Io da grande voglio fare il prof

Perché ho deciso di diventare prof?

Grazie a due storie: una reale l’altra inventata.La prima è la storia del mio professore di italiano del liceo. Insegna ancora. Avrà almeno 90 anni. Ma io sono sicuro che insegna ancora con gli occhi che gli brillano, con la passione che gli si trasforma in gocce di sudore sulla fronte spaziosa, con l’entusiasmo che lo portava a momenti di afasia o di creazione verbale che ci faceva sbellicare dalle risate. Ecco io lo guardavo e dicevo: quest’uomo ama ciò che fa, ancora adesso, dopo tanti anni. Anche io voglio essere come lui, con la stessa passione da trasmettere, con gli stessi occhi e la stessa afasia da entusiasmo.

La seconda storia è quella di un film: L’attimo fuggente. Era una sera. Avevo 16 anni. Cambiando canale mi sono imbattuto in quel film, sono rimasto incollato allo schermo. Alla fine sono rimasto in silenzio a guardare i titoli di coda. La notte non ho dormito. E mi ripetevo: io voglio essere come quello lì, io voglio fare questo nella vita.

Quelle due storie mi hanno offerto un’immagine del mio futuro. Dovevo verificare se ero fatto per quel futuro. Mi sono messo alla prova e ho scoperto che quella era la mia strada (sul piano del fare, che è solo un piano della vita).

Quel futuro ha innescato in me il presente. Il mio presente di 16enne diventò il laboratorio di quel futuro: letture, discorsi, scrittura, letteratura, bellezza, critica, arte…
Mi ricordo ancore che quel prof mi prestava i libri e mi prestò una copia di un libro di un poeta insopportabile, ma anche quello mi aiutò, mi inseriva in qualcosa di grande, di misterioso, che io non capivo ed un adulto si fidava di me, mi sfidava, pensava che io ce la potessi fare. E ce la feci.

Il presente mi si riempì di futuro e divenne mio.
Senza storie siamo privi di futuro.
E chi è privo di futuro si priva del presente.

E tu che storia sei?

7 commenti

  1. Pubblicato il 14 aprile 2009 at 20:56 | Permalink

    La mia storia di prof è ben diversa e non ve la racconterò, perché non è cominciata per me come passione (complicato da spiegare). Voglio però raccontarvi un’altra storia: poco tempo fa viaggiando in treno ho conosciuto un ragazzo che studiava su uno spartito (sul sedile accanto c’era una custodia enorme che conteneva il suo violoncello); la prima volta che ha sollevato lo sguardo verso di me ne ho approfittato per chiedergli “lavoro o passione?” e la sua risposta è stata “lavoro e passione”; poi ha aggiunto una cosa del tipo “sono tra i pochi fortunati che possono vivere le due cose contemporaneamente” (non ha usato proprio questa espressione, ma il succo era quello). Abbiamo così cominciato a parlare dei suoi studi, i suoi concerti, i suoi spostamenti, … e ad un tratto ecco la sua domanda: “e tu? cosa fai?”… “L’insegnante” ho risposto io; e subito dopo mi sono sorpresa ad aggiungere: “lavoro.. e PASSIONE!”.
    La mia storia di prof non è cominciata per me come passione, ma è incredibile come lo diventi sempre più ogni giorno che passa!
    E blog come questo mi aiutano a riscoprire e alimentare questa passione… thanks!

  2. Pubblicato il 15 aprile 2009 at 13:18 | Permalink

    Bravo prof per il post,
    io credo che insegnare sia principalmente una vocazione, perchè non tutti sono in grado di farlo! E’ essenziale avere la passione per qualsiasi mestiere, ma l’insegnamento richiede necessariamente un’altra passione: quella per l’essere umano.
    Siamo in continuo rapporto con Persone che hanno i loro vissuti, i loro sogni e le proprie idee. A noi spetta il compito di fare emergere in loro ciò che già possiedono, e trasformare le loro qualità in competenze, che potranno sfruttare in futuro. Ma per far ciò, sono indispensabili due cose, sia per i prof che per le maestre/i, la prima è provare amore per il sapere e per quello che si fa ogni giorno, la seconda, che è più sul piano affettivo, bisogna saper infondere fiducia ai propri alunni.
    Solo così si lascia una grande eredità…
    L’unica cosa che posso dire della mia storia è che ho fatto tutto quello che occorre per poter realizzare il mio sogno.
    Ciao prof

  3. Pubblicato il 15 aprile 2009 at 16:48 | Permalink

    Io, invece, sono una soria un pò complicata, e come tutte le storie complicate, si fa fatica a tenere il filo del discorso, ma se si riesce a scavare nel profondo, si capiscono gli intrecci.
    La mia storia, fino all’età di 14 anni, aveva come protagonista una bambina/ragazza che voleva fare la ballerinae e che, come
    il ragazzo musicista di cui ci racconta 1+1=2, voleva unire lavoro e passione.
    Poi, per uno strano scherzo del destino, quella ragazza appese le scarpette al chiodo. Comincia
    a scrivere, guardando dalla finestra di casa quella scuola di danza dove passava le sue interminabili ore fino a poco tempo prima. Scrivendo comincia ad imparare l’arte del voler scoprirsi e scoprire gli altri: i sentimenti, le paure, le passioni, i giochi misteriosi dell’inconscio, i bisogni, i comportamenti.
    Comincia ad incontrare l’altro in modo diverso, con profondità di pensiero e di vedute.
    Ed è così, che all’ultimo anno di liceo, decise d’iscriversi a Psicologia, meravigliando tutti quelli che pensavano volesse fare lingue, tanto era brava nelle tre lingue che conosceva e che sapeva armonizzare.
    Lavoro e passione, anche per me.
    Credo che amare quello che si fa, sia l’ingrediente migliore per fare sì che la ricetta riesca al meglio.
    E sia gradita, a chi l’ha preparata e a chi la gusta.
    Carmen

  4. Pubblicato il 16 aprile 2009 at 10:43 | Permalink

    Grazie per le vostre storie! Insomma sembra che la vita non sia così male come ce la dipingono i telegiornali…

  5. Pubblicato il 16 aprile 2009 at 13:01 | Permalink

    Direi proprio di no! Anzi.. (Sarà per questo che non guardo mai il telegiornale?!)
    Volevo solo precisare che fare la prof per me non è stato un ripiego (forse dal mio intervento poteva sembrare): semplicemente non sono partita da un “da grande voglio fare la prof” e ho percorso vie ‘traverse’… però sono molto contenta del mio lavoro e ogni giorno ringrazio Dio che in maniera così strana ma sapientemente pensata, mi ha portato qui e mi ha donato questo presente!

    “Ieri è storia.
    Domani è mistero.
    Oggi è un dono: per questo si chiama presente.”
    (Kung Fu Panda)

    E’ vero Carmen!! Amare quello che si fa è l’ingrediente migliore! Ed è anche ciò che permette di rendere il lavoro, usando un’espressione di un grande santo, una “malattia contagiosa”: è attraverso il nostro lavoro fatto al meglio che possiamo trasmettere fiducia, gioia, serenità, pace, grazia, … agli adolescenti così come agli adulti…
    1sorriso!

  6. Pubblicato il 17 aprile 2009 at 20:53 | Permalink

    prof oliva, se legge, mi racconta la sua storia?

  7. Pubblicato il 19 aprile 2009 at 08:12 | Permalink

    Tutti i prof dovrebbero guardare Kung Fu Panda…

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