Lettera da una scuola vera

Calvin SchoolMi è giunta questa mail da una ragazza di un liceo di Napoli. Mi sembra possa servire a molti disfattisti…

Caro Prof,

durante fase di “Brain storming” che ha preceduto la stesura di questa lettera, ho pensato a decine di possibili introduzioni che non trasmettessero l’idea di banale, scontato o già sentito… Dietro questa mail c’è un lavoro decisamente più lungo… almeno quanto il tam-tam che ho scatenato a scuola dopo aver letto il tuo libro e tutto ciò che è stato pubblicato dopo.

Avevi ragione, i libri creano connessioni: ho proposto “Bianca” (mi prendo una licenza sul titolo) alla mia insegnante del Ginnasio (di cui mi sento onorata di essere stata una componente, negli ultimi anni prima del pensionamento di quest’anno), e a quella attuale del Liceo, e in due ore era già il testo consigliato (anche tu dai alla parola “consigliato” lo stesso significato di tutti i tuoi colleghi insegnanti?) per le vacanze. Il punto, adesso, è che nessuno si accontenta più SOLO di leggere quello che scrivi. E, ciò che è peggio, se ai compagni ancora ancora puoi spiegare che esiste un blog in cui pubblichi articoli che ci aiutano a sentirci un pò meno “orfani” del Sognatore e ci stanno traghettando lentamente verso il secondo romanzo, con le insegnanti diventa praticamente impossibile. Diciamo che il formato 2.0 non e’ proprio quello a cui sono più affini. L’ideale sarebbe perciò poter avere un confronto diretto con te (e io, per il merito di averti consigliato, credo di esserne diventata automaticamente la referente), e avere l’onore di riceverti nella nostra Aula… che non è stato possibile definire “Magna” per le sue dimensioni, e allora si e’ ripiegato su “Blu”. E benvenuti al Liceo ***.

Sì, è vero, siamo la scuola delle strutture inadeguate, dell’orario che conta un tale numero di variabili da non tornare mai, della fotocopiatrice rotta un giorno sì e un giorno no (ma quando funziona vuoi che non manchi la carta?), degli studenti pendolari (me compresa) ai quali i licei dei quartieri “bene” hanno senza troppi complimenti consigliato di rivolgersi altrove, barricandosi dietro il pretesto della “platea”. Ma, al di là di questo (e so che un prof come te condivide con me l’idea che si tratti davvero di poco), siamo anche una scuola, LA scuola, perché per me è talmente speciale da considerarla l’unica, con Insegnanti davvero provocatori e Studenti con nostalgia del futuro.

Ah, nel quadro della situazione scolastica generale devo aver mancato un piccolo particolare… il bilancio, che sarebbe disastroso se solo non fosse tendente a 0; particolare che sarebbe da discutere se volessi dedicarci, uno di questi giorni, un pò del tuo tempo: ci servirebbe in quel caso un preventivo delle spese, a cui far seguire un iter burocratico lunghissimo per poi arrivare alla conclusione che in qualche modo si farà, come abbiamo sempre fatto. Vuol dire che per ospitare te taglieremo per un po’ sulle fotocopie .

Io intanto, nell’attesa di una tua risposta, non posso fare altro che ringraziarti, per molto, molto più del solo tempo dedicato a leggere questa lettera.

***

p.s. …gli studenti sono interessati, ma le insegnanti CI TENGONO… Vedi che cosa si può fare.

6 commenti

  1. Pubblicato il 7 ottobre 2010 at 12:24 | Permalink

    Che tenerezza! Una lettera nata veramente dal cuore, così spontanea…W LA SCUOLA!!!!

  2. Pubblicato il 7 ottobre 2010 at 17:45 | Permalink

    Come ti capisco, alunnadiperiferia!
    Assomigli a tanti dei miei, che si alzano presto per scendere in città dai paesini di montagna, carichi degli zaini e delle aspettative dei familiari che sperano in un riscatto che passi anche attraverso la cultura. E arrivano nella nostra “scuola”, che è “una e quintupla”, ospitata in locali privati e inadeguati sparsi per la città. Ma sai qual è il miracolo? Che funziona lo stesso! Che anche nelle nostre aule peggiori, quelle che si affacciano sul traffico e la sporcizia della strada, la bellezza si insinua e dilaga, prepotente. Accade ogni volta che riesco a “insegnarla” (cioè, etimologicamente, ai “indicarla”) ai tuoi coetanei, nascosta fra le righe di un testo. E la bellezza trascina, come hai sperimentato tu stessa leggendo il libro di Alessndro e, ancor prima, i classici della nostra tradizione. Anche la scuola più “sgarrupata” può ospitare Omero, Virgilio, Dante… Non sarà una fotocopiatrice guasta o un vetro rotto o un lancio di uova a impedir loro, tramite noi prof., di parlarvi. E se loro vi parlano, e voi ascoltate, è fatta!
    Spero tanto che la vostra Aula Blu possa presto ospitare Alessandro. Noi abbiamo da offrirgli un’ “aula polifunzionale” (palestra/biblioteca/sala riunioni…) a piano terra, con delle tendine verdi e vista sul deposito di una ditta di pompe funebri! Ma sono certa che verrà ugualmente!
    Grazie per quanto hai scritto! Continua a sognare e a costruire! :-)

  3. Pubblicato il 7 ottobre 2010 at 18:24 | Permalink

    Ti auguro di andarci al piu presto!
    …tifo per loro.
    Ciao

  4. Pubblicato il 7 ottobre 2010 at 22:55 | Permalink

    Quanto è bello pensare – nel mio caso sperimentare – che le nostre scuole, nonostante le sue variabili (fisiche e burocratiche) tendano allo zero, possono essere, anzi sono ancora il terreno fertile per la nascita e crescita di relazioni forti e significative tra gli alunni e i docenti… In un libro lessi tempo fa che c’è una bella differenza nel commentare la vista di una stella cadente. C’è chi si limita a dire: “Guada una stella che cade!” e chi invece riesce ad andare oltre e dice: “Guarda! L’universo si muove!”
    Lamentarsi serve a poco ed è più comodo. Sperare e lavorare perchè il buono che c’è venga allo scoperto, è più difficile… ma di sicuro rende più felici e sereni. E poi, che la scuola sia di periferia e fatiscente poco importa: l’essenziale è che non ci si scordi di fare attenzione alle persone che la animano!!!

  5. Pubblicato il 8 ottobre 2010 at 21:32 | Permalink

    Non vale! Ti volevo anche io nella mia scuola… facciamo che fai Firenze-Napoli e offriamo noi ai partenopei?
    Però, una domanda… ce l’hai ancora il tempo per mangiare?

  6. Pubblicato il 11 ottobre 2010 at 20:23 | Permalink

    non ho parole per la bellezza della lettera. Non c’è che dire: la bellezza richiama altra bellezza! Grazie…soprattutto della nuova speranza che certe lettere fanno nascere nel cuore, coltivare la speranza è duro, ma attualmente è proprio un dovere!!! Se vieni a Napoli, spero che possa esserci un cantuccio nell’aula blu pronto ad ospitare chi alunno non è più…

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Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori “una specie non protetta che speri si estingua presto”.

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