Mutazioni e integrità

Di giorno in giorno le “mutazioni” dei miei alunni sono piuttosto evidenti, con il conseguente scombussolamento interiore e lo specchio che può diventare un’ossessione. Ma in fondo lo specchio, di fronte al quale i miei alunni perdono le ore, è segno che qualcosa sta cambiando, non solo fuori, ma anche dentro di loro. Si rendono conto che quello che si vede sulla superficie dello specchio non esaurisce il “chi sono”. Lo specchio riflette la superficie, non il cuore. Ed io sono molto di più della mia superficie, ma il sentire la distanza fra la superficie e il “chi sono” provoca paura, solitudine, spaesamento. Niente paura: è una fase di passaggio e come tutte le fasi è destinata a finire. Una fase che richiede molto coraggio: il coraggio di non chiudersi in bagno davanti allo specchio, ma di affrontare la realtà e scoprire, grazie alla realtà stessa (genitori, familiari, amici, amori, passioni, studio, impegno, interessi…), quale unica, irripetibile, meravigliosa storia sono venuto a raccontare… Se non scopro me stesso (chi sono e che talenti ho), non potrò raccontare niente a nessuno, e mi farò prestare la mia storia da qualcun altro, da quello che gli altri vogliono vedere. E chi fa così è una preda. Questo è ciò di cui avere paura!Al riguardo mi è tornato in mente un pezzo di Persepolis: protagonista è una ragazza iraniana alle prese con le mutazioni, ma che ricorda la sua cara nonna e ciò che le ha insegnato…

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libro

Bianca come il latte, rossa come il sangue

Leo è un sedicenne come tanti: ama le chiacchiere con gli amici, il calcetto, le scorribande in motorino. Le ore passate a scuola sono uno strazio, i professori “una specie non protetta che speri si estingua presto”.

Cosí, quando arriva un nuovo supplente di Storia e Filosofia, il protagonista si prepara ad accoglierlo con cinismo e palline inzuppate di saliva.

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