Il Giallo Mondadori 3173: Il gioco del delitto
Paul Halter
“Il gioco del delitto”
Il Giallo Mondadori n. 3173
Novembre 2018
“È stato il colonnello Mustard nella biblioteca con il candelabro!”
“Il gioco del delitto” parte da una semplice quanto spiazzante premessa: come sarebbe andata la storia se il mondo di “Cluedo” fosse esistito davvero?
Sei personaggi in cerca di autore (del delitto), intrappolati in un maniero. Il proprietario, il dottor Lenoir, misteriosamente latitante. Un’ombra sul passato di ciascuno degli ospiti, ognuno dei quali è uscito indenne, in passato, da episodi criminali. La consapevolezza che uno, o forse più uno, di loro potrebbe essere un assassino. Un gioco macabro, in cui l’anfitrione fantasma manipola i malcapitati come pedine mosse da una mano invisibile, sulla plancia di un gioco da tavolo.
Riuscirà uno di loro a vincere oppure, come nel titolo originale di “Dieci piccoli indiani” di Agatha Christie (And Then There Were None), alla fine non rimarrà nessuno?
Il romanzo è contenuto all’interno del n. 3173 del Giallo Mondadori, in edicola dai primi di novembre. Il volume è impreziosito dal racconto vincitore del Premio Gran Giallo Città di Cattolica 2018, “Non si uccidono i dodi” di Scilla Bonfiglioli. Abbiamo chiesto all’autrice di farne un pitch, che potesse essere contenuto nella “camera chiusa” dei 280 caratteri di un tweet. Gliene sono bastati 190: “Un poliziotto che crede alle streghe, ridotto a pezzi dopo la detenzione nei campi di concentramento, deve venire a patti col fatto che il Male sia da cercare dentro agli uomini e non fuori.”
Buona partita! Pardon… Buona lettura!
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ottobre 25th, 2018 at 17:29
Non vedo l’ora di leggerlo!!
ottobre 26th, 2018 at 16:35
Devi aspettare ancora un paio di settimane al massimo, @marcor! ^_^
ottobre 26th, 2018 at 19:40
Un plauso alla redazione per la pubblicazione di questo inedito di halter. Ne approfitto per chiedere se è prevista per il futuro qualche uscita per quanto rigaurda reginald hill. Grazie
ottobre 27th, 2018 at 02:26
Faccio notare, en passant, che ci sono già più post per questo romanzo in due giorni che per molti altri in un intero mese. Halter deve essere un punto fermo anche per il futuro della collana, e una sua uscita autunnale o invernale un punto fermo!
ottobre 27th, 2018 at 09:02
Concordo con ophiucus75 anche se ho paura che gli unici punti fermi si chiamino Jennings, bowen, Perry e rendell.
ottobre 27th, 2018 at 16:32
da quel che ho letto da voci autorevoli, sembra che questo sarà l’ultimo, purtroppo.
ottobre 27th, 2018 at 17:06
Halter forever! Spero che arrivi presto e non sia l’ultimo!
ottobre 27th, 2018 at 19:40
Ciao, per quanto riguarda le prossime uscite non possiamo ancora farvi delle anticipazioni. Paul Halter e Reginald Hill sono nomi importanti, che stiamo vagliando insieme ad altri. Ovviamente sempre facendo i conti con tutte le problematiche relative all’acquisizione dei diritti, con i relativi costi, con il numero di pagine dei vari libri etc. Stay tuned! 😉
ottobre 27th, 2018 at 23:11
Grazie, Redazione.
E’ secondo me molto positivo che la Redazione si faccia viva con noi lettori.Qui ci sono già 2 risposte: buon segno!!
Condivido poi quanto dice Ophiucus75: quando il romanzo è interessante, c’è sempre seguito.
ottobre 28th, 2018 at 13:02
Finalmente un Halter, spero anch’io che non sia l’ultimo. Visto che la Redazione è in vena di risposte, che notizie ci sono riguardo Doherty (nelle sue varie incarnazioni)?
ottobre 28th, 2018 at 13:37
Molto bene, ora avanti con gli altri inediti di Halter, inclusi i racconti
E magari anche la raccolta di Tarrant di C.Daly King, questi sono i Gialli Mondadori che vogliamo
ottobre 29th, 2018 at 13:40
Grazie, redazione! Cercate di fare di tutto, per portare a casa Halter, vi prego. E, magari, nei Classici ripubblicate anche qualche vecchia Palmina di autori francesi (Very, Vindry, Boileau, ecc.) ormai introvabili e di cui ho sentito parlare molto bene da qualcuno meno giovane di me (che pure ormai sto per tagliare il traguardo dei 46 anni). Magari, essendo vecchi testi, ci sono meno problemi di diritti: mi accontenterei anche di versioni vecchie “rinfrescate”…
ottobre 29th, 2018 at 14:18
Ciao!
@Carlo
Hai ragione, mi sono espresso male, permettimi di correggere il commento per gli altri e di porgerti intanto le mie scuse per l’errore.
@Alessandro B.
Di Paul C. Doherty è uscito recentemente (a firma Paul Harding) con il romanzo “Fratello Athelstan: Il regno del male” all’interno dello Speciale “La morte viene da lontano”, n. 86, luglio 2018.
Altri titoli di questo autore sono in corso di valutazione. 😉
@Daniele
Paul Halter stiamo cercando di recuperarlo “in toto”, anche se non è sempre facile acquisirne i diritti. 😀
ottobre 29th, 2018 at 17:52
” La morte viene da lontano ” non e’ un romanzo di Paul Doherty ( alias Harding ) bensi’ il titolo dello speciale n 86 . Il titolo e’ : Fratello Athelstan: Il regno del male !!!.
ottobre 29th, 2018 at 22:57
Ho letto con molta attenzione le ultime lettere di Piero, Gneo ed altri ed ora espongo la mia opinione, che ovviamente può non essere condivisa da chi frequenta questo blog. Innanzitutto mi spiace molto che Igor Longo non faccia più parte dei collaboratori di Mondadori e spero vivamente in un suo ritorno non solo come traduttore. Auguri, Igor! Le novità di novembre non me le lascerò sfuggire, specialmente David Goodis. Anche se prediligo il giallo classico, il romanzo di Goodis promette molto bene, a giudicare dalla trama. Ho acquistato lo Speciale del Giallo dedicato ad autori francesi: è vero che si tratta di archeologia del giallo, ma mi consente di conoscere Maurice Renard ed il suo romanzo più famoso. La collana dedicata a Sherlock Holmes ha raggiunto un numero invidiabile e se non vendesse a quest’ora l’editore l’avrebbe chiusa. Ho letto alcuni degli ultimi romanzi e li ho trovati intriganti, pur con qualche pecca: Gli autori non sono molto conosciuti, ma anche nei Bassotti vengono proposti ultimamente degli illustri Carneadi, ma ciò no vuol dire che le loro opere non siano valide. Non sono d’accordo infine sul giudizio eccessivamente negativo su autrici come Anne Perry o Ruth Rendell: personalmente apprezzo molto il giallo d’ambientazione storica (de gustibus, con quel segue…ovvero ad altri non piace) ma giudicare insulsi tali romanzi mi sembra un giudizio troppo negativo. I romanzi di Rhys Bowen…nei paesi anglosassoni li classificano come “cozy”, cioè un po’ leggeri e con una certa dose di umorismo. Possono effettivamente non piacere, ma ritengo che siano graditi soprattutto al pubblico femminile: Gneo ha ragione quando si riferisce alla mancanza di “ricambio” degli autori nella collana, ma le scrittrici vendono bene ed appaiano più volte, invece di autori nuovi. Che fare?Una soluzione ci sarebbe, ma non so se la Mondadori intende attuarla o la considera sconsiderata: si potrebbe raddoppiare l’uscita del Giallo settimanale o meglio dei Classici e tutti sarebbero felici e contenti. Ma questo non so se sia possibile… Per finire, le scelte di Franco Forte in generale mi soddisfano mentre la gestione precedente aveva allontanato dalla collana molti lettori. Grazie a tutti per l’attenzione
ottobre 30th, 2018 at 11:13
Intanto questa mattina, a Venezia, è arrivato Goodis: spero che Halter segua a ruota (e che non sua “annegato” nell’acqua alta…).
ottobre 31st, 2018 at 10:33
Esatto, @Piero.
ottobre 31st, 2018 at 10:41
Per forza non è facile acquisirne i diritti: i diritti di Halter non vengono trattati tramite gli agenti, perchè è noto che Paul non ha agenti !!!!
ottobre 31st, 2018 at 10:57
In relazione agli ebook, cosa significa “presto disponibile”: un giorno, un mese, un anno???
ottobre 31st, 2018 at 12:01
E di questo se ne occupava Igor. Fin quando c’è stato lui, libri e diritti si sono trattati. E questi due Halter, quello in edicola a novembre e Nuages, sono gli ultimi di cui trattò lui l’acquisizione per Mondadori,”congelati” al tempo di Altieri e riscoperti dopo. Se non aveste scaricato Igor anni fa, ora sarebbe più facile acquisirne altri. E mi si permetta, non è stata una bella cosa, tanto più che Halter e Doherty sono state sue scoperte e li portò lui in Mondadori. Averlo scaricato quando stava male, non è stata proprio una bella cosa, tanto più che la neuroalgodistrofia di cui è affetto è una malattia autoimmune che si nutre di depressione. E Igor è depresso da quando è stato fatto fuori da Mondadori. Nonostante sia attualmente il maggior esperto europeo di letteratura di genere, e uno dei pochi a livello mondiale. E traduce per di più dall’inglese ma anche dal francese. Bah…
ottobre 31st, 2018 at 12:08
Ciao @Dario, sarà disponibile fra pochi giorni, entro inizio mese di novembre. 😉
ottobre 31st, 2018 at 13:03
Tutta questa acredine nei confronti della redazione dei Gialli, proprio quando finalmente riusciamo a riavere un dialogo, a ottenere delle risposte alle nostre domande, e stanno uscendo tiutoli davvero interesanti, mi sembra fuori luogo. Le affermazioni che ho letto sinceramente mi sembrano sfoghi di parte di chi ha amicizie o interessi personali da coltivare, e non mi interessano. Io giudico la collana, e dico che sta migliorando molto, che stanno uscendo cose di valore e che la ripresa del dialogo con i lettori è importante. Poi non lamentiamoci se poi la redazione smetterà di dialogare con noi a causa delle intemperanze dei soliti che evidentemente preferiscono che ci siano solo quattro gatti che dicono sempre le stesse cose su questo blog (inclusi loro stessi). Per cortesia, se volete polemizzare e basta, andate sui social o in altri ambiti in cui quello che interessa è solo la lamentela, le offese e le accuse gratuite. A me piacerebbe che questo blog restasse un po’ più “pulito”.
ottobre 31st, 2018 at 13:28
Comunque, lascio per un attimo gli Halter, e dico una cosa su Doherty. Fratello Athelstan di cui parla la redazione è un a ristampa. L’ultimo inedito fatto fu Il canto dell’ Angelo Nero, tradotto daIgor e pubblicato nel 2011. Da allora silenzio. Non so quali siano gli ostacoli alla sua pubblicazione (non so se anche lui faccia parte del portafoglio di quel certo agente con cui non solo Forte è in pessimi rapporti ma anche Polillo). Tuttavia nel caso non fosse così e si potesse pubblicare, prima di pubblicare gli inediti inediti, si potrebbero pubblicare anche gli inediti non inediti. Per es. i 4 del ciclo Corbett, pubblicati da Hobby & Work tanti anni fa (tra cui Satana a St. Mary) e non più reperibili da anni. Io ce l’ho ovviamente, ma..ritengo di essere tra i pochi in Italia.
ottobre 31st, 2018 at 14:46
Ciao, ci teniamo a tranquillizzare tutti che nessuno, nella redazione dei Gialli, è in pessimi rapporti con nessuno, men che meno con gli agenti nazionali o internazionali. Tutt’altro. Doherty, come Halter e come tanti altri, sono autori su cui c’è la massima attenzione, ma ora come ora le dinamiche per l’acquisizione dei diritti sono piuttosto complicate. E purtroppo non esiste una bacchetta magica per poter avere tutto e subito.
Stiamo facendo il possibile, e l’uscita dell’inedito di Paul Halter ne è una dimostrazione. Altre importanti novità compariranno nei prossimi mesi.
Stay tuned! 😉
ottobre 31st, 2018 at 16:15
Mi fa piacere ritrovare tanti post (al momento sono 22!!!) in questo blog, che ormai avevo smesso di frequentare.
So che si parla di Halter (che mi piace molto) e dell’uscita che lo riguarda, ma approfitto del pubblico numeroso – rimanendo in tema di delitti impossibili – per chiedere se nei confronti di Edward D. Hoch ci sono delle preclusioni o se ci sono semplicemente problemi di diritti. Proprio in questi giorni, per i tipi di Crippen & Landru è uscito il quinto e ultimo volume dei racconti del Dr. Hawthorne (“Challeng the impossibile”)… sarebbe veramente bello se anche Mondadori procedesse in questa direzione, magari allargando il campo anche ad altri personaggi di Hoch come Nick Velvet, Capitan Leopold, Michael Vlado, ecc.
ottobre 31st, 2018 at 18:37
Mi compiaccio dell’abbondanza dei commenti e torno su un vecchio tema: l’enorme patrimonio di diritti della Mondadori sui gialli classici potrebbe essere valorizzato con ristampe più curate e dalle tradizioni integrali, come avviene con Urania? Penso ad alcuni romanzi di Carr. Queen, Stout mai proposti al pubblico italiano in una versione completa e moderna….
ottobre 31st, 2018 at 18:39
Quoto al 100% l’ intervento del Sig. del Preite. Tanti romanzi sarebbe davvero ora che apparissero in versione integrale, specialmente per quanto riguarda le opere dedicate a Bencolin.
ottobre 31st, 2018 at 20:09
Grazie Alessandro Cattaneo, nel mio post ho scritto per errore ‘tradizioni’ al posto di ‘traduzioni’ ma il senso era ugualmente chiaro. A proposito di Bencolin credo che non siano integrali le versioni de “Il mostro del plenilunio” e “L’ultima carta”. Moltissimi i titoli di Nero Wolfe in versione mutilata, e molti anche gli Ellery Queen mai ritradotti, da “L’assassino è tra noi” in poi. Ogni volta che vedo in libreria un Polillo con autori sconosciuti venduto a 15 euro penso che una versione deluxe dei superclassici potrebbe avere un discreto mercato.
ottobre 31st, 2018 at 21:55
@Verga: attento amico,hai letto male i miei post, e mi hai attribuito delle cose che non ho detto. Io non ho nessuna acredine nei confronti della redazione, proprio nessuna. Tanto più che non conosco neanche chi risponde (perchè Dario Geraci non c’è più). Ho solo espresso un mio personale pensiero circa l’allontanamento dalla Mondadori del più grande esperto italiano. Tutto qui.
Per quanto riguarda il dubbio del Sig. Preite, devo dire che è sensato: nè l’Ultima carta, nè Il mostro del Plenilunio sono integrali, nè tantomeno lo è Piazza pulita. Mi ricordo che tempo fa uscì di nuovo (2013)e parecchi auspicavano che fosse la versione integrale (con le parti prima mancanti integrate), ma invano. A quelo tempo, e proprio a riguardo di quel romanzo di Carr, uscì l’ultimo mio contributo su questo blog:
http://blog.librimondadori.it/blogs/ilgiallomondadori/2013/01/15/poison-in-jest-analisi-di-un-romanzo-di-rottura/
novembre 1st, 2018 at 09:16
Credo che anche Sfida per Bencolin non sia in versione integrale, ma sarei felice di essere smentito. Altra cosa che frustra è il numero di romanzi inediti in Italia (e parlo da amante di camere chiuse/delitti impossibili), davvero ci sarebbe di che “sfamarsi” per lungo tempo. Sarebbe bello vedere le opere di Roger Scarlett, per esempio, ed un mio sogno in particolare sarebbe attingere allo sterminato mondo “honkaku” giapponese, e non solo. L’ anno prossimo dovrebbe uscire per Pushkin/Vertigo, e quindi in inglese, la seconda opera di Soji Shimada. Personalmente, non vedo l’ ora.
novembre 1st, 2018 at 11:31
Segnalo il romanzo di Halter trovato a Milano e subito acquistato. Sempre emozionante trovare una bella piantina nelle prime pagine.
novembre 1st, 2018 at 12:07
Ottimo, @Alberto Minazzi!
Aspettiamo con curiosità e impazienza la tua recensione! 😉
novembre 1st, 2018 at 12:25
È arrivato anche a Venezia: subito comprato e oggi lo metto in lettura. Alla fine (è abbastanza breve, per cui credo presto) lo recensirò e pubblicherò anche qui la mia recensione.
novembre 1st, 2018 at 15:04
Quello che dice Cattaneo è vero: esce per Pushkin la seconda opera di Shimada con Mitarai. Quello che Cattaneo non sa, e nessuno sa, è che Soji mi chiese circa due mesi fa, avendo pronta la traduzione in inglese di questo romanzo, se conoscessi qualcuno in Giunti (che gli ha pubblicato Tokyo Zodiac Murders). Io in Giubti conoscevo anni fa Luca Conti quando lui e Mauro Boncompagni tradussero due romanzi, ma Luca non si occupa più di letteratura gialal da quando è diventato Direttore editoriale di Musica Jazz. Glielo dissi a Soji,k ma gli dissi che conoscevo qualcuno in Mondadori, e che se lui avesse chiesto non la luna, si sarebbe potuto fare con Mondadori. Pertanto un mese e mezzo fa ho messo in contatto lui con Mauro Boncompagni. Non so però quale esito abbiano avuto i contatti. Aspetto di conoscerne i particolari da Mauro. Spero che possa uscire anche in Italiano.
Al di là di Soji, Pushkin ha pubblicato altre opere giapponesi tra cui Yokomizo, di cui Mondadori a metà degli anni 90 pubblicò uno dei romanzi più rappresentativi, ma più visto in Italia: L’ascia, il koto e il crisantempo. Il fatto della traduzione dei romanzi honka-ku, è un vecchio pallino, di cui parlai due mesi fa con Igor Longo. Lui mi disse in merito ad un romanzo di cui non sapevo nulla, che poi mi hanno procurato e su cui ho scritto un’analisi nei miei blog: Filastrocca per l’assassino di Keigu Higashino. Il fatto è che trovare chi possa tradurre dal giapponese è cosa ardua: finchè si trovano i corrispondenti romanzi tradotto già in inglese la cosa è più semplice, ma tradurre dal giapponese non lo è. Di Tokyo c’era la traduzione in inglese e quella ha dato Soji a Giunti l’anno scorso, per il suo secondo romanzo l’ha fatta allestire e ora l’ha pronta, e stessa cosa penso che sia accaduta per i romanzi di Higashino tradotti da Giunti, tra cui l’ultimo Il Sole di mezzanotte. Ma Higashino fa dei thriller psicologici mentre Shimado, Norizuki, Ayatsuji (Uchida), Arisugawa, Osaka, Abiko e altri fanno mystery deduttivi (e tra loro Higashino e Soji non sono in buoni rapporti anche se Sohi è una persona gentilissima. Tra poco uscirà il quarto racconto con Mitarai appositamente scritto per E.Q.M.M. e tradotto in inglese, che mi ha promesso di farmi leggere in esclusiva, dato che ho scritto gli articoli sui miei blog sui primi tre suoi racconti per E.Q.M.M.).
Al momento, l’unica fonte per chi voglia leggere romanzi Honkaku, resta la casa editrice del mio amico John Pugmire e Brian Supkin, “Locked Room International”.
novembre 1st, 2018 at 16:44
Ovviamente ignoravo quanto accaduto tra Piero e Shimada, e grazie per aver condiviso l’ aneddoto. Non a caso ho parlato di sogno, per quanto riguarda le opere provenienti dal Sol Levante, proprio per la barriera rappresentata dalle traduzioni. Posseggo “Filastrocca” di Higashino, e consiglio ovviamente, come ha fatto Piero, a chi non ha problemi con l’ inglese, di saccheggiare LRI, le cui traduzioni “orientali” sono generalmente curate dall’ autore di un interessante blog che tratta di romanzi, manga e TV shows a tinte gialle.
novembre 1st, 2018 at 17:04
Ho acquistato Halter stamattina presso la mia edicola, a Bari, un fatto mai visto e lo segnalo. E’ di buon auspicio certamente, perchè mai in tanti anni che leggo gialli Mondadori, un romanzo è uscito il 1 del mese. Di solito usciva tra il 6 e il 7.
novembre 1st, 2018 at 17:15
Vero, io l’ho trovato in edicola addirittura ieri, ma la contiguità geografica lo ha favorito. Molto interessante anche l’uscita del mese di dicembre: Halter, Cook, Rendell e l’autore del prossimo li acquisto a occhi chiusi. Il problema è esattamente quello della singola uscita mensile, che obbliga a surplus di serie da continuare e a una certa ripetitività degli autori, i bei tempi dei 2 al mese… (4 erano forse troppi, ma cadenza quindicinale per me adeguata). E ri-faccio notare che siamo a quota 37…
novembre 1st, 2018 at 22:25
L’ho iniziato: subito delizioso, con un omicidio impossibile. Grazie alla redazione, a presto!
Poi, del tutto d’accordo con Alessandro Cattaneo sulle camere chiuse/delitti impossibili: anche se di autori minori (un esempio? La serie di Black Maria di Fearn, pubblicata diversi anni fa se non erro da Garden) se ci “inondate” di gialli di questo tipo, svuoterò volentieri il portafoglio!
novembre 1st, 2018 at 22:48
Ecco se poi Mondadori riuscisse a pubblicare il secondo di Shimada sarebbe davvero il massimo. E magari anchi i 4 racconti pubblicati su EQMM di cui posseggo i primi due in inglese reperiti con grande fatica
novembre 2nd, 2018 at 00:09
L’ascia, il koto e il crisantemo, citato da Piero, ho avuto la fortuna di trovarlo usato qualche mese fa e, dopo averlo preso a istinto (non sono generalmente amante della letteratura giapponese), l’ho trovato strepitoso.
novembre 2nd, 2018 at 00:22
Mauro mi ha detto che Soji non lo ha contattato. Per cui vedrò di capire da lui, visto che lui era intenzionato a parlarne. Poi vedrò di dire gli sviluppi. Ovviamente io farei di tutto perchè lui e Mauro arrivassero ad un acordo anche se tutto poi deve passare sotto la lente di ingrandimento di Forte. Devo comunicargli quello che mi ha detto Mauro. Vedremo un po’.
novembre 2nd, 2018 at 00:50
@Alberto: Igor si stupiva quattro mesi fa , come i Russell Fearn siano diventati così rari. Sì, Black Maria fu pubblicata da Garden. Quella camera Chiusa ricorda un po’ quella di Brown, perchè viene usato un certo aggeggio.
Un tempo i Garden te li buttavano appresso. Io spero solo che possano riuscire, anche perchè da qualche mese si trovano in edicola i romanzi di Luciano Secchi che fu tra i fondatori di Corno, mentre suo cognato, Andrea Corno, fondò Garden. I romanzi polizieschi di Secchi (Agenzia Riccardo Finzi: vi ricordate il film di Bruno Corbucci con Renato Pozzetto?) da un po’ di tempo vengono pubblicati da altra casa editrice. Auspico che anche quelli di Fearn possano essere riscoperti. Tuttavia i Fearn, come disse giustamente Mauro una volta, non hanno una linea qualitativa costante, ma soffrono di alti e bassi, anche se quelli buoni sono spesso visionari
novembre 2nd, 2018 at 07:56
Anticipo qualche riflessione che poi riporterò anche nella recensione. Mi sono bastate poche ore di (piacevolissima) lettura per arrivare praticamente a metà libro. Halter sa scrivere molto bene ed è riuscito, sulla base di un cliché molto utilizzato, a creare qualcosa di davvero nuovo, perché, per questo libro, si può parlare di una sorta di raccolta di racconti che (almeno credo, ma lo saprò alla fine…) confluiscono all’interno di una storia principale, come tante pietre preziose incastonate in un unico gioiello.
novembre 2nd, 2018 at 09:47
Alberto, hai detto una cosa che avevo detto tanto tempo fa: i romanzi di Halter sono come due tre racconti uniti da un leitmotiv comune. Qui sono sette (anch’io l’ho cominciato a leggere) ma la tendenza è quella. Del resto, l’esiguità di pagine per un romanzo (un romanzo di Halter si attesa sempre di 150 -160 pagine max) si spiega anche con questa rinuncia alla struttura di romanzo tout court, che dovrebbe avere di solito almeno 200 pagine.
Per il resto, accetto compiaciuto le assicurazioni della redazione che i rapporti con tutti gli agenti sono ottime, perchè significa che una empasse è stata superata brillantemente, e attendo fiducioso che allora un autore non pubblicato da tantissimi anni cioè Patrick Quentin (pseudonimo almeno di Wheeler & Webb) possa di nuovo essere pubblicato.
novembre 2nd, 2018 at 16:22
trovato e preso immediatamente
novembre 2nd, 2018 at 16:55
@redazione, posso sapere la differenza della collanda “il giallo…” e “i classici del giallo…” grazie mille
novembre 2nd, 2018 at 19:18
Ciao @marco, sulla collana “I classici del Giallo” escono in prevalenza grandi titoli e capolavori del passato, sul “Giallo Mondadori” le novità e sulla collana dedicata a Sherlock solo apocrifi holmesiani. Ciao!
novembre 2nd, 2018 at 19:34
grazie per la delucidazione, leggevo gialli quando ero ragazzino (i junior mondadori) ora ho ripreso e sono contento di aver ritrovato sempre viva e vegeta la vostra straordinaria collana arrivata già all’80esimo compleanno. siete mitici
novembre 3rd, 2018 at 08:41
L’ho finito! Probabilmente il finale è la parte più “banale” (anche se rispettosa del fair play) di un bellissimo libro, assolutamente consigliato. Adesso leggo il racconto in calce e, appena posso, scrivo la recensione.
novembre 3rd, 2018 at 08:43
Aspettiamo la tua recensione, @Alberto Minazzi!
novembre 3rd, 2018 at 13:44
In copertina, al posto di Macbeth, avrei visto meglio “Tanto rumore per nulla”. Halter forever? Ma andiamo! Seguo da quasi mezzo secolo i Gialli Mondadori e da tempo avevo deciso di non concedergli prove d’appello. Ho comprato questo perché patita di Cluedo, anche sotto forma di cena con delitto, ma alla fine mi sarei sparata, impiccata e presa a randellate. Concordo sul de gustibus, perché, purtroppo per voi, mi piacciono PERRY, JENNINGS, RENDELL e non la Bowen, che però almeno ha diritto alla maiuscola. Toh, sono tutte donne e finora il mio è l’unico commento al femminile. #Me Only.
P.S. Scusate il post-fiume. Ho cercato di imitare, vanamente, quelli di Piero.
novembre 3rd, 2018 at 19:47
@Rita. Se quelle autrici continuano a essere pubblicate, evidentemente a qualcuno piacciono… Pensa che l’unica che io salvo (in parte) è proprio la Bowen! Ma, altrettanto evidentemente, a te non piace il giallo classico, ma qualcosa di diverso, che attualmente va per la maggiore. Per me, il giallo resta il più grande gioco del mondo, in cui la “sfida” tra scrittore e lettore si gioca tutta sull’enigma (più bravo il primo a dissimulare gli indizi o il secondo a ricostruire la soluzione proprio sulla base di ciò che gli è dato a disposizione tra le righe del testo?). E diventa ancor più bello se la genialità dell’autore riesce a costruire un vero e proprio “gioco di prestigio” come nei casi di camere chiuse e delitti impossibili. Se si combinano le due cose, siamo davanti al non plus ultra, a mio parere (e in questo libro, pur su binari che corrono indipendenti, c’è proprio tutto ciò. In caso di “magia”, il voto per me è comunque massimo anche senza che vi si abbini un enigma scritto all’insegna del fair play, purché la soluzione sua tale da essere al tempo stesso plausibile e sbalorditiva.
novembre 3rd, 2018 at 21:45
Concordo in pieno con Alberto.
È ovvio che a qualcuno queste autrici piacciano
Non è però accettabile che monopolizzano 10 numeri su 12 pubblicati.
novembre 4th, 2018 at 15:32
Ecco la mia recensione:
Continuo a ritenere Halter non solo un degno erede di Carr (risultando per me, anche se non tutti i massimi critici sono d’accordo, all’altezza del “maestro”), ma anche il più classico degli autori contemporanei. In questo libro, una delle caratteristiche delle opere halteriane (l’inserimento di più storie all’interno di un unico romanzo) è portato all’ennesima potenza: pur essendo formalmente un romanzo, siamo nel contempo di fronte a un libro che può essere considerato anche una sorta di raccolta di racconti. Il risultato finale lo paragonerei ai libri sui “Vedovi neri” di Asimov, anche se qui c’è un “quis pluris”: il fatto che l’indizio fondamentale (che, all’insegna del fair play, del tutto onestamente viene messo dall’autore a disposizione del lettore) per risolvere l’enigma “centrale” va cercato all’interno dei singoli “racconti”. Il contesto di fondo è infatti minimale (Twist e Hurst compaiono solo all’inizio e alla fine del libro; la descrizione dei caratteri dei personaggi, così come la trama principale, hanno poi il solo approfondimento minimo necessario), lasciando invece spazio ai racconti dei casi avvenuti ai diversi protagonisti (tra i quali va individuato il colpevole). Va dunque detto, riguardo all’enigma principale, che la soluzione (che, come detto, è onesta, sia pur non memorabile, visto che ci si può arrivare attraverso un errore che sfugge all’omicida: tecnica che definirei “basilare” per i gialli classici) è anticipata da un (sia pur intuibile) colpo di scena. E, riguardo ai singoli “racconti”, mi sento di affermare che l’assortimento è di assoluta qualità, con tanta “bizzarria” e un paio di casi inquadrabili tra l’“impossibile” e la “camera chiusa”, con soluzioni logiche e del tutto plausibili. Tutto questo, infine, è scritto con quella prosa lineare, scorrevole e piacevolissima, che contraddistingue l’Halter-scrittore. È per questi motivi che, con il mio metro di giudizio, non posso negare a questo libro le cinque stelle del voto massimo.
Una riflessione la merita anche il racconto in calce (Non si uccidono i dodi). A dispetto di un titolo che, a priori, non mi invogliava alla lettura, mi sono da subito calato con piacere nell’ambientazione bolognese (pur essendo io veneziano, avevo una nonna nata proprio a Bologna e una prozia che, guarda caso, abitava in via Santo Stefano!). Tornando al giallo in quanto tale, il prodotto, anche in questo caso, è buono e onesto dal punto di vista dell’enigma (anche qui l’indizio determinante c’è). All’interno di una prosa tutto sommato più che sufficiente, ho trovato però qualche farraginosità nel racconto: non tale da inficiare un giudizio da quattro stelle, ma comunque un piccolo peso negativo da mettere sul piatto della bilancia, tant’è che non mi sento di dare l’eccellenza. Ma, a chiusura del cerchio, tra romanzo principale e racconto in calce, il mio consiglio, da amante del giallo classico ad enigma, è assolutamente quello di acquistare questo volume!
novembre 4th, 2018 at 17:53
Finalmente un po’ di nuovo movimento! In un blog, tra l’altro, che qualche tempo fa aveva visto la partecipazione agli “Extra” di alcuni commentatori, tra cui il sottoscritto per dare vivacità all’”ambiente”. Chiedo al responsabile se si può collaborare, di tanto in tanto, con qualche scritto sul beneamato giallo. Un saluto a Piero e a tutti gli altri. Per quanto mi riguarda leggo un po’ di tutto, dalle camere chiuse alle spiagge soleggiate. Tra l’altro sono asmatico.
novembre 5th, 2018 at 08:14
Fabio, io avevo proposto una cosa, un anno e mezzo fa, ma mi hanno risposto picche, adducendo il fatto che per pubblicare qualcosa devi far parte della redazione.
Come vanno i nipoti? Sei ancora un esperto della difesa siciliana?
novembre 5th, 2018 at 09:44
Ciao @Piero,
Ho già risposto a @Fabio Lotti in privato. Siamo aperti ai contributi di qualità, concordati insieme e pubblicati a discrezione della Redazione. Se hai una risposta concreta segnalacelo e mi metterò in contatto in privato anche con te. 😉
novembre 5th, 2018 at 15:09
Caro Piero
i nipotini vanno bene. Sono io che arranco…Ma non parliamo di noi, piuttosto del nostro magnifico G.M.!
novembre 5th, 2018 at 20:40
Probabilmente tra dopodomani e venerdì posterò l’analisi sul romanzo di Paul sul mio blog, di cui darò il link qui. Comuqnue, nonostante gli abbia fatto una intervista, pubblicata qui sul Blog del Giallo Mondadori anni fa, ritengo che sia necessario fare un distinguo importante, e siccome io non parlo mai alle spalle ma in faccia, l’ho detto anche a Paul e lui è ben conscio, essendo anche piuttosto modesto, che Carr èsuperiore. Il distinguo riguarda essenzialmente due aspetti: lo stile e la fantasia.
Se parliamo di fantasia sia di situazioni che di espedienti e di atmosfera, Halter può considerarsi un degno successore di Carr; se parliamo di stile, ho qualche dubbio. Carr ha uno stile particolare: quando la trama è plumbea, sa accorciare e dilatare i tempi della narrazione e introdurre magari degli episodi anche surreali che mitigano l’atmosfera nera (mi rifaccio per esempio a Merrivale. Un esempio che mi viene spontaneo, è Il Bosco di Goblin Wood,uno dei raqcconti più neri in assoluto, dove Merrivale si fa una scalinata essendo scivolato su una buccia di banana). In altre parole, mentre lo stile di Halter è univoco, Carr varia il tono con una certa ariosità che manca del tutto in Halter.
novembre 5th, 2018 at 22:28
@Piero. Ci siamo già confrontati, sull’argomento Carr/Halter, e sai che io apprezzo i due alla pari. L’asciutto “stile francese” di Halter incontra appieno i miei gusti e, secondo me, valorizza appieno quelle idee riguardo alle quali, lo ribadisci anche qui, la fantasia dei due è ai massimi livelli nell’intero panorama della letteratura di genere.
novembre 5th, 2018 at 22:59
@Alberto: so benissimo che tu li metti quasi alla pari. Volevo solo dire che io non la penso così. Carr viene prima di tutto e di tutti. Per una certa parte della critica moderna, di cui faccio parte, Carr è stato addirittura il miglior scrittore di Mystery in assoluto. Halter gli viene dietro per inventiva e fantasia talora assolutamente visionaria, talaltra troppo tanto da arrampicarsi sugli specchi per confermare una sua verità (come fa talora Talbot), ma non per stile. Io comunque metterei, per potenza narrativa, prima di Halter, Derek Smith. I tre romanzi di Derek Smith sono di rilievo assoluto. E pare che ne avesse scritto un altro che bruciò.
novembre 5th, 2018 at 23:35
Sono anch’io lieto di ritrovare un diluvio di commenti su questo blog. Mi trovo d’accordo con Giuseppe e VergaG: del primo condivido il giudizio positivo su Rendell e Perry (a cui aggiungo il plauso alla Jennings) e del secondo l’esortazione a non essere troppo critici contro la redazione soprattutto ora che si dimostra così simpatica e aperta al dialogo. Ci sono persone qui che si lamentano sempre delle stesse cose e lanciano strali sempre nei confronti degli stessi autori (o meglio autrici). Capisco bene che se si detestano alcuni generi di romanzi dia molto fastidio vederseli riproporre con costanza, però la soluzione è semplice: basta non acquistare i numeri “sgraditi”. Quando iniziai ad acquistare gialli verso la metà degli anni ottanta, mi ricordo la stizza che provavo ogniqualvolta vedevo uscire nelle collane mondadoriane un Ed McBain o un hard boiled. Proprio non li sopportavo e poi, di colpo, circa un decennio dopo, mi sono appassionato proprio del suddetto autore e di altri suoi colleghi non inquadrabili nel giallo classico. Bisogna avere una mente aperta quando si affronta il variegato mondo della detective novel. Il Giallo Mondadori anche nei tempi d’oro proponeva spesso gli stessi autori, ma in genere erano scrittori validi e apprezzabili. Ora, dopo anni di oblio, tocca di nuovo a Rendell e Perry a cui si sono aggiunte delle “consorelle”: che male c’è? Sono brave, a dispetto delle critiche che sospetto siano soltanto un po’ misogine.
novembre 6th, 2018 at 12:03
Amen, andiamo in pace a leggere tutte le sfumature dei GM.
novembre 6th, 2018 at 13:35
Ho seguito un po’ la discussione su questo volume, in quanto autrice del racconto in calce al romanzo. Non posso che dire di essere onoratissima di essere ospitata nello stesso volume che contiene Paul Halter.
Ringrazio moltissimo Alberto Minazzi, qui sopra, per le parole che ha speso per il mio racconto, sia per i pregi che per i difetti che ha trovato. Grazie davvero per la lettura e per l’attenzione. Se vorrà anzi dirmi di più, sarò felicissima di ascoltare. Lo stesso vale per chiunque altro volesse esprimere il suo giudizio qui. Complimenti a tutti per il dibattito e la cura su queste pagine!
novembre 6th, 2018 at 13:38
Grazie per essere intervenuta nella discussione, @Scilla Bonfiglioli, e complimenti per il racconto!
novembre 6th, 2018 at 14:25
@Scilla. Sono contento che tu abbia apprezzato il mio giudizio (e le mie critiche…). Di più, sinceramente, non ho da aggiungere, trattandosi comunque di un racconto di una ventina di pagine: aspetto di leggere qualcos’altro di tuo. In più ti posso solo dire (ma penso che lo avrai capito…), che il mio metro di giudizio si basa prevalentemente sull’enigma e sul fair play dell’autore nel mettere a disposizione del lettore le stesse carte che ha l’investigatore “di carta” (ed è per questo che ho particolarmente apprezzato il tuo racconto).
novembre 6th, 2018 at 16:00
Visto che il dialogo è vivace, ci teniamo a dare una piccola indicazione a tutti: il GM pubblica solo romanzi di autori che il pubblico dimostra di apprezzare. Possiamo assicurare che se dopo due romanzi di uno stesso autore, il riscontro del pubblico è negativo, allora quell’autore viene dapprima rarefatto nelle sue uscite e poi, se il disinteresse da parte dei lettori persiste, viene accantonato, perché non possiamo mettere a rischio la sopravvivenza della collana pubblicando autori che non vendono (il fatto che qualcuno in questo blog li invochi a gran voce purtroppo non è sufficiente). D’altra parte, se un autore continua a vendere bene dopo due, tre e più libri, dimostrando di avere un folto pubblico che lo gradisce, allora continueremo a pubblicarlo, e questo non perché ci sono delle fisime particolari da parte della Radazione (che non si capisce quali dovrebbero essere), ma semplicemente perché piace alla maggioranza dei lettori e contribuisce, in questi tempi cupi per l’editoria nazionale, a tenere viva questa storica collana. Assicuriamo che l’interesse precipuo di chi fa le scelte editoriali per il GM non è il piacere personale ma quello dei lettori che ci seguono, e dunque è il pubblico, con il gradimento espresso attraverso le vendite, che determina quali autori meritano di continuare ad apparire nelle nostre collane. Il che non ci impedisce certo di fare nuove proposte e di provare a ripresentare autori che in certi momenti storici non avevano ottenuto grandi riscontri (un esempio su tutti? Proprio Halter, che si è deciso di recuperare dopo un periodo di oblio), perché il pubblico è mutevole e siamo consapevoli che dare varietà alla collana è un buon modo per intercettare nuovi lettori e allargare la platea a cui il Giallo Mondadori si rivolge.
Grazie dunque a tutti per il sostegno, e per le idee e i suggerimenti che ci date, che vengono tutti sistematicamente presi in considerazione, anche se non sempre le aspettative e l’entusiasmo di pochi poi si traducono in reale attenzione da parte del vastissimo pubblico delle nostre collane.
novembre 6th, 2018 at 16:49
Ho letto che il mese prossimo è previsto il secondo libro della serie Falconer di Ian Morson. Il primo non mi è dispiaciuto affatto, di sicuro comprerò anche questo.
novembre 6th, 2018 at 19:05
Scusatemi se intervengo. Non mi va di confutare quando dice la redazione, ma è doveroso dire che Halter ha sempre avuto un grande consenso di pubblico. Il discorso è che ai tempi di Altieri (ma si cominciò già nell’interludio di Fiocca) qualcuno lo deprezzava a vantaggio di altri autori. Per di più da non sottovalutare, bastò che un volume di Halter non avesse avuto quell’interesse che avevano destato gli altri, per far grindare allo scandalo. Il volume fu L’omicdio di Atlantide. So queste cose perchè me ne parlava Igor Longo che allora era traduttore ed era quello che pur non avendo introdotto Testa di tigre e La quarta porta, aveva imposto tutti gli altri a Magagnoli. Per di più lui era amico personale di Halter e ci teneva alla considerazione che quell’autore avesse in Mondadori perchè lui ci metteva la faccia. Orbene, quel romanzo di cui ho parlato sarebbe dovuto essere messo in vendita in estate, perchè era un volume che parlava di vacanze, etc.. Non scopro l’acqua calda dicendo che ci sono gialli che vanno bene per le vacanze e altri che vanno bene per l’inverno: di solito i secondi sono i più complessi , mentre i primi sono più leggeri. Quello era leggero, ma anche notevole per il delitto impossibile. Invece che farlo d’estate, il romanzo fu tardivamente presentato qualche mese dopo e causò un flop. Da quel momento gli Halter già poco tollerati, “furono messi nel congelatore” e recuperati poi sotto Forte.
novembre 6th, 2018 at 20:37
Ho letto con piacere e con alcuni dubbi gli interventi della redazione e degli altri appassionati lettori. Mi piacerebbe conoscere gli autori dei gialli e classici dei primissimi mesi del 2019. Il programma stabilito ci deve essere necessariamente per iter di stampa e distribuzione.Grazie
novembre 6th, 2018 at 21:09
Ciao @Mariano del Preite, anche gli sceneggiatori di “True Detective 3″ devono necessariamente conoscere la trama della stagione in uscita l’anno prossimo, ma non sono ansiosi di svelarla agli spettatori prima del tempo!
Non chiederci spoiler e fidati, stiamo lavorando per voi! 😉
novembre 6th, 2018 at 22:10
Sono d’accordo e non sono d’accordo. All’inizio della direzione Forte, l’Editor per la prima volta dalla creazione di questa piattaforma, prese la parola e annunciò tutta una serie di titoli. E dette il la a tutta una serie di commenti positivi e non, e anche all’eclissamento di parecchie persone che non chiedevano più nulla perchè tutto era stato già detto, tant’è vero che poi non è stato più fatto.
Io personalmente, senza dare la programmazione per filo e per segno, però qualche anticipazione la darei. Per es. nel caso fosse in programmazione qualcosa di importante lo direi, anche per far accrescere l’aspettativa.
novembre 7th, 2018 at 02:30
Concordo con Piero. Senza dover necessariamente fare nomi, credo che creare un po’ di sana “hype” andrebbe a vantaggio sai dell’ editore, che di noi lettori.
novembre 7th, 2018 at 16:43
Non sono un grande esperto di Giallo, però il racconto in appendice mi è davvero piaciuto. A dire il vero, ho comprato l’albo incuriosito dal suo titolo tanto insolito, e non mi ha per niente deluso. Adesso leggo anche il romanzo di Halter che, stando ai commenti precedenti, dev’essere magnifico.
novembre 8th, 2018 at 04:06
Quando ci sono 24 uscite annue per collana ha senso fare un po’ di titoli, anche in disordine, con 12 (anzi 11 per l’incertezza del Premio) o se ne fa una o due o ci si gioca metà annata. Poi, basta calcolare le serie aperte e lasciar posto per 2-3 incognite nei Gialli, per i Classici Christie, Dickson Carr, Queen, Woolrich son fissi, un Wallace e un Gardner quasi, aggiungiamo un Rinehart/White/Brand, un ripescaggio da una Palmina e un inedito (se va bene) e i giochi son fatti. Purtroppo con 12 uscite annue non può esserci un gran turn over, e se son 12 vuol dire che la gente non legge più e preferisce dedicarsi ad affari social altrui.
novembre 8th, 2018 at 08:46
Non sono 24 ma 36. Ora ragiona su un dato: se invece di fare una collana di apocrifi di cui qualcuno sarà anche meritevole ma che nel complesso è tutta roba di cui non ricordi i titoli neanche dopo due mesi perché è tutta gente anonima o quasi, si fossero pubblicati all’anno 12 inediti in più cioè in sostanza 2 inediti e una ristampa, tu come vedresti la cosa. In quel caso Jennings Harris Bowen Perry avrebbero un senso e nessuno che ami il genere Classic del mystery avrebbe nulla da ridire: a ognuno il suo. E anche chi invoca qualche noir dopo l’abbuffata con Altieri finita male, sarebbe soddisfatto. Ma così, con 12 uscite l’anno imposte dall’editor perché a lui piace il genere, che razza di programmazione puoi fare? Quello che programmi ora può darsi che tu non lo veda mai se non sei in buone condizioni di salute. Perché i tempi di realizzazione di un titolo sono biblici. Parlo di quelli consigliati da Mauro, che oramai è sfiduciato. Si parlava dell’integrale di Tarrant e su quello c’e Stato il Niet. Si parlava di un volume che raccogliesse dei radiodrammi queeniani non raccolti preventivamente in America da Doug..e anche su quello Niet. Ci sono tutti i Rupert Penny, I Wynne, i Philip Macdonald, gli Alan Melville inediti, i Roger Scarlett etc,,, tutti nomi mitici, altri inediti di John Rhode oltre quei due o tre fatti ai tempi di Dazieri e prima fase Altieri,,, Ma ha senso parlarne se poi qualcuno li rigetterà. Accontentiamoci di quel che passa il convento, tanto….
novembre 8th, 2018 at 11:33
Vedo una certa qual acrimonia verso la collana Sherlock.
Faccio presenta che è l’unica collana che presenta autori nuovi, tutti di buon livello e qualcuno anche ottimo, a differenza della collana normale che presenta sempre la solita zuppa di Jennings, Perry, Harris e Bowen condita da qualche autore italiano di livello medio/basso.
Nel 2018 ad esempio ci sono state due sole uscite di rilievo, l’Halter di novembre e il Thomas Cook di marzo.
Buone letture
novembre 8th, 2018 at 13:55
Finito l’Halter. Domani la pubblicazione dell’articolo.
novembre 8th, 2018 at 14:02
Considerate tutti, e consideri anche Gneo che si pronuncia a favore dei romanzi apocrifi sherlockiani (guarda Gneo che io ne ho scritti 4 di apocrifi sherlockiani in racconto però, quindi non dovrei essere così avverso. Ma il fatto è che io ne veda pochi, ma veramente pochi meritevoli di commento: per es. quello di Solito, in edicola, che è un grande nome e per di più italiano. Ma è la colomba che non fa primavera) come Mauro Boncompagni non si presenti più a commentare in questo spazio del blog: perchè? chiedetevelo tutti e se lo chieda anche Gneo. Io il perchè lo so. Ma giacchè questo è il blog di una collana i cui romanzi si affidano alla deduzione, deducete pure il perchè. E vediamo se sia la risposta giusta. Comunque è facile. E la risposta è contenuta nel precedente post.
novembre 9th, 2018 at 00:50
Analisi del romanzo di Halter, pubblicata sul mio blog, poco fa:
https://camerechiuse.blogspot.com/2018/11/paul-halter-il-gioco-del-delitto.html
Se dovessi dare un voto: 4 stelle su 5.
novembre 9th, 2018 at 07:59
Letta la recensione di Piero. Interessantissimi soprattutto i retroscena della pubblicazione di Halter in Italia.
novembre 9th, 2018 at 15:27
Che ci dice Piero della serie con Owen Burns?
novembre 9th, 2018 at 20:38
Paul mi ha detto avantieri di aver finito un altro romanmzo di quella serie: Le montre d’Or. Mi ha detto che sarà pubblicato prima in Cina, poi in Giappone, poi forse in Francia (pare che non sia tanto più profeta in patria, ma soprattutto nel sud est asiatico dove vende molto). Prima della Francia anche in USA, da L.R.I. di John Pugmire. John mi ha detto ieri che si tratta di un’ennesima variazione di delito impossibile sulla neve, ma con un trucco pare nuovo.
Che vi devo dire? Dovrei chiedere per quale motivo in Italia non è mai stato proposto Owen Burns. Certo è che a quella serie appartiene il romanzo con il record di Camere Chiuse, 7 : “Les sept merveilles du crime” (del 1997). Pare molto bella e tradotta in America è Le Roi du désordre (del 1994). Ma poi ne ha scritti altri tre, più quello terminato qualche tempo fa. Owen Burns è stato approntato come personaggio su Oscar Wilde.
novembre 10th, 2018 at 01:51
Purtroppo, nonostante la premessa decisamente intrigante, all’ alto numero di camere chiuse e delitti impossibili di quel romanzo non corrisponde un’ altrettanto elevata qualità, forse uno dei romanzi più altalenanti di Halter, a mio modestissimo avviso. Sarebbe comunque davvero auspicabile che pure la serie di romanzi di Burns venisse proposta nel Bel Paese, ma siamo, ahimè, sempre nel campo del wishful thinking.
novembre 11th, 2018 at 14:13
Igor Longo ha risposto alla domanda silile da parte di un amico, che ai suoi tempi, lui doveva combattere ogni volta, per proporre un Halter, perchè c’era gente che li avversava in ogni maniera e non li voleva. Gente che a suo dire (escluso Forte, che allora non c’era) c’è ancora. Siccome a malapena tolleravano i Twist, non gli chiesero i Burns. Gente che diceva che gli halter si facevano perchè lui ne era amico. A questo punto bisognerebbe dirgli grazie, perchè se non si fossero fatti quegli halter, difficilmente avremmo visti questi, data la estrema diffidenza che c’è sempre stata in Mondadori sulle opere francesi
novembre 11th, 2018 at 15:55
Perchè ora se ne vorrebbero fare altri? Spero avendo riconosciuto il valore dello scrittore, uno dei migliori scrittori di mystery viventi, forse il migliore. Ma io penso anche per un altro motivo. Forte, per motivi suoi, è avverso ai grandi scrittori degli anni 30 – esclusi Carr e Christie che vendono sempre parecchio – perchè autori del passato ( ma io penso anche perchè sono autori che costano parecchio, perchè il loro valore è assimilato). Dovendo quindi fare i conti con autori del presente – tenuto conto che Cook non credo venda molto perchè è un autore intellettuale – necessariamente si finisce per dover fare i conti con Halter.
Io penso che sicuramente Forte avrà le sue buone ragioni ad agire così, del resto io lo avverso spesso, ma in fin dei conti chi risponde è lui, però se accetta un consiglio, un tentativo io lo farei al suo posto, a fare qualche autore degli anni 20 e 30, non necessariamente autori titolati, come Wynne che hanno ancora eredi, ma un Rupert Penny, o un Roger Scarlett (ora ripubblicati in lingua inglese) o un Alan Melville per esempio, che tra l’altro è apparso nella Britich Libary Crime Classics, serie che ho sentito è ben pubblicizzata in Italia da un noto agente letterario
novembre 11th, 2018 at 16:45
Wynne, Penny, Scarlett…magari….non sono certo addentro alle dinamiche editoriali di Mondadori, ma un tentativo che male potrebbe fare. Lettori affamati di camere chiuse ce n’è…certo che se poi, come dice Piero, il “nemico” è in casa…
novembre 11th, 2018 at 16:55
Ciao a tutti! Interessante discussione.
Come detto sopra, un modo per “spingere” la casa editrice a pubblicare di più un autore, per esempio quello di questo mese, Paul Halter, c’è, ed è quello di recensire e promuovere i suoi titoli, sui blog, sulle riviste di genere e soprattutto sui social network, per spingere più persone a leggerlo e alzare così i suoi dati di vendita. 😉
novembre 11th, 2018 at 17:06
@Cattaneo: Alessandro, ma quegli autori che ho citato non hanno mica fatto solo Camere Chiuse o Delitti Impossibili! Ne hanno realizzati, certo, ma non in quantità pari alla loro produzione! Di Scarlett per es. di delitti impossibili ci sono solo : THE BEACON HILL MURDERS, e MURDER AMONG THE ANGELLS, mentre Melville a me risulta che non ne abbia fatti (almeno Boib Adey non li cita), mentre Rupert Penny ne ha fatto due: uno l’ha pubblicato Polillo anni fa, e quindi mancherebbe solo POLICEMAN’S EVIDENCE. Ma in realtà Rupert Penny ne ha fatti altri di mystery semplicemente whodunnit:
The Talkative Policeman,
Policeman’s Holiday,
Policeman in Armour, The Lucky Policeman, She Had To Have Gas, Sweet Poison e Cut and Run (come Martin Tanner)
novembre 11th, 2018 at 17:26
@Piero Lo so molto bene 😉
Ovviamente spererei che venissero, nel caso, pubblicati i romanzi di quel tipo, ma non disdegnerei certo anche gli altri, anzi. Sarebbe solo una preferenza personale. Wynne, per la verità, ha proposto per la maggior parte romanzi “impossibili”.
novembre 11th, 2018 at 19:26
Wynne è uno dei tanti mai apparsi su Mondadori: stranissima cosa.
Alla redazione io rispondo che sono perfettamente d’accordo che quella sia la cosa da fare, ma..quanti poi la fanno? Parecchi hanno paura persino amostrarsi qui e dire la loro? Io la mia parte la sto facendo da anni. Prossimamente uscirà l’articolo su la settima ipotesi di Paul, uno dei suoi più bei romanzi (lì però sarebbe servita una piantina forse: glielo devo ricordare la prossima volta che ci scriviamo)
novembre 12th, 2018 at 11:12
Halter è uno scrittore godibile, fantasioso, inventivo, non eccezionale come story-teller, e spesso un po’ fumoso. Questo romanzo è piacevole, ma non di grande spessore. The Lord of Misrule, l’esordio com Burns, è piuttosto mediocre, farraginoso, e funziona solo la soluzione finale (che è, come sempre, una variazione di un trucco ideato dai veri geni). Nonostante tutto, Halter si legge sempre con piacere, e rimane il più abile ideatore di enigmi nel panorama contemporaneo. Certo, più per mancanza di avversari che per meriti personali.
Detto questo, mi chiedo sempre quale sia il rapporto Mondadori-scrittori francesi. Posto che il lavoro della casa editrice è più che dignitoso e soddisfacente per gli appassionati di mystery (insomma, a un prezzo ridicolo escono pur sempre gli inediti di Freeman, White, Halter, Lovesey etc) sti francesi vi stanno così tanto antipatici? Io ricordo che quando uscì il Boileau anni fa (Sei delitti senza assassino) fu un grande successo sul Blog. Lo fu anche commercialmente? Se si, perché non provare a pubblicarne altri? Se no, perché pubblicare quella porcheria di ultimo speciale? Perché se potete ristampare i Pagotto (e potete, visto ciò che è apparso in quel volume), Boileau lo trovate tutto lì. E Vindry lo avete in catalogo. Vindry e Boca negli Stati Uniti vengono tradotti e pubblicati da una casa editrice che non ha certo le (pur modeste) risorse della Mondadori.
novembre 12th, 2018 at 12:50
Mi fa piacere che qualcuno finalmente mi venga dietro. E dica quello che sto dicendo anni fa (veramente non lo stavo dicendo neanche più visto che era fatica sprecata). Vanno però puntualizzate delle cose, anche a beneficio di Stefano.
Innanzitutto, se vedi bene, la Mondadori sin dal 1929 è stata filo-anglosassone: ha pubblicato in massima parte opere di provenienza britannica-statunitense, discostandosi solo di rado: considera ed elenca quante opere francesi sono state pubblicate a fronte di quelle anglossassoni e ti accorgerai dell’enorme gap. Io non so darmerne spiegazione, perchè negli anni 20 e trenta le opere francesi per es. di Steeman erano molto pubblicate in Italia. Ma poi è accaduto così. Melo diceva circa sei mesi fa Igor: perchè diavolo mauro non va a prendere le traduzioni Pagotto e non le ristampa? Forse dovrebebro essere un po’ rinfrescate, ma solo poco, perchè Albani traduceva bene e sono per dipiù integrali. Ora il Renaud pubblicato nello Speciale è stato preso da lì. La Redazione ha detto che non ci sono probloemi con gli agenti: e allora facciomoli questi benedetti Boileau! e Steeman ! E Decrest! Per i Vindry la cosa è diversa, perchè il Vindry della GEM fu pesantemente tagliato, e i Vindry sono rarissimi. John li pubblica perchè è un collezionista e ne ha qualcuno. Io ne ho altri. E tutti li ha Igor, ma nessuno si metterebbe a fotocopiarli perchè sono rarissimi, e si potrebbero spaccare. E a quel punto che ci ricavo io o Igor (che peraltro è stato mandato via da Mondadori)? I costi delle copie Gallimard sono molto alti. Per i Very, le quattro vipere , so per certo che Mauro ci ha provato anni fa, ma i costi dei diritti richiesti dagli eredi di Very erano così alti che rinunciò. Detto questo… Ah i Boca. Si potrebbero fare le due Palmine, ma andrebbero rinfrescate parecchio. Anche le palmine di Boca costano parecchio sul mercato, e non credo che alla Mondadori le abbiano. Quindi…
novembre 12th, 2018 at 15:13
D’accordo su Very, ma À travers les murailles di Vindry è stato ristampato in Francia nel 2007, insieme a Lanteaume. E il volume costa poche lire. La Bête hurlante è apparso in inglese due anni fa, La Maison qui tue tre anni fa e Le Double Alibi lo scorso anno. A dicembre uscirà in inglese un Boca (il meno interessante dei tre). Non mi sembra così impossibile da fare. Boca è apparso nelle Palmine; non bisogna spendere centinaia di euro per averli. E quelle traduzioni non erano per nulla male.
A me interessa il giusto, i Vindry, i Boca etc li ho tutti in francese in prima edizione, ma sono dei gran bei libri, decisamente superiori a tanta roba anglosassone che compare in Polillo ultimamente, che pur di non darsi ai francesi raschia il fondo di certi barili. E se proprio uno vuole può tradurli dall’inglese. Sempre meglio che fare come fanno gli americani, che chiedono ai giapponesi di tradurre malamente in inglese i loro testi. Fanno lo stesso con gli italiani: sono 3 anni che mi chiedono di tradurre le camere chiuse italiane, ma ho troppo rispetto per la letteratura per accettare un abominio del genere.
novembre 12th, 2018 at 16:30
Interessanti come sempre gli interventi sul blog di Piero, Stefano, Francesco e Rita… mi piacerebbe leggere altri interventi di lettrici, che forse superano noi maschietti come acquirenti del GM.sono anche contento che i miei gusti sono condivisi da Rita, Francesco ed altri in fatto di gialli ambientati nel passato. Agli autori segnalati da Piero appartenenti alla golden age aggiungerei due scrittrici famose in quell’epoca e quasi sconosciute in Italia: si tratta di Gladys Mitchell e Josephine Bell, apparse diversi anni fa per i tipi de La Tartaruga con un romanzo ciascuna. Credo che i loro migliori romanzi risalenti agli anni 30 e 40 farebbero una degna figura nei Classici. Di tutt’altro genere, perchè apparsa nella celebre collana americana Gold Medal Books, è la scrittrice Vin Packer (pseudonimo di Marijane Meaker) che ha raggiunto l’invidiabile età di 91 anni e vendeva in America centinaia di migliaia di copie nella collana citata che ospitava tra gli altri David Goodis, John D. Macdonald e Charles Willeford. Vin Packer esordì con “Spring Fire”, che affrontava il tema del lesbismo e la stessa autrice non ha mai celato i suoi orientamenti sessuali (ebbe una relazione amorosa con Patricia Higsmith nell’America puritana degli anni 50 e la sua autobiografia ne è testimonianza, pubblicata anche in Italia da Sellerio e di interessantissima lettura) Come scrittrice di gialli, scrisse una dozzina di titoli, nessuno dei quali di genere classico, ma piuttosto crime novel o noir o di impatto sociale (il razzismo, ad esempio) Della sua produzione, recentemente in America sono stati ristampati alcuni titoli, tra cui “The Evil Friendship” (1958), molto intrigante perchè basato sull’omicidio commesso in Nuova Zelanda da due teenagers, Julet Hulme e Pauline Parker, che all’epoca fece molto scalpore. Ora sappiamo che Julet Hulme è il vero nome di Anne Perry…mi piacerebbe molto leggere questo romanzo in italiano, per vedere come aveva affrontato il fatto la scrittrice americana, spinta a scriverlo nientemeno che da Anthony Boucher. Ed altri romanzi mi sembrano promettenti, perchè gettano una luce inusuale sullo stile di vita americano degli anni 50 e 60. Mi scuso per la verbosità e saluto tutti, redazione compresa
novembre 12th, 2018 at 21:27
Ah, ora ho capito! Stefano..sì. Non avevo capito che eri tu. Mi fa paicere che anche tu abbia i Vindry. Sì ho capito ti rifai all’edizione di Lacourbe per Vindry, Lanteaume.. Huis Clos. Sì ho capito. Io non ho quell’edizione perchè Lanteaume in pratica ho l’edizione francese originale che ho già preso e mi arriverà prossimamente.
Comunque Stefano non preoccuparti: John non ti chiederà più di tradurre. Te l’aveva chiesto perchè io avevo rifiutato, dopo che anni fa cominciai a tradurgli L’albergo delle tre rose e poi mi beccai un’infiammazione al gomito destro che mi è passata a dopo un’operazione e cicli di cortisone. Non sono traduttore professionista e non ho nessuna intenzione di diventarlo. Se avessi tradotto qualcosa sarebbe stato il mio romanzo. Comunque sia La traduzione in inglese de Il Mistero dell’Idrovolante gliela sta facendo Igor che dopo tante mie sollecitazioni e dopo le sue, finalmente è ritornato a tradurre e John è contentissimo della traduzione perchè Igor sa tradurre molto bene, accorciando e allungando quando serve. Propendo a credere che da ora in poi gli farà anche altre traduzioni in inglese, per cui non darti pena.
Il problema Stefano è che non c’è nessuno in redazione che prenda le parti dei francesi. Sono d’accordo con te su Polillo, ma lui non conosce i francesi e quindi non vuole imbarcarsi in avventure che non conosce. Ora dovrebbe uscire il secondo dei Derek Smith, e il terzo l’anno prossimo in polillo, anche se io li ho tutti e tre in inglese (e immagino tu).
Sul fatto che i giapponesi traducano malamente i loro testi in inglese, ci andrei cauto: io conosco personalmente Shimada e so che i suoi testi sono tradotti assai bene, anche perchè lui conosce l’inglese. Non mi esprimo su chi non conosco. Come va in Inghilterra il Master?
novembre 12th, 2018 at 21:36
@Giuseppe: Gladys Smith in effetti non è mai stata tradotta in Italia, ma non credere.. la sua produzione è altalenante. Ci sono dei buoni romanzi e altri meno.Io prima di rivolgermi a Gladys Smith, esaurirei Ngaio Marsh e Patricia Wentworth, e rifarei una Dorothy Sayers che fu fatta solo in Omnibus e in un’edizione de La Tartaruga (traduz. Grazia M. Griffini): “Un’Indagine romantica. Lord Peter in viaggio di nozze”.
novembre 12th, 2018 at 22:43
Non parlo di Shimada, ma…Detto questo, è una questione di principio. È un inglese (professionista) che parla italiano a tradurre un testo dall’italiano all’inglese, non il contrario. A meno di bilinguismi particolari, il risultato sarà sempre approssimativo. Ma d’altronde a trovarli gli inglesi che parlano italiano…E comunque, poco importa. Bene per Igor. Farà fruttare le sue pile di libri che gli invadono la casa.
La vita va bene, c’è molta Golden Age in UK in questo periodo. Della serie, ‘stiamo tornando’. Anche se Halter qua non sanno manco chi sia.
novembre 12th, 2018 at 23:26
Io ne conosco uno, ma non credo che avrebbe mai accettato di tradurre. Non ha mai tempo e già il suo blog, quando lo aggiorna, dice che gli porta via tempo prezioso: lo coosci Sergio Angelini? My Tipping Fedora? Lui è un italiano trapiantato da trent’anni a Londra, credo. Lui è un italiano che parla inglese madrelingua, quello che in italia sarebbe il C2. Io credo comunque che la traduzione di Igor sarà ottima. Lui traduce all’impronta, non come faccio io con l’aiuto del dizionario per le parole ed espressioni che non conosco, e pensa in inglese e francese.
Mi dispiace che in Italia per il momento sia stato accantonato: ha il dente avvelenato ancora, ma spero che le sue infinite conoscenze in materia e le conoscenze di persone all’estero gli procurino nuovo lavoro perchè ne ha bisogno, anche per disincagliarsi dalla depressione in cui è precipitato
novembre 13th, 2018 at 10:16
Grazie Giuseppe per l’apprezzamento e per aver citato le due autrici dimenticate dalle collane di gialli nostrani: la grandiosa Gladys Mitchell e Josephine Bell. La prima l’ho scoperta solo qualche anno fa e sono andato a leggermi l’interessante intervista ripubblicata sul sito a lei dedicato http://www.gladysmitchell.com, in cui parla fuori dai denti dei suoi colleghi del Detection Club. È vero quello che dice PIero a proposito della sua sterminata produzione (e cioè del fatto che non tutti i suoi gialli sono impeccabili, aspetto questo da lei stessa ammesso), ma questo si può dire di tutti i giallisti prolifici, Christie e Carr inclusi. Ho particolarmente gradito The Longer Bodies e The Saltmarsh Murders, ma anche il primissimo da lei scritto e l’unico attualmente tradotto in italiano (Speedy Death / L’ospite che non venne a cena, La Tartaruga edizioni) in cui fa il verso alla Sayers “prendendo in giro” il suo primo romanzo con Lord Peter Whimsey. Sono opere molto ricche lessicalmente ed elaborate in fatto di stile che devono essere un vero incubo per un traduttore, ma che sicuramente varrebbe la pena proporle. Certo, a tutti i lettori che amano esclusivamente i rompicapi con camere chiuse & c., queste opere e molte altre farebbero venire cimurro e itterizia, ma per fortuna il mondo del giallo prevede molteplici sfumature e declinazioni, come sappiamo tutti.
novembre 13th, 2018 at 12:17
L’ho appena finito, un romanzo davvero divertente. Sapreste consigliarmi altri autori di gialli ‘camera chiusa’? È un genere totalmente nuovo per me.
novembre 14th, 2018 at 00:18
Tutte le opere molto ricche lessicalmente e piene di riferimenti sono spauracchi. Quelle più dense, per antonomasia sono di Innes, e di Crispin.
A Fabio neofita delle camere chiuse, che chiede qualche consiglio, potrei darne personalmente, se avessi il suo indirizzo e sarei specifico. C’è un modo: se non lo sei, iscriviti a Anobii (e Anobii che è Mondadori da qualche tempo ogni tanto da uno sconto del 15% per comprare libri) e poi mandami un messaggio privato: io ti rispondo e ti elendo quali romanzi tu debba prendere almeno. Tieni conto che però spenderai un bel po’ di soldi. Quindi non so se ti convenga. In generale gli autori con più Delitti impossibili (le camere chiuse ne sono una fattispecie) sono: Carr, Doherty, Halter, Wynne, Resnicow, Berrow, Vindry. Poi distanziati vengono Rawson, Derek Smith, Boucher, Boileau, Boca, Lanteaume, Alessandrini, etc…
novembre 14th, 2018 at 00:33
E ancora delitti impossibili e camere chiuse di: Brand, Queen, Crispin, Narcejac, Sladek, Steeman, McCloy, Pronzini, Sayers, Alexis Gensoul (2-3 romanzi)e poi una sterminata prateria di romanzi singoli. Ora che mi sovviene, anche Stagge/P.Quentin ha dei delitti impossibili. E chissà quanti altri che non ho nominato. Tra gli italiani c’è almeno Leoni che ne ha fatti due.
novembre 15th, 2018 at 10:40
Per gli amici giallisti qui http://theblogaroundthecorner.it/ qualche spunto su certe detective lady.
novembre 16th, 2018 at 09:54
Buongiorno a tutti
Sono un lurker, cioè uno che vi legge spesso senza commentare ma ormai conosco su altre piattaforme 3\4 di voi e così ho piacere a dire anche qualche mia impressione.
Ho letto la recensione di Piero( sintesi senza spoiler eccellente e validissimi consigli su altri testi dell autore) e quella di Alberto.
Ho letto anche io velocemente. Il racconto. La summa di 7 racconti facilità molto la digeribilità della lettura più io prediligo i corti whodonit.
Mi resta il dubbio se Halter sia valido anche sui lunghi. Vedremo.
Dissento con Alberto su I vedovi neri su una xosa: seppur simile é il modus raccontandi passatemi sto termine, i personaggi appaiono più pupazzetti e meno potenti dei personaggi di Asimov che erano davvero iconici tutti. Poi un professore Olive.. che era indigente e poverello e grazie a eredità si sistema anziché con col saper fare mi ha rattristato…
Saluti a tutti
novembre 16th, 2018 at 10:30
@Giordano. Infatti il mio riferimento ad Asimov andava esclusivamente a quello che, con efficace sintesi, hai definito “modus raccontandi”. Perché i Vedovi neri sono stati pensati secondo me fin dall’inizio nell’ottica della serialità, qui invece si tratta di personaggi utili esclusivamente per questo romanzo (tant’è che Halter introduce nel testo, sia pure in maniera marginale (all’inizio e alla fine), quelli che sono i suoi “personaggi fissi”: Twist e Hurst. Nella dimensione di “raccolta di racconti” che ha questo romanzo, l’approfondimento delle singole personalità risulta giocoforza penalizzato, ma secondo me non inficia il risultato. E, pur convenendo che i Vedovi neri hanno un diverso spessore anche nella loro individualità, i siparietti presenti tra racconto e racconto contenuti in questo libro riescono a essere comunque altrettanto piacevoli (e, per tanti versi, almeno personalmente, li ho trovati molto vicini anche nella struttura di contenuti rispetto a quelli di Asimov).
novembre 16th, 2018 at 11:39
Grazie Giordano delle tue parole. Quando tu voglia venire sui miei blog e chiedere o dire la tua, sarai sempre ben accolto
novembre 16th, 2018 at 12:45
Quanto tu vorrai non voglia
novembre 17th, 2018 at 16:57
Carino anche il corto di Scilla Bonfiglioli. La scrittura sincopata e coordinata è assai preferibile alla brutta tendenza di adesso a fare solo impilata di virgolette e dialoghi tipo sceneggiatura per una fiction…mi fermo.
E poi Bologna <3
Saluti
Giordano