Requiem per la metafora

La maledetta antologia che mi sono ritrovato, perchè adottata da chi mi ha preceduto, dedica alla metafora soltanto un box all’interno della tabella delle figure retoriche di significato, quasi al pari dell’ipallage e della litote.

Reso furioso più di Orlando da questa povertà mi sono vendicato con una lezione intera sulla metafora, in cui ho metaforizzato me stesso trasformandomi nell’amante colmo di desiderio verso questa leggiadra fanciulla.

La metafora non è una figura retorica di significato a cui dedicare qualche centimetro quadrato. La metafora è un amore. La metafora è un modo di stare al mondo. Senza le metafore saremmo muti, non avremmo parole, non avremmo umanità. Il mondo sarebbe fatto solo di superfici e non di corrispondenze. Il mistero sarebbe esiliato e con esso ogni nostra scoperta.

Senza metafore nessuno potrebbe spezzarci il cuore o entrarci dentro, nessuna sedia avrebbe gambe per fuggire, nessuno sguardo nasconderebbe il cielo, nessun pensiero volerebbe, nessuno occhio sarebbe una stella o viceversa, nessun narciso uno splendido adolescente vago di sè fino allo struggimento, nessun’eco una innamorata delusa sino a rimanere solo voce, nessuna bottiglia avrebbe il collo, nessuno avrebbe un diavolo per capello, nessun rospo potrebbe essere trasformato in un principe azzurro al bacio della sua bella e nessuna bella sarebbe imprigionata in un castello in attesa del suo principe azzurro, nessun vento soffierebbe, nessun cuore sarebbe tenero, nessun sorriso brillerebbe provocandoci la pelle d’oca…

Certo forse non ci sarebbero neanche cuori freddi e aridi come gli autori della mia antologia…

7 commenti

  1. Pubblicato il 10 dicembre 2009 at 23:40 | Permalink

    http://nemoinslumberland.splinder.com/ (a proposito di metafore e scuola)

  2. Pubblicato il 11 dicembre 2009 at 09:56 | Permalink

    Pienamente d'accordo.
    Anche io mi nutro di metafore e credo che senza di esse, mi sentirei orfana di qualcosa. Orfana di idee, orfana di cose da dire, orfana di stati d'animo da esprimere. "Come se un lato del mio corpo fosse rimasto paralizzato e vivessi per metà".

  3. Pubblicato il 11 dicembre 2009 at 11:31 | Permalink

    :.))
    Tiziana

  4. Pubblicato il 11 dicembre 2009 at 15:11 | Permalink

    Il mio cuore non potrebbe gioire e sorridere…
    Bellissimo post!

  5. Pubblicato il 11 dicembre 2009 at 19:14 | Permalink

    La metafora è vita che si manifesta attraverso la meraviglia…tutta la vita è una metafora…allora tutta la vita è MERAVIGLIA…E solo chi è innamorato di essa, vede cose che nessun altro riuscirebbe a vedere…

  6. Pubblicato il 11 dicembre 2009 at 20:08 | Permalink

    (la metafora è) il più ingegnoso e acuto, il più pellegrino e mirabile, il più gioviale e giovevole, il più facondo e fecondo parto dell’humano intelletto. Ingegnosissimo veramente: peroche se l’ingegno consiste nel ligare insieme le remote e separate notioni degli propositi obietti: questo apunto è l’oficio della Metafora, e non di alcun’altra figura: percioche trahendo la mente, non men che la parola da un genere all’altro; esprime un concetto per mezzo di un altro molto diverso: trovando in cose dissimiglianti la simiglianza. Onde conchiude il nostro Autore (Poetica, 21), che il fabricar metafore sia fatica di un perspicace e agilissimo ingegno. Et per consequente ell’è fra le figure la più acuta: peroche l’altre, quasi grammaticalmente si formano e si fermano nella superficie del vocabulo; ma quella riflessivamente penetra e investiga le più astruse notioni per accoppiarle; e dove quelle vestono i Concetti di parole: questa veste le parole medesime di Concetti”.

    Parola di Tesauro

  7. Pubblicato il 12 dicembre 2009 at 20:59 | Permalink

    Caro Prof 2.0,
    ti lascio un brano che ho appena letto:

    "Supponete di trovarvi in cammino verso casa mentre piove, assorti con il pensiero nelle questioni del vostro lavoro. Le strade e le case vi scorrono accanto senza che voi la notiate; anche le persone scorrono accanto; insomma, nulla invade i vostri pensieri eccetto i vostri interessi e le vostre ansietà. Poi, improvvisamente, il sole esce dalle nubi e un raggio di luce illumina tremulo un vecchio muro di pietra al bordo della strada. Voi date una occhiata al cielo e alle nuvole che si sparpagliano, e un uccello esplode nel canto in un giardino di là dal muro. Il vostro cuore si colma di gioia e i vostri pensieri egoistici si dissipano. Il mondo vi sta davanti, e voi siete contenti del solo guardarlo lasciandolo così come esso è. Avete fatto esperienza del mondo come dono." (Roger Scruton, "La bellezza e il sacro")

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