefilm e le mode e persino i sogni che vanno di più sono quelli ‘duri’. Ma che, al contempo, il fantasy trova nuova vitalità forse nel forte desiderio di mondi dove alla fine il bene trionfa.
    Che ci sia anche la voglia del lettore di ‘vendicarsi’ per i propri guai quotidiani? Magari mettendo il proprio datore di lavoro o la propria ex moglie o il proprio collega più fortunato tra le vittime di una allegra carneficina? Mangiare ‘davvero’ il cuore del proprio nemico, fare ‘davvero’ a pezzi il proprio tormentatore, deputare ad altri quell’omicidio che ti nasce dentro di fronte alle ingiustizie.
    Certo è che la visione positiva del futuro non può andare, non tira, nessuno ci crede.
    E’ solo roba da fantascienza.
    Oppss, ma di che stiamo parlando?
    don

  33. bibliotecario

    Chiedo scusa, ma voi che sicuramente siete più preparati di me, vedete tutta questa differenza tra
    Vladimir Mei e Gregorius Moffa?
    Perchè io non ce la vedo.

    Vorrei inoltre dire che a mio parere una storia di fantascienza debba essere necessariamente credibile e per tornare al libro di Tonani vi pongo questa domanda:
    Come sarà la Milano del 2045 secondo voi? buia sporca e cattiva come la racconta Tonani o bella linda capitale della Terra unita con i razzi che puntano verso pianeti vergini?

  34. Stefano

    A meno di non postulare una letteratura beatamente compresa in se stessa,nella dimensione mentale dell’atopia,non credo di capire il discorso di Giuseppe Lippi che mi lascia un pò interdetto,e che comunque,per quanto riguarda il discorso delle mode e posture,contiene almeno,qualche verità.

  35. Ernesto

    @bibliotecario
    Linda capitale della Terra Unita.
    Con i razzi che partono da Lodi.

  36. Dario Tonani

    In vari interventi è ricorsa la parola “moda” (del dark, del cinema noir, di certa cupezza imperante non solo nelle forme espressive). E’ senz’altro vero, ma…

    Posso dire che nel mio caso non c’è assolutamente alcuna scelta opportunistica alla base della mia scrittura. Le menti degli scrittori sono come quelle dei bambini: molto recettive ed estremamente permeabili, nel bene e nel male. Butto lì una domanda: non è che il “dark” (inteso in tutte le sue espressioni) sia più “corrosivo” che non la visione solare del presente e del futuro? O persino più intrigante e fascinoso? Insomma, che il buio arrivi dove il sole non arriva?

    @ Bibliotecario: nel 2015 Milano avrà l’Expo. Presumo che per allora molto “sporco” sarà spazzato sotto il tappeto e la città si presenti all’appuntamento fresca di maquillage. Più bella e pulita. In trent’anni – molto, se non tutto – di quel lindore farà in tempo ad andarsene.

    Nel 2045 ho immaginato che torneremo ad avere un po’ di “sporco” nelle strade. Certo che la mia è un’ipotesi, se volete una speculazione sul domani a fini narrativi. Ma come dicevo sopra, la mia mente è molto più permeabile allo sporco che al pulito…

  37. Giuseppe Lippi

    A Stefano. Il mio discorso è molto semplice: non credo che l’attuale voga del dark dipenda da un effettivo riflettere lo spirito dei tempi, lo Zeitgeist o come vuoi chiamarlo. Credo invece che si tratti del frutto di una passione cinematografica, letteraria e fumettistica. Questa passione viene importata, più o meno intelligentemente, anche qui da noi. Trattandosi di un fenomeno estetico molto più che di un rispecchiamento del “reale” (il quale mi sembra una dimensione molto più sfuggente), il suo rapporto con la realtà complessiva del mondo è relativo. Siamo pur sempre, insomma, dalle parti della fantasy. Ma allora mi chiedo: fantasy per fantasy, perché tanta preferenza per il lato dark?

  38. The Babe

    Per la seconda volta in questa conversazione mi trovo indubbiamente d’accordo con Lippi!

  39. Stefano

    Bene,
    ma se ammettiamo uno spirito dei tempi,dovremo ammettere che possa essere colto,e se questo è possibile deve per forza avere una qualità oggettiva.Ma allora ecco che c’è qualcosa che deve imporsi anche al di là delle nostre momentanee inclinazioni;qualcosa che,al di là delle mode,del mercato,ecc,può o meno avere una qualità dark.Inutile dire che io penso proprio che sia la tonalità giusta.Secoli di filosofia e letteratura,oltrechè la realtà pura e semplice stanno lì a ricordarcelo.

  40. il professionista

    bel dibattito, io sono per la linea dark ma, come nel thriller, immagino che moriremmo tutti di noia a leggere sempre lo stesso tipo di romanzo, ottimista o pessimista che sia.
    un altro conto è il problema di chi scrive. se in questo momento gran parte degli autori (scopro ora anche di Sf oltre che di spy e di noir) preferiscono tinte dark è perchè la loro creatività li spinge a questo genere di scelte. Sicuro, ci sarà anche una componente di influenza cinematografica ed è innegabile che il dark sia, da molto tempo, una moda visuale che ha finito per entrare anche senza che ce ne accorgessimo nel nostro immaginario. ma che male c’è? se uno sente una storia a toni cupi, la racconti pure. credo che lo spazio per chi ama diverse visioni non manchi. Basta scriverli , i libri…
    e alla fine spero mi concediate, un po’ per burla, un po’ per provocazione, una parafrasi di Doomsday.
    ‘Vi manca il vostro amico?mangiatevene un pezzo…’
    eheh

  41. Giuseppe Lippi

    Buona questa!

  42. il professionista

    sì, in effetti dal regista di The Descent ci aspettavamo un altro film..questo mescola tutti i classici del postmoderno da Fuga da new york a 28 settimane dopo a Mad max…visto al cinema non mi era piaciuto granchè, poi una seconda visione dell’integrale ( con più gore e splatter) mi ha convinto un po’ di più. Segno dei tempi?
    almeno il ritmo c’è…diciamo occasione mezza buttata, come Babylon A.D. Insomma al cinema, se si toglie la sezione super eroi, la SF sembra seguire (non esclusivamente ma nella maggioranza dei casi) l’onda dark…per questo parlavo di influenze cinematografiche…Giuseppe, ricorderai quando ancora facevo parte della giuria del premio Urania quanti simil Matrix arrivarono in quell’anno…
    la SF narrativa italiana però, e il libro di Dario lo conferma, mi sembra aver digerito e ricucinato la lezione con tagli originali….

  43. Giovanni De Matteo

    Riflettendo sulla cupezza degli scenari, non si può dimenticare che ogni storia nasce da un conflitto di qualche tipo ed esistono due modalità principali per innescare il meccanismo narrativo: mettere il protagonista (e il lettore) contro un antagonista, o mettergli contro il mondo intero. Non sono le uniche, ma sono le più battute.

    Nella SF contaminata con il noir di cui stiamo discutendo l’approccio si sposa con la seconda modalità e risente direttamente della lezione della scuola dei duri americani (penso di poter parlare sia per me che per Dario, ma è un discorso che fuori dall’Italia ha abbracciato Marshall Smith, Morgan e numerosi altri prima ancora di loro). Ambientare le storie in un futuro cupo ci permette di fare due cose:

    a. trasfigurare il mondo reale (almeno il mondo pre-Obama, è indiscutibile che le ultime elezioni americane abbiano comportato una necessaria rivoluzione di simboli e percezioni del nostro immaginario, processo ancora in corso) [e se non altro l’Italia delle crisi dei rifiuti, del vassallaggio politico, del dogmatismo morale, dell’indifferenza sociale e dell’opportunità politica, etc.];

    b. risolvere il conflitto in maniera rivoluzionaria (talvolta confusa per nichilismo) piuttosto che ricompositiva (talvolta confusa per restaurazionismo); e non bisogna dimenticare che l’apertura al futuro c’è sempre, magari nascosta, anche quando il futuro sembra chiuso, ostile e ripiegato sul nostro presente, altrimenti nelle nostre storie parleremmo di nani e di orchi (ma non solo).

    Non è detto che entrambe queste cose siano giuste o necessarie. Non più di tante altre (e l’esperienza eclettica di Altomare lo conferma). Ma è un dato di fatto che credo non c’entri per niente con la moda. E’ un approccio, seguito da una manciata di autori, che si rifanno a un certo lessico dell’immaginazione.

    X

  44. Ernesto

    Io preferisco le storie positive a quelle negative, le utopie (che tra l’altro sono difficilissime da rendere senza correre il rischio di annoiare) alle distopie (che sono facilissime da rendere; non richiedono una grande cura nei particolari ed è sufficiente ingigantire le problematiche dell’attuale società).
    Dario scrive con una proprietà di linguaggio incredibile, decisamente poco popolare). L’uso dei termini stranieri è equilibrato e proprio.
    I testi che mi angosciano (e le due storie di Dario sono angoscianti) mi spingono a mettere la storia in sottofondo e ad analizzare particolari minori.
    Credibilissima la società dell’agoverso, ma che nel 2045 si usino ancora motori a combustione interna mi pare strano. Così come mi paiono strani riferimenti a romeni e cingalesi che sono un problema dell’oggi e non saranno un problema di dopodomani. Altre ondate sono in moto. E sono in moto, più o meno pacificamente, da 20.000 anni, con caratteristiche molto diverse.
    Questa è una storia che riletta fra vent’anni richiederà la necessità di note storiche in calce. Ma per oggi sono delle “belle” storie ed accontentiamoci.
    E speriamo che Dario ci dia in futuro delle storie meno cupe.

  45. Dario Tonani

    @ Giovanni De Matteo: l’uno contro tutti, in effetti, mi ricorda il climax di tanta narrativa hardboiled (che, personalmente, mi piace moltissimo). Morgan, Marshall Smith, Dantec e prima di loro Dick hanno prelevato quell’approccio dal passato della crime story e lo hanno trasposto nel futuro. Con un’operazione peraltro riuscitissima.

    @ Professionista: se mi citi il cinema vado a nozze, sai bene che come te ho un amore smisurato per il grande schermo. Non mi vergogno affatto a dire che il cinema rappresenta per me una fonte d’ispirazione eccezionale. Vedere è importante, per poi elaborare.

    @ Ernesto: innanzitutto, un grazie enorme per le tue parole. Vengono da una persona che mi conosce bene e che sicuramente di mio ha letto tanto se non tantissimo. Motori a combustione interna? Hai ragione, mi ero posto anch’io il dilemma. (minuscolo spiler) In una scena della prima storia Moffa ruba una macchina: poteva scassinare una vecchia serratura e far partire l’auto coi fili o “craccarne” chissà quale gingillo di protezione e avviarla in maniera astrusa (una routine per topi d’auto scaricabile dall’Agoverso?). Ho scelto la prima soluzione… Romeni e cingalesi? Hai ragione anche qui, ma talvolta è necessario attingere al presente per non sovraccaricare l’attenzione del lettore, che già è alle prese con un’infinità di elementi nuovi.

    Ciao

  46. Giovanni De Matteo

    @ Ernesto: mah, che le distopie non richiedano cura nei dettagli è opinabile. Come fai a rendere l’effetto di straniamento senza limare i particolari? L’ambientazione per me ha la stessa rilevanza, sia che si parli di utopia che di distopia. Ma scrivere di utopie è senz’altro più difficoltoso, oggi più che mai, perché espone al rischio concreto di ricadere nel didascalico.

    @ Dario: vero! Nei tuoi lavori, lo sappiamo ormai bene, c’è una contaminazione di immaginario e linguaggi che ritengo unica nel panorama nazionale. E per questo né Infect@L’algoritmo bianco sfigurano accanto ai titoli degli autori che hai citato. Il riferimento a Dick, poi, non è del tutto casuale, no? :-)

    [Inserisco per prudenza un avviso spoiler]

    S

    P

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    In mezzo a tutta l’angoscia e la cupezza trasmesse dall’atmosfera, la cosa che io più ho apprezzato della prima storia è l’attenzione che riservi ai libri (e in particolare ai tascabili di fantascienza). Trovo che sia una riflessione profonda e interessantissima. [Che “Urania” un giorno riesca a salvarci dall’apocalisse metalinguistica? :-)]

    Ciao!
    X

  47. Dario Tonani

    @ Giovanni: grazie mille delle tue parole. Effettivamente il riferimento a Dick non è casuale: anche in “Infect@” c’era una citazione, se vuoi, un cameo… Che nella società dell’immagine (“accendi la Tv e spegni il cervello”) i libri abbiano in sé una carica salvifico-catartica e quasi “medicinale” non sono certo io l’unico a sostenerlo. Semmai, nell’Algoritmo questo concetto è portato alle sue estreme conseguenze: se non vuoi soccombere ai virus metalinguistici, leggi! Fantascienza o giardinaggio importa poco nel contesto dell’idea, mentre per l’autore, che la fantascienza “aggiusti”, è più che una speranza…
    D’accordo sul fatto che l’utopia è più impegnativa da scrivere (non da DEscrivere): di questi tempi, forse, lo straniamento necessario è più forte. Ci vuole quasi fede per essere ottimisti :-)

  48. Lino Barone

    Conversazione cominciata bene ma finita maluccio… Ve li state tirando tra voi i complimenti! Bà :(

  49. il professionista

    perchè una conversazione dovrebbe finire maluccio se dei professionisti -quali siamo- trovano un punto comune nelle reciproche posizioni?
    Purtroppo la televisione ci ha abituati a trasmissioni e forum che sembrano l’arena dei gladiatori… sembra che per fare audience sia necessario scannarsi… a volte invece una sana discussione che poi finisce con toni pacati e conilianti è ancora sinonimo di civiltà. o no?

  50. AgenteD

    Amore per il dark?! No, io penso invece che la letteratura sia (quasi) sempre lo specchio dei tempi. Facciamo un piccolo esperimento temporale (siamo del resto sul Blog di Urania…) e trasferiamoci nel 1969…Il 1969? Sì l’anno in cui l’uomo metteva piede sulla Luna, l’Italia viveva il suo boom economico (e le prime tensioni sociali); allora come si immaginava il futuro? Forse uno scrittore che scriveva di un futuro cupo veniva etichettato come depresso! Oggi, leggiamo un po’ i giornali, o meglio usciamo di casa… D’accordo “l’ottimismo è il profumo della vita” ma…

  51. il professionista

    Sì Agente D, hai ragione. io sono un ottimista per natura… e necessità di sopravvivenza pischica.. ma amo il noir, il dark anche con sfumature cupe..forse è una specie di catarsi. C’è sempre un velo, sottile, ma c’è, tra la scrittura e la vita….

  52. Lino Barone

    @Il professionista

    Niente in contrario, non sto mica dicendo che dovete litigare o altro..questo l’hai detto tu e penso che ti appartenga…Per il resto, i ragazzi si stanno solo dilungando in lodi e complimenti piuttosto “parziali”, se così vogliamo dire…Una cosa che, oltre un certo limite, sembra non avere alcun senso!

  53. Giovanni De Matteo

    In quanto parte in causa della discussione, mi permetto di far notare a Lino Barone che una discussione civile può svilupparsi anche all’insegna del rispetto e della stima reciproci.

    In quanto amministratore tecnico del blog, invito Lino Barone ad automoderarsi ed evitare attacchi faziosi e personali senza degnarsi di aggiungere argomenti alla discussione. Odio questo ruolo, ma non seguiranno ulteriori richiami.

  54. Lino Barone

    Bene, ricevuto! :) è necessario però che l’invito sia esteso un po’ a tutti, dato che credo di essere stato sottilmente provocato… Grazie

  55. X

    Ok, invito esteso a tutti, incluso il sottoscritto. Adesso, possibilmente, torniamo a parlare del lavoro di Dario.

  56. bibliotecario

    ” Adesso,possibilmente,torniamo a parlare del lavoro di Dario ”

    che evidentemente nonostante o grazie al tono cupo e semi apocalittico, dai commenti rilasciati dai lettori su UM si evince che piace parecchio.
    I voti lasciati da chi a letto il libro variano da 7.5 a 9.5
    per una media decisamente raguardevole di 8.14

    Bravo Dario :-)

  57. il professionista

    confermoil bravo a Dario e rilancio.
    il suo protagonista è un killer. Forse non sarà il primo madi certo mi sembra una buona variazione del filone SF-Hard Boiled che di solito mette in scena dei Private Eye…questo mi suggerisce che la contaminazione che Dario sta operando tra SF e noir stia prendendo una strada ben precisa che secondo me lo porterà a progetti ancora più interessanti. Insomma adesso aspettiamo un luuungo romanzo…

  58. Dario Tonani

    La fantascienza è molto più segmentata di altri generi: penso per esempio al giallo, al noir, alla fantasy… Ha moltissime anime; alcune si sono “asciugate” strada facendo, perché erano evidentemente legate a un preciso momento storico o a un gruppo di autori (la SF sociologica, la space opera avventurosa e basta, ma se ne possono citare a iosa); altre hanno avuto picchi di visibilità straordinaria, seguite da lunghe code di luce via via sempre più fioca (il cyberpunk?).

    Altre sono atletiche e muscolarmente nel pieno dei loro anni. Tra queste, la SF che io definirei borderline. Primo, perché gioca con elementi che non le sono propri, contamina, allunga i suoi tentacoli verso altri generi; secondo, perché s’inserisce in un filone editoriale che tende a fare carta straccia delle vecchie etichette. Potrei sbagliare, ma oggi c’è posto per tutti…

  59. il professionista

    ma solochi ha talento e capacità di…incassare i colpi della sorte, a volte avversa, resiste.
    Forza Dario!

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