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Archivio articoli contenenti il tag: ‘magia’

La Guardiana dei sogni…

scritto il ottobre 19th, 2010 da alphabetcity

Cari ragazzi drago, PRIMA DI LEGGERE QUESTA PUNTATA correte subito sul sito Licia Fantasy

Ovviamente, non solo perché è un altro bel blog che ha a che fare con il mondo di Licia Troisi ma perché, in occasione di queste ultime due puntate del contest abbiamo istituito un gemellaggio!

Quindi la prima parte di questa nona puntata non la troverete qui sotto ma proprio su Licia Fantasy, mentre la seconda parte è quella che potete leggere qui di seguito!

Tutto questo anche perché i nostri amici di Licia Fantasy si sono offerti di lanciare un contest che troverà il disegno per la cover del nostro minifantasy! Non pensate che sia fantastico? (La prossima volta vi farò avere maggiori dettagli, ma già non sto nella pelle!)

Dunque ora vi lascio alla penultima parte delle avventure di Tilde… (ma ricordatevi prima di leggere l’inizio del racconto su Licia Fantasy! -scusate se mi ripeto! 😉 – )

… Quando arrivarono nel fitto della foresta i due ragazzini erano bagnati fino all’osso. Come al solito Camlost si fece trovare di spalle. “Tornate pure sulla vostra strada viandanti. Qui non c’è e non ci sarà nulla per voi. Il mio sapere non è a disposizione di chi vuole sovvertire i princìpi secolari di questa terra magica: nessun mezzelfo è mai stato sciolto dal suo voto da quando la mia secolare memoria è in grado di ricordare! Questa è la regola.”
“E chi l’ha scritta questa regola?” chiese Tilly animosamente “Chi ha stabilito che questa regola sia immutabile? Come può rispedirci al mittente senza neanche degnarci di uno sguardo? Avanti, si volti e si renda conto che io sono qui per voi, per il vostro mondo, per i vostri sogni. I sogni sono ciò che dà colore alla vita…” Stava perdendo di nuovo le forze, ma non voleva mollare: “Quindi ora la pianti di fare resistenza e ci aiuti”. Camlost sgranò gli occhi e aprì la bocca per ribattere a tanta insolenza ma Tilly era un fiume in piena, ne aveva le tasche piene di queste creature antiche come le montagne e altrettanto immobili nelle loro prese di posizione: “Lei non capisce, è solo un vecchio in mezzo ad una foresta antica. Io ho perso mia nonna e tutto ciò che credevo fosse reale nella mia vita si è dimostrato una menzogna, un inganno, persino mia zia non è altro che una traditrice”.

Quest’ultima affermazione destò l’interesse del saggio che finalmente si voltò mostrando il suo volto rugoso: “Quella donna ha tradito di nuovo? Questo cambia tutto, avvicinati, ragazza dal carattere focoso…lascia che io legga nel tuo animo la storia che porti con te…”

Furono minuti di grande pace, ogni creatura vivente restò in silenzio, si udiva solo lo scrosciare della pioggia in lontananza. Camlost conobbe Tilly attraverso le immagini che il suo cuore conservava con un misto tra dolore e tenerezza: la culla colpita dall’incantesimo, i quadri della nonna, il racconto dell’elfa e la tavolozza. La ragazzina si sentiva riavere, lo sguardo del vecchio la rinvigoriva di secondo in secondo, rendendole sopportabile l’eccesso di energia che affatica eccessivamente un umano quando si trova in un mondo magico a cui ancora non sente di appartenere.

“Tilde, vuoi veramente diventare la Guardiana dei sogni di Onyrism?”

“È il mio destino”

“Ma tu lo desideri davvero?”

“Voglio diventare colei che mia nonna sperava sarei diventata. Lo voglio con tutta me stessa.”

“E sia! Domani mattina riceverai il cristallo che ti consacrerà Guardiana per tutta la vita”

Camlost si portò una mano sul cuore, estrasse da una tasca segreta della polvere magica e la soffiò su Tilde. Lei sprofondò in un sonno profondo e cadde a terra.

“Cosa le hia fatto? Sei forse impazzito? È la punizione per aver tentato di sovvertire delle sciocche regole?” Kevrah si lanciò al capezzale della sua compagna e continuò: “ Come ti sei permesaso di farle questo? Dovevi aiutarla a sopportare l’energia magica di questo posto, dovevi addestrarla… Guglielmina regnerà su tutti noi e realizzerà solo i sogni che più la aggraderanno dando sfogo alla sua immensa sete di potere; e tutto questo solo perché tu, stupido vecchio presuntuoso e retrogrado, non potevi permettere che un mezzelfo come me assaporasse la libertà che dovrebbe spettare di diritto ad ogni creatura!”

“Ogni Guardiana deve superare una prova, un addestramento. La giovane Tilde sta avendo il suo. Puoi starle accanto se vuoi e se supererà la notte tu avrai il tuo premio. Lascio un pizzico si polvere magica su questa pietra, conservala, potrebbe esserti d’aiuto. Ma tu fai pure come preferisci, dopo tutto, questo è solo il parere di un vecchio retrogrado.”

Kevrah non potè scusarsi. Camlost era scomparso.

Questa volta niente A e B per voi! Cari ragazzi drago, ci si avvia alla conclusione definitiva: sbizzarritevi! Come sappiamo, Guglielmina invierà un incubo a Tilly (era l’opzione A della scorsa volta e vi era molto piaciuta) ma cosa accadrà di preciso? Come può Kevrah aiutare Tilly? Ruscirà il mezzelfo ad avere la sua libertà? come mai la mamma di tilly è stata confinata in una cascata? Questo ha a che fare con il ruolo della ragazza? Cosa metterà in funzione la pietra? Che fine farà la zia Guglielmina? Queste e altre domande (tutte quelle che volete!) aspettano solo voi e la vostra imbattibile fantasia!

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Quarta puntata: Tilly ritorna a sognare

scritto il settembre 7th, 2010 da alphabetcity

La sensazione di essere già stata in quel luogo assalì la ragazza come un odore acre, di quelli forti, che penetrano nei vestiti per non andare più via. Si accorse che si stava inavvertitamente mangiando le unghie: era nervosa, tesa, sommersa da uno stato d’ansia che quel luogo le comunicava senza alcuna ragione plausibile. Era davvero possibile che non ricordasse assolutamente niente dei suoi primi tre anni di vita? Cominciò a gironzolare per la stanza, a toccare gli oggetti, a spostarli: una bambola, una trottola, una coperta, il letto a baldacchino con le tende ingiallite a fiorellini. Quasi in uno stato di ipnosi si avvicinò alla culla e spostò le tendine. All’interno un piccolo cuscino sopra il materasso; Tilly lo sollevò e scoprì un tassello nella gomma piuma con inserita all’interno una scatola nera, che sotto la polvere lasciava intravedere la sua lucentezza. Si sedette per terra e la aprì con la mani tremanti. Il curioso oggetto contenteneva una tavolozza, tre pennelli e una lettera: “Mia cara Tilly, ti scrivo oggi, prima di portarti via da questa casa. Mentre la penna scorre sul foglio tu gironzoli spaesata per la stanza cercando i giochi che sono già stati portati a Roma. Non sarò qui quando tornerai, lo sento. Ma tu non preoccuparti tesoro mio, guiderò lo stesso la tua mano, ma tu dovrai essere forte e coraggiosa. Per ora posso dirti solo questo perché riuscire ad ottenere tutto l’aiuto che posso darti dipenderà da te. Un’ultima cosa amore mio: ricorda sempre che un mondo senza sogni è una tela senza colori e un sognatore che si smarrisce è un pittore senza tavolozza. Un bacio dalla tua nonna”. Per Tilly era abbastanza. Lasciato tutto sul pavimento corse giù per le scale e si offrì volontaria per accompagnare la cuoca a fare la spesa, poi l’aiutò a cucinare, a ripulire, e a fare qualunque altra cosa pur di tenersi occupata. Ma non si può sfuggire al proprio destino: quella fu la notte in cui fece il suo primo sogno.
Era di nuovo in quel mondo fatato che aveva visto quando era svenuta nella stanza dei dipinti, ma questa volta la visione era più nitida e le figure si distinguevano alla perfezione. Nella radura un elfo cieco stava incoccando una freccia pronto a colpire qualcosa nel filto del bosco mentre la figura che aveva visto sotto la cascata si rivelò, una volta messo piede nell’erba una bella donna giovane, vestita di bianco, con dei lunghissimi capelli del colore della notte e la pelle di un candore straordinario. Teneva in mano una bimba in fasce e camminava con aria preoccupata  ninnandola con dolcezza. Dopo un ultimo sguardo pieno di lacrime Tilde l’aveva vista porre la neonata a terra e poi, con sua grande meraviglia, il fagottino era stato raccolto da… sua nonna!

Se sceglierete A la trama evolverà con Tilly che scopre di essere la guardiana dei sogni a cui però la zia, gelosa di questo ruolo che comporta un enorme potere, ha fatto un incantesimo che le impedisce di ricordare il suo passato e quindi la sua vera identità. Le guardiane dei sogni, infatti, non possonbo sognare, ma solo avere visioni notturne. La zia è riuscita a mantenere la situazione sotto controllo fino ad ora. Perché? Cosa vuole ottenere? Come può Tilly liberarsi dell’incantesimo? Può aiutarsi con la tavolozza?  Cosa sono in realtà i quadri della nonna?

Se sceglierete B Tilly scoprirà di essere una ninfa designata da un oracolo a sedere sul trono del regno che ha appena sognato. Solo con la sua ascesa la pace potrà di nuovo regnare. Ritrovare i suoi sogni la asiuterà a sedersi sul trono. Come si svolgerà l’azione? Perché la zia non vuole che sieda sul trono? A cosa servono la tavolozza e i quadri della nonna?

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La seconda puntata del nostro fantasy!!!

scritto il agosto 23rd, 2010 da alphabetcity

Dopo un’inevitabile pausa estiva eccoci di nuovo pronti a partire con la nostra avventura: un fantasy corale per Licia Troisi!

Ho visto con grande gioia che il dibattito sulla scelta tra A e B è stato acceso e pieno di proposte che hanno dato alla mia fantasia delle ali per volare davvero forti!

Vi anticipo fin da ora che data l’effettiva situazione di parità ho scelto di tenere l’atmosfera un po’ oscura e misteriosa di B unendovi però diversi elementi di A (quelli che mi è sembrato colpissero di più la vostra fantasia) che, anche se non saranno tutti in questa puntata, faranno di certo la loro comparsa in seguito a prescindere dell’opzione che voterete per questa seconda puntata. Questo significa, quindi, che nel mini libro che verrà consegnato a Licia all’introduzione seguirà la parte B.

Ora, però, basta chiacchere, è il momento della tanto attesa seconda puntata!

 

La zia Guglielmina non si fece di certo pregare e, ignorando del tutto lo sguardo stupefatto della nipote di fronte al quadro cangiante, si sedette su una vecchia poltrona e con una lieve nota d’imbarazzo cominciò: “Mia sorella era davvero una donna piena di fantasia, riusciva sempre a stupirmi, fin da quando era ancora una bambina. Pensa, mia cara, che aveva solo tredici anni quando inventò questo congegno per cambiare le immagini nei quadri, sembra una magia ma è una sorta di illusione ottica basata sulla posizione di alcune macchie di colore. Nostro padre all’epoca rimase così sconvolto che le proibì di disegnare, è per questo che solo io ero a conoscenza di questa stanza”. Seguì una risatina nervosa che le orecchie di Tilde non poterono sentire per via dell’assordante rumore che i suoi pensieri stavano facendo in quel momento: “Ho visto perfettamente cos’è successo. È magia, magia pura, fantastica, unica, rara; è magia, me lo sento, quella che ho sempre desiderato esistesse davvero e non solo nei libri. Perché la zia lo nega con tanta dovizia di particolari?”. Ma quello non era affatto il momento di fare domande:  la vecchina ava già cominciato il suo racconto: “Questa è la nostra vecchia casa dove trascorrevamo le vacanze, una meravigliosa villa in Toscana che disgraziatamente è stata venduta. A tua nonna piaceva immaginare che di notte le stanze, ma soprattutto il meraviglioso e immenso giardino, si popolassero di fate, vampiri, draghi e creature magiche di ogni sorta. Mi dispiace non riuscirti a dire altro tesoro mio, non ero io quella piena di fantasia”. Pronunciò queste ultime parole di fretta, mentre con un solo scatto, alquanto insolito alla sua veneranda età, lasciava cadere il quadro sulla poltrona e spingeva la ragazzina fuori dalla stanza. Un dubbio cominciò a turbare l’animo puro di Tilly: quello che aveva visto nei suoi occhi era davvero rancore misto a invidia?

 

A

Poche ore dopo Tilly prese a girarsi e a rigirarsi nel letto. Non aveva mai sofferto d’insonnia, mai un incubo o un brusco salto avevano turbato le sue notti, mai un pianto, neanche da piccola. E ora proprio non riusciva a dormire. L’immagine della culla la tormentava e aveva ancora addosso la sensazione spiacevole provocatale dalle parole della zia.

Si alzò di scatto, a piedi nudi e senza neanche indossare vestaglia e pantofole uscì dalla stanza e si ritrovò a camminare con passi lunghi e rapidi verso il corridoio. Una volta entrata nella camera dei dipinti, un istinto inspiegabile la guidò fino all’esatto centro della stanza dove scorse una piccola macchiolina di colore bluastro. Si chinò per toccarla e al  primo contatto della sue dita con il gelo del pavimento sprofondò in un sonno profondo. Il freddo del marmo si trasformò ben presto in una strana sensazione di umido: era acqua. Si trovava sotto la superficie di un fiume ma riusciva perfettamente a respirare. Quasi distrutta da un’incomprensibile quanto improvvisa stanchezza non riuscì a muovere un solo dito e, così, si limitò a guardare. Scorse sulla superficie una creatura orribile e inquietante che, accingendosi ad entrare nell’acqua si illuminva di una luce pallida e accecante trasformandosi in una ragazza dai lineamenti ancora non perfettamente percettibili ma bellissimi. Intanto una musica dolce suonava, sembrava provenire da una radura lontana. Tilde aprì gli occhi di scatto.

 

B

Poche ore dopo Tilly prese a girarsi e a rigirarsi nel letto. Non aveva mai sofferto d’insonnia, mai un incubo o un brusco salto avevano turbato le sue notti, mai un pianto, neanche da piccola. E ora proprio non riusciva a dormire. L’immagine della culla la tormentava e aveva ancora addosso la sensazione spiacevole provocatale dalle parole della zia.

Si alzò di scatto, preda di un’irrefrenabile necessità di agire. Via la camicia da notte da scolaretta, via le due trecce che la mamma si ostinava a farle portare per ordinare le onde dei suoi lunghi capelli. Scarpe da ginnastica, leggings e un maglietta lunga a pois, la sua preferita, uscì nel corridoio e corse a perdifiato fino allo studio del nonno, forzò la serratura e, come posseduta da un istinto irrefrenabile, si lanciò ai piedi della gigantesca cassettiera in mogano senza neanche accendere la luce. Un pallido raggio di luna la aiutò a raggiungere l’interruttore della lampada della scrivania. La ragazzina cominciò a rovistare con forza all’interno dell’ultimo cassetto: “Trovato!” quasi urlò per l’emozione mentre rovesciava per terra decine e decine di fotografie e pezzi di carta contenuti in una cartellina viola con su scritto “proprietà”. Dopo una ventina di minuti di ricerche un brivido le percorse la schiena: la villa in Toscana esisteva davvero. Foto, indirizzo, vari documenti dell’acquisto, bollette, curriculum vitae della servitù, non mancava niente. Tilde si alzò e aprì la finestra per fare entrare un po’ d’aria, un’ombra si mosse nel giardino sotto di lei. Incredibile: sembrava la zia Guglielmina, e non era sola.

 

Come potete vedere non sono presenti tutte le creature magiche dei quadri, ma vi assicuro che compariranno! Intanto vi anticipo che il sugerimento riguradante la culla è stato accolto (mi è piaciuto tantissimo!)

Prima di salutarvi e di darvi appuntamento a lunedì prossimo vi lascio con due domande: oltre a scegliere tra A e B e a suggerire eventuali evoluzioni, chi ha voglia di provare a dirmi qualcosa su questa zia Guglielmina? E chi di voi se la sente di provare a realizzare qualche disegno?

Scatenate le vostre testoline!

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La prima puntata!!! Scriviamo il nostro fantasy PER Licia Troisi

scritto il agosto 2nd, 2010 da alphabetcity

Ci siamo! Le vostre proproste erano tutte così allettanti e piene di fantasia che scegliere è stato davvero complicato… e così ho deciso che l’ultima parola spetterà proprio a voi! Quella che segue è un’introduzione abbastanza lunga per conoscere meglio la nostra protagonista e l’evento che le cambierà la vita. Devo ammettere che ho lavorato di mio pugno per questa prima parte, ma poi A e B contengono i vostri suggerimenti divisi in due gruppi: starà a voi scegliere il gruppo di personaggi che vi alletta di più! Per il momento potete votare A o B tramite i commenti, ma speriamo di riuscire ad inserire la funzione sondaggio al più presto.

Prima puntata

Nei suoi tredici anni di vita aveva sempre pensato di potersi ritenere fortunata: solo le tipiche malattie esantematiche, niente apparecchio, niente occhiali da vista, niente acne, corporatura nella media, intelligenza vivace, una bella casa, una famiglia affettuosa e degli amici. Per altro, il dolore le aveva riservato un trattamento speciale esentandola dal dover presenziare a quelle tristi occasioni che prima o poi entrano a far parte della sfera dei ricordi che vorremmo dimenticare. Tilde pensò a questo mentre infilava le spesse calze di lana nere, abbottonava la camicetta anch’essa nera e si faceva scivolare dalla testa la scamiciata grigia. Dallo specchio la guardò un’immagine che non le assomigliava, eppure non era il momento di fare storie: per il funerale della nonna i vestiti li aveva scelti la mamma e non c’era la possibilità di ricorrere in appello.

Dopo una funzione boriosa e nient’affatto somigliante all’indole di quella arzilla vecchietta,  la nonna proveniva da una famiglia di nobili decaduti e certe cose erano da considerarsi prassi, tra qualche lacrima furtiva che proprio non aveva voluto rimanere al suo posto e il pizzicore della lana sulle gambe, la ragazzina tornò nella grande casa di famiglia che ora le sembrava vuota e triste. Mentre la mamma e il papà cominciarono a ricevere gli ospiti nella sala grande, sgattaiolò per diversi corridoi e molte rampe di scale. Si sentiva triste, inquieta: per la prima volta nella sua vita niente sembrava poterla tenere al riparo dal dolore. Fu a quel punto, quando la disperazione stava per fare di lei un sol boccone, che la sentì: “Tilly! Tilly! Da questa parte!” la voce, che ad un primo momento le sembrò quella della nonna, ma che poi  riconobbe come appartenente alla zia Guglielmina, sorella della nonna, proveniva da una porta malmessa e socchiusa ad un paio di metri da lei. In un lampo Tilde entrò, gli occhi ancora gonfi di pianto e le gote rosse per la vergogna e lo stupore di sentirsi vulnerabile: un’ondata di luce la travolse, colori sgargianti e vivaci rendevano ogni centimetro delle pareti un tassello di un mosaico di gioia e fantasia. “Sono i lavori di mia sorella! Tua nonna era una grande pittrice, nei suoi quadri prendevano vita universi paralleli. Peccato che non abbia mai voluto farne parola con nessuno, me esclusa.” Le disse la zia e le sue gambette di adolescente cominciarono a tremare come foglie dall’emozione sotto la noiosissima scamiciata grigia. Così, nonostante la sua età che la spingeva sempre più lontano dall’infanzia, la ragazza cedette all’impulso: “Zia, ti prego, raccontami la storia di uno di questi quadri, anzi, raccontami la storia di quello là!”

 A

E Tilde indicò con fermezza il quadro più grande, che dominava la parete più spaziosa della stanza: una cornice dorata a forma di drago seguiva il perimetro dell’immensa tela piena zeppa di disegni fantastici. Gli occhi di zia Guglielmina si spalancarono e lasciarono intravedere un bagliore che la nipote non riuscì a definire con precisione ma che venne comunque mentalmente annotato tra i fatti interessanti della giornata: “Proprio quello? Ne sei certa?” Di fronte alle due si parava una scena piuttosto complessa. In lontananza si intravedevano, oltre un fitto bosco in cui lampeggiavano piccole fate, le figure avvolte in una fosca nebbia di una strega incatenata al dorso di un drago che, a guardar meglio, poteva sembrare in procinto di spiccare il volo. La parte centrale della raffigurazione, che invece ritraeva una radura luminosa nel mezzo della boscaglia, sembrava una sorta di limbo in cui un elfo senza pupille teneva fieramente incoccata una freccia nel suo arco, come mirando verso qualcosa al di fuori del dipinto, e un giovane di una rara bellezza sedeva su di un masso pizzicando una cedra quasi a cercare di strappare un sorrsio ad una piccola ninfa dall’aria assente che guardava assorta qualcosa nel fitto del bosco. In primissimo piano una cascata riempiva la scena di schizzi dai colori cangianti, e sotto la parete d’acqua scrosciante si intravedeva la sagoma di una ragazza: una sirena?.

 B

E Tilde indicò con fermezza il quadro più piccolo dell’intera stanza, un minuscolo rettangolino che sembrava uscito da una mostra dei macchiaioli in cui, eccezzionalmente, erano state le sfumature del blu e del viola ad avere la meglio. Gli occhi di zia Guglielmina si spalancarono e lasciarono intravedere un bagliore che la nipote non riuscì a definire con precisione ma che venne comunque mentalmente annotato tra i fatti interessanti della giornata: “Proprio quello? Ne sei certa?”. La vecchina prese tra le sue mani rugose e ossute l’oggetto e lo mostrò alla nipote: le macchie composero un paesaggio lunare e inquietante in cui in un angolo si intravedeva chiaramente la sagoma di un vampiro con tra le braccia una figurina esile e alata. Tilly non resistette all’idea di sfiorarla con un dito e l’immagine cambiò: un drago enorme se ne stava accovacciato ai piedi di un’elfa dai capelli verdi in una stanza illuminata solo dalla luce dal caminetto; un altro tocco e lo stesso drago vigilava su una culla mentre fuori dalla finestra il profilo di un ghoul dava forma all’inquietudine. Poi le macchie cominciarono di nuovo a mescolarsi e tra profili di elfi, fate e creature magiche di ogni sorta la tela tornò allo stato iniziale.

Che ve ne pare!?! Non dimemticate di suggerire eventuali evoluzioni della storia nei commenti!!! Per la prossima puntata l’appuntamento è per il 23 agosto!!!

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Gli ultimi due racconti!

scritto il luglio 19th, 2010 da alphabetcity

Dadaaan! Questi sono gli ultimi due racconti!!

Ada ha scelto di regalarci una descrizione breve, vaga, ma non per questo meno fantasy…

Il drago e la bambina

L’erba danzava. Il vento,più forte che mai, scuoteva le chiome degli alberi  che si piegavano come sottomessi; e le case , di tutti i regni, sembravano restare in piedi per magia e forse era così. Perché in quel momento le persone che abitavano le povere piccole case che resistevano al vento erano capaci di credere a tutto.

Un tuono, un boato tremendo, e un albero secolare, a nord del Alba Centrale, cadde provocando una scossa di terremoto che fece volare via non pochi tetti. E in quel buio, nella tempesta, una figuretta nera si muoveva adagio, titubante, ma sembrava totalmente immune alla furia scatenata dalla tempesta.

Un altro tuono, un lampo, e un albero bruciò cadendo addosso alla figura nera ma all’ultimo momento un’enorme drago argento scese in picchiata e piombò davanti alla figura nera, le sue fauci roventi si spalancarono e ne uscì una fiammata rossa, perfino più rossa del fuoco, che circondò l’albero incenerendolo.

La figura nera mosse un passo e guardò le ceneri dell’albero cadere proprio ad un palmo dal suo naso. Sollevò il viso e rivolse uno sguardo di gratitudine verso il drago.  Poi … la pioggia. Pioggia è dir poco,un diluvio forse sarebbe più adatto ma…no nemmeno un diluvio, di più. La pioggia colse impreparata la figura nera che si mise a correre in direzione del Tramonto Orientale in compagnia del drago; cosa che fece sussultare anche le volpi nelle loro tane. Perché  nessuno poteva considerare un drago, nessuno. I draghi erano il diavolo e chi osava provare anche solo a  guardarne uno veniva punito con la morte.

Sì, la figura osava e non sembrava rendersi conto di cosa stava facendo. Infatti non si accorse della piccola faccia  appuntita che osservava la scena con gli occhi sbarrati,una faccia di ragazza sui sedici anni,che urlò mettendosi le mani sulla bocca e sparì, nel buio della casa.

Con Laura, invece, torniamo nel presente, ma sarà il passato a fare capolino: sorprendente!!!

Yin e Yang

-Nadia!! Vieni, guarda cosa ho trovato!

Nadia corse nell’altra stanza dall’amica che l’aveva chiamata e chinatasi sullo scatolone che Elisa stava aprendo vide quello che aveva trovato all’interno: un grosso libro viola con disegnata una stella a cinque punte dorata.

Nadia prese il libro in mano e lo aprì per vedere cosa c’era scritto

–A tua mamma piaceva la magia? Questo libro è pieno di formule magiche.

Elisa si mise vicino all’amica guardando il libro con lei

-In effetti ha sempre avuto una passione strana per i libri fantasy-

poi si accorse di due collane che giacevano in fondo allo scatolone, lo Yin e lo Yang, li prese in mano studiandoli attentamente

–Credo che queste a mia mamma non servano, le possiamo prendere noi, quale vuoi? Yin o Yang?

Nadia prese lo Yin e lo indossò seguita da Elisa che fece la stessa cosa con lo Yang, appena le due collane si poggiarono sul petto delle ragazze il libro si illuminò sollevandosi a mezz’aria; le pagine iniziarono a girare e quando si fermarono una voce profonda riempì la stanza.

-Quando il ciondoli si troveranno per la seconda volta indosso alle due streghe la profezia si compirà e i tre mondi una volta separati si riuniranno secondo le leggi delle prescelte.-

il libro si richiuse e cadde con un tonfo sul pavimento. Nadia ed Elisa, che si erano rifugiate dall’altra parte della stanza tenendosi abbracciate per la paura, si diressero cautamente verso il libro e dopo averlo preso lo aprirono nella prima pagina dove erano raffigurati lo Yin e lo Yang.

Accanto al simbolo c’era una frase che le due ragazze lessero all’unisono, non volevano farlo, sapevano che avrebbe portato guai, ma qualcosa le spingeva a farlo

–Per il potere donatoci dalle nostre antenate, noi streghe del buio e della luce invochiamo i nostri servitori dai due mondi che ci appartengono!

Sotto di loro si creò un cerchio con il simbolo dello Yin e dello Yang e subito davanti a loro comparvero due esseri incappucciati.

L’essere davanti a Elisa si tolse il cappuccio rivelando il volto di un ragazzo con gli occhi azzurri e i capelli biondi, poi si inginocchiò

–Strega della luce dai capelli corvini mi chiamo Ley, sono qui per servirla.

Dopo di lui anche l’altro si tolse il cappuccio scoprendo un volto uguale all’altro ragazzo, ma con i capelli castano scuro e gli occhi neri, anche lui si inginocchiò

–Padrona delle tenebre con gli occhi smeraldo io, Yu, sono pronto per sottostare ai suoi ordini.

Elisa e Nadia si scambiarono uno sguardo stupito

–Cosa significa tutto questo?!

In quel momento sentirono la serratura della porta scattare e videro la madre di Elisa entrare con le borse della spesa in mano; appena lei vide i due ragazzi i sacchetti le caddero di mano riversando il loro contenuto sul pavimento

–Ley! Yu! Cosa ci fate voi due qui?!

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Il primo racconto della giornata…

scritto il luglio 19th, 2010 da alphabetcity

Siamo agli ultimisimi racconti popolo dei draghi! Mercoledì si saprà quali racconti faranno parte della fortunata cinquina all’interno della quale verrà scelto/a colui o colei che incontrerà Licia Troisi!

Emozionati eh?!?

Ma non facciamoci troppo distrarre dall’ansia da risultato e godiamoci il primo racconto della giornata. Francesca ci racconta cosa può passare nella mente di una maga: gli infinti attimi prima di una battaglia…

L’attesa dell’alba

Il respiro era affannato. Le ossa davano i primi segni di cedimento e Jamie si voltò verso l’ amica al suo fianco. Quei tratti spigolosi che ormai conosceva bene erano tesi, ma non c’era ansia nella presa della sua ascia.  Anche lei aveva lo sguardo fisso davanti a sé. Le sue ali bianche ora erano chiazzate di rosso, il sangue delle ombre che ora sporcava anche il suo viso. Le ombre erano immobili davanti a loro, in silenziosa attesa. Aspettavano la loro prossima mossa. E loro erano ad un soffio dalla morte. Un attimo di sospensione prima del colpo che li avrebbe uccisi, tutti e tre. Voltò il viso dall’ altro lato. Accanto a lei c’era Gyn, il suo compagno d’armi, il suo drago. Fissò lo sguardo nel suo e Jamie poté vederne la profondità. Non c’era paura in quegli occhi color smeraldo, il battito del suo cuore era regolare sotto le squame grigie, le sue zampe potenti pronte all’ attacco. Erano rimasti solo loro. Tre di un esercito immenso. Tre contro tutte le ombre. E lei, semplice maga, che aveva sempre pensato che esse non avessero consistenza, si era invece ritrovata solo pochi mesi prima, a fare i conti con la dura verità. Avevano corpo, forte e imponente, avevano menti, scaltre, meschine, avevano potenza, in magia e combattimento. Non potevano essere sconfitte poiché ogni ferita che avrebbe ucciso un uomo, per loro era un semplice graffio, come un’ impronta sulla sabbia che viene portata via dalle onde. Chiuse per un attimo gli occhi. Ed avevano sangue, lo stesso che ora macchiava le loro lame, lo stesso che lei, anche se maga alle prime armi, avrebbe usato a loro svantaggio. Potevano uscirne vincitori, anche se di sicuro non vivi. Dovevano trovare il modo per eliminarle tutte e rispedirle nell’oblio da cui erano uscite. Mentre cercava di tenere ferma la presa sull’ elsa della sua arma, molti ricordi le invasero la mente, vincendo la barriera della memoria. Ricordò la sua infanzia piena di pressioni sul suo futuro. Diventare una manipolatrice della magia era stato da sempre il suo destino. Ricordò la prima volta che aveva visto il suo maestro e aveva pensato che fosse un uomo troppo giovane e bello per sapere tante cose. Ricordò la prima volta che aveva fatto un incantesimo; quando si era battuta con quell’ angelo venuto da lontano in cerca di una profezia sulla sua specie e quando per la prima volta i suoi occhi avevano incontrato quelli di Gyn, in una scuderia al confine, pochi giorni dopo aver ricevuto la lettera del rapimento di suo fratello da parte delle ombre. Ricordò la rabbia verso quelle creature e le notti insonni mentre pensava alla battaglia imminente.  Jamie guardò la sua spada. Pesava e non risplendeva più della sua solita luce, la luce della speranza. Ma quando questa svanisce, ecco che compare la volontà. E loro ne avevano molta.

-Pronti alla fine?- sussurrò ai due amici

-Pronti ad un nuovo inizio- la voce di Erica era ferma e sicura.

Jamie alzò per un secondo lo sguardo al cielo che il tramonto aveva ornato di molteplici colori. La luce fioca le danzò per un attimo sul viso, prima di passare ai migliaia di corpi che li circondavano. Ancora pochi minuti e sarebbe scesa la notte. E poi sarebbe giunta l’ alba, desiderata e forse inattesa.  Era giunto il tempo di ricambiare l’amore delle tante persone che ancora attendevano, in una terra in principio splendida ed ormai devastata da armi e paura. Ma lei non avrebbe più avuto paura. 

Gyn sbuffò. Era ora di riprendere la loro lotta e di riprendersi la loro libertà.

Pubblicato in I vostri racconti | | 18 Commenti »

Gli opposti non sempre si attraggono!

scritto il luglio 7th, 2010 da alphabetcity

Dato che il tempo stringe e ci sono ancora diversi racconti da pubblicare, eccone un altro tutto per voi. il giovane scrittore in erba Lorenzo ci narra una lotta senza esclusione di colpi…

Acqua e Fuoco

Il calar del sole disegnava una scia arancio sul mare. E proprio da questa scia una figura nera emerse dalle acque.

Lentamente si avviò verso la riva. Una piccola folla di curiosi si avvicinò ad ammirare quello spettacolo insolito.

Le bastò una semplice parola e quella gente incominciò a bruciare.

Nonostante la soddisfazione di vedere quelle persone che si contorcevano dal dolore, nella sua mente c’era un unico chiodo fisso: vendetta.

Vendicarsi della persona che la aveva esiliata, facendola marcire nelle profondità marine per secoli.

Così si incamminò verso la città.

Luca si incamminava, come ogni pomeriggio, verso il lago vicino casa sua.

Era un ragazzo alto, biondo, fisico perfetto da atleta e occhi azzurri come le acque dei fiumi.

Per qualche strana ragione si addormentò. Fu un grave errore, perché non si era accorto che qualcuno nell’ombra lo aveva seguito e ora lo stava fissando.

La figura nera si avvicinò silenziosamente verso di lui, sussurrò due parole e Luca iniziò a bruciare.

Dolore. Ecco cosa provò Luca quando si risvegliò. Vide il suo corpo andare in fiamme e pensò che sarebbe morto.

Ma incredibilmente riuscì a far emergere dal lago una figura d’acqua simile a un drago che lo investì spegnendo le fiamme che lo lambivano.

Guardò il suo aggressore e ne rimase sconvolto. Davanti a lui c’era la ragazza più bella che avesse mai visto. Tutto il suo corpo era fatto di fuoco ed era impossibile definirne l’età.

Una fiamma partì dalla mano della ragazza. Luca la evitò. Si concentrò e dal lago un getto d’acqua colpì in pieno la ragazza.

Le fiamme che la lambivano non si spensero. La ragazza formò una sfera di fuoco, Luca creò una sfera d’acqua. Contemporaneamente, i due ragazzi lanciarono le sfere e nel medesimo istante acqua e fuoco si scontrarono.

L’impatto tra le due sfere provocò una forza inimmaginabile che distrusse tutto ciò che circondava i ragazzi, i due si ritrovarono in un deserto di macerie.

Proprio mentre il duello era al culmine, la ragazza di fuoco gli ricordò il motivo per cui si stava scontrando con lui.

Qualche secolo prima, lei aveva cercato di creare un mondo che fosse circondato completamente dalle fiamme, affinché vi abitasse la sua specie.

Anche Luca aveva cercato di creare un mondo fatto solo d’acqua, in modo che la sua specie avrebbe potuto continuare a sopravvivere.

Nacque uno scontro che durò mesi, concludendosi con la vittoria di Luca.

Egli esiliò la sua rivale nelle profondità degli abissi. Il mondo che voleva distruggere in un istante  gli parve meraviglioso, ed ebbe pietà per esso.

Luca abbandonò la sua specie e iniziò a vivere come un uomo. Era passato tanto tempo che Luca ne aveva perso memoria. Solo adesso, ascoltando il racconto della ragazza, tutto gli stava tornando in mente.

La ragazza, con la forza dell’odio che provava nei suoi confronti, aumentò l’energia della propria sfera, distruggendo quella dell’avversario che cadde a terra rovinosamente.

Luca si ricordò della tecnica con cui l’aveva sconfitta. Si concentrò. Lentamente le acque del lago iniziarono a vorticare sempre di più fino a formare una serie di draghi.

Li lanciò verso lei, colpendola in pieno.

Ma lei era ancora lì, come se l’attacco di Luca non fosse mai avvenuto.

Lui aveva perso e lei aveva vinto, perché le energie di Luca erano esaurite.

La ragazza si avvicinò a lui, alzò una mano e urlò: “Brucia!”. Lei vide il corpo del suo nemico bruciare e vide lui che si contorceva dal dolore. Le sue urla le gelarono il fuoco. Fu un istante, cessarono subito.

Finalmente il suo unico nemico era stato sconfitto e il nuovo mondo era possibile.

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Una profezia che ci raggelerà

scritto il luglio 7th, 2010 da alphabetcity

E con questo caldo forse non sarebbe una cattiva idea direte voi! Dunque, dopo aver avuto qualche problemino ieri eccoci di nuovo qui e questa volta speriamo di non mancare all’appuntamento pomerdiano con il secondo racconto!

Vi lasciamo al racconto di Gabriele… davvero suggestivo!

Profezie

C’è odore si sangue nell’aria…

Il vecchio eremita si rigirò malvolentieri nel suo letto di paglia della sua antica grotta ai confini del mondo dove aveva deciso si andare a vivere poco prima della Grande Guerra.  Mormorando qualcosa nella lingua dei Colti, si strofinò energeticamente gli occhi e si alzò dal suo giaciglio. Afferrato il suo vecchio bastone di quercia, si incamminò ancora titubante per il sonno verso l’apertura della grotta.

C’è odore di sangue nell’aria…

L’ora era giunta. Scrutando nervosamente le nebbie spandersi sulle pianure del Throndaw capì che tutti i suoi incubi stavano per avverarsi.  Ora che i draghi si erano estinti, ora che il Popolo degli Uomini e la Dinastia degli Elfi si erano annullati a vicenda nella lunga guerra che aveva segnato l’ultimo millennio e ora che i Nani avevano deciso di rinnegare il Mondo, rifugiandosi nelle loro miniere colme d’oro, come se questo potesse aiutarli, nessuno avrebbe potuto interferire contro di Lui, contro la Sua avanzata, contro la Sua sete di sangue sopita nel lungo oblio del tempo. Neanche i pochi maghi superstiti avevano l’energia necessaria per fronteggiarlo.

C’è odore di sangue nell’aria…

Lontano, sulle vette innevate ai margini del Regno, già si intravedevano i primi segni di morte. Allontanando pigramente con il suo bastone una piccola lucertola che, chissà per quale motivo, aveva deciso di infastidire il suo piede sinistro, il vecchio ripensava agli anni addietro e a quando, ancora Grande Saggio presso la biblioteca della capitale, studiava e vegliava sugli oscuri segreti del Libro delle Profezie. Quasi sogghignava quando pensava al giorno in cui aveva scoperto la realtà e a quello che di lì a poco sarebbe successo.

C’è odore di sangue nell’aria…

Nessuno aveva voluto ascoltare un povero vecchio, sporco della polvere dei suoi stessi libri; nessuno aveva prestato attenzione a quello che lui diceva o a quello che l’antico Libro riportava. D’altronde lui stesso faceva fatica a credersi, talmente era forte e crudele la verità che aveva scoperto. Quante volte aveva voluto morire, privandosi per sempre di quel sapere, ma ancora oggi, dopo 800 anni, era lì, solo, a cospetto del destino da lui stesso rivelato. Il tempo era stato sarcasticamente generoso con lui, permettendogli di vedere la fine di tutto.

C’è odore di sangue nell’aria…

Ormai sicuro di quel che stava per accadere, il vecchio scosse malinconicamente la testa e, voltandosi, si avviò lentamente nelle profondità della sua grotta, alla ricerca di un po’ di fresco dalla calura del giorno estivo pensando che probabilmente questo sarebbe stato l’ultimo giorno prima che Lui arrivasse, inesorabile con la Sua spada. Forse se l’Erede si fosse risvegliato una speranza ci sarebbe stata, ma ormai anche l’eremita, per quanto saggio, non ci credeva più. Era troppo tardi. Come diceva un vecchio proverbio nano: se aspetti troppo che la frutta diventi matura prima che tu te ne renda conto essa sarà già marcia.

C’è odore di sangue nell’aria…

Il marcio si era già esteso in quel mondo, e nessuno poteva più fermarlo…

C’è odore di sangue nell’aria…

Il MALE stava arrivando, questa è la fine…

C’è odore di sangue nell’aria…

C’è odore di sangue nell’aria…

Arriva….

C’è odore di sangue nell’aria…

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Nei vostri racconti arrivano anche elfi e maghi!

scritto il luglio 1st, 2010 da alphabetcity

Eccoci qui per un nuovo racconto. Questa volta concedeteci di drirvi che è po’ speciale perché è stato scritto da una mamma per i suoi bimbi! Infatti Vilma, l’autrice, ci tiene a specificare che è tratto dal fantasy  Storie e leggende della terra di mysor che ha inventato apposta per i suoi bambini!

Non trovate anche voi che sia un’idea davvero dolce?

 

Il risveglio del mago

Un fremito nella trama dell’incanto che avvolgeva il mago tra le sue spire ristoratrici, scosse Lionis con una potente scarica elettrica lungo tutta la spina dorsale provocandogli un dolore talmente lancinante da risvegliarlo bruscamente dal sonno magico indotto dal loto nero.

Cercando di ignorare il fastidioso formicolio che si stava diffondendo in tutti i suoi muscoli, l’elfo, scese lentamente dal trono su cui si era adagiato, raggiunse una sontuosa veste da camera in velluto rosso trapuntato, l’adagiò elegantemente sulle sue spalle e si avviò verso la stanza che ospitava il suo laboratorio magico.

Man mano che percorreva i corridoi che portavano alla torre sud della sua fortezza, il dolore provocato da quella scossa elettrica, iniziò a diminuire, il formicolio scomparve e l’espressione torva del suo viso cominciò a mutare in un lieve sorriso, solo un potente incantesimo avrebbe potuto scuotere con tanta forza la trama della magia che aveva intessuto con tanta meticolosità dopo la morte di re Nivalis e questo significava che qualcuno della famiglia reale era sopravvissuto all’assalto portato dalle sue forze alla roccaforte nemica. Deciso a verificare i suoi sospetti, affrettò il passo per raggiungere il laboratorio.

La torre sud era stata modificata da Lionis per diventare la sua alcova di magia arcana. Le scale che conducevano alle stanze del laboratorio erano state disseminate di trabocchetti magici di cui lui solo conosceva le parole di attivazione e disattivazione in modo che, se anche qualcuno dei suoi seguaci avesse avuto in mente di tradirlo, non avrebbe trovato altro che morte, sulla via della sua scalata verso il potere. La lunga esperienza accumulata in duecento anni di vita gli aveva insegnato a dubitare di tutti, per questo era sopravvissuto così a lungo, per poter perpetuare i suoi piani di conquista di Mysor e la sua personale vendetta contro suo fratello Nivalis. Per quanto concerneva la conquista del mondo intero, a parte qualche piccolo focolaio di ribelli, ormai era a buon punto e la morte di suo fratello, era stato uno dei più grandi piaceri che avesse mai provato in tutta la sua vita ed ora, tutti questi successi rischiavano di essere rovinati da qualcuno che era sfuggito al massacro.

Giunto in cima alla scalinata, varcò agilmente il portale magico e si diresse verso il pozzo delle divinazioni. Pronunciando parole incomprensibili in un antico dialetto elfico, descrisse dei piccoli cerchi sulla superficie dell’acqua e dopo qualche istante le immagini di una lontana isola apparvero nella polla.

Il disastro che vide ebbe l’effetto di irritarlo ancor più del dolore provocatogli dall’incantesimo che lo aveva risvegliato. Era ovvio che, se la dimora di Syria era distrutta, la magia che l’aveva eretta in qualche modo era stata dissipata, questo poteva significare due cose, la cattura della portatrice dell’anello del tempo o nella peggiore delle ipotesi la sua morte.

Guardò attraverso gli strati di roccia per individuare qualche indizio che potesse illuminarlo su ciò che era accaduto in quel luogo finché non gli giunse l’immagine del corpo mostruoso di Syria straziato ed orrendamente schiacciato dal peso della montagna che le era crollata addosso,

disgustato da quelle visioni si ritrasse dalla polla per dirigersi verso la finestra, si affacciò e scagliò in aria un cristallo rosso, pronunciò una formula arcana e la pietra si trasformò in un fantasma.

Lionis guardò la sua serva e le disse:- va da Phisoplexis e dille di venire subito da me-

Lo spettro annuì e si dileguò nell’oscurità della notte.

 

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Il primo racconto del nuovo contest!

scritto il giugno 22nd, 2010 da alphabetcity

Elena è stata davvero veloce! Il suo fantasy è arrivato immediatamente, neanche fosse stato trasportato dalle ali di un drago! ;).

Il primo racconto del nostro nuovo contest parla di streghe, poteri magici ma, soprattutto di amicizia, per ricordarci che a volte i sentimenti valgono più di mille incantesimi…

La strega oscura

Poco a poco riprese conoscenza.

Aprì lentamente gli occhi di un grigio intenso, ma la luce la costrinse a richiuderli immediatamente, sebbene non fosse particolarmente forte.

Ritentò con maggior successo e , guardandosi intorno, scoprì di trovarsi in una piccola stanza dalle pareti candide e spoglie, sdraiata sul morbido letto che occupava tutto lo spazio.

Cercò di muoversi e mettersi seduta, ma fu inutile: non sentiva più il suo corpo, braccia e gambe non rispondevano ai suoi comandi. Erano come massi

La testa le doleva terribilmente e si faceva sempre più pesante, poi d’un tratto udì delle voci. Riconobbe la prima, non c’erano dubbi: era la voce di Abiah, la sua amica.

– Infermiera! Le ferite di Deth sono gravi? Crede che si riprenderà? –

Infermiera? Ferite? Riprendersi?

Deth non capiva: di cosa stavano parlando?

– Abiah….. – Rantolò. Poi chiuse gli occhi

– Ascoltami Abiah – era la voce dell’infermiera – Sono tre giorni che è in quello stato, ha riportato una serie di ferite, danni e ustioni, impensabile, mi sorprende che sia ancora in vita….-

– No… – Singhiozzò la ragazza.

– Abiah, la medicina non può più fare niente, né tanto meno la magia. Ora sta a Deth cavarsela e continuare a lottare per rimanere in vita –

– NO! – La giovane si voltò,aprì di botto la porta della camera in cui riposava Deth in fin di vita e corse al suo letto – Deth! Non puoi lasciarmi! Non adesso! Ci eravamo promesse di rimanere insieme! Deth, svegliati! –

Ma la ragazza era già sprofondata nell’incoscienza. Una parte di lei, però, remota e nascosta, riusciva ancora a udire le parole dell’amica. Con uno sforzo enorme riportò alla memoria tutto ciò che aveva passato.

Era sempre stata una ragazza normale, come tutte.

Poi un giorno era stata bruscamente strappata a quella vita pacifica e serena e, insieme ad Abiah, aveva scoperto un altro mondo, dove regnava la guerra fra Bene e Male, Luce e Buio si combattevano in una lotta di potere e supremazia.

Avevano scoperto di possedere poteri fuori dal comune e di essere, lei, una strega Oscura e Abiah una strega Bianca.

Subito avevano dovuto apprendere nozioni di magia e lezioni di combattimento, imparare a usare la spada, ma anche ad usufruire dei propri poteri. Non aveva opposto resistenza, devastata dall’orrore che la guerra aveva portato, decisa a combattere il Male in tutte le sue forme ed aiutare gli abitanti del mondo a cui aveva scoperto di appartenere: fate, folletti, sirene…..

Certo,non mancavano le creature che avevano ceduto la loro anima al nemico, come troll, demoni e streghe Oscure.

Avevano lottato furiosamente, aiutando gli eserciti di streghe e maghi e compiendo missioni pericolose, alla ricerca di sé stesse e nella speranza di migliorarsi sempre più e di acquisire il potere necessario per sconfiggere il nemico. La situazione sembrava migliorata e gli sforzi in parte ripagati. Finchè non venne catturata e portata al cospetto del Despota

Era stata torturata e plagiata al suo volere, costretta a  combattere i suoi amici contro la sua volontà.

Fortunatamente era riuscita a riottenere il suo libero arbitrio e gli era sfuggita. Aveva preso il cammino verso la sua scuola di magia,verso Abiah, ma il suo corpo era provato da settimane di combattimenti e prigionie e aveva perso coscienza lungo il cammino. Era rimasto tutto buio fino a quando aveva aperto gli occhi poco fa.

Aveva  sofferto, tanto. Aveva provato il dolore. Perchè non lasciarsi avvolgere dal tepore di quella luce che vedeva e lasciarsi andare? Non aveva diritto a un po’ di pace anche lei?

Improvvisamente nella sua mente si stagliò l’immagine della sua più grande amica e capì quanto le voleva bene.

No, per lei non avrebbe mai smesso di lottare….

 

Cosa ne pensate? Vi piace?

Aspettiamo i anche i vostri fantasy, mi raccomando!

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