Su facebook ti arrivano ogni giorno almeno 5 inviti da altri amici a sottoporsi ad un test che risponde ad una identità da scoprire: quale personaggio Disney sei? quale personaggio mitologico sei? quale numero sei? quale personaggio del Padrino sei? quale filosofo sei? quale nuvola sei? quale pianeta sei? quale bacio sei? quale personaggio di Lost sei?
Mi ha colpito che ci si sottoponga a questi test con una certa frequenza (io li rifiuto sistematicamente, per ragioni di tempo). Cosa cerchiamo? Cerchiamo proiezioni di noi stessi, qualcosa che ci rappresenti e ci spieghi chi siamo. Chiaramente si tratta solo di un gioco, ma non tutti i giochi hanno successo e questo è un gioco che ha successo perchè c’è “in gioco” (è il caso di ripeterlo) qualcosa di più. Abbiamo bisogno di vedere la nostra interiorità rappresentata, in modo da poterla far conoscere agli altri e magari sognare di essere qualcosa di più di quello che siamo realmente. Questi test giocano la loro fortuna sul fascino del rappresentare “l’essere” e il “poter/voler essere”. Le identità liquide di oggi si frammentano in mille rappresentazioni e assumono maschere in una virtualità emotiva che ci si attacca addosso con piacere. Così siamo contemporaneamente Audrey Hepburn, la Sirenetta, il 5, Epicuro, Venere, Rambo, Bart Simpson, Marte, Aristotele, Nemo…
Forse dovremmo ascoltarci di più, prima ancora che affidarci a un test che ci dica chi siamo.
Ma si tratta solo di un gioco, è chiaro!
O forse no…
10 commenti
Forse… ciascuno di noi ha un lato oscuro che fa fatica a riconoscere.
Forse… identificarsi in qualcun’altro ..o in qualcos’altro aiuta a guardarsi in un modo diverso.
Forse ….si ha tempo da perdere!
Però è divertente!
Oggi mentre andavamo in gita in macchina durante il viaggio abbiamo fatto anche noi il giochino:”Chi vorremmo diventare” di un personaggio di film o libro!
Dunque anche noi ci siamo “cascati”!
Credo che questi quiz riscuotono tanto successo perchè ti illudono di poter superare i limiti del possibile, e cioè ti illudono di poter conoscere te stesso in 5 minuti, un pò come facebook in generale, che ti illude di poter fare amicizia nel tempo stesso di un click. Il commento sembra negativo, ma non lo è. Non critico facebook e neanche i quiz (che sono troppo divertneti..). Voglio solo dire che dobbiamo sempre esserer consapevoli che ciò che facebook e i quiz sono in grado di fare rientra nelle possibilità umane, cioè noi possiamo fare tutto ciò che vogliamo anche senza facebook.
Anche se estremizzato, il discorso vale anche per la droga. Uno non dovrebbe evitare le canne per la morale o perchè fanno male, ma semplicemente perchè non ne ha bisogno, ovvero perchè è già “drogato” di suo, non so se mi spiego…
SCsuate se sono andato fuori tema
ps. E ora scusate, ma vado a vedere “quale lavoro devo fare da grande”!!! ahahah
Un po’ tutto quello che dite è vero. Poi ogni persona lo vive con gradazioni diverse…
Però siamo tutti d’accordo sul fatto che è divertente!
“Però siamo tutti d’accordo sul fatto che è divertente!”
Scusa, prof, ma non è che cerchi di voler creare necessariamente un compromesso tra parlare di cose serie senza essere seri? Giusto perchè (con buone ragioni) oggi la gente si annoia ad essere seria?
Col cuore in mano e con la voglia di capire.
Uno studente
Ciao studente. Essere serio per me non vuol dire essere serioso. Si può parlare di cose serie giocando: i bambini, i poeti, i mistici fanno così. Chi dice che parlare di cose serie richieda il muso lungo? Con questo non voglio banalizzare ciò di cui si parla, ma cerco di cogliere più aspetti di una stessa realtà e sull’argomento di questo post, mi pare, ci sia una parte di “divertimento” che va presa sul serio, cioè rispettata in quanto divertente.
O no?
Io non sono iscritto a Facebook.
Non rimpiango di non averlo fatto.
E’ probabile che un giorno qualcuno mi convinca a farlo.
Fino ad allora mi accontenterò di somigliare a me stesso.
Potrei fare scambio solo se potessi diventare… Prof 2.0 !
…ma con un pizzico di glamour duraniano
Bye,
Charles
E’ vero. Solo che alle volte mi sembra quasi che si tenda a forzare il lato divertente, magari anche eludendo dal nostro caso particolare.
Sarà che sono io a soffrirne, ma oggi non si può parlare di qualcosa seriamente senza trovarne il lato “divertente”, se no si scade nel serioso.
Naturalmente il caso specifico non è tra questi, ma per me manca “in giro” tra noi studenti la dimensione della serietà, dell’impegno, qualcosa per cui soffrire. Poi il “divertimento” verrà necessariamente da se, secondo etimologia pascaliana.
Sempre il solito, purtroppo, anonimo studente!
Ciao!
Charles: Facebook non toglie l’identità, semplicemente, in alcuni suoi aspetti, smaschera o mette in evidenza chi ne è alla ricerca…
Studente anonimo: hai ragione, oggi assistiamo alla “zelighizzazione” di tutto. Ciò che non è divertente sembra privo di interesse. Limiti della nostra cultura, ma è anche vero che non è lo sforzo a fare di una cosa la sua bontà, ma proprio il bene che c’è in gioco. E questo è spesso compatibile con un sorriso, lo sforzo come fine, credo di no.