11 commenti

  1. Pubblicato il 20 giugno 2008 at 12:39 | Permalink

    How am i?

    Come ci si chiede: Come sono io?

    E’ un aspetto effettivamente sottovalutato, questo, nella colloquialità quotidiana, nonostante il suo valore.
    Rifletto ora, sull’importanza di domandarlo profondamente a noi stessi, ora e sempre, come siamo oggi, come vogliamo essere domani.

  2. Pubblicato il 20 giugno 2008 at 18:57 | Permalink

    Ehi, Prof! Se sei a Londra ti invidio molto perché è una città entusiasmante, anche se in questo momento tutti i miei pensieri sono rivolti a Sydney (GMG chiama…)

    Pensando a città diverse e lontane, credo che è proprio quando ci allontaniamo dai nostri contesti abituali che meglio riusciamo a fare la domanda su noi stessi. Quando mi confronto con persone diverse da quelle abituali, si fa più viva la domanda su come sono / chi sono.

  3. Pubblicato il 20 giugno 2008 at 19:13 | Permalink

    Senza nulla voler togliere all’inglese, dalle mie parti – in Italia ma dove soffia lo scirocco – “come stai” si dice “comu si” in dialetto.

  4. Pubblicato il 20 giugno 2008 at 21:17 | Permalink

    serenella: colto lo spirito del post.

    sbit: davvero entusiasmante. stare fuori aiuta a capire quanto a volte siamo provinciali e il provincialismo dell’anima è la cosa più pericolosa…

    ape: mi è venuto in mente anche a me e tu sai che siamo delle stesse parti…

  5. Pubblicato il 20 giugno 2008 at 22:53 | Permalink

    conosci i fratelli cohen?… un po’ bizzarri, ma simpatici…
    “o brother where art thou?”
    questo sarebbe da chiedere! fratello dove sei? A che punto sei della tua strada? in che direzione stai puntando?
    Solo gli amici con la A maiuscola sanno riempire un “come stai?” e quando lo fanno, anche le situazioni peggiori sembrano sparire e le lacrime asciugarsi da sole… perchè il loro “come stai?” diventa “o brother where are thou?” amica/o, dove sta andando il tuo cuore? io voglio saperlo! ci sono!”
    purtroppo per la fretta ci si appiattisce ad un veloce “come va?”..io per prima..

  6. Pubblicato il 21 giugno 2008 at 21:16 | Permalink

    Certo che li conosco! E poi una rivisitazione dell’Odissea è miele per me!
    Credo che il titolo sia una citazione shakespereana, tanto per cambiare…

  7. Pubblicato il 22 giugno 2008 at 22:55 | Permalink

    Gli inglesi hanno poi un’altra formula che esclamano quando si incontrano: how do you do?
    Cui si risponde: how do you do?

    Letteralmente, uno domanda:” Come fai?” . E l’altro risponde pari pari: “Come fai?”

    Questo protocollo non l’ho mai capito.

    So… I’m fine, thanks!

    Charles

  8. Pubblicato il 23 giugno 2008 at 13:54 | Permalink

    Oggi tra i ragazzi della tacca sotto casa sento spesso “Cumpà, tutto a posto?”. Ma non riesco a capire a cosa si riferisca il “tutto”.

  9. Pubblicato il 23 giugno 2008 at 20:41 | Permalink

    Charles: il protocollo è che neanche interessa la risposta… lo si fa perchè è educato…

    Biancaneve: la saggezza delle parole del popolo!

  10. Pubblicato il 29 giugno 2008 at 22:48 | Permalink

    Ma educato da chi?
    Avrà pure una radice.
    Ogni modo di dire, in fondo, ha una sua atavica spiegazione.
    Anche la celeberrima esclamazione affermativa “OK” ha un significato.
    Possibile che nessuno sappia spiegare il perchè di “How do you do”?

    Bye,
    Charles

  11. Pubblicato il 30 giugno 2008 at 12:13 | Permalink

    che significa “ok”?

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