Edonismo scolastico

Delectatio victrix. Niente paura, non è un medicinale contro la febbre suina. Ma è un principio molto semplice che Agostino, quello delle Confessioni, applicava alla vita dell’uomo. Vuol dire “il piacere vincitore”. Per Agostino soltanto il piacere è in grado di vincere il piacere. Il dovere non è mai riuscito a vincere il piacere, perché il piacere sarà sempre più potente del dovere. Egli dice: ‘Non si vince il piacere se non mediante il piacere’. Lo applicava al rapporto con Dio: solo la gioia del rapporto con la Trinità è un piacere che vale realmente più di tutti gli altri, solo chi scopre questa gioia è disposto a vendere tutti gli altri piaceri per questo tesoro, per questa perla preziosa. Tanta gente, invece, serve Dio, ma controvoglia. Dio vuole essere amato per piacere piuttosto che per dovere, ma sembra che spesso l’uomo, incapace di questo piacere, si accontenti del dovere, con inevitabili insuccessi e una sensazione amara di ricatto e prigionia, che leggo sul volto di molti cristiani. Fin qui Agostino.

Questo principio vale a livello scolastico: solo il piacere del sapere renderà lo studente desideroso di imparare. Lo vedo con i miei alunni, quando faccio leva solo sul senso del dovere ottengo poco. E allora sto per formulare un principio di edonismo scolastico: se non provi piacere per ciò che insegni, non trasmetterai mai il piacere di imparare. E il senso del dovere perde la partita prima ancora di giocarla.I prof sono chiamati a “professare” il piacere, non il senso del dovere. Professori edonisti ecco quello che ci vuole!
Se un prof non ama leggere e non racconta le sue letture come fa a far amare la lettura ai suoi alunni?
Se un prof non ama scrivere come fa a far amare la scrittura ai suoi alunni?
Se un prof non ama scoprire, come fa a far amare la ricerca ai suoi alunni?

La scuola ha bisogno di testimoni dell’estasi, non di maestrini del registro.

9 commenti

  1. A.C
    Pubblicato il 30 aprile 2009 at 17:50 | Permalink

    Quanto è vero…

    “Il dramma dell’università è l’esistenza dei professori.
    Il dramma degli universitari è l’esistenza dei professori.
    Il dramma dei professori è essere professori.
    […]
    Il fatto è che veri professori si nasce, non si diventa… e forse la maggior parte dei professori è diventata professore, non è nata professore…

    E questo è il dramma del sapere.”

    Possiamo sperare in un futuro migliore? Basta volerlo… in fondo siamo noi il futuro!!
    Ciaoooo!!

  2. Pubblicato il 30 aprile 2009 at 19:59 | Permalink

    Ogni volta mi stupisco della “bellezza” di questi post!
    Come sono vere sia le riflessioni sui cristiani,sia sugli insegnanti!Purtroppo spesso i credenti hanno un aspetto contrito e serioso ,per non parlare degli insegnanti che anche loro sono sempre arcigni e severissimi,in realtà i primi dovrebbero sprizzare gioia per avere Dio nel loro cuore ,i secondi fanno uno dei lavori più belli del mondo,a contatto con i giovani:tramandare la cultura, infondere la voglia di conoscere e crescere,aiutarli a “volare” !!!

  3. Pubblicato il 30 aprile 2009 at 20:54 | Permalink

    Sono d’accordo con tutto quello che dici, ma rischi di porre dovere e piacere su due poli opposti.
    C’è anche una via di mezzo: il piacere che proviene dall’aver compiuto il proprio dovere.
    Dovere, quest’ultimo, che non è il “dover-fare” impostoci dal Mondo, ma il “dover-fare-per-essere-autenticamente” che viene da noi stessi.
    Insomma… Il “tu devi” di Dio è il suo modo di dirci “sii te stesso, sii in comunione con Me”. E a quel punto… altro che piacere! BEATITUDINE!

  4. Pubblicato il 1 maggio 2009 at 11:46 | Permalink

    Hi Bro.

    best wishes, couldn’t wait moooore

    scrwbll

  5. Pubblicato il 1 maggio 2009 at 19:59 | Permalink

    Caro Prof, post eccezionale, che oggi non voglio neppure commentare, ma associarmi completamente a ciò che dice Vanda, e alla precisazione di Francesco M. che rende ancora più completo e ricco il post,grazie a tutti, autore e commentatori,
    Baffo

  6. Pubblicato il 2 maggio 2009 at 10:00 | Permalink

    Sul piano scolastico, si può arrivare al dovere (quello di studiare) tramite il piacere (il desiderio di conoscere), ma per far questo bisognerebbe che esista la motivazione all’apprendimento e l’impegno degli alunni. Se si comprende il valore di ciò che si sta imparando, necessario per la crescita personale, si può riuscire a trarre “il bello” dallo studio, e studiare così non risulterà essere più un “dovere”, ma un piacere!!!
    Sul piano cristiano, potrebbe essere applicabile questa teoria. E’ vero, Dio vuole essere amato per piacere piuttosto che per dovere…ma se l’uomo non capisce il valore che Dio ha nella sua vita e non ha il desiderio di conoscere la Sua gioia dal profondo del suo cuore, allora si che sarà una prigionia!!!

    E’ il mio punto di vista per questo bel post…
    Ciao prof

  7. Pubblicato il 3 maggio 2009 at 13:06 | Permalink

    Certo prof,
    sempre presente!!!!
    Questo blog è una terapia per l’anima e per la mente!!! =)

  8. Pubblicato il 3 maggio 2009 at 20:44 | Permalink

    Sì sempre in battaglia! Soprattutto ora che sono all’università mi accorgo di quanto sia bello il sapere, di quanto sia bello il mondo e allo stesso tempo mi accorgo di quanta poca gente sia veramente in grado di guardarlo e di spiegarlo, di descriverlo e di tramandarlo.Mi rattrista molto il fatto che la maggior parte dei professori lavori per guadagnare e non per insegnare… ma la speranza è l’ultima a morire!!!
    Auguri per ieri!!!
    Ciao
    AureaChiara

  9. Pubblicato il 4 maggio 2009 at 10:37 | Permalink

    Anonimo: grazie del complimento, il migliore mai ricevuto…

    AC: l’altro giorno una mia collega che stimo molto ha detto “oggi dobbiamo accontentarci del lusso di accedere alla realtà, non dico la verità, ma la realtà…”

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