“Sai, quel che m’è piaciuto dei tuoi incontri e m’ha fatto aprire gli occhi, lo volevo dire, è quando hai detto che 1 non è ke s’annoia xk’ nn ha nulla da fare nel pomeriggio, può anke essere, ma xk’ è la sua vita ke è noiosa!
M’è piaciuto anke qnd hai detto ke qst è l’età in cui 1 coltiva amicizie, passioni..è vero! Insomma, prima io vivevo posticipando tt, tt poteva aspettare + avanti… invece è ORA ke s vive! Il futuro è nelle nostre mani e siamo noi ke lo decidiamo! Poi sto sviluppando 1 mia teoria: 1 è ql ke è cnvinto d’exere..mi spiego: 1 può exere “sfigato” sfigato xk’ permette agli altri ke lo trattino cs, è lui x primo ke s sente 1 “sfigato”, ma se invece dentro d sè sa ke nn è vero, ne è cnvinto, esteriormente credo ke lo s veda, ke gli altri lo vedano e nn s lascia trattare da tale..è kiaro?”
Da una mail ricevuta dopo uno degli incontri di un cineforum con ragazzi liceali.
Troppo bella per non condividerla!
23 commenti
Bella? Perchè? Che cos’ha di bello questa mail? Io considero un po’ triste l’incapacità di scrivere di molti giovani d’oggi… Al di là dei vari concetti(nemmeno troppo chiari), non riesco a conepire questa smania di abbreviare sempre tutto… capisco in un sms dove i caratteri sono contati, ma che bisogno c’è di scrivere in una mail 4000 k al posto di ch… quante frazioni di millesimo di secondo guadagnano in questo modo? Poi se non sbaglio è comunque una mail scritta ad un professore, non al compagno di classe,no? Mah…
Anonimo, non so chi tu sia ma mi permetto di dirti che è proprio a causa di atteggiamenti come quello che tu manifesti nel tuo tuo commento che i ragazzi scavano fossati invalicabili tra loro e gli adulti.
E poi ci lamentiamo che le nuove generazioni non comunicano con i grandi?
La mail è bella, perchè mostra “dal vivo” il cuore di un liceale, che lo sta aprendo, appunto, ad un adulto. Ti pare poco?
Ma dai Anonimo perché generalizzare subito. Perché questo tono così moralista? Io non sono il prof, e chi scrive ha 14 anni. Inoltre non conosci la mia risposta alla mail né il passo in avanti fatto nella scrittura già nella seconda mail.
Per dialogare con i ragazzi bisogna cominciare da qui e poi a poco a poco costruire. Prova a metterti nei panni di chi ha scritto l’email dopo una risposta come la tua. Cosa farebbe? Smetterebbe di scriverti. Ma forse è quello che vuoi.
Questione di scelte.
Con simpatia, l’ultimo che ha intenzione di fare il “compagnone” dei ragazzi.
ps. la bellezza sta nel cuore delle persone, coltivo questo, e poi viene dietro anche la scrittura… parola di prof
Cogito, quando ho scritto, non avevo ancora letto la tua risposta. Non vorrei che anonimo di sentisse “aggredito”. Comunque sia l’anonimo ha il suo punto di vista, che forse vuole esporci, o magari ha altre strade da suggerire.
Essere trattato da sfigato ma non prendersela perchè dentro si sa di non esserlo…. è bellissimo.
Significa non essere condizionati dal consenso degli altri.
Però mi chiedo perchè si è trattati da sfigati?
Chi scrive l’email sa perfettamente che il futuro è nelle sue mani e che bisogna vivere bene il presente, il qui e ora!!
Ma ho un dubbio sulla sfiga…
potrebbe essere “destino”?
Un evento se ti deve accadere, ti accade lo stesso!!!!
E’ pur vero, che se ti poni di fronte ad un problema con la predisposizione che possa andare male, sicuramente andrà male. Quindi, bisognerebbe pensare sempre positivo ed eliminare tutti i vocaboli negativi.
Mi viene da ridere, perché a volte succedono cose davvero “assurde” e per fortuna sono casi sporadici…
Se la nostra vita è piena di dualismi, bene-male, luce-buio, amore-odio, tristezza-gioia, allora perché non può esserci la fortuna-sfortuna?
Dovremmo sostenere il pensiero positivo e cercare di trarre il meglio dalle situazioni…forse solo così gli altri non potranno sottolineare le nostre avventure negative. Grazie per aver pubblicato l’email, perchè ogni dubbio per me è l’inizio di una nuova ricerca.
Ciao prof
Ragazzi cerchiamo di scendere dalle nuvole… io conosco un sacco di ragazzi perchè con i ragazzi ci lavoro (e non sono nemmeno tanto vecchio da considerarmi all’antica) e mi sento di dire che non è accettando e esaltando questa alternatività che si educa e si fa crescere. Infatti sono le generazioni moderne ad essere poco educate e poco responsabili, in questa modernità che tutto accetta e tutto giustifica… Non tornerei alle bacchettate sulle mani, ma nemmeno mi piace il moderno modo di educare (anche perchè non mi sembra che i suoi risultati siano tanto positivi).Sono d’accordo con il prof quando dice “Per dialogare con i ragazzi bisogna cominciare da qui e poi a poco a poco costruire”… diciamo che non mi è piaciuta l’idea di pubblicare questa mail perchè è come dire “sì” ad un qualcosa che non è giusto… E poi non capisco perchè ad essere educati si ricevono un sacco di bastonate… Io non conosco questo “prof2.0″ ma è un prof e mi sembra giusto portare rispetto… come è giusto portare rispetto ad ogni altra persona… é sbagliato questo? perchè non possiamo pretenderlo da un ragazzo di 14 anni? Non è mica stupido e incapace…
by anonimo moralista
“Non è accettando e esaltando questa alternatività che si educa e si fa crescere” (anonimo moralista)
Sono d’accordo su “non è esaltando”, ma non su “non è accettando”.
Qualsiasi cambiamento vero secondo me nasce da una profonda accettazione (che non vuol dire giustificazione); e questo vale per sé così come per gli altri.
Io non penso che con questa mail quel 14enne volesse mancare di rispetto, mentre forse siamo noi a mancare di rispetto a lui nel giudicare il suo modo di scrivere.
Magari scrive così perché nessuno gli ha mai veramente insegnato a esprimersi in modo diverso o magari è lui a volersi esprimere così perché… chi siamo noi per giudicarlo?
E poi, dobbiamo trascurare il messaggio solo perché la forma lascia a desiderare? Cominciamo ad accogliere quello che questo ragazzo voleva dire e poi lavoriamo sulla forma (“non conosci il passo in avanti fatto nella scrittura già nella seconda mail”)
Immagino che Prof 2.0 con “Troppo bella per non condividerla!” si riferisse al contenuto della mail e non alla forma.
1sorriso!
prof A.
Anonimo 1: sintetizzi perfettamente il motivo per cui ho pubblicato la mail. Il problema del consenso dei pari è di vitale importanza per un ragazzo/a. Sembra che le verità le faccia il gruppo e se non rispondi a quei canoni sei “fuori”, sei sfigato. Credo che se un ragazzo avesse il coraggio di dire tre volte “no” a qualcosa che non condivide, ma il gruppo vuole, ci guadagnerebbe in identità, sicurezza e magari farebbe il suo di gruppo. Ma dire di no è esporsi alla risata del gruppo e la derisione, a quell’età, è come una pugnalata.
Anonimo 2: tutto quello che non possiamo controllare abbiamo bisogno di metterlo sul conto di qualcuno: caso, destino, provvidenza. A te la scelta, in base a quello che pensi essere vero. Io credo nella buona vecchia provvidenza, anche se oggi la si guarda con certo sospetto…
Anonimo 3: comprendo la tua posizione, ma ripeto che non sai quello che ho risposto alla mail e quindi chi ha deciso di pubblicare non accetta o esalta di questa lettera se non il contenuto. Semplicemente si mette in gioco a partire da qui (dal contenuto). Ti arriva una mail di richiesta di chiarificazione di certi punti fondamentali. Cosa fai? Io certo come prima cosa non bacchetto la scrittura, altrimenti il canale si chiude. Non per questo rinuncio a questo aspetto, ma vi arrivo gradualmente. L’autorità oggi è in crisi, è evidente. Ma non sta scritto da nessuna parte che per essere esercitata debba essere antipatica.
Quale è il “moderno” modo di educare che non dà risultati positivi?
Quando un adolescente scrive una mail come questa non percepisce neanche di mancarti di rispetto. Caro anonimo qui le cose sono andate molto avanti, si tratta di riportare i ragazzi alla percezione del rispetto. Se parti subito da lì il canale si chiude, perché il ragazzo il problema non lo vede proprio. Hai figli? Se li hai secondo me questo lo sai benissimo.
E se siamo a questo punto è perchè qualcuno a monte ha rinunciato ad educare. Io sono convinto che molti di questi ragazzi sarebbero ben felici di essere educati, ma se nessuno lo fa loro cercheranno sempre la via più comoda e breve, come accade da che mondo è mondo.
Io non rinuncio ad esercitare l’autorità, ma se parti dagli strappi sui jeans al cuore non ci arrivi mai…
E quando ti cade il tuo unico cellulare nel tombino?
Dove sta, caro prof la vecchia provvidenza?
Ovviamente è un aneddoto materialistico, realmente accaduto e troppo bello per non condividerlo.
Questione di prospettive, come sempre. La buona vecchia provvidenza osò dire che anche i capelli del capo sono contati. E un capello è molto meno di un cellulare in un tombino. La vecchia provvidenza e il suo interprete principale sì che erano materialisti…
Solo che a questo mondo non hai niente che possa essere riscontro dei tuoi convincimenti e gli altri diventano la tua unica cartina tornasole.
Una verità cui sovrappore il nostro lucido di convincimenti e vedere se coincide…
Chi un identità la deve ancora costruire cosa può utilizzare come creterio per le sue scelte?
Caro prof,
sono Anonimo 2…
poniamo la precedente mia domanda con una risposta multipla:
“Tutto ciò che non puoi controllare a cosa si attribuisce?”
a. caso
b. destino
c. Provvidenza
d. mistero (aggiunto da me)
Scusa l’umorismo, ma metto una “x” sulla d spiegando il mio punto di vista e trasformandola in risposta aperta:
Ho sempre pensato che la Provvidenza è positiva, il cui fine è il Bene dell’uomo e il suo interprete principale è altrettanto Buono, essa è legata a qualcosa di più profondo.
Forse non ho compreso bene,
ma ciò che penso è che tutte le cose strane e brutte che accadono, ovviamente senza la nostra volontà è soltanto una cosa inspiegabile..da qui il “mistero”, accadono e basta..
Forse non ha un nesso l’evento del cellulare con la Provvidenza, perchè il cellulare che cade è un cellulare che cade..non ci cambia la vita…
Non credo nella sfiga, ma non credo neppure che sia Provvidenza tutto ciò che ci fa star male…perchè essa permette a noi uomini di sperare e ci aiuta.
Non lo so, forse sto facendo un pò di confusione…
a., b., c. oppure d.?
Prima di dare la mia di risposta (assolutamente personale), vorrei raccontarvi questa storia: ormai diversi anni fa, una mia amica sarebbe dovuta andare all’estero per una significativa esperienza estiva alla quale teneva da parecchio tempo. Non entro nei dettagli, anche perché non ricordo tutto con precisione. Quello che mi ricordo è che qualche mese prima la cosa è saltata (per motivi che ora non interessa precisare) e la mia amica ne ha sofferto parecchio: di sicuro in quel periodo alla domanda di Anonimo 2 avrebbe aggiunto la risposta e. sfiga! Ebbene, proprio quell’estate questa mia amica ha conosciuto la persona con la quale è ora felicemente sposata.
Se qualcuno, in quel periodo di forte sofferenza e arrabbiatura, avesse osato dirle che tutto accade per qualcosa, si sarebbe arrabbiata ancora di più (come di fatto è accaduto); e solamente il giorno del suo matrimonio (beh, forse anche un po’ prima) lei stessa è arrivata a dire: “se quell’estate fossi partita per l’estero ora probabilmente non sarei qui, felice”.
Certo, per altre persone esperienze simili probabilmente hanno avuto un epilogo differente, ma la mia risposta è c., perché credo che ogni cosa che accade è per il nostro bene: anche la sofferenza fa crescere e nonostante spesso resti a lungo incomprensibile, poi (a volte a distanza di anni, è vero!) però sono convinta che, se lo vogliamo, è pronta a svelare tutto il suo orizzonte di senso. Di certo questo dipende anche da noi e dal nostro modo di affrontare ciò che ci fa star male.
Anonimo 4 (o 5? Ho perso il conto)
ps.comunque penso che la risposta c. e la d. siano in qualche modo legate perché a volte quella che io chiamo Provvidenza agisce in modo così misterioso (non perché ciò che accade accade e basta o è inspiegabile in assoluto, ma perché lo è per noi); e in questo senso mi sento di azzardare che la Provvidenza c’entra anche con l’evento del cellulare (è capitato anche a me: terribile!)
Dato che ormai l’anonimato sta raggiungendo livelli di guardia (usate degli pseudonimi per amor del cielo…) mi riferisco agli anonimi in base all’ora in cui hanno scritto.
Anonimo dell’1.19 (notte insonne?): gli altri sono necessari, hai proprio ragione. Io cerco di confrontarmi con le persone di cui mi fido profondamente e che so che mi vogliono bene davvero. Come fare se non si ha questo? Hai pur sempre la tua capacità di raziocinio, la tua coscienza capace di giudicare, il tuo cuore. E poi hai sempre Dio, che si fa sempre trovare da chi lo cerca. Io non conosco migliore cartina al tornasole. Se non gli credi, insegui la verità e troverai la strada. La cartina al tornasole è sempre la verità, solo quella rende liberi.
Anonimo delle 14.47: mitica l’idea della risposta multipla! Ti concedo la d. Anzi sai mi piace proprio, perché è il gradino prima della Provvidenza. Oggi abbiamo eliminato il mistero dalla vita (basta rileggere un po’ di Buzzati). Da un punto di vista la parola mistero mi sembra quella giusta, se poi nel dare il significato al mistero hai la fortuna di credere nella Provvidenza lo riempirai di quel senso. Ma chi crede nel mistero è aperto ad esso. L’importante è dare senso a ciò che ci accade, anche senza bisogno di scomodare la Provvidenza. Che senso ha avuto per te la caduta del cellulare?
Anonimo delle 18.02: che bella la storia che hai raccontato, nel blog ne avevo raccontata una simile per un fidanzamento nato da un cellulare smarrito in un taxi(a proposito di cellulari…). Sul resto siamo d’accordo, anzi ho risposto al precedente anonimo sulla base delle tue idee, in cui mi ritrovo.
L’importante è non dimenticare che Provvidenza e libertà sono compatibili…
Sono l’Anonimo delle 14.47…
Caro prof…
Ogni giorno per me è un giorno diverso e i molteplici cambiamenti che avvengono nell’arco della giornata(positivi e negativi), mi spingono alla ricerca del loro senso…
Purtroppo non lo trovo nella caduta del cellulare…di sicuro non ho incontrato l’uomo della mia vita che ha ripreso il mio cellulare, nè tantomeno ha calmato me da una “risata isterica”…
Per Anonimo delle 18.02
Grazie per aver raccontato la tua storia…mi fa sperare ancora. Concordiamo tutti sul termine mistero…forse è anche questo che permette di rialzarsi e andare avanti..
ciao a tutti
Se quella ragazza fosse andata all’estero magari avrebbe trovato un uomo che non l’avrebbe mai lasciata(sempre che l’uomo che stia con lei non la lasci, lo spero per lei). Magari avrebbe trovato Dio e si sarebbe fatta suora. O magari…
Se è vero che le cose sono andate bene non necessariametne sarebbero andate peggio se non fossero andate in “questo” modo.
In queste riflessioni più che la provvidenza trovo Speranza (che sia questo il mondo migliore, e non solo questa).
P.S.: Penso che il senso del “mistero” sia tra le più belle cose che si possano apprendere.
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“Come fare se non si ha questo? Hai pur sempre la tua capacità di raziocinio, la tua coscienza capace di giudicare, il tuo cuore”
Perchè mi sembra un cane che si morde la coda.
Vedo che il “raziocinio, la coscienza e il “cuore” sono pur sempre frutto di scelte e non criteri “autonomi” per scelte.
Magari lo diventano col tempo.. in età “matura”… ma quando si è immaturi? Forse il riscontro con la realtà, i frutti delle nostre scelte.
Siamo destinati a “fidarci” degli altri e aspettare il riscontro (o lo scontro) con la realtà.
Ringrazziando il cielo questi figli su questa terra hanno un Padre
Anonimo delle 14.47: se il senso non lo trovi glielo devi dare. Magari è ora di comprarne uno nuovo, magari è ora di rivedere la rubrica e capire a chi tieni veramente, magari la prossima volta provi a tenere la tasca chiusa…
E poi certo gli uomini nei tombini è difficile trovarli… 😉
Anonimo insonne: mi piace questa idea della speranza. Mi piace proprio. Però è anche vero che la storia è uno dei modi in cui la provvidenza parla. A noi la speranza di capire il senso di quel linguaggio.
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Sì il riscontro con la realtà. Siamo essere che colgono la verità storicamente, non tutta insieme, ci vuole tempo e molti (ri)scontri.
Beh, ci sto pensando a trovare un senso…la tasca era perfettamente chiusa…il cellulare era nuovo…
i numeri che non servono li avevo già cancellati…un uomo che mi aprisse il tombino non c’era(e nessuno voleva farlo, neanche chi di competenza)…ehmmm…
Bene, l’ ho trovato!!!!Forse non dovevo rispondere a qualche chiamata che sarebbe potuta arrivare…oppure il senso lo trovo nel “dopo show”: ho fatto ridere un bel pò di amici per averlo raccontato!!!!
Ps. Nella mia città, gli uomini venivano pagati per contare i tombini!!!!Perchè non trovarne uno proprio lì dentro?? Magari può cadere misteriosamente…
Scherzo
Ah,ah,ah…=)
Ciao prof
“Se è vero che le cose sono andate bene non necessariamente sarebbero andate peggio se non fossero andate in “questo” modo”
Sono d’accordissimo! Quello che conta però è non vivere con il rimpianto di un “altro” modo in cui sarebbero potute andare le cose (tanto più che comunque sono andate bene in “questo” modo) e ringraziare di ciò che si ha tra le mani nel presente.
Riguardo all’episodio del cellulare (il mio era finito nello scarico di un bagno chimico: no comment! Forse peggio del tombino…), ricordo la mia ricerca di senso. Una delle prime cose di cui mi sono resa conto era di come mi sentissi disorientata senza quel piccolo oggetto, di come ne fossi dipendente e di come fossi attaccata a tre o quattro messaggi salvati, che prima di quel fatidico giorno mi trovavo a rileggere ciclicamente. Forse era da tutto questo che dovevo liberarmi. Sì, probabilmente dovevo crescere in libertà o almeno riflettere su tutto ciò, perché poi… “cellulare nuovo, vita vecchia”.
Questa “chiacchierata” con voi però, facendomi ricordare, mi aiuta anche in questo senso e mi ricorda di starci attenta, grazie! Non voglio vivere con falsi legami…
Cavolo Anonimi voi però la provvidenza la sfidate e la ricerca di senso diventa sempre più ardua…
Il tuo commento, prof, mi ha fatto riflettere in questi giorni e mi sa che hai ragione tu: questo è sfidare la Provvidenza. E se io ci credo perché devo pensare che le cose sarebbero potute andare meglio diversamente? Il modo in cui accadono è quello migliore, anche se a volte è difficile capirne subito (o non subito) il senso.
Anonimo del racconto
nb: il modo migliore non è quello che io preferisco, ma quello che è meglio per me e per il mio bene (anche nella sofferenza)
😉