Pigmalione

Pigmalione era uno scultore. Un giorno, deluso dal comportamento delle donne, concepì l’idea di fare una statua della sua donna ideale. Prese da ogni donna che aveva conosciuto il meglio e scolpì una statua di bellezza straordinaria. Tanto era bella la statua che finì con l’innamorarsene: aveva tutte le perfezioni, ma gliene mancava una… la vita. Così chiese ad Afrodite di dare vita a quella statua. Un giorno provò a baciarla e la labbra della statua si fecero improvvisamente calde e morbide, abbandonando la freddezza marmorea. Quando la ragazza aprì per la prima volta gli occhi vide “assieme al cielo, colui che la ama”.A questa storia magistralmente raccontata da Ovidio (Metamorfosi, X) si ispira il cosiddetto “effetto pigmalione”, cioè la capacità che abbiamo di fare accadere le cose in cui crediamo o non fare accadere quelle in cui non crediamo. A scuola è un effetto comprovato: a parità di condizioni di partenza, l’alunno in cui il prof crede, ha risultati migliori di quello in cui il prof non crede. Da come “guardiamo” (crediamo nelle) le persone dipende la possibilità di dare loro (più) vita. Il nostro sguardo deve sforzarsi di “confermare” chi abbiamo di fronte e il suo mondo, anche se non ci è simpatico. Solo lo sguardo amante della mamma e del papà confermano al bambino la sua importanza, la fiducia in sè e il desiderio di costruire qualcosa, che vede in anticipo negli occhi di chi lo ama. Un bambino privato di quello sguardo farà fatica per tutta la vita ad accettarsi come importante.

Il segreto della crescita di un legame (soprattutto educativo) è essere pigmalioni e provare a dare (più) vita a chi entra in contatto visivo con noi, perchè quello sguardo dica, in silenzio: è bello che tu esista.

PS. Solo a Pigmalione è stato concesso di sposare la donna ideale… e si tratta di una favola! Per i comuni mortali si tratta di rendere “ideale” (che non è, si badi bene, idealizzarla) una persona reale: insomma fare il contrario di Pigmalione, ma questa è un’altra storia…

7 commenti

  1. Pubblicato il 4 giugno 2008 at 20:26 | Permalink

    Ma questo sguardo “alla pigmalione” non si basa su un feeling, su una qualche affinità?Come nel caso del professore o dell’innamorato…cioè alla fine è più qualcosa che scatta che qualcosa che decidiamo di mettere in atto, no?

  2. Pubblicato il 4 giugno 2008 at 21:37 | Permalink

    Lo sforzo dovrebbe essere proprio quello di superare la fase puramente “simpatetica”. Un prof dovrebbe, e non è per niente facile, di avere questo sguardo anche con l’alunno/alunna antipatico, che non gli va a genio… Insomma è un impegno richiesto alla volontà. Non posso rapportarmi alle persone come faccio con le patatine fritte e gli spinaci: so bene cosa mi fa simpatia tra i due… La sfida è scoprire l’amabilità della persona, che va oltre la semplice affinità. Chiaramente vanno fatti dei ditinguo. In amore se non c’è l’affinità iniziale c’è poco da fare… Ma per un padre, madre, insegnante, educatore è diverso. Rendere tutti unici, che non significa tutti uguali.

  3. Pubblicato il 5 giugno 2008 at 22:59 | Permalink

    Molto, molto interessante questa storia.

    Una metafora che ha diversi riscontri nella realtà che ciascuno vive.

    A dire il vero, avevo spesso sentito il modo di dire ” è il tuo Pigmalione”, ecc. ma, per pigrizia, non mi ero mqai preso la briga di vedere cosa significasse.

    Ora lo so!
    e ne farò buon uso.

    Quante cosa si imparano in quest’aula.

    Grazie Prof.
    Charles

  4. Pubblicato il 27 ottobre 2008 at 15:18 | Permalink

    una alunna virtuale chiede delucidazioni: ma non si intende, solitamente, per “pigmalione” una figura di riferimento,una specie di modello di vita cui ispirarsi?
    Ho afferrato il senso della storia ma non so metterla in relazione con l idea che avevo del concetto in questione.Ciao,Claire.

  5. Pubblicato il 27 ottobre 2008 at 15:36 | Permalink

    Claire: bentornata. Pigmalione originariamente indica questo scultore del mito. Poi per estensione è diventato chiunque trae il meglio da una persona. A contribuire a questa visione ci ha pensato Shaw che in una sua commedia (My fair lady) chiama così un professore che scommette di riuscire a rendere civile una ragazza di campagna. Ma già Shaw si ispirava al mito.

  6. Pubblicato il 27 ottobre 2008 at 20:58 | Permalink

    bene,allora dovrò riconsiderare il concetto e il suo utilizzo.
    Grazie,ciao.
    Claire.

  7. Pubblicato il 28 ottobre 2008 at 12:04 | Permalink

    Non credo si tratti di rivedere il concetto, ma ampliarne il significato. Spero di esserti stato utile.

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