Visti con il Professionista/14

settembre 13th, 2009 by Alessio Lazzati

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VISTI CON IL PROFESSIONISTA. I CLASSICI DEL CINEMA DI SPIONAGGIO

SABOTAGE

A cura di Stephen Gunn

Questo film è l’esempio perfetto della miopia di critici e distributori nostrani.

Nel 1996 Catherine Ann Moss non era ancora l’eroina di Matrix, Dacascos era noto solo come divo del cinema marziale e Graham Greene era solo un Nativo Americano relegato a ruoli etnici. Per cui, almeno in Italia, il film passò solo in Home video e senza troppo rumore. Invece è una delle storie d’azione e spionaggio migliori e più articolate di quegli anni. L’antefatto ci proietta sui campi di battaglia della Bosnia nel 1993.

Un gruppo di ufficiali serbi sono prigionieri dei guerriglieri musulmani che li accusano di essere autori di interventi di pulizia etnica. Liberarli non è esattamente la missione tipica di cui la CIA dovrebbe occuparsi. Invece troviamo Tollander (Greene), masterspy di Langley, che coordina un gruppo di SEAL guidati da Mike Bishop (Dacascos), cecchino d’elite pronto a fare irruzione nel casolare dove sono tenuti gli ostaggi. Ma Bishop nota qualcosa.

Un commando, apparentemente abbigliato come uno dei suoi, sta penetrando senza ricevere ordini. Dopo un istante di incertezza, Bishop ordina l’attacco.

Disastro: il killer, un nero di nome Sherwood che alla fine non si preoccupa neanche di nascondere il volto, massacra carcerieri e vittime, abbatte tutta la squadra di Bishop e fa esplodere il sito. Bishop stesso si becca due pallottole nel polmone.

 Passano tre anni e ritroviamo Bishop nel settore privato come bodyguard del petroliere Trent e della sua sexy ma odiosa consorte.

 

All’arrivo a Los Angeles li aspetta una pessima sorpresa. Appostato a tre chilometri di distanza con un fucile di precisione anticarro, Sherwood (il caratterista Tony Todd) è di nuovo pronto a premere il grilletto. Uccide Trent e gli uomini della scorta, salvo Bishop che lo insegue, individuato il palazzo da cui tira. Il sicario è costretto a fuggire.

 Qui entra in scena Castle (Catherine Ann Moss), bella agente dell’FBI, mamma ma anche coscienziosa investigatrice che comprende subito che la storia puzza di marcio.

Non solo il suo capo nel Bureau preme per una rapida chiusura del caso, ma accetta anche l’intromissione di Tollander, sempre pezzo grosso della CIA.

Tutti vorrebbero buttare la colpa su Bishop che come sopravvissuto risulta sospetto. Castle, malgrado inevitabili diffidenze con Bishop, non la beve, soprattutto dopo l’omicidio della signora Trent attribuito a un killer improbabile e invece eseguito dall’onnipresente Sherwood.

 

Nel frattempo Bishop fa visita al suo vecchio professore, il paraplegico Lollifant. Questi, una vecchia spia omosessuale che gioca a scacchi e sembra saper tutto di tutti malgrado sia stato messo fuori gioco con una pallottola nella schiena, rivela a Bishop un collegamento tra i Trent e quella misteriosa azione in Bosnia.

 Trent forniva armi ai serbi catturati dagli islamici, cosa che tutti, Tollander per primo, avevano interesse a nascondere. Per cui Bishop, pur avendo elementi per continuare la sua indagine privata e vendicarsi, si trova preso nel tiro incrociato di varie fazioni. Solo Castle, pur riluttante, può aiutarlo.

 Sulle prime le tracce portano al superiore proprio di Castle, un burocrate dell’FBI che risulta da subito un antipatico burattino. Manovrato evidentemente.

 Arrestato in un villino dove si incontra con Sherwood (il quale invece fugge), l’uomo non confessa ma viene avvelenato da Tollander che lo ha sempre manovrato e ora lo elimina.

Il cerchio si stringe. Qualcuno ha voluto far piazza pulita dei maneggi della CIA con i Serbi nel corso di quella famosa missione e tutti gli indizi puntano su Tollander.

Questi, sicuramente coinvolto, fa rapire la figlioletta di Castle e le impone di consegnare Bishop in cambio della bambina.

Evidentemente è una trappola e la coraggiosa agente decide di fidarsi del giovane e di reagire con la massima decisione. Uccide personalmente Tollander e uno dei suoi sgherri ma si trova intrappolata con la figlia in una casa minata proprio da Sherwood.

 Ci pensa Bishop a tirarle fuori dai guai e a esibirsi in uno spettacolare tiro a distanza che elimina anche il pericoloso killer. Ma, ricostruendo la sequenza delle osservazioni ottenute durante l’inchiesta, Bishop si convince che è stato proprio Lollifant a manovrare tutti sin dai tempi della Bosnia.

Ora, stanco del Gioco delle Spie e desideroso di vendicarsi, ha usato Bishop come “ripulitore” ma permettendogli anche di scoprirlo.

Il vecchio paraplegico e il giovane allievo si fronteggiano in una delle sequenze più interessanti del film. Qui emerge un’ambiguità del protagonista inaspettata in un film troppo frettolosamente definito di Serie B.

Bishop infatti, rifiuta di uccidere il vecchio maestro e insorge il dubbio che i loro passati rapporti non siano stati così cristallini. È Castle che, per garantire sicurezza a sua figlia, uccide il vecchio. E, come ultima battuta, Bishop le rivela ambiguamente che potrebbe essere stato lui a ridurlo sulla sedia a rotelle, per ordine di Tollander.

Tutto così, tra sguardi, battute taglienti e allusioni. Il regista forse è solo un mestierante ma si dimostra all’altezza della situazione gestendo una trama complessa e diverse sequenze d’azione ben coreografata sia negli scontri a fuoco che nei combattimenti corpo a corpo. Di questi Dacascos (reduce dal successo di Criyng Freeman e figlio d’arte, il padre è il celebre maestro dei divi di Hollywood, Al Dacascos) è un esperto ma solo in una breve e spettacolare sequenza lo vediamo esibirsi in calci acrobatici e piroette. Graham Greene, per una volta lontano dal West, incarna l’agente della CIA con aderenza e, a tratti, ci riporta alla memoria le movenze e le espressioni dell’indimenticabile Telly Savalas. Alla fine un film da scoprire e guardare con attenzione perché sia nella costruzione che nell’esecuzione riserva molte sorprese e porta sulla scena un genere in quegli anni piuttosto trascurato dal cinema.

 

SCHEDA TECNICA. Genere: Agenti d’assalto.

Sabotage (id.) USA, 1996- Durata 99’- regia di Tibor Takaks- sceneggiatura originale di Rick Filom e Michael Stokes. Interpreti: Mark Dacascos: Bishop – Catherine Ann-Moss: Castle – James Neville:Lollifant – Graham Greene: Tollander – Tony Todd: Sherwood-

 Il film è stato da poco ristampato e distribuito in DVD dalla Medusa inf ormato 4/3 e purtroppo con extra scarsi se non inesistenti..

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8 Responses

  1. Casval Som Daikun

    Mi hai fatto venir voglia di vederlo,sarà per martedì sera.
    Preparati per domenica,io sono gia pronto,come sempre

  2. il professionista

    noi siamo nati pronti. In effetti questo può sembrare un ‘ piccolo’ film ma gli elementi ci sono tutti e ben svolti. la dimostrazione che, come in editoria, le produzioni GROSSE non hanno l’appannaggio della qualità

  3. f.t. denard

    infatti non l’avevo mai sentito. Trama complessa, ma deve sì essere un film da vedere. Forse è passato sotto gamba perché in quegli anni lo spionaggio era un po’ fuori moda…? visto la fine della così detta guerra fredda

  4. Kurt Dehn

    Recuperato in lingua originale.
    Ora devo trovare il tempo di guardarlo.

  5. il professionista

    in effetti uscì solo in vhs e adesso in dvd…q

  6. il professionista

    quel genere di film d’azione che i distributori considerano solo per un pubblico maschile…

  7. Lucio Etruscus

    Ottima segnalazione! Malgrado io preferisca il buon Mark in vesti più marziali, il suo è lo stesso un ruolo gustoso e credibile. Il sottotesto scacchistico è una finezza che dà sapore ai suoi incontri col proprio “maestro”, mentre le inquadrature delle pallottole durante i “cecchinaggi” sono spettacolari! ^_^ Mi sa che mi tocca rivederlo! 😉

  8. il professionista

    sì, era un film che meritava una versione un po’ più di lusso nelal riproposta in DVD

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