Il veleno nella mente (3057)

giugno 4th, 2012

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Lucas Paige si è lasciato alle spalle tante cose. Cose tragiche, terribili. È andato via da Glenville, lontano da quella cittadina dell’Alabama dove era corso il sangue. Sangue del suo sangue. All’epoca era solo un ragazzino, ora è un noto studioso di storia militare, è riuscito a rimettere insieme i pezzi e costruirsi qualcosa di simile a una vita normale. Sempre con quella macchia oscura che pesa sul cuore, il ricordo incancellabile di quando la Morte era venuta a trovare la sua famiglia. Un fantasma che lo perseguita anche adesso, durante la presentazione del suo ultimo libro a Saint Louis, materializzandosi davanti a lui con le sembianze di Lola Faye. La donna che vent’anni prima aveva innescato una spaventosa catena di lutti.

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Classici del Giallo 1455: Elizabeth Gill, “Una strana vacanza”

marzo 29th, 2022

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“Una strana vacanza”, Elizabeth Gill, I Classici del Giallo n. 1455, aprile 2022

“Una strana vacanza”, Elizabeth Gill, I Classici del Giallo n. 1455, aprile 2022

“Una strana vacanza”, Elizabeth Gill, I Classici del Giallo n. 1455, aprile 2022

 

Paul Ashby non vede l’ora di gustarsi la sua vacanza: un viaggio verso le spiagge baciate dal sole del Sud della Francia, dove non è mai stato prima.

Il giovane avvocato londinese in realtà non è mai uscito prima dall’Inghilterra. E forse, alla luce dei risvolti futuri… sarebbe stato meglio se fosse rimasto in patria!

Sul treno, infatti, Paul si imbatte in un uomo colto da un malore, e mosso a pietà accetta da lui una strana missione: quella di ritrovare il figlio, con cui ha sempre avuto un rapporto turbolento e con cui di recente ha perso del tutto i contatti.

Arrivato a Sant-Antoine, Paul rimane folgorato dal vivace ambiente artistico, reso ancora più intrigante dalla bellissima Adelaide Moon, oltre che da personaggi bizzarri come il playboy argentino Hernandez de Najera e l’eccentrico pittore Benvenuto Brown.

Ma le sorprese non sono finite: un detective di Scotland Yard è sul posto, in cerca di un famigerato ladro di gioielli che potrebbe anche essersi macchiato le mani di sangue.

Un doppio crimine è infatti avvenuto tempo prima al Bishop’s Hotel di Londra: una ricca ospite argentina è stata trovata morta, strangolata nel letto, e nello stesso corridoio una preziosa collezione di gioielli è scomparsa nel nulla.

E tutto sembra collegare il fattaccio al ragazzo scomparso, il quale aveva pranzato con la donna assassinata poco prima della sua dipartita.

Per fortuna, a dare manforte al giovane avvocato nella sua ricerca ci pensa Benvenuto Brown, pittore di professione e investigatore per diletto.

Così, quella che doveva essere una tranquilla vacanza si trasforma in un’avventura tra spiagge esotiche  e i vicoli oscuri di Marsiglia, sulle tracce di un intricato mistero.

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Classici del Giallo 1440, Anna Katharine Green, “Il mistero delle due cugine”

dicembre 23rd, 2020

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Anna Katharine Green, "Il mistero delle due cugine", I Classici del Giallo n.1440, gennaio 2021

Anna Katharine Green, “Il mistero delle due cugine”, I Classici del Giallo n.1440, gennaio 2021

Anna Katharine Green, “Il mistero delle due cugine”, I Classici del Giallo 1440, gennaio 2021

 

Il ricchissimo signor Leavenworth viene ritrovato seduto composto sulla sua poltrano nella biblioteca della sua sontuosa residenza di New York, così come lo avevano lasciato alla sera precedente… ma con un foro in testa.

Nessun movente, nessuna arma del delitto, e nessun vero e proprio sospettato. Presenti in casa la notte dell’assassinio insieme al maggiordomo c’erano la cuoca, la cameriera, il segretario personale del padrone di casa, che è anche colui che ne ha scoperto il cadavere… oltre alle due affascinanti nipoti della vittima, Mary ed Eleanore,

Le ragazze, rimaste orfane, erano state entrambe adottate dalla vittima. Tuttavia, Mary era stata di recente designata erede universale, mentre Eleanore era stata esclusa dal testamento.

Non stupisce quindi che le cugine si trovino fin da subito al centro delle indagini, tanto da invocare l’aiuto del giovane avvocato Everett Raymond.

Ma starà all’ispettore Ebenezer Gryce, con il suo fare placido e la sua attenzione ai dettagli, sbrogliare la matassa di un caso molto più complesso e velenoso di quanto appaia a prima vista.

Dalla “madre del poliziesco”, un classico imperdibile per gli amanti del brivido, a gennaio nelle migliori edicole!

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Il Giallo Mondadori Oro 18: Anno Domini

luglio 2nd, 2014

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Il crimine va oltre il tempo. Che a uccidere sia un pugnale nella notte, il morso invisibile del veleno o un diabolico marchingegno, in duemila anni niente è cambiato se non l’arma che dà la morte. Così come, fin dalle epoche più remote, la ricerca del colpevole è per l’investigatore prima di tutto una sfida dell’intelligenza, che non ha bisogno di tecnologie sofisticate. Dall’antica Roma al Risorgimento, ecco allora un mosaico di indagini nel passato che ridisegnano la Storia, mettendo in scena il duello all’ultimo sangue tra il senso di giustizia e le crudeli storture della mente umana. L’eterna lotta della parte più pura dell’anima contro quella più oscura che la insidia. Bianco contro nero, da sempre e per sempre. E nel mezzo, le infinite sfumature del giallo.

EBOOK DISPONIBILE

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Un “born writer”: Rufus King. Invenzioni, stile e rapporti con la letteratura di genere coeva

maggio 26th, 2010

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di Pietro De Palma

Rufus King (1893-1966) fu un romanziere molto attivo dalla fine degli anni ’20 alla fine degli anni ’50 inizio ’60, pur facendo tutto sommato vita ritirata: in vita, nulla di lui si sapeva molto, all’infuori del fatto che vivesse “nella parte rurale dello Stato di New York, che fosse single, e che ogni anno avesse problemi a causa della neve”[1], tant’è vero che si “fece una villa” a Miami; del resto proprio a Miami ambientò alcune delle sue storie.

Altra cosa che si sa è che avesse studiato a Yale[2], che nel 1916 si laureò e che si arruolò proprio in quell’anno per la Grande  Guerra e che dopo di essa lavorò per del tempo come operatore radio sulle navi

Oggi è molto poco conosciuto e i suoi romanzi vengono di rado pubblicati, ma al tempo fu molto noto: era un fine esponente di quella scuola di scrittori americani (anche J.D.Carr, Mignon Eberhart) che non volevano rinunciare alla scuola di giallo all’inglese, in favore invece della “scuola dei duri”, nata in ambiente americano.

In Italia è stato un autore, pubblicato parecchio negli anni ’30 – ’40 e ’50, e meno dopo: infatti, parecchi dei romanzi pubblicati soprattutto da Mondadori, risalgono a questi anni. Solo in pochissimi casi, altre case editrici si son cimentate in romanzi di Rufus King : tra queste, la Casa Editrice Martello con I Gialli del Veliero : “Il colombo della morte” (The Deadly Dove, 1945); la Italedit di Cremona che pubblicò “Intervallo Tragico”: questa pubblicazione, ricavabile tramite ricerca OPAC, è disponibile solo presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, ma non si ricava da alcun indizio, il suo titolo d’origine[3]; e i Gialli del Secolo di Gherardo Casini Editore.

I rapporti tra il mondo dell’editoria italiana e Rufus King, possono essere inquadrati dal carteggio assai interessante  tra un famoso traduttore degli anni trenta, Mario Benzing, e la casa Editrice Bemporad[4] .

Mario Benzing, fine traduttore, di origine tedesca, di moltissime opere di narrativa straniera in Italia, che aveva già intrattenuto rapporti con la Bemporad per altri romanzi, il 9 maggio 1933, scriveva:

“..Mi permetto d’informarvi che ho ottenuto l’esclusività per la traduzione delle opere  di Rufus King, giovane scrittore americano veramente eccezionale […]. Non soltanto incuriosisce, come Wallace e Van Dine, ma anche interessa: i suoi personaggi sono vivi, studiati, e i suoi casi anche psicologici, profondamente umani. Tutti casi circoscritti, a campo chiuso: uno yacht, una famiglia, una casa; e sono i casi più efficaci del genere e insieme anche i più difficili a congegnare con rispetto al buon senso, e a sostenere senza borra per trecento pagine. Si svolgono negli ambienti dell’aristocrazia americana, che il King conosce a fondo; e li risolve il detective Valcour, della polizia di Nuova York, uno specialista di quegli ambienti, che sa cercare indizi anche nei meandri delle anime. Per la cessione dei diritti di traduzione, Rufus King chiede soltanto L. 800  per  romanzo. La serie Valcour si compone di dieci romanzi, naturalmente indipendenti”.

Faccio notare due cose: la prima è che la serie completa con personaggio principale Valcour è di undici romanzi; la seconda, ancor più interessante, riguarda la data  riportata nel carteggio: infatti,  se non è sbagliata, dovremmo dedurne che Rufus King aveva in mente già la serie o gran parte di essa oppure l’aveva già scritta e attendeva la pubblicazione di ciascun romanzo: non potremmo infatti altrimenti comprendere come il Nostro parlasse di una serie di dieci romanzi con protagonista Valcour, (per bocca di Benzing) quando a quell’anno, 1933, di romanzi con protagonista il Tenente Valcour, ne erano usciti solo sei; gli altri quattro (Benzing parla di una serie di dieci) sarebbero usciti posteriormente: The Lesser-Antilles Case, 1934 – Profile of a Murder, 1935 – The Case of the Constant God, 1936 – Crime of Violence, 1937; infine, l’undicesimo, Murder Masks Miami, sarebbe uscito nel 1939.[5]  Quello che possiamo evincere è che Benzing volesse proporre alla Bemporad quello che per lui era un affare: Rufus King chiedeva allora solo 800 lire per ognuno dei suoi romanzi (compenso deducibile in caso di forfait, come affermato in altro passo) molto noti oltre oceano: si accontentava di poco o era solo molto modesto? Fatto sta che la Bemporad rifiutò il 12 maggio la proposta: “..Non conosciamo affatto questo autore. D’altronde abbiamo già una riserva di libri di questo genere per le nostre collezioni, fra gli altri tutti i più recenti volumi del celebre autore inglese Oppenheim”.

Allora Benzing rinnovò la proposta con altre argomentazioni: cercò di forzare l’assenso della controparte facendo riferimento al fatto che delle case editrici italiane fossero interessate alla pubblicazione dei romanzi di R.King: “..la Libri X sta per pubblicare Sangue a bordo di uno yacht..”; e il 20 maggio inviò, all’editore, l’edizione americana di Murder in the Willett family, mentre  il 1° giugno fu la volta di Valcour meets murder. La Bemporad rinviò ogni decisione al futuro pur riconoscendo la validità dei romanzi proposti, ma.. non se ne fece nulla , nonostante lo stesso traduttore ricordasse che altri editori erano in contatto e trattativa con gli agenti dello scrittore. In Mondadori, “Delitto sullo yacht” (trad. di Matilde Fanno) uscì nel 1936, e “L’agguato” (tit. orig. Valcour meets murder; trad. di Cesare Giardini), nel 1937; mentre “Delitto in casa Willett” (trad. di Carla Merlo) uscirà solo nel 1975.

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I Classici del Giallo 1464: P.D. James, “Per cause innaturali”

dicembre 26th, 2022

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P.D. James, “Per cause innaturali”, I Classici del Giallo n. 1464, gennaio 2023

P.D. James, “Per cause innaturali”, I Classici del Giallo n. 1464, gennaio 2023

P.D. James, “Per cause innaturali”, I Classici del Giallo n. 1464, gennaio 2023

 

A scrivere gialli c’è il rischio di passare da autore… a vittima designata!

Come in questo terzo romanzo con protagonista l’ispettore capo Adam Dalgliesh, in vacanza da Scotland Yard presso la zia Jane sulle coste dell’Est Anglia.

Durante la sua permanenza, infatti, la piccola comunità di Monksmere viene sconvolta dal ritrovamento del cadavere di un uomo su una piccola barca a vela alla deriva, e la vittima è l’autore di gialli Maurice Seton, il quale è stato privato drasticamente di entrambe le mani, ovvero i suoi strumenti di lavoro.

Che sia colpa di un lettore senza scrupoli?

In realtà la mutilazione non pare essere stata la causa della morte, e neppure altre forme di omicidio. Lo scrittore sembrerebbe essere deceduto per… cause naturali. Ma lo saranno davvero?

La faccenda s’ingarbuglia ulteriormente quando vengono ritrovate le pagine di un manoscritto incompiuto di Seton, il cui contenuto pare alludere ai dettagli della sua stessa morte.

Invischiato suo malgrado nella strana vicenda, l’ispettore Dalgliesh decide di abbandonare la vacanza, trascurando persino l’amore per lasciarsi trascinare nel vortice delle indagini. Giusto in tempo per scoprire un secondo cadavere: il fratellastro più giovane di Seton, Digby, che è stato ritrovato stroncato da un qualche veleno in un punto di osservazione ornitologico. E il mistero si infittisce…

In questo classico del poliziesco, P.D. James gioca con le regole del genere per svelare il dietro le quinte della scrittura di un giallo, in un appassionante gioco metanarrativo con il lettore.

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Classici del Giallo Mondadori 1429: Anthony Berkeley, “Dov’è Cicely?”

gennaio 27th, 2020

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Anthony Berkeley, "Dov'è Cicely?", Classici del Giallo Mondadori n. 1429, febbraio 2020

Anthony Berkeley, “Dov’è Cicely?”, Classici del Giallo Mondadori n. 1429, febbraio 2020

Anthony Berkeley

“Dov’è Cicely?”

Classici del Giallo Mondadori 1429

Febbraio 2020

 

Non si gioca con le sedute spiritiche.

Se ne convincono ben presto i partecipanti alla seduta medianica tenutasi, quasi per scherzo, a Wintringham Hall, antica magione del Sussex, proprietà di Lady Susan Carey.

Doveva essere solo un modo fantasioso per intrattenere gli invitati, e invece alla fine del “rituale”, una delle partecipanti… scompare. Si tratta di Cicely Vernon, giovane figlia di una cara amica caduta in disgrazia di Lady Susan, e sua beniamina. Ma credere che sia davvero svanita nel nulla… è troppo per Stephen Munro.

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Patricia McGerr Vs Anthony Berkeley: Storia di un modello non riconosciuto

novembre 12th, 2014

Questo mese ospitiamo un interessante articolo di Pietro De Palma su due autori che siamo sicuri , gli amanti de Il Giallo Mondadori apprezzeranno .

Buona lettura .

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2 romanzi a confronto di Anthony Berkeley: The Wychford Poisoning Case vs Not to Be Taken

marzo 24th, 2014

Unknown

Non mi dilungherò a introdurre Anthony Berkeley perché è uno scrittore di cui ho già parlato in passato. Oggi parleremo in particolare di due romanzi, che a parere mio potrebbero essere speculari: The Wychford Poisoning Case (1926) e Not to Be Taken (1937).

Perché innanzitutto questi due? Perché se è vero che, nella produzione di Berkeley, parecchi sono i romanzi in cui si discute di avvelenamento, è anche vero che questi due romanzi trattano entrambi un classico avvelenamento da arsenico.

E’ da dire che nella produzione in genere britannica, vi sono vari scrittori che hanno affrontato il tema del veleno a partire dagli anni ’20. Se nel caso di Agatha Christie, la sua conoscenza di medicinali e veleni si formò durante il servizio, nel corso della Prima Guerra Mondiale, presso l’ospedale di Torquay, il fatto che molti altri scrittori in quegli anni abbiano scritto romanzi polizieschi le cui trame fossero basate su avvelenamenti ( Berkeley, Brand, Sayers, Rhode, Freeman, etc..) significa che era un argomento condiviso generalmente : esso potrebbe essere stato in relazione al bombardamento mediatico che nelle prime due decadi del secolo e anche prima ci fu a riguardo di famosi avvelenatori (Armstrong, Crippen, Maybrick, Seddon) che influirono pesantemente su scrittori che  necessariamente avrebbero dovuto andare incontro alle aspettative del pubblico; e sicuramente un bacino di utenza pesantemente influenzato da notizie di crimini basati su avvelenamenti, avrebbe meglio accolto romanzi di intrattenimento che avessero dibattuto delle stesse cause: un po’ come è oggi in cui i romanzi polizieschi in generale, in una società in cui i valori sono il sesso e i soldi, basano i loro crimini su sesso e soldi, e sulle loro implicazioni di carattere perverso.

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Poison in Jest : analisi di un romanzo di rottura

gennaio 15th, 2013

Un nuovo articolo di Pietro De Palma in esclusiva per il blog de “Il Giallo Mondadori”.

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Lo Speciale N. 68 del Giallo Mondadori “Veleni Letali”,uscito nell’inverno 2012, prima di Natale,  propone 2 romanzi, il primo di John Dickson Carr, il secondo di Hillary Waugh, ed un racconto di Anthony Berkeley: di Carr è proposto “Piazza Pulita” (Poison in Jest), assente da oltre trent’anni dall’edicola; di Waugh, un romanzo ancor più difficile a trovarsi, “Veleno in Famiglia”, ( Pure Poison); di Berkeley, il rarissimo “Il Baratttolo Sbagliato” (The Wrong Jar). Tuttavia, sebbene le opere di Waugh e di Berkeley possano essere oggetto di attenzione al pari dell’opera di Carr, è chiaro che l’attesa dello Speciale da parte di molti, era giustificata dal fatto che vi fosse presentata “Piazza Pulita”, di cui molti lamentavano la non pubblicazione da molti anni a questa parte.

Poison in Jest è una delle opere senza personaggio fisso di Carr.

Apparve nel 1932. A quel tempo, l’unica serie fissa che Carr avesse allestito, era quella di Bencolin, di cui erano usciti quattro titoli (It Walks By Night, 1930; Castle Skull, 1931; The Lost Gallows, 1931). Nel 1932 uscirono altri due titoli: The Waxworks Murder, che meritò anche l’edizione americana: The Corpse In The Waxworks; e Poison in Jest, appunto.

Vediamo la storia.

Jeff  Marle va a trovare il giudice Quayle. Nella sua casa imponente vi vive tutta la sua famiglia assieme a lui: la moglie, i 4 figli (Matt, Clarissa, Jinny, Mary), il genero e marito di Clarissa, dottor Twillis, più il personale di servitù. In origine, i figli erano cinque: c’era anche Tom, che aveva però preferito andar via da casa e pertanto era stato diseredato.

Nella casa regna la tristezza,  il risentimento tra vari rappresentanti della famiglia, e nei confronti del giudice, che crede sia odiato da molti, e un orgoglio mal interpretato, perché ai fasti di un tempo, di cui sono rappresentanti le vestigia della casa, tra cui una magnifica statua dell’imperatore Caligola, cui manca una mano, fa da contraltare la miseria effettiva, giacchè il capofamiglia non ha più nessun soldo, i figli fingono che siano ancora i Quayle di un tempo, mentre l’unico che tiene in piedi la baracca è il dottor Twills, che, agiato, foraggia le necessità del vecchio.

Ecco quello che Marle trova al suo arrivo. Il giudice teme per la sua vita, parla di un suo manoscritto, e, nel mentre, accadono due oscuri fatti: qualcuno tenta effettivamente di uccidere il vecchio giudice avvelenando il sifone del seltz con idrobromuro di joscina, di cui il medico ha una bottiglia contenente circa 300 mg nella sua stanza, in virtù dei suoi trascorsi come psichiatra; e nello stesso tempo, l’avvelenatore cosparge il pane tostato della moglie del giudice, con dell’arsenico.

Il dottor Twills, rivela a Marle di avere dei sospetti su chi possa essere l’avvelenatore e teme nuovi sviluppi visto che la bottiglia contenente la joscina gli è stata sottratta. Prima che possa però arrivare al dunque, viene avvelenato mortalmente con lo stesso alcaloide.

A gestire le indagini è il Commissario di Contea Sargent. Ma se è vero che almeno ufficialmente è lui il responsabile dell’inchiesta, in realtà dietro di lui si muovono Marle, che è un poliziotto, e soprattutto un investigatore privato, Pat Rossiter, innamorato della figlia di Quayle, Jinny, chiamato lì e annunciato da un telegramma spedito prima dell’omicidio di Twills: è lui che risolverà l’enigma.

Nella casa c’è un’atmosfera di morte e di pazzia: il giudice è ossessionato da una mano bianca che si muove e gli appare (sarebbe quella persa dalla statua), qualcuno ride nel momento in cui Twills muore, qualcuno tenta di avvelenare il giudice Quale e la moglie con due diversi tipi di veleno, il giudice parla di complotto, Twills nei suoi appunti, vergati prima di morire, ha scritto che qualcosa è stato bruciato nel caminetto, ha lasciato degli strani ghirigori che potrebbero riferirsi ad uno schizzo di persona ed una formula chimica, quella della morfina. In realtà sul braccio del giudice viene individuata una serie di segni causati da iniezioni (morfina?): l’ossessione della mano quindi sarebbe il frutto di allucinazioni? Oppure la morfina viene data per altro?

Fatto sta che con un’abbondanza di indizi e di persone sospettate, Sargent non sa che pesci prendere. Si ricava solo che qualche giorno prima si era parlato di avvelenamento allorché si era ricordato il caso della Marchesa de Brinvilliers e del suo amante, il Cavaliere di Saint-Croix, celebri avvelenatori del secolo diciottesimo. E che quindi qualcuno ne aveva ricavato l’idea base.

Si sono sentiti dei passi, che la signora Quale, attribuisce ad una donna, prima che lei venisse avvelenata: passi veloci, passettini. Abbiamo un’avvelenatrice? Chi? La signora Quayle è esclusa: per quale ragione si sarebbe avvelenata? Rimangono quindi le altre due figlie: Jinny e Clarissa.

Ci sarebbe qualcuno del personale, ma viene presto escluso. A sua volta, il padre rilancia l’ipotesi di un avvelenatore maschio: mentre ricorda gli aventi di qualche giorno prima, ricorda che in quel mentre era entrato il figlio Matt ed aveva sentito tutto (ma del resto, interrogato, il giudice Quayle si affretta a dire che la porta era aperta e quindi chiunque avrebbe potuto sentire l’oggetto del suo discorso); Matt però era quello che aveva portato alla madre il pasto, in cui il pane era avvelenato.

Insomma di carne sul fuoco ce n’è in abbondanza.

Pat Rossiter arriva a casa: è Jeff che lo trova per la prima volta, ed il ritratto che ne fa è di un pazzo, se non di un personaggio altamente bislacco: “C’era un uomo seduto per terra, che stava parlando ad una scala. In una mano teneva un vecchio secchio di legno, e nell’altra qualcosa che assomigliava a una calza rotta. Una coperta incrostata si sporcizia gli pendeva dalle spalle…Sospirò e cominciò ad alzarsi in tutta la sua sorprendente statura, togliendosi la polvere dall’abito. Aveva un orrendo cappello piantato indietro sulla testa, e dal labbro inferiore gli pendeva un mozzicone di sigaretta spento…con l’espressione più felice che avessi visto su faccia umana…Poteva avere la mia stessa età, con una faccia simpatica e vivace, begli occhi ed un’eterna aria di curiosità.Aveva le spalle forti come un uomo di mare, ed era avvolto in uno strano mantelloverde: le sue scarpe erano fra le più grandi che avessi mai visto e portava una cravatta con i colori di Harrow…Ho sempre desiderato fare l’investigatore, dopo essere stato licenziato da tutti i posti di lavoro..Sedette sullo scalino..con la coperta sporca gettata sulle spalle.Buttando via il mozzicone, tirò fuori cartine e tabacco e mi guardò quasi con aria di trionfo…Dicevo che sono un po’ strano..Il vecchio, là dentro mi considera come un veleno!” (Speciale del Giallo Mondadori N.68, Dicembre 2012, John Dickson Carr, Poison in Jest, traduz. Iti Dussich Knowles, cap. 11, pagg. 87-88-89).

Jeff gli annuncia che il dottor Twills è stato assassinato e ci sono stati due tentativi di avvelenamento. Rossiter si mette all’opera, anche con metodi non proprio ortodossi, per esempio quando chiede ai presenti, di provare a fare degli schizzi, delle prime cose che fossero venute in mente:

“..Tracciate un disegno. – Che cosa? – Tracciate un disegno, ripetè l’altro, con tono fermo e diventando serio. – Ma non capite l’importanza di fare un disegno? Non ne vedete l’importanza profondamente psicologica che avrà sulla soluzione del caso? – No, che mi venga un accidente se ci capisco qualcosa – disse Sargent. – Che disegno? – Uno qualsiasi. – Ma sentite – suggerii con la massima calma possibile – che senso ha tutto ciò? Io non so disegnare e credo neanche Sargent. – Ah, ma questo è il punto, non lo capite? Se aveste saputo disegnare, non ve l’avrei chiesto, vi pare?” (op. cit.  pag. 104).

Questi metodi, alcuni come Sargent ritengono possano essere ascritti ad nuovo modo di investigare, altri come Marle li reputano delle stranezze, altri come il dottor Reed, il medico amico di Quayle, li definiscono delle “stupidaggini”. Persino Virginia Quale,  Jinny, “la ragazza” di Rossiter, è arrabbiata, convinta che l’investigatore, che lei ha chiamato a casa con un telegramma, stia combinando una delle sue.

Fatto sta che, per strano che possa sembrare, anche questa caratterizzazione psicologica dell’inconscio avrà una spiegazione nella soluzione finale. Rossiter, incompreso, deriso, strano e bislacco che possa sembrare, riuscirà a individuare l’assassino, non prima però che sia riapparso “il figliol prodigo”, Tom;  e che nella cantina, egli, l’omicida,  abbia piantato un’accetta nel cranio di Clarissa.

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