Seduto sui gradini di un meraviglioso castello a osservare il panorama. Nel cielo terso galleggia soltanto una nuvola. Due bimbi incuriositi dall’atteggiamento “infantile” del Prof che guarda il cielo, si seggono accanto a lui e guardano nella stessa direzione, alla ricerca di qualcosa. Comincia il gioco. A cosa somiglia quella nuvola? Così in cielo comincia a galleggiare una balena, poi uno squalo che insegue un pesciolino, anzi no, uno squalo col figlioletto (i bimbi hanno sempre ragione), poi una medusa, poi un ombrello, poi un albero caduto… Finchè la nuvola svanisce, in uno sbuffo candido. Imparo dalla meraviglia dei bambini e capisco perché il regno dei cieli è loro: perchè per loro le cose non sono mai scontate, non sono mai solo sè stesse, non sono mai vecchie o desuete. Per loro il mistero è reale. Alla fine chiedo chi l’abbia messa lì quella nuvola, da sola, nel cielo vuoto e poi se la sia riportata via. La bimba senza pensare: “Gesù”.
4 commenti
Già… il valore della piccolezza!
Quando sono un po’ triste o senza idee, se posso, parlo con un bambino.
La tristezza se ne va e raccogli tanti spunti per nuove idee, nuovi approcci.
Una delle mie più grandi soddisfazioni è quando (fortunatamente spesso) i bambini mi invitano a giocare con loro.
Non mi vedono come un adulto ma come uno di loro. Almeno moralmente.
Bye,
Charles
Il cielo è dei bambini, perché i bambini sono il cielo.
I bambini non sono complicati, per questo vedono di più. Non ostacolano con troppi ragionamenti la fantasia.
E poi non sono diffidenti come i grandi. Sono semplici.
Ciao Prof, visto il mio nuovo lettore?
Ape: ho visto… che invidia!